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Gli Stivali di gomma svedesi di Henning Mankell

Stivali di gomma svedesi è l’ultimo romanzo di Henning Mankell, conosciuto per i romanzi polizieschi che hanno come protagonista Wallander. Un’elegia alla vecchiaia e un inno alla vita che continua, nonostante tutto. Il protagonista, un medico ormai in pensione che vede andare a fuoco la sua casa. E, con lei, i ricordi di una vita. Ma chi aveva interesse a colpirlo in questo modo? 

Trama

In una notte d’autunno, mentre un vento freddo soffia da nord, Fredrik Welin si sveglia colpito da un bagliore improvviso. La sua casa, ereditata dai nonni materni in una sperduta isola del Mar Baltico, sta bruciando. Prima di fuggire e lasciarsi alle spalle un cumulo di cenere, Welin riesce a infilarsi un paio di stivali di gomma. Calzano entrambi il piede sinistro. A settant’anni, oltre a quegli stivali spaiati, una roulotte e una piccola barca, non gli è rimasto più nulla. Anche le poche persone intorno a lui sono sfuggenti: la figlia Louise che non ha mai veramente conosciuto, l’ex postino in pensione Ture Jansson dalle mille malattie immaginarie e Lisa Modin, la giornalista della stampa locale di cui inaspettatamente si innamora. Tormentato da dubbi e rimorsi, ora che ha perso tutti gli oggetti che costituivano la sua stessa esistenza, Welin sente di trovarsi sulla soglia di un confine umano, parte del gruppo di persone che si stanno allontanando dalla vita. Mentre l’inverno avvolge l’arcipelago al largo di Stoccolma, si continua a indagare sulle cause di un disastro che non rimarrà isolato. E il fuoco che torna a divampare sembra quasi voler illuminare un buio per qualcuno insostenibile. 

Gli elementi per piacermi c’erano tutti, ma…

Un anziano medico lascia la professione per un errore grave e si ritira nella sua casa su un isolotto svedese. Lì, vive senza molti contatti, ma una notte la sua casa va a fuoco. Chi è il piromane? Qualche paziente danneggiato? Oppure…? All’inizio, non si comprende chi avesse interesse a bruciargli casa, anche se secondo la polizia l’incendio è sicuramente doloso. Tra i sospettati ci finisce addirittura lui, solo che altre case subiscono la stessa sorte.

..rimane un po’ di amaro in bocca

A questo punto il mistero s’infittisce, non si comprende chi sia il misterioso incendiario e perché dia  fuoco a queste case, essendo una piccola comunità dove tutti si conoscono da sempre. Si fa largo il sospetto che sia uno di loro il responsabile di questi incendi. Fin qui tutto bene. Senonché, alla fine non sappiamo nulla delle motivazioni. Henning Mankell le tiene per sé e lascia un po’ di amaro in bocca. Sicuramente un romanzo ben scritto, da Henning Mankell non ci si può aspettare niente di diverso, anche se il lungo percorso narrativo diventa un po’ ripetitivo. In tutto questo, si intersecano i rapporti personali del medico, con sua figlia e con una giornalista, per la quale comincia a provare un tenero sentimento. E lo stato d’animo del protagonista, nel tramonto della vita, quando anche la provenienza di un paio di stivali diventa di fondamentale importanza.

Una certa insoddisfazione

Peccato che Henning Mankell decida di puntare più sulla riflessione filosofica che sul racconto giallo in sé. In sostanza, dà vita a un buon romanzo, che però lascia una certa insoddisfazione.

Voi che ne dite? Vi piacciono gli autori scandinavi? Cosa mi consigliate di leggere? 

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Piccoli limoni gialli – Kajsa Ingemarsson

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Piccoli limoni gialli – Kajsa Ingemarsson

Per l’ultimo scampolo di ombrellone ho scelto un romance svedese, Piccoli limoni gialli di Kajsa Ingemarsson. Mi è piaciuto il titolo e il colore della copertina, che ho trovato particolarmente rilassante. La storia, invece, si è rivelata un po’ aspra e lascia un retrogusto di amaro in bocca. Proprio come i limoni.

Trama

Agnes ha tutto ciò che si può desiderare: un lavoro che adora; un fidanzato bello e innamorato; una famiglia amorevole e sempre pronta a sostenerla. Nel giro di poche ore, però, tutto il suo mondo crolla: il capo la molesta e la licenzia in tronco; il fidanzato la molla; i genitori hanno brutte notizie. Come reagire? Non resta che rimboccarsi le maniche e ricominciare. Magari proprio da un piccolo ristorante che porta nel freddo della Svezia il profumo degli agrumi. 

A Stoccolma non fila tutto liscio

Stavolta siamo a Stoccolma, dove vive Agnes, e in un paesino di provincia tutto casette a schiera e fabbrica che dà da mangiare a tutti. Agnes per la sua vita ha deciso altrimenti. Via da mamma e papà e tuffo nella grande città. All’inizio le cose vanno bene: lavora come maître in un famoso ristorante francese, però perde il lavoro nel tentativo di placare le avance moleste del titolare. Ne vorrebbe parlare con suo fidanzato rockettaro, ma  lui le comunica laconicamente che le ha preferito la corista del gruppo. O meglio, che ha preferito la sua misura di reggiseno. Agnes è disoccupata e preoccupata per le rate del mutuo. I genitori non possono aiutarla perché nei guai pure loro, la sua migliore amica alcolista è in preda ai demoni e un nuovo vicino di casa timido la innervosisce. Ecco che allora arriva Kalle, un vecchio amico, a soccorrerla. Agnes vorrebbe lavorare per lui nel ristorante di cucina mediterranea che sta aprendo? E’ proprio Agnes a trovare il nome al ristorante. Così come aiuta Kalle nella scelta di arredi e stoviglie. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma la ruota della (s)fortuna sta per girare ancora. 

Si chiamerà Piccoli limoni gialli

Parto dall’aspetto che mi è piaciuto di più: il titolo. Piccoli limoni gialli fa riferimento a una canzoncina svedese che parla dell’Italia e dei suoi limoni. Quindi, nome perfetto per un ristorante di cucina mediterranea. Mi piace anche la filosofia del locale e delle persone che ci lavorano: cibo semplice e cucinato bene, atmosfera rilassante. Proprio quello che cerco io quando mangio fuori. Ho trovato interessanti soprattutto alcuni aspetti della società svedese per me totalmente inaspettati. Per esempio, che ci siano anche lì persone che lavorano in nero, che l’ufficio di collocamento funzioni ma sia comunque criticato dai lavoratori, che il fenomeno delle imprese che chiudono e trasferiscono le produzioni all’estero è vivo e vegeto persino nel nord Europa. Inoltre, ho invidiato gli abitanti di Stoccolma, perché chi ci abita non ha bisogno di possedere un’automobile, un aspetto sempre più importante nella vivibilità di una città.

Agnes fredda come una polpetta

Insomma, ho apprezzato gli elementi di contesto sociologico. Un po’ meno la storia in sé. È stata piacevole e tranquilla fin circa a 3/4 del romanzo, poi ha cominciato a mancare qualcosa. Agnes più che mancante di autostima come dice lei stessa, mi è sembrata fredda come una polpetta dell’Ikea, più preoccupata di tenere in ordine casa e la vita che di viverla, questa benedetta vita. Talmente preoccupata per il padre da affermare di sentirsi in colpa, ma di non avere proprio tempo di andarlo a trovare perché a casa con lei c’è il fidanzato…??? Ma santo cielo, con quello che gli è successo! Temi importanti come alcolismo e disoccupazione vengono solo sfiorati, quasi buttati lì per riempire le pagine. La tragedia poi: era proprio, proprio necessaria? È servita ad Agnes per…? Non si sa. Il vicino di casa: che ha fatto di male quel poveretto? E’ schivo e non cura l’abbigliamento, ascolta musica e mangia da solo al ristorante. Praticamente una perla di ragazzo. Perché, cara Agnes, senti il bisogno di aggredirlo? Ho capito: sarà l’acido citrico dei limoni quello che tiri fuori ogni volta? 🙂 Chiudo con un finale troppo, troppo striminzito per chiudere il romanzo soddisfatta.

p.s. una domanda per Kajsa Ingemarsson. Giuro, è una curiosità: si può dire al vicino che ha pessimi gusti musicali perché ascolta i Pink Floyd? Ragazzi, ma scherziamo? I Pink Floyd! Cioè una delle più grandi band che il mondo abbia mai conosciuto! Agnes avrebbe dovuto sdraiarsi come un tappetino davanti alla sua porta dopo aver ascoltato! 😀 😀

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