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Amore e ritorno di Emily Giffin, sposata o libera?

Emily Guffin e il suo Amore e ritorno. Sei sposata. Felicemente sposata. Ti squilla il telefono ed è il tuo ex che si rifà vivo dopo secoli. “Ci vediamo? Devo parlarti”. Tu che fai? Rimani incollata fino all’ultima pagina per sapere come andrà a finire. Succede con Amore e ritorno, di Emily Giffin.

Trama

La vita di Ellen sembra perfetta. Trentatre anni, fotografa, sposata con Andy, l’uomo che ama e che sa sempre tirare fuori il meglio di lei. Tutto fila a meraviglia fino a quando Ellen incontra Leo, che non vedeva da otto anni. Leo, l’uomo che riusciva sempre a tirare fuori il peggio di lei e che, dopo una lunga e appassionata relazione, l’aveva lasciata senza una parola. Leo, l’ex con la E maiuscola, che ovviamente Ellen non ha mai dimenticato. Succede a New York, in un piovoso pomeriggio di gennaio. Due ombrelli che si incrociano per strada. Due persone che si salutano frettolosamente. Niente di più. Ma quell’incontro scatena in Ellen un fiume di emozioni sopite. Quando, poco dopo, Leo decide di rifarsi vivo e in più Andy annuncia di voler tornare ad Atlanta, Ellen comincia a porsi la fatidica domanda: «E se avessi sbagliato tutto?».

New York o Atlanta? Sposata o libera?

Partiamo da una premessa: alzi la mano chi non ha mai pensato a un eventuale incontro con un o una ex. L’Ex con la E maiuscola, quello o quella che ti ha stracciato il cuore in mille pezzi e poi l’ha gettato nel cassonetto dei materiali non riciclabili. Sì, proprio quell’ex. Quante volte avete sognato di incontrarlo mentre siete al top della forma e della vita personale per poterlo schifare una volta per tutte? Ecco, più o meno è quello che succede a Ellen. Solo che l’ex è ancora un gran figo, fa un lavoro figo e gli basta alzare il telefono per sentirsi dire sì a un incontro. Ellen è al top della vita personale: o almeno così sembra. In realtà, la sua vita così perfetta è la vita del marito e della famiglia di lui, sorella del marito migliore amica di Ellen compresa. Andy è la tranquillità, il benessere economico, la vita familiare. E’ Atlanta. Leo è l’incertezza, la frenesia, il talento. E’ New York. Voi, al posto di Ellen cosa avreste scelto?

Prima Andy, poi Leo

Amore e ritorno mi ha tenuto incollata alle pagine fino alla fine, perché all’inizio Emily Giffin mi ha spinto verso Andy, poi decisamente verso Leo, poi ho sperato in un sussulto di carattere da parte di Ellen. Alla fine, non so, non sono convinta fino in fondo che il cerchio si sia chiuso davvero. Forse, non avrei scelto il finale della scrittrice. Probabilmente, opinione meramente personale, le sue origini e il fatto che lei stessa viva ad Atlanta, hanno influenzato non poco gli eventi. M spiego meglio: alla fine, ho avuto la sensazione che dovesse andare così non perché davvero dovesse andare così, ma solo per il rispetto di una visione tradizionale della vita. Un po’ poco, per approvare le scelte di Ellen.

In ogni caso, quello di Emily Giffin un romance che consiglio, orrori di ortografia nella traduzione a parte. Se non altro perché un tuffo nell’ex vita è piacevole. Soprattutto se scopri che, alla fine, non ti manca per niente.

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Ombre sulla neve – Madge Swindells

Adoro i romanzi vintage come quello di Madge Swindells (1987). Le copertine illustrate, le trame complicate, un saper scrivere andando oltre la storia d’amore che guida le vicende narrate. Ombre sulla neve prosegue nel settembre bianco che è partito con Winter e i suoi vampiri e proseguito con il racconto di viaggio sulla neve di La Thuile, in Valle D’Aosta.

Trama

La giovane e seducente Megan è tra i migliori agenti degli atleti impegnati nelle olimpiadi invernali di Sarajevo. E’ un tipetto che sa il fatto suo, ma nei suoi calcoli non ha previsto un certo sceneggiatore dalla personalità intrigante e pericolosa. Suo malgrado, si troverà coinvolta in un’azione di spionaggio che rischia di costare la vita alla sua atleta russa Nikola Petrovna. Dalla parte della pattinatrice si schierano Ian, uno sceneggiatore scozzese, e Michel, un giornalista slavo che vive in Francia. Nel frattempo, Megan commette un errore: ingaggia la sciatrice Jacqui senza sapere che è l’erede della Vanguard, una delle aziende di abbigliamento sportivo più potenti del mondo, provocando l’ira della presidente, nonché madre di Jacqui, Eleanor. Come risolvere l’impasse? Quali segreti di famiglia dividono madre e figlia irreparabilmente? E Ian è davvero chi dice di essere? Maggie sta affidando il suo cuore a un uomo sincero?

Un romance in discesa libera

Mentre leggevo, ho pensato che Madge  Swindells ha impostato il romanzo proprio come una sciatrice affronterebbe una discesa libera. E’ partita cauta, in sordina, testando le condizioni della pista e della neve, ha poi preso velocità, finendo a tutta birra nel finale. Non so se l’abbia fatto coscientemente, però anche la struttura ricalca il racconto. I personaggi svelano a poco a poco personalità a dir poco complesse, dove la più trasparente è senza subbio la protagonista, Megan. Gli altri sono, chi più chi meno, contorti e portatori di segreti che ne condizionano vita e azioni. In questo senso, Ian è il più sfuggente e a più riprese verrebbe voglia di prendere Megan a sberle e chiederle: “ma perché”? Non solo Megan, ma tutte le donne sembrano stregate dalla sindrome della crocerossina, quell’io ti salverò che tante donne continua a rovinare ancora oggi. Comunque, un libro che si lascia leggere e che non si focalizza solo sulle storie personali dei protagonisti, ma anche sulla condizione dei Paesi dell’Est, sulla lotta tra blocco occidentale e sovietico trasferito nelle medaglie sportive e quella connessione tra sport e business che schiaccia gli atleti e li rende pupazzi al servizio della pubblicità. L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa, a dirla tutta, è il finale. Senza spiegazioni, senza redenzione, eppure gli uomini escono vincenti. Mi piacerebbe chiedere alla scrittrice: “perché”?

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Real romance – Ginny Baird

Ginny Baird è una scrittrice self americana che ha all’attivo diversi romanzi, credo non tradotti in italiano. E’ anche molto generosa nell’offrire alle sue lettrici dei romance gratis per farsi conoscere. Ne ho scaricati alcuni e ho letto Real romance (che però ora non è più free). Ecco a voi la trama e cosa ne penso.

La trama

L’amore arriva quando meno te lo aspetti. La timida direttrice di una libreria Marie McCloud trascorre ogni notte tra le copertine con un ragazzo sexy…L’eroe di uno dei romanzi rosa che porta a casa dal lavoro e che le piacciono tanto. David Lake è sempre pronto per una sfida fisica. Ma per una intellettuale? Decisamente non è il suo genere. Almeno fino a quando non incontra Marie; David si sente pronto a tutto per attirare l’attenzione della bella bruna. Con un po’ di ricerche, e un sacco di letture, David si prepara a spazzare via tutti i dubbi di Marie. E quelli della sua ingombrante famiglia.

Real romance 

Il titolo è davvero azzeccato. Il romanticismo sprizza da tutti i pori, fin dalle prime pagine. Il romanzo di Ginny Baird è scritto bene e la trama è carina. In più, David e Marie sono due personaggi simpatici, puri e cristallini, senza ombre nella vita. Forse, è proprio tutta questa positività il lato debole del libro. Secondo me, infatti, è un peccato che manchi un sussulto. Nessun brivido, nessun vero punto di rottura. E’ una storia che scorre serena e tranquilla fino al lietissimo fine, intuibile fin dall’inizio, ovviamente. Consigliato a tutte le lettrici che amano le storie super super romantiche, con protagonisti belli e di buoni sentimenti con i quali trascorrere alcune serate rilassanti in buona compagnia. Purtroppo per le lettrici italiane, non credo esista una versione tradotta, ma se masticate un po’ d’inglese non avrete problemi. 

 

 

Tim – Colleen McCullough

Tim è il primo romanzo di Colleen McCullough, anche se in Italia è arrivato dopo il suo più grande successo, Uccelli di rovo. E’ stato, infatti, pubblicato nel 1974 e siccome dopo aver letto La passione del dottor Christian ho deciso di leggere tutti i libri di questa scrittrice, che mi piace molto per il suo eclettismo, sono partita proprio da Tim.

La trama

Mary è una donna di 43 anni che non conosce l’amore. Cresciuta in un istituto per orfani, si è dedicata al lavoro, raggiungendo la solidità economica e il rispetto degli altri. Un giorno incontra Tim, un ragazzo di venticinque anni, bello come il sole, forse di più. Tim è un ragazzo fisicamente molto attraente con la mente di un bambino, essendo nato con una disabilità neurologica. Incredibilmente, tra i due scoppia un’attrazione istintiva. Tim e Mary sono fatti per stare insieme. Ma cosa dirà la gente? I familiari di Tim sapranno accettare la situazione?

Una relazione tra una donna più grande e un ragazzo mentalmente disabile è socialmente accettabile?

E’ questo il tema su cui Colleen McCullough coinvolge il lettore. Come in Uccelli di rovo era l’amore tra un prete cattolico e una ragazza e come in La passione del dottor Christian era il diritto o meno di procreare.

Temi scomodi, che la scrittrice australiana inserisce nel contesto bucolico di romanzi d’amore. Mary e Tim sono tratteggiati con pennellate iniziali che ci fanno subito capire di fronte a cosa ci troviamo. La donna si definisce da sé “ zitella di mezza età”: una persona metodica, rigorosa, benestante, che non mostra neanche un centimetro di pelle e non ha mai aperto il suo cuore non solo all’amore, ma anche semplicemente ai rapporti interpersonali.

Tim è un’anima semplice, un bambino. Un ragazzo protetto dai genitori e dalla sorella e che ha imparato, anche grazie alla loro guida, a sopportare gli scherzi pesanti dei cosiddetti “adulti normodotati”. Con una particolarità: stupendo fisicamente, il che se possibile peggiora la situazione.

Mary lo prende sotto la sua ala e lo assume per lavorare nel suo giardino. Il giardino è il simbolo di quanto la donna abbia costruito negli anni. E’ il suo rifugio, il suo orgoglio, e non è un caso che faccia entrare Tim in questo regno. Tim si affida a lei completamente, nei concetti semplici che riesce a esprimere la paragona a mà e pà, i suoi genitori, per lui il massimo dell’autorevolezza e del conforto.

La vita è strana e l’amore anche

Mary e Tim s’innamorano e nessuno può farci niente, neanche lei, che fino all’ultimo nega anche a se stessa quello che prova. Ovviamente non sono tutte rose e fiori, ma quello che la scrittrice vuole esprimere è la stranezza della vita. Due persone indirizzate su binari paralleli ormai statici e lontani anni luce uno dall’altro, improvvisamente convergono in un binario unico, che li arricchisce e li rende migliori, più forti.

E’ il potere dell’amore? Non solo, anche di un’alchimia impensabile, che crea un antidoto potente alla cattiveria del mondo.

Mary, Tim e gli stereotipi di una società rigida

Se non fosse per un passaggio a vuoto dopo la parte centrale, al romanzo avrei dato cinque stelle, perché mi piace molto il modo in cui Colleen McCullough scardina gli stereotipi su cui basiamo le nostre vite, rendendo credibile una storia d’amore che poteva al contrario risultare surreale. Peccato che in alcune parti abbia trovato Tim un po’ lagnoso e lei troppo vittima della sua parte di zitella di mezza età. O forse è solo che l’aspettativa di vita è cambiata e ho fatto gran fatica a vedere una donna quarantenne come una avviata sul viale del tramonto! D’altra parte, anche i genitori di lui a 70 anni vengono descritti come a fine vita, quindi ne deduco che negli anni ’80 in Australia l’età media di vita fosse sensibilmente più bassa rispetto a quella odierna. Altra cosa che non mi ha convinto fino in fondo, il personaggio della sorella di Tim, Dawnie. Descritta come una ragazza super intelligente, non mostra alcuna profondità d’animo, né prima dei fatti, né dopo. Forse è proprio l’effetto che la McCullough voleva ottenere, distinguere l’intelligenza come comunemente la intendiamo dall’intelligenza emotiva.

Chi siamo noi per giudicare?

In ogni caso, a parte queste piccole lacune, credo che l’esperienza di medico e di insegnante di neurologia di Colleen McCullough di abbia contribuito non poco a disegnare l’impalcatura di una storia che non nasconde la cruda verità di una società rigida e conformista, che non accetta il diverso, in qualsiasi forma si presenti. Quello che dovremmo sempre chiederci è: chi siamo noi per giudicare? E darci anche una risposta, possibilmente: nessuno.

A questo punto, sono pronta per iniziare il suo prossimo romanzo, L’altro nome dell’amore.

Amiche di salvataggio – Alessandra Appiano

Alessandra Appiano, l’amica della donna. In uno degli articoli sulla sua scomparsa, mi ha colpito il ricordo di una giornalista, che evidentemente la conosceva bene: il modo migliore per mantenere in vita uno scrittore è leggerlo. Allora sono andata a riprendere il suo primo romanzo, Premio Bancarella 2003, per rileggerlo oggi dopo tanti anni.

La trama

Finalmente è successo! Dopo anni di deserto sentimentale, Daria si è innamorata. Certo, lui è sposato… ma nessuno è perfetto. Lo sa bene la sua amica Ilaria, una giornalista in carriera vicina ai quarantanni, anche lei alla perenne ricerca di un (introvabile) equilibrio tra sentimenti e carriera, sogni e famiglia, libertà e bisogno d’amore. Lo sa anche Roberta, la giovane collaboratrice di Ilaria, che da capa antipatica quasi quasi si trasforma in una donna con cui sente di avere feeling. Come le succede con Danila, un’amica della madre che voleva fare l’attrice e sfoga sulla figlia le sue delusioni. Danila è totalmente diversa, lei sì che ha istinto materno anche se non è madre. Simpatiche, coraggiose, sempre pronte a rischiare, a mettersi in gioco, a rialzare la testa dopo l’ennesima delusione. Questo romanzo parla di donne con allegria e anche con un pizzico di amarezza, ma soprattutto con indulgenza e con quella robusta dose di autoironia che ci consente sempre di guardare avanti e non mollare.

Quant’è difficile essere donna, soprattutto se ambiziosa

E’ un po’ difficile commentare questo romanzo ora che Alessandra Appiano non c’è più. L’avevo letto qualche anno fa e poi tenuto in libreria, lì, da qualche parte. Sicuramente, per la storia personale dell’autrice, e per la sua incrollabile fiducia nella forza delle donne e delle amiche, è un libro che parla di donne senza giudicarle mai, senza prendere posizione rispetto alle loro libere scelte di carriera, famiglia e, in qualche caso zoppicante, di entrambe. Eppure, in sottofondo, più che la storia in sé, un po’ superficiale e figlia forse degli albori dei chick lit brevi, più simili a racconti che a romanzi veri e propri, quello che rimane in testa è una sorta di pessimismo di fondo, che invade le pagine fino almeno a tre quarti.

Che malinconia i Santi Natali all’inseguimento delle Befane e delle Pasque, i pacchetti luccicanti dei negozi del centro, i battesimi vestiti di pizzi e fiocchi, i funerali avvolti di nero e di velluto, le torte con le candeline, gli anniversari di matrimonio, le bollette di rate residue. Riti per sentirsi tutti più vicini. No, per sentirsi tutti inutilmente più vecchi. Più uguali. Passi inutili, passi vecchi: ma almeno, diversi. Soli con stile. E infatti lei adesso era sola come un cane, con stile”.

Una luce in fondo al tunnel

Alla fine, però, finalmente l’autrice vira su un finale che, se non riscatta le protagoniste, almeno fa intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel.

L’infelicità è un appalto poco redditizio del passato, un passato che abbiamo sepolto con badilate di buona volontà”.

Quella luce in fondo al tunnel che purtroppo lei non ha visto, o che a un certo punto non ha visto più. “Era una donna buona”, dice di lei il marito. Io non la conoscevo, ma so che aveva un sorriso meraviglioso. Il sorriso di una persona buona.

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Il docufilm

Edit: il 17 giugno 2021 andrà in onda su Rai2 alle 23:00 un docufilm su Alessandra Appiano, Amica di Salvataggio, diretto dal marito Nanni Delbecchi. In questo docufilm è lei stessa a ricevere gli spettatori a casa sua, a raccontare le tappe decisive sua vita, ad ascoltare il ricordo degli amici, a confessare la sua battaglia contro la sindrome bipolare, cominciata quando era ancora una ragazzina piena di sogni che, nonostante le difficoltà, si sarebbero realizzati. Una produzione indipendente realizzata in nome dell’amicizia, e grazie al potere dell’amicizia, con due scopi dichiarati: catturare la memoria di Alessandra, la sua energia luminosa, e contribuire alla salvezza di chi ha sperimentato lo stesso male di vivere. Fino all’enigma finale: il raptus suicida di chi è in preda a un grave disturbo dell’umore è davvero un gesto volontario?

 

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