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Casa Keats-Shelley e i giorni oziosi di Roma

Un po’ di storia

Nel novembre 1820, il poeta inglese John Keats si trasferì a Roma perché ammalato di tubercolosi. Sperava, grazie al clima caldo,di migliorare le sue già compromesse condizioni di salute. le cose non andarono come sperava. Tre mesi dopo, morì nella casa in cui risiedeva e, per le leggi dell’epoca, i suoi beni furono bruciati per evitare il propagarsi dell’epidemia. Nel 1906, la casa fu acquisita da un’associazione anglo-americana che la restaurò e aprì al pubblico il 3 aprile 1909. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la casa fu occultata, per evitare che fosse distrutta, e gli oggetti conservati furono inviati a un’abbazia, dove rimasero nascosti fino al 1944. Ricordate? Vi ho già parlato dell’arte liberata dal 1937 al 1947.

Cosa troverete nella casa

La Casa Keats-Shelley possiede una vasta collezione di manoscritti, prime edizioni di testi, sculture e dipinti che ricordano la vita degli artisti cui rende omaggio. All’interno, è custodita anche una delle migliori biblioteche di letteratura romantica del mondo, che viene implementata di anno in anno. I mobili, invece, non sono quelli originali perché dopo la morte di Keats furono bruciati. 

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scrivania logo

Quanta vita è passata sotto le sue finestre? 

Forse non è un caso che sia entrata qui dentro il 3 aprile 2023, nella stessa data in cui è stata aperta al pubblico tanti anni prima. Eppure, quando ho deciso di andare non lo sapevo. Dentro, quasi solo io, e un mini gruppo di americani a fare un breve giro perlustrativo. Io mi sono trattenuta ben più dei 20 minuti canonici previsti per la visita. In effetti, se non fosse stato per la pausa pranzo del museo, e una leggera fame mia, sarei rimasta anche di più. A prima vista, la Casa Keats-Shelley potrebbe sembrare deludente: in fondo, si tratta di un appartamento di piccola taglia, senza grandi attrattive se non l’arredamento d’epoca e i libri. Se però vi soffermerete abbastanza per entrare nell’atmosfera della casa, vi sembrerà di vederli. Vi sembrerà di respirare l’aria di un’epoca in cui arrivare in Italia, a Roma, era una delle tappe fondamentali per la crescita di un artista. Vi prenderà la malinconia, quando vedrete il letto in cui il povero John Keats giaceva, in una stanza che si affacciava su Piazza di Spagna. Da lì osservava il mondo senza riuscire a muoversi. Quanta vita è passata sotto le sue finestre? 

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Keats logo e vista su Piazza di Spagna

Van Gogh in mostra a Roma: io sono ancora qui

Van Gogh è nato nel 1853 oggi, 30 marzo, a Zundert, nei Paesi Bassi. E 170 anni dopo, la mostra a lui dedicata a Roma è stata appena prorogata fino al 7 maggio 2023. Ora vi racconto cosa ho visto e perché vale la spesa.

La mostra

La mostra è ospitata a Palazzo Bonaparte, all’angolo di Piazza Venezia. Attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo – che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh – e grazie a tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico, che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: Olanda, Parigi, Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua breve e tormentata vita.

Il percorso espositivo al buio

Vi dico subito: la mostra merita, per allestimento e qualità delle opere presentate. Mi è piaciuta moltissimo la scelta di lasciare il pubblico praticamente al buio, mettendo così in risalto le opere di Van Gogh e il suo uso fenomenale del colore. Anche aver seguito un ordine cronologico, mi ha dato la sensazione di partecipare alla discesa all’inferno del pittore, alle sue illusorie risalite, fino alla tragica conclusione.

Il ruolo delle donne 1: Johanna Bonger, la moglie di Theo

Purtroppo la mostra è affollatissima, in qualsiasi giorno e orario. E non tutti i fruitori sono in grado di reggere l’urto della folla, mettiamola così. Se però saprete mantenere la calma e aspettare il vostro momento davanti al quadro, allora sarà una festa per la mente e il cuore. Se conoscete bene Van Gogh, come me, non vi diranno niente di nuovo, o quasi. La cosa che mi ha fatto piacere, è vedere esaltato il ruolo della cognata di Vincent, Johanna Bonger. E’ lei la vera artefice del successo postumo del cognato, perché ha dato un impulso commerciale e intellettuale al suo lavoro, mentre Theo si era limitato a cercare di vendere.

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Il ruolo delle donne 2: Helene Kröller-Müllerla filantropa

Altro ruolo fondamentale, quello di un’altra donna: Helene Kröller-Müller, una filantropa che di fatto ha reso Van Gogh uno degli artisti più quotati di sempre. I due non si sono mai incontrati, ma nelle lettere e nelle opere di Van Gogh questa ricca borghese tedesca riconobbe il suo stesso travaglio interiore e collezionò tutto quello che riuscì ad acquistare. Tanto che oggi il suo museo, il Museo Kröller Müller di Otterlo, possiede la seconda collezione di opere di Van Gogh più vasta, dopo naturalmente il Museo di Van Gogh di Amsterdam. 

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Il ruolo delle donne 3: Sienla compagna

All’interno della mostra, c’è uno spazio molto commovente dedicato a Clasina Maria Hoornik (Sien), prima amante e poi compagna di Vincent van Gogh per un paio di anni. Sien è una prostituta e quando Vincent van Gogh la incontra è sola e malata. Senza dimora fissa e, per di più, incinta. E’ già madre di una bambina di cinque anni, Maria Wilhelmina. Van Gogh rimane fortemente colpito da questa situazione e vede forse in Sien la possibilità di riscattarsi, tanto che decide di ospitarla e provvedere a loro. Sien, in cambio, si presta a fare da modella al pittore e alcuni dei suoi ritratti sono esposti, insieme alle lettere di Vincent e di Theo, che manifesta la contrarietà sua e della famiglia a questa unione. Tanto che Vincent decide di lasciarla, lasciando Sien al suo tragico destino. E andando incontro al suo. 

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Informazioni utili

La mostra è aperta dal lunedì al giovedì 9.00 – 19.00, venerdì, sabato e domenica 9.00 – 21.00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Dal 1 al 7 maggio 2023 la mostra sarà aperta dalle ore 9.00 fino alle ore 00.00. Per i prezzi dei biglietti e prenotazioni, cliccate qui per il link al sito.

Leggi anche: 

Ultimi giorni per la mostra L’arte liberata 1937-1947 alle Scuderie del Quirinale. Avete tempo solo fino al 10 aprile 2023! Qui tutte le informazioni su quest’altra interessante esposizione.

Roma, 100 presepi in mostra al Vaticano

I 100 presepi, sempre a proposito di tradizioni, sono ormai una certezza nel periodo di Natale. Quest’anno il Vaticano ospita la quinta edizione della mostra, 100 presepi provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, che si “sfidano” a colpi di originalità e sapienza, per essere decretati “il più bello” dai visitatori che ogni anno affollano il colonnato per ammirarli. Ma vediamo qualche foto. E sbrigatevi: avete tempo solo fino all’otto gennaio, altrimenti dovrete aspettare l’anno prossimo!

Il presepe Atac

Parto dal mio preferito: il presepe Atac. L’autista che porta nel suo autobus una sorta di Arca di Noè umana e non, antico romano compreso, mi è sembrato molto significativo come messaggio. Anche se l’azienda di trasporti ci fa impazzire nella vita di tutti i giorni, e infatti l’antico romano sembra inveire contro qualcuno…hahaha, nella creazione di questo manufatto hanno fatto veramente un bel lavoro.

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La guerra 

Non può mancare un riferimento alla guerra in Ucraina, con un presepe tematico che rappresenta distruzione e soldati invece del tipico villaggio con abitanti.

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Rappresentanza estera 

Nutrita la rappresentanza estera quest’anno. Hanno inviato i loro presepi Taiwan, Malta, Croazia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Ucraina, Venezuela, Guatemala

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Informazioni pratiche

La mostra è allestita presso il Colonnato di Piazza San Pietro dal 9 dicembre 2022 al 8 gennaio 2023. E’ aperta tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 19:30, con ingresso gratuito e consentito fino a 15 minuti prima dell’orario di chiusura.

 

Il cuore romano saluta papa Ratzinger

Papa Ratzinger è a Roma per l’ultimo saluto, che sarà dato da Papa Bergoglio il prossimo 5 gennaio. Nel frattempo, una folla sta rendendo omaggio alla salma. Papa Ratzinger aveva un rapporto stretto con Roma, lui vedeva eccome la Romancè. Sono stata in Vaticano per documentare un momento storico, comunque la pensiamo. Ora vi racconto.

Un cuore di poesia 

“Il cuore romano è un cuore di poesia”, diceva Papa Ratzinger. Scopro che Benedetto XVI amava passeggiare per Borgo Pio e scrivere su un taccuino le frasi più belle che leggeva sui muri. Cioè, scopro ora che questo signore anziano era uno di noi! Un cuore di poesia perché sotto il cinismo e una certa arroganza nei modi, si cela un cuore burbero e generoso. Credo che quest’uomo di fede tedesco abbia colto in pieno l’essenza della romanità. La Romancè, come la chiamo a modo mio. 

L’entrata in Vaticano

Stasera sono tornata in Vaticano, dove già ero stata a Natale per la mostra de I cento presepi. L’atmosfera è completamente cambiata. Tranquilla e rilassata quella del 25 dicembre, concitata e super controllata quella che ho trovato oggi. Per entrare, servono due controlli di sicurezza, uno visivo e uno con metal detector. Per fortuna, a fine serata non c’era una gran folla. Molte troupe televisive a documentare l’evento e tanti turisti, soprattutto del Nord Italia, a rendere omaggio a Papa Ratzinger. La fila per entrare era un po’ lunga, ma disciplinata. Si entra a gruppi e le persone fuori avanzano a più riprese. Non ero andata lì per entrare, ma non sono molte le occasioni per farlo, c’è sempre una fila troppo lunga. E l’evento è storico, comunque la pensiamo, Benedetto XVI è un papa che ha fatto la storia, mai nessuno prima di lui in età moderna aveva abdicato al ruolo prima della morte.

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Davanti a Papa Ratzinger

Dentro, si svolge tutto molto in fretta. Davanti a Papa Ratzinger, la folla viene invitata a non fermarsi, per far scorrere la fila e non creare problemi di sicurezza (e anche per non dare spazio agli amanti delle foto necrofile, ci scommetto). Solo alcuni sono ammessi alla veglia, probabilmente persone del suo staff.  Nessuno obbliga le persone a uscire immediatamente. Superato il punto in cui è collocata la salma, è possibile soffermarsi sul corridoio della navata rimasto aperto. Che non comprende la Pietà di Michelangelo, coperta alla vista, ma le tombe degli altri papi, presso le quali diverse persone si sono fermate a pregare.

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Se anche voi volete andare 

Se anche voi volete vivere quest’esperienza, vi consiglio di andare prima dell’orario di chiusura, intorno alle 17. Per quell’ora, la folla dovrebbe essersi diradata.

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Fate sì che l’amore unificante sia la vostra misura; l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione!

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Prenditi cura di mamma

Mister Ok a Roma e il 2023 può partire

Mister Ok è una tradizione del primo dell’anno che si ripete a Roma, pensate, dal 1946. L’anno nuovo non può partire senza questo tuffo beneagurante da Ponte Cavour. Sarà perché abbiamo tutti bisogno di un po’ di fortuna, sarà perché quella di oggi è stata una giornata spettacolare, comunque oggi sulle sponde del Tevere la folla era impressionante. Non credo esista al mondo un romano che non conosca questo rito, lo racconto per tutti gli altri. Così il prossimo anno verrete anche voi ad applaudire i coraggiosi!

 Era il 1946

Era il 1946, quando un signore belga con un cilindro in testa, nato proprio l’1 gennaio, decise di festeggiare il suo compleanno tuffandosi nel Tevere. In realtà, all’epoca era abbastanza usuale vedere persone tuffarsi nel biondo fiume, non inquinato come oggi e considerato il mare di Roma. Ma non da quell’altezza e non a gennaio! Da quel giorno Rick de Sonay, questo il suo nome, si è tuffato tante e tante volte, fino al 1989, quando ormai anziano e malato, ha ceduto il posto a Spartaco Bandini, anche detto “er Nonno de Roma”, che morì a 76 anni pochi giorni dopo l’ultimo tuffo. Spartaco Bandini si tuffava con Aldo Corrieri e Maurizio Palmulli. Anche Aldo Corrieri smise di tuffarsi nel 1995 e di quella formazione oggi è rimasto Maurizio Palmulli, settantenne e attuale Mister Ok, che si tuffa con Marco Fois, Simone Carabella e Valter Schirra. E così, esattamente a mezzogiorno, la tradizione ogni anno si ripete, con il bello e il brutto tempo. Un po’ di scena, qualche foto e poi via, uno dopo l’altro, ognuno col suo stile, in caccia degli applausi che il pubblico non lesina. 

Inizia Simone Carabella, arringando la folla.

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E poi si butta con un tuffo a candela

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Segue Valter Schirra, con un tuffo in avanti e un’entrata quasi perfetta

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E poi è il turno dell’airone Marco Fois, che sceglie il carpiato indietro

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Rimane solo il protagonista, Mister OK, al secolo Maurizio Palmulli, che si lancia con stile perfetto e con l’ombra delle braccia disegna un cuore proprio all’altezza della parola AUGURI.

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Perché Mister Ok?

Mister Ok perché era il gesto che Rick de Sonay rivolgeva alla gente sulle sponde e sui parapetti per dire “tutto a posto, sono vivo”. Ed è esattamente questo che il rito scaramantico evoca: è il nuovo anno, il cannone (del Gianicolo) spara, siamo vivi e il vecchio anno ha lasciato il posto al nuovo. Tutto scorre, l’acqua porta via gioie e dolori dell’anno passato, guardiamo all’anno nuovo con fiducia. Perché è tutto Ok. 

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Penne e calamari! Qui da Roma vi auguro un anno spettacolare, ricco di gioia, salute, senza rincari e senza guerra, ma con tante nuove letture! In mia compagnia, se vorrete.

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Vi piace questa tradizione romana? Cosa succede dalle vostre parti il primo dell’anno? Raccontatemi nei commenti!

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