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Ho incontrato questo libro di Yu Hua un po’ per caso, perché ormai i suggerimenti mi arrivano sempre più spesso dai lettori fissi di questo blog. Quindi, devo dirvi grazie perché nell’oceano sterminato di libri che abbiamo a disposizione, gli incontri fortunati sono rari e per questo ancora più preziosi. A voi decidere se la frase è rivolta al romanzo o a voi amatissimi lettori. O magari a entrambi.
Trama
Sono trascorsi dieci anni da quando il narratore si è recato nelle campagne a raccogliere ballate popolari. Lì, ha potuto conoscere diverse persone, fra cui un anziano contadino che arava la terra con il suo bufalo. Si chiamava Fugui ed era ben disposto a raccontare la propria storia e a spiegare come mai il bufalo avesse tanti nomi. Figlio di un ricco proprietario terriero, in una notte di follia aveva perduto il patrimonio familiare giocando d’azzardo. Da quel momento, Fugui deve intraprendere una nuova vita, fatta di fatica nei campi, miseria e umiliazioni. Ma nell’affrontare il duro destino potrà sempre trarre la forza necessaria dall’affezionata moglie Jiazhen, dalla brava figlia Fengxia, dal piccolo Youqing…E passando attraverso povertà, fame, fatica, guerra, carestia e lutti, giungerà a capire l’essenza delle cose e l’autenticità degli affetti, approdando a una superiore consapevolezza, ironica e pietosa assieme. Con gioia di vivere, nonostante tutto.
L’ammazza personaggi
Il racconto si dipana in un’intera giornata. Lo scansafatiche, come il narratore stesso si definisce, passa un’intera estate a raccogliere ballate e storie tra i contadini. Uno lo incuriosisce particolarmente, perché chiama il suo bufalo con diversi nomi. Ma quanti nomi ha questo bufalo? E perché? Da lì, Fugui il vecchio contadino, inizia a raccontare la sua storia. Ci sarebbe da consigliargli un viaggetto a Lourdes. Nella sua vita, gli è successo di tutto: rovesci finanziari, disgrazie, guerra, carestia. Soprattutto, lutti. Tanti lutti. Tanto che a un certo punto ho pensato di soprannominare Yu Hua l’ammazza personaggi. Per la morte di un paio non posso proprio perdonarlo.
Un inno alla vita
Quindi, vi chiederete voi, un romanzo tristissimo. E’ qui che la penna di Yu Hua sorprende. Affatto. Il romanzo è, in realtà, un inno alla vita. Intanto, lo scansafatiche è proprio lo scrittore, che all’età di 23 anni ha passato due anni nei campi a raccogliere storie, trovandone però troppo poche secondo i suoi capi. Fugui, poi, è ironico, leggero. Racconta la sua vita quasi come se riguardasse qualcun altro. E dritto al punto, senza inutili orpelli, discostandosi molto dalla tradizione asiatica infarcita di immagini e simbolismi. Mi sono ritrovata a chiudere il libro in tre giorni, perché le pagine sono volate via da sole. Per poi scoprire alla fine, il valore del messaggio. Vivere vale la pena, qualsiasi sia il destino che ci è stato riservato. Perfino un vecchio bufalo può diventare un motivo per alzarsi la mattina. Dice Yu Hua. “Ho deciso di scrivere questo romanzo per descrivere la capacità dell’uomo di essere ottimista nei confronti del mondo. Durante la stesura ho capito che gli uomini vivono per la vita in sé e per null’altro al di fuori di questa. Sento di aver scritto un’opera nobile“. Secondo me tutte le opere d’arte che inneggiano alla vita lo sono. Siete d’accordo? 🙂
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