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Romancè, puntata 2: La verità non ti piace abbastanza

Romancè, il 15 luglio 2021

“Questo coltello è inutile, bah. Le forbici, ci vogliono le forbici per aprire le fascette, lo dico sempre a quel rincitrullito di mio figlio e lui che fa? Mi fa trovare un coltello. Bah”, e imbonitore come un illusionista, per sottolineare l’ultimo bah, lo fa cadere sul banco a mano aperta, stock!”

“Ah Sè, hai saputo che è successo? Hanno ammazzato il prete”, azzarda Elvio, novantacinque anni portati da dio, ex tramviere, l’unico che può azzardarsi a parlare quando Sergio se la prende col rampollo, erede di una licenza da duecentocinquantamila euro. Fatto che al rampollo viene continuamente ricordato. Elvio, invece, che giornale prende non se lo ricorda mai e ogni mattina Sergio gliene affibbia uno diverso.

“E ti pare che non lo so? Me l’ha detto ieri mattina il fotografo de La verità non ti piace abbastanza. Ed è tornato pure stamattina a comprare qualche quotidiano. Ormai qua dentro ci entrano due categorie: quelli che per sembrare fighi s’infilano la mazzetta sotto al braccio, e i vecchi, che se non cedono al ricatto delle figurine ai nipoti finiscono dentro l’ospizio il giorno dopo.” Il sopracciglio di Sergio cala sugli astanti con aria di sfida. Che in effetti, pure se non hanno nipoti, l’età media per l’ospizio ce l’avrebbero tutti.

“Ma senti te che sciocchezze che ci rifili da cinquant’anni”, con Elsa, la parrucchiera rosso fuoco, la filosofia non attacca, ‘Namo che al Gossippe Villagge le clienti me stanno a aspettà co Grazia e GGente e le urtime notizie. E da chi posso venì io, se non dar più informato de tutti. Stamo qua tutti pe’ lo stesso motivo, ggiusto?”

Le teste annuiscono all’unisono, nessuno vuole essere rapato “per errore” al prossimo appuntamento al Gossip.

“Visto? Famme la solita mazzetta e dimme: che t’ha detto sto fotografo? Ma poi sarà davero un fotografo o è venuto a snasa’ quarcosa? Ah, ma io se se presenta ar Gossippe je dico che nun so gnente.”

“Perché, sai qualcosa?”

“Elvio, sta’ bono che il biglietto non te lo pago”.

“Se non paghi, sul tram non ti faccio salire”.

“Ma io me ce attacco al tram, nun te preoccupa’. Come quanno ero ragazzetta, te ricordi?”

“Come no, quant’eri bella”.

“So’ ancora bella. sessant’anni ben portati me lo dicono tutti. Insomma Sé, er fotografo t’ha raccontato qualche artra cosa stamattina?”

Lui, un narratore prestato alla nobile arte di distribuire lettere stampate, dà una rapida occhiata all’uditorio, prima di esibirsi. Non c’è mai stata tutta quella gente desiderosa di comprare carta, conta sette persone dentro e tre o quattro che scalpitano fuori.

“Lui niente, ha fatto due foto del medico legale e dei poliziotti che uscivano dalla canonica e voleva controllare come sono venute. Secondo me un po’ troppo sfocate, soprattutto quella della poliziotta che secondo me meritava, dovrebbe cambiare obiettivo, ma ormai pure loro sono sottopagati. Sono io che gli ho dato una dritta”.

“E che dritta gli avresti dato? Hai visto qualcosa te che abiti lì di fronte?”, pure il nonnetto che realmente era venuto solo per le figurine dei nipoti a questo punto è curioso.

Sergio neanche si degna di rispondere.

“Sangue in canonica”.

“Sarebbe?”

“Il giallo dell’estate de Il Messaggero, uscito il 5 agosto 1980. Pure lì un prete veniva ammazzato in canonica, in un villaggetto chiuso, come il nostro quartiere. La piazzetta, la chiesa, qualche negozio e nient’altro. Nessuno o quasi di passaggio, facce strane nessuna, un prete apparentemente irreprensibile”.

“Apparentemente?”

Sotto i baffi, Sergio era soddisfatto del suo uditorio attento.

“Bravo nonno. Apparentemente. Perché dopo mesi e mesi d’indagine, alla fine è uscito fuori che il parroco non era uno stinco di santo e che nella vita passata era stato un medico, o un infermiere ora non mi ricordo, licenziato per aver causato la morte della sorella della perpetua, che si era sottoposta a una plastica completa per non essere riconosciuta e piano piano, giorno giorno dopo giorno, l’aveva avvelenato fino a causargli un infarto”.

“Come l’hanno scoperta?”

“Una pianta innaffiata con il tè del sacerdote. Il diacono era un ex giardiniere”.

“Che trama assurda. Teresa non farebbe mai una cosa del genere”.

“Come al solito guardate il dito e non la luna. Ora mi sono stufato, quello che dovevo dire l’ho detto. Comprate le figurine, i giocattoli e quello che diavolo vi pare e lasciate posto agli altri. Tieni Elvio, il solito quotidiano”.

“Ma io non prendo questo”.

“Sì, oggi prendi questo”.

Brontolando e protestando, la piccola folla si disperde e lascia entrare quelli in attesa. Che sono riusciti a sentire la storia del giornalaio. Solo una, tra tutte le persone presenti, non la trova poi così assurda la trama…

***

Fine seconda puntata Romancè

Se la puntata vi è piaciuta, o anche se non vi è piaciuta, lasciate un commento, così saprò che siete passati di qui. Grazie e alla prossima puntata di Romancè!

Hai perso la prima puntata di Romancè?

Romancè, il 14 luglio 2021

“Avete saputo che è successo? Hanno ammazzato il prete”.

Boom!

“Noooo!”

“Ma davvero?”

“Era ora”.

“Come ti permetti? Miscredente!”

“Ave Maria, Madre di Dio…”

“E’ sicuro?”

Leggi anche: 

Romancè, puntata 1: In religioso silenzio

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Romancè, puntata 1: In religioso silenzio

Romancè, il 14 luglio 2021

“Avete saputo che è successo? Hanno ammazzato il prete”.

Boom!

“Noooo!”

“Ma davvero?”

“Era ora”.

“Come ti permetti? Miscredente!”

“Ave Maria, Madre di Dio…”

“E’ sicuro?”

Stock!

Tutti a fissare la mannaia di Gino che cala. In religioso silenzio, è il caso di dire.

Polli, maiali, vitelli, vitelloni, manzi, anatre, tutti c’erano passati sotto quella forca. Era naturale, persino gustoso. Ma stamattina, quella folla abituale che s’accalcava davanti al bancone del sor Gino, che aspettare il proprio numeretto non si può, devo pur vedere se le salsicce col finocchietto sono belle prima che me la rubi quella furba della portiera del 13, quella strana rappresentanza dei clienti della macelleria DaManlio, che poi aveva ceduto a Gino, seguiva i movimenti del macellaio e intanto pensava al prete.

Chi può uccidere un religioso il 14 luglio?

Stamattina, c’è qualcosa di più gustoso delle fettine panate di Gino.

“Scusa Gi’, mi sono ricordato che oggi esce quel giornale nuovo…come si chiama…coso…Vabbè, ripasso dopo”.

“Oddio, pure io, ho dimenticato l’appuntamento da Fiorella. Che quella è capace di lasciarmi con la ricrescita fino al mese prossimo. Ritorno domani, lasciami qualche hamburger eh?”

“Uh! Ciai ragione, ora che mi ci fai pensare devo fare la manicure. Guarda che unghie. Scappo, ciao a tutti”.

“Hiiii! Ma non è che ho lasciato la macchinetta del caffè sul fuoco? Vado a controllar…”

Piano piano, a gambero e con le scuse via via più fantasiose, che se quelle classiche te le hanno fregate qualcosa devi pur inventarti, Gino, la cassiera e il garzone rimangono soli.

Il macellaio continua a disossare, tagliare, dividere, appendere, macinare, ché tanto dopo trent’anni lo sa cosa ordineranno, pagheranno, cuoceranno.

Solo che a un certo punto rimane con la mannaia a mezz’aria. La cassiera e il garzone aspettano trepidanti che professi parola.

“Il popolo sa”, professa a occhi chiusi, “chi non chiede come è morto il morto è l’assassino”.

Stock!

Posa la mannaia sul bancone, perfettamente inclinata a 45°, come fa sempre.

“Vado al bar”.

In fondo, anche Gino al pettegolezzo resisteva solo finché il quarto di bue non diventava un quarto di vinello.

“Ma Gino”, lo ferma la cassiera sulla porta, “nessuno di loro ha chiesto com’è morto”.

“Appunto”.

***

Solo una persona, tra gli abitanti del quartiere, quella mattina rimane in religioso silenzio. E’ troppo indaffarata, quella persona. Quella persona sa che, dopo ogni utilizzo, i coltelli vanno lavati subito con un detergente neutro e asciugati con un panno morbido. Di solito li sciacqua subito, per togliere residui ad alto tenore di acidità o salinità. Li lava e li asciuga dal dorso al filo, per non farsi tagli alle mani. Sa che non sono adatti per tagliare ossa, cartilagini o alimenti surgelati, a meno che non siano per uso specifico. Quando li ripone, fa attenzione che le lame non vadano a contatto con altri oggetti metallici. Ogni tanto, li affila con l’acciaino, così: regge l’acciaino con la mano sinistra e il coltello con la destra, poi inclina il coltello in modo da formare un angolo di 15 – 20° tra la lama e l’acciaino. Fa passare la lama sopra l’acciaino con movimenti a mezzaluna, sfruttando tutta la lunghezza dell’acciaino: la parte terminale della lama scivola in basso fino alla punta, esercitando una lieve pressione sulla lama. Passa la lama allo stesso modo sull’acciaino tornando in alto. Su e giù, su e giù più volte, per ogni lato. Alla fine, pulisce il coltello con un panno spugna umido e lo asciuga, prima di riporlo nel ceppo. Quella persona stamattina li ha puliti, asciugati, affilati, puliti di nuovo e asciugati. Potrebbe specchiarcisi, dentro quelle lame. Li ha coccolati uno a uno, con calma, c’è tutto il tempo del mondo.

Alla fine, quella persona può dirsi soddisfatta. Li ha riposti tutti nel ceppo.

Tutti, tranne uno.

***

Fine prima puntata Romancè

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Goya e la fisiognomica in mostra a Roma

Il 29 aprile ha aperto a Roma, e per la prima volta in Italia, la mostra Goya Fisionomista, a cura di Juan Bordes. Dopo mesi di chiusura di tutti i luoghi d’arte, non mi è sembrato vero e mi sono precipitata. Non ci crederete, c’ero solo io a quell’ora! E adesso vi racconto com’è andata e cosa potrete vedere. 

Fino al 18 settembre 2021

Ospitata dall’Instituto Cervantes  nella Sala Dalí di Piazza Navona, dopo essere stata a Madrid, Bordeaux, Algeri e Praga, la mostra rimarrà aperta fino al 18 settembre 2021. La rassegna raccoglie 38 incisioni di Francisco Goya appartenenti a tre delle sue famose serie: Los Caprichos (I capricci, 29 incisioni), Los Disparates (Le sciocchezze, 5 incisioni) e Los Desastres (I disastri, 4 incisioni). Una selezione che analizza i rapporti dei volti di Goya con i trattati di fisiognomica dell’epoca e si completa con 109 riproduzioni di illustrazioni del XVIII e XIX secolo.

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I legami di Goya con le teorie fisiognomiche 

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La mostra analizza il rapporto tra i volti più significativi dei suoi personaggi e le teorie fisiognomiche pubblicate tra il Settecento e l’Ottocento. Rivelando l’interesse di Goya per la fisionomia, in parte scaturito da un suo viaggio in Italia, dove le ristampe di Giovanni Battista della Porta erano popolari in un momento in cui la scienza studiava il riflesso della malattia mentale nei volti delle persone. Una pseudoscienza che cercava l’animalità del volto umano e delle sue espressioni, e che faceva parte del sapere popolare sin dal XVI secolo. Per dimostrare che Goya fosse a conoscenza di queste teorie, la mostra evidenzia i parallelismi tra le litografie dell’artista spagnolo (insieme ad ingrandimenti fotografici dei volti dei suoi personaggi) e i grandi album fisionomici di Le Brun o l’enciclopedia di Moreau de la Sarthe (1806-1809). Grazie a questi paragoni, le fonti di Goya diventano evidenti, con un allestimento che mette a confronto le varie opere, mostrandoci tre tipi di fisionomie: animale, patologica e degradata. La caratteristica essenziale dei volti creati da Goya, infatti, è la brutalità, poiché le emozioni sono mostrate nella loro forma più pura. 

Da vedere?

Se amate il pittore spagnolo, sì, da vedere. Anche se non c’entra nulla, mi ha ricordato Madrid e il periodo oscuro di Goya, con la deformazione e la ferocia dipinte sui volti dei personaggi rappresentanti. E poi, che ve lo dico a fare, quando esci, un giro di piazza Navona e dintorni è d’obbligo, altrimenti il leone s’arrabbia! :p

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Giorni e orari 

Organizzata dall’Instituto Cervantes e dalla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, la mostra si può visitare gratuitamente dal martedì al sabato dalle ore 16 alle 20, su prenotazione scrivendo cenrom@cervantes.es. Indirizzo: Roma, Piazza Navona, 91. La visita dura, più o meno, 30 minuti. 

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Orgoglio e pregiudizio? Prova l’audiolibro

Ho riletto, cioè ascoltato, Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen e ho scoperto un modo piacevole di “leggere” mentre stai facendo cose noiose, tipo pulire casa o lavare i piatti. Non credevo ne sarei stata capace, ma ce l’ho fatta: sono riuscita ad ascoltare il mio primo audiolibro senza distrazioni! E poi è anche un modo diverso per gustare una lettura attraverso la voce di un’attrice professionista. Nel mio caso, Caterina Bonanni di Ménéstrandise Audiolibri, ascoltato su Spotify

Trama

La famiglia Bennet è composta dai coniugi Bennet e dalle loro cinque figlie: Jane, Elizabeth, Mary, Catherine (detta Kitty) e Lydia. L’obiettivo della signora Bennet è quello di vedere sposate le sue figlie. Quando il ricco e celibe signor Bingley si trasferisce a Netherfield, la signora Bennet freme affinché le figlie gli vengano presentate quanto prima e prega il marito di presentarsi a porgere i propri omaggi al nuovo vicino. Il signor Bingley è giunto a Netherfield in compagnia del suo più caro amico, il signor Darcy. È immediatamente evidente la grande ammirazione di Bingley per Jane. Al contrario, Darcy non mostra alcun interesse per la compagnia e quindi viene subito etichettato come un uomo orgoglioso e altero. Durante il ballo, definisce Elizabeth “appena passabile”: Elizabeth lo sente e lo prende in antipatia.

Un classico intramontabile 

Orgoglio e pregiudizio è un classico intramontabile per chi ama le storie d’amore e l’atmosfera della campagna inglese. Jane Austen è impareggiabile nel far immergere il lettore in un tempo sospeso, dove non succede nulla eppure non aspetti altro che il capitolo successivo per continuare a sentirti parte della famiglia Bennet. I personaggi della famiglia sono caratterizzati benissimo: si percepisce tutta l’insofferenza di Elizabeth per l’eccentricità dei suoi parenti, ma anche il profondo affetto che li lega. Una madre superficiale e poco attenta, un padre sarcastico ma poco risoluto, le sorelle minori in cerca di un marito a tutti i costi e frivole, come il loro ambiente le vuole. E il legame forte con la sorella Jane, sempre pronta a vedere il lato buono di ogni persona e situazione. Per non parlare della storia d’amore tra la stessa Elizabeth e Mr Darcy, ostacolata quasi soltanto dall’orgoglio di lui e il pregiudizio dei lei. Due dei difetti peggiori in amore.

Mr Darcy e l’amore

Tutti i romanzi di Jane Austen, ma soprattutto questo, sono oggi utilizzati dagli storici di epoca regency per l’accurata descrizione della vita quotidiana delle classi abbienti. Oggi nessuno si azzarderebbe a essere così minuzioso, sarebbe poco aderente allo stile sceneggiatura che va di moda. Tuttavia, io l’ho trovato così rilassante, così vivido nella mia mente mentre la voce raccontava, che non posso non consigliarne l’ascolto. Anzi, vi consiglio la lettura di questo classico, qualsiasi sia il supporto che preferite. Anche perché i protagonisti, Elizabeth e Mr Darcy, sono ancora oggi una delle rappresentazioni per eccellenza dell’amore. Perché, altrimenti, Bridget Jones avrebbe scelto Darcy invece di Hugh Grant? 😉

Voi avete letto Orgoglio e pregiudizio? Vi piace la coppia Elizabeth-Darcy? Scrivetemi nei commenti!

 

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Brava a letto – Jennifer Weiner

Brava a letto è il primo romanzo di Jennifer Weiner tradotto in italia ormai quasi venti anni fa, ma l’azione del tempo non ha scalfito per niente l’originalità di Cannie e delle sue vicende. Che partono da un fidanzato a cui chiede una pausa. Mai far arrabbiare uno pseudo scrittore…

Trama 

Cannie Shapiro ha 28 anni. È carina, spiritosa e ha tanti amici. Cannie è sensuale, rotonda, formosa. La cosa non la turba più di tanto almeno fino al giorno in cui il quasi-ex-fidanzato, Bruce, giornalista per una popolare rivista di moda, non dedica alle sue rotondità un pezzo dal titolo: “Brava a letto. Amare una donna abbondante”. Cannie è sconvolta, tanto più che Bruce rivela di considerare definitivamente chiusa la loro relazione. Lo shock proietta Cannie in una dimensione fatta di dolore e insicurezza, ironia e incontri improbabili.

Non ti amo più, non mi amo più

Non ti amo più. Cannie se lo sente dire non in faccia, non per posta, non per messaggio. Per rubrica molto popolare che il suo, a questo punto ex fidanzato, gestisce su un giornale. Che tutte le sue conoscenze leggono. Cannie vorrebbe sprofondare, è molto arrabbiata, ma finisce per cadere nel classico cliché di tutte le storie d’amore: ti ho perso e ora ti rivoglio indietro a tutti i costi. Solo che la manovra riesce a metà e dà inizio a una serie di eventi sconvolgenti nella vita della ragazza. Cannie entra in una spirale autodistruttiva, di cui il peso è sempre stata la spia visibile. Riempirsi di cibo come modo per compensare le assenze, affettive o fisiche, delle persone a cui lei vuole bene. Riuscirà a riprendersi e a dare una direzione alla sua vita? Soprattutto, riuscirà a fare pace con tutti i conflitti che la stanno consumando?

Uomini che non sono uomini 

Questo ve lo lascio scoprire se deciderete di leggerlo. Intanto, vi posso dire che a me è piaciuto, l’ho trovato ben approfondito nelle motivazioni che spingono Cannie, nel tratteggiare uomini che non saranno mai tali e uomini che lo sono nel profondo, nel dipingere una situazione familiare che spinge tre fratelli a trovare sfogo da qualche parte, ognuno seguendo la sua personalità. E poi, l’imprevisto, quello che accade senza che lo vogliamo, che ci spinge a ripartire e ad agire, oppure ad affondare definitivamente. Cannie è spinta dalla rabbia, una rabbia feroce, che rischia quasi di ucciderla. Quante volte l’abbiamo visto accadere nella vita vera? Peccato che una figura fondamentale per la nostra protagonista decida di rimanere in silenzio e di uscire dalla stanza. Jennifer Weiner farà sentire la sua presenza nel seguito del romanzo, Certe ragazze? L’ho appena iniziato, ve lo saprò dire. Intanto, fatemi sapere se avete letto Brava a letto e se vi è piaciuto.

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