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One Fifth Avenue – Candace Bushnell

Esce oggi nelle librerie americane l’ultimo libro di Candace Bushnell, la creatrice dell’ormai mitico Sex and the city. A 20 anni di distanza dal suo più grande successo, la scrittrice torna a chiedersi “C’è ancora Sex in the city”? Chissà. In attesa di poterlo leggere, ho ripescato uno dei suoi titoli che mi è piaciuto di più. Niente sesso, solo una lotta all’ultimo sangue per accaparrarsi un appartamento di prestigio nel cuore di Manhattan. Chi non vorrebbe partecipare a una guerra del genere?

Trama

Quinta strada, n°l, Manhattan. L’indirizzo più chic di New York. È qui, in questo edificio Art Deco, che abita chi conta davvero in città. Quando l’inquilina più anziana muore e il suo appartamento all’attico viene messo in vendita, sono in molti a tramare per riuscire ad accaparrarselo. Dalla moglie del magnate finanziario all’attrice ribelle fuggita da Los Angeles, dall’autrice della rubrica di pettegolezzi più temuta in città all’arrivista di Atlanta che sogna di diventare la nuova Carrie Bradshaw, i sogni di chi ambisce a gloria e potere si intrecciano sotto le volte di questo celebre palazzo.

Mettetevi nei loro panni

Faccio una premessa: chi vuole leggere i romanzi di Candace Bushnell dovrebbe tentare di mettersi nei panni di gente ricca, sfrontatamente abbiente, che ha ambizioni, valori e gusti ecompletamente (?) diversi dai nostri. Altrimenti questo suo romanzo, e anche gli altri, vi sembreranno un’accozzaglia di gentaccia che pensa solo ai soldi o ai beni materiali. Non dico che in sostanza non sia così, però credo anche che quando i bisogni di base sono stati soddisfatti, il gioco a chi ce l’ha più alto e più grande, l’appartamento, può anche essere divertente da osservare.

Una battaglia di potere 

One Fifth Avenue è, tra quelli che ho letto, il romanzo migliore di Candace Bushnell. La lotta per l’appartamento è avvincente e nasconde, in realtà, la battaglia per accreditarsi all’interno della società newyorchese. Potersi permettere un appartamento in uno degli edifici storici della città, significa far parte dell’élite. Significa avercela fatta e tutti loro hanno lavorato una vita solo per questo. I primi a entrare in scena sono gli inquilini facoltosi da generazioni, quelli rispettati da tutti. Louise Houghton è una quasi centenaria con un attico a tre piani. Dopo l’attico, l’appartamento migliore è al tredicesimo piano, dove vive una “single” ottantenne, Enid Merle. Accanto a lei vive il nipote, Philip Oakland, che di mestiere fa lo scrittore e si è riciclato come sceneggiatore. Ha avuto una storia con l’attrice Schiffer Diamond, tornata da poco per recitare in una serie tv e dimostrare che è ancora sulla cresta dell’onda.

Il male assoluto

Più in basso, nella scala sociale e nell’ex deposito dei bagagli, vivono i Gooch. Mindy Gooch è il capo del consiglio di amministrazione del condominio e nessuno la sopporta, “è il tipo a cui si dà tutto pur di levarsela dalle palle”, però ha potere di veto sui nuovi inquilini. E infine ci sono loro, i parvenu Paul e Annalisa Rich, nomen omen, e Lola. Straricchi, eppure snobbati perché lui traffica in hedge fund, considerati il male assoluto. Lola, invece, vuole diventare la nuova Carrie Bradshaw. Riusciranno a intrufolarsi in una società codificata? Gli altri, li accetteranno? E loro, accetteranno i “diversamente ricchi”? L’equilibrio su cui si basano i rapporti di potere reggerà o verrà sovvertito? E nel secondo caso, chi ne pagherebbe il prezzo più alto? Romanzo altamente consigliato a chi ama New York perché Candace Bushnell conosce bene i suoi polli, cioè le classi dominanti, ma sempre con le avvertenze che vi ho dato sopra.  

Curiosità

1-fifth-avenue-00Il grattacielo esiste davvero ed esteticamente è come lo descrive Candace Bushnell. One Fifth Avenue è stato costruito nel 1927 nel Greenwich Village da due studi di architettura e si trova all’angolo sud-est tra la Fifth Avenue ed Eighth Street. Costituisce una rarità perché è isolato e domina il Greenwich Village e il Washington Square Park. Per l’epoca fu una costruzione originale, perché grazie a un sapiente gioco di luci e ombre dà un’illusione di tridimensionalità, pur essendo in realtà verticale e piatto. Costruito per diventare un albergo, ha 29 piani e 184 appartamenti, circondati di terrazze. La cima culmina in una torre che dovrebbe rimandare al feudalesimo e che invece a Candace Bushnell sembra “una torta nuziale”. 

A voi che sembra: medioevo o matrimonio? 😉

 

 

 

 

 

I vacanzieri – Emma Straub

Se l’estate tarda a farsi sentire, è bene esercitarsi sull’approccio vacanziero, quello che ti fa pensare di stare sdraiato su un’isola a bere margaritas pure se indossi ancora il cappotto e una macchina ti ha schizzato di fango mentre corri per prendere l’autobus respirando smog a polmoni pieni. Non credo di dovervi spiegare perché la mia ultima lettura s’intitola I vacanzieri. L’ha scritto Emma Straub, figlia del più famoso Peter Straub, che tutti gli amanti di letture horror conoscono molto bene. Una famiglia arriva su un’isola con la speranza di passare una vacanza tranquilla, senza immaginare che per stare tranquilli non bisognerebbe uscire di casa…

Trama

Sole, spiaggia, tapas e campi da tennis: quali ingredienti migliori per una vacanza da sogno? Eppure i Post, quando atterrano a Maiorca e si ritrovano tutti insieme sotto lo stesso tetto, dubitano di aver fatto la scelta giusta. Dopo trentacinque anni di matrimonio Jim e Franny sono ai ferri corti: lui l’ha tradita con una ragazza poco più grande di Sylvia, la loro figlia minore. Sylvia, invece, vorrebbe già essere al college per lasciarsi alle spalle un ragazzo troppo stupido e amici di poca sostanza. Suo fratello maggiore, Bobby, e la sua fidanzata Carmen hanno un rapporto che vacilla, troppe cose non dette. Solo Charles, il migliore amico di Franny, e il marito Lawrence sembrano felici, ma è davvero così? L’obiettivo per tutti è sopravvivere alla loro vacanza in famiglia. Ci riusciranno?

Sull’isola con i Post 

Per una volta parto dall’elemento che più di tutti mi ha convinto. Emma Straub riesce a ricreare perfettamente l’atmosfera di Maiorca. Andando avanti con le pagine, sembra davvero di esserci, sull’isola. E’ una sensazione strana, mi hanno assalito il vento e il caldo, mi sono buttata anch’io in piscina e ho scarpinato per arrivare alla spiaggetta riparata e solitaria. Sogno ancora adesso che ho chiuso il libro i pranzi e le cene gustosissime che la matriarca Franny ha preparato per tutti nelle due settimane che hanno trascorso in vacanza!

Vacanze di gruppo? No grazie

Passiamo ora ai rapporti familiari: queste vacanze di gruppo sono il mio peggior incubo ed Emma Straub non fa che confermarmi un’assioma per me ormai certo come la dipartita di tutti. Le vacanze non fanno altro che aumentare all’ennesima potenza conflitti e rancori. Soprattutto nei partecipanti che non hanno potuto scegliere liberamente di esserci. I Post stanno vivendo un momento difficile, i loro ospiti un momento di cambiamento e i loro figli un momento di crescita e distacco dai genitori. Potenzialmente, Emma Straub mette in scena una bomba a orologeria. Una matriarca tradita e bulimica, un patriarca licenziato in tronco per molestie sul lavoro, una coppia di amici gay non più giovani che cercano di avere un bambino, un figlio maggiore inguaiato economicamente e accompagnato da una donna che a loro non piace, una figlia che sta per andare al college e che ha relazioni complicate con i coetanei.

Bomba inceppata 

Qui arriva il bello, o il brutto del romanzo. Dopo aver apparecchiato una tavola piena di leccornie, Emma Straub si scorda di condirle. Sì, in questo romanzo manca il pathos, nessuno dei personaggi mostra un’evoluzione coerente, tutto è affidato alle descrizioni ma senza fatti concreti che provino il punto di vista del personaggio. Faccio un esempio: Bobby pensa che Carmen lo controlli. Carmen pensa che lui non sia cresciuto abbastanza. Ha ragione lui? Ha ragione lei? Non si sa, dobbiamo prendere per buono quello che ci viene detto. In saliscendi e tornanti naturali incuneati tra le montagne delle Baleari, la scrittrice americana rinuncia a esplorare i sentimenti umani, privilegiando un politicamente corretto che nulla ha a che fare con la natura caliente in cui i suoi attori si muovono. Sembra quasi che abbia timore di maneggiare materia umana pronta a esplodere. Perché?

Stereotipi

Come se non bastasse, il tutto è infarcito di stereotipi e bigottismo infinito, nei confronti della nuora, della padrona di casa, del comportamento di Bobby, del lavoro di Bobby e di Carmen. L’unica colpa della fidanzata del figlio è di essere più grande di lui e diversa da loro! Ma stiamo parlando di una scrittrice e di un giornalista di New York, possiamo crederci? No. Come non possiamo credere a tutte le non reazioni a cui il romanzo ci sottopone. Vi giuro che alla fine avrei avuto voglia di prendere i quattro e sbatacchiarli un po’ per tirare fuori un alito di vita! Gli unici che hanno una minima rotondità sono gli estranei visti con sospetto, cioè Carmen e Lawrence. Infatti entrambi vanno via in anticipo…

p.s. se passate dalle parti di Brooklyn, date un’occhiata alla libreria di Emma Straub Books are magic, che sembra molto carina e attiva!

Leggi anche, sempre sul tradimento e la protezione eccessiva dei figli:

Sex & the City – Candace Bushnell

Anni fa avevo provato a leggere Sex & the City di Bushnell e non mi era piaciuto. L’anno scorso l’avevo trovato in una minuscola stanza per il bookcrossing di Boscastle, in Cornovaglia, ma non avendone un altro da lasciare ho preferito non prenderlo. Il mese scorso mi è ricapitata un’altra copia che mi guardava dal banco di un mercatino. L’ho sfogliata e mi sono resa conto che qualche furbetto ha pensato bene di vendere un libro libero, cioè destinato al bookcrossing, per ricavarci qualcosa. L’ho comprato solo per restituirgli la sua libertà e lasciarlo in altri spazi destinati al bookcrossing, però poi è arrivato il momento di partire per New York: quale migliore compagnia delle quattro ragazze per un viaggio nella Grande Mela? Ho colto quindi la Mela e l’occasione per rileggerlo. Vi dirò…ho cambiato radicalmente opinione.

Trama 

Un po’ soap opera, un po’ studio sociologico, un po’ scorpacciata di gossip e un po’ corso accelerato di flirt. La rubrica del “New York Observer” Sex and the City, che ha inspirato un serial TV di successo in tutto il mondo, è diventata un libro. Un racconto a puntate sulla società degli anni Novanta che descrive con spudoratezza la vita sessuale, i vizi, i sentimenti maligni e sotterranei della High society americana. Per scrivere i suoi pezzi, la Bushnell ha condotto ricerche sul campo insinuandosi come una spia negli ambienti presi di mira. Risultato: il libro sulla vita, il sesso e gli amori dei nostri giorni. Un resoconto che Bret Easton Ellis ha definito “irresistibile e al tempo stesso inquietante”.

Libro o serie tv?

Ok, penso che tutte o quasi abbiamo visto la serie tv. Chi l’ha creata e realizzata è un vero genio, secondo me. Sul libro, invece, i pareri sono più discordanti e possiamo dire con quasi certezza che alla maggioranza non è piaciuto perché troppo distante dall’atmosfera patinata del telefilm. Invece, io che sono una grandissima fan della serie da sempre, dico che proprio chi ha amato Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte si divertirà a rintracciare similitudini e differenze, scoprendo che alla fin fine i due prodotti non sono poi tanto diversi come sembrano! Ma andiamo con ordine…

Carrie, Miranda, Samantha e…Charlotte?

Intanto il poker nel libro non c’è, nel senso che Charlotte quasi non c’è. Nel romanzo, Charlotte è l’inglese che arriva a New York convinta di trovare l’amore e invece riceve un due di picche. E’ in una delle prime puntate della serie e all’inizio del primo, ma poi in entrambi i casi sparisce. Miranda è una produttrice televisiva, non un avvocato, e anche lei non troppo presente. Samantha invece è identica, nel libro e nella serie. Samantha è Samantha, non c’è niente da fare. Con Carrie, che conquista spazio nella seconda parte del libro, c’è un rapporto di amore-odio. Curiosamente, quasi quello che c’è davvero tra le due attrici che le hanno portate sullo schermo. Mr Big è…Mr Big. Affascinante come nella serie e innamorato di Carrie. Ci sarà anche qui un matrimonio? Chissà, non faccio spoiler per chi deve ancora leggerlo. C’è però il commento della scrittrice, che in un’intervista ha rivelato l’unico motivo per cui Carrie e Big non si sono lasciati, ovvero che lui piaceva tanto alle telespettatrici. Non c’è niente da fare, l’uomo bello, ricco e infido è sempre piaciuto e sempre piacerà.

Carrie

Il personaggio di Carrie, dicevamo sopra, conquista spazio nella seconda parte del romanzo. Prima, la scrittrice vuole farci entrare in un ambiente che ai più rimane sconosciuto, quello del jet set, prevalementemente artistico, e della varia umanità che gli gira intorno. Persone che vivono alla giornata, sognando e vivendo una vita al di sopra delle proprie possibilità, che spesso finisce con il matrimonio e un ritorno in provincia. New York è presentata come una città dura, cinica, eppure vivace e stimolante. Una città dove una giornalista che aspira alla carriera, come Carrie, può ritrovarsi senza soldi e senza mobili, a dormire per terra su un letto rimediato. Carrie è completamente diversa da come appare nella serie: inconcludente, spesso ubriaca, sboccata. Alla fine, oserei dire più interessante della scrittice che spende tutti i suoi guadagni in scarpe, però ugualmente urticante. Anche il libro contraddice I diari di Carrie, la serie sugli anni dell’adolescenza, perché qui c’è addirittura una famiglia e il ritorno a casa, con Big!, per le vacanze. Incredibile, vero?

New York

Sto per raccontarvi il mio ultimo diario di bordo nella città che non dorme mai, quindi qui anticipo solo che la New York di Candace Bushnell e di Sex and the City, il libro, è lontana anni luce da quella che vediamo nei film di Natale. E quella che ho visto io? Continuate a seguire Penna e Calamaro e saprete tutto.

Sex and the City tour in 62 tappe tra New York e Parigi!

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Sex and the City tour: An (American) Girl In Paris

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Le amiche del venerdì sera – Kate Jacobs

Siamo a metà settimana e venerdì sembra ancora lontano. Mi sono tornate in mente le ragazze che ho visto lavorare la lana nella metropolitana di New York. Allora, niente di meglio che parlare di un romanzo che ha questo giorno nel titolo e un negozio di lana come ambientazione. Quattro chiacchiere con le amiche, un caffè e qualche biscotto: un sogno, vero? La vita della protagonista, però, è tutt’altro che un sogno…

Trama

Tutto è nato un po’ per caso: qualche cliente ritardataria che si trattiene oltre l’orario di chiusura, un paio di consigli sull’arte della maglia che diventano quattro chiacchiere e un caffè. Ed ecco il Club del Venerdì. L’appuntamento è da “Walker & Figlia”, un negozio di filati a Manhattan. Lei è Georgia: mamma single, trentacinque anni o poco più. A ingarbugliarle l’esistenza, il suo ex con un improvviso istinto paterno. E l’ex amica del cuore, che vorrebbe rimediare agli errori del passato. Per fortuna c’è il Club, capace di superare differenze di gusti ed età, riunendo donne in carriera e femministe, signore mature e teenager intraprendenti. Ben presto, le lezioni sul diritto e sul rovescio lasciano spazio a segreti e confidenze, e quelle che erano semplici clienti si trasformano in amiche. Unite da un legame che saprà resistere anche quando sarà la vita a girare a rovescio.

Via lo stress con calze e gomitoli

Sarebbe bello sapere che un negozio così esiste davvero. Un luogo dove la saracinesca non si abbassa all’ora di chiusura e che grazie a ferri e gomitoli di lana ti permette di sfogare le frustazioni della settimana e di iniziare il weekend con allegria, o quantomeno più serenità. Questo è il bozzolo che Georgia e sua figlia hanno saputo creare intorno a un manipolo di clienti molto differenti per cultura ed esperienze di vita, accumunate dal sacro amore per il lavoro a maglia. Non crediate che siano anziane: non lo è Georgia e non lo sono le altre, come la copertina lascia giustamente intuire. D’altra parte, in questi giorni ho visto così tante ragazze sferruzzare nella metropolitana di New York, che ho capito quanta presa abbia ancora, per fortuna, il lavoro manuale. Niente di meglio per scaricare la tensione, soprattutto se come la protagonista sei una ragazza madre che si è fatta da sé.

Un romanzo che procede prima lentamente e poi via via sempre più spedito verso un finale che, francamente, fatico a capire. Come già sapete, ogni romanzo per me deve essere autoconclusivo, anche se ci sono dei seguiti. Questo lo è in parte, perché chiaramente lascia i lettori senza un lieto fine che sappiamo già prima o poi ci dovrà pur essere. Per questo motivo, non ho letto il secondo romanzo e ho lasciato alla mia immaginazione il finale della storia. Ciò non toglie che il libro si lasci leggere con piacevolezza, almeno fino a tre quarti.

Amore e ritorno di Emily Giffin, sposata o libera?

Emily Guffin e il suo Amore e ritorno. Sei sposata. Felicemente sposata. Ti squilla il telefono ed è il tuo ex che si rifà vivo dopo secoli. “Ci vediamo? Devo parlarti”. Tu che fai? Rimani incollata fino all’ultima pagina per sapere come andrà a finire. Succede con Amore e ritorno, di Emily Giffin.

Trama

La vita di Ellen sembra perfetta. Trentatre anni, fotografa, sposata con Andy, l’uomo che ama e che sa sempre tirare fuori il meglio di lei. Tutto fila a meraviglia fino a quando Ellen incontra Leo, che non vedeva da otto anni. Leo, l’uomo che riusciva sempre a tirare fuori il peggio di lei e che, dopo una lunga e appassionata relazione, l’aveva lasciata senza una parola. Leo, l’ex con la E maiuscola, che ovviamente Ellen non ha mai dimenticato. Succede a New York, in un piovoso pomeriggio di gennaio. Due ombrelli che si incrociano per strada. Due persone che si salutano frettolosamente. Niente di più. Ma quell’incontro scatena in Ellen un fiume di emozioni sopite. Quando, poco dopo, Leo decide di rifarsi vivo e in più Andy annuncia di voler tornare ad Atlanta, Ellen comincia a porsi la fatidica domanda: «E se avessi sbagliato tutto?».

New York o Atlanta? Sposata o libera?

Partiamo da una premessa: alzi la mano chi non ha mai pensato a un eventuale incontro con un o una ex. L’Ex con la E maiuscola, quello o quella che ti ha stracciato il cuore in mille pezzi e poi l’ha gettato nel cassonetto dei materiali non riciclabili. Sì, proprio quell’ex. Quante volte avete sognato di incontrarlo mentre siete al top della forma e della vita personale per poterlo schifare una volta per tutte? Ecco, più o meno è quello che succede a Ellen. Solo che l’ex è ancora un gran figo, fa un lavoro figo e gli basta alzare il telefono per sentirsi dire sì a un incontro. Ellen è al top della vita personale: o almeno così sembra. In realtà, la sua vita così perfetta è la vita del marito e della famiglia di lui, sorella del marito migliore amica di Ellen compresa. Andy è la tranquillità, il benessere economico, la vita familiare. E’ Atlanta. Leo è l’incertezza, la frenesia, il talento. E’ New York. Voi, al posto di Ellen cosa avreste scelto?

Prima Andy, poi Leo

Amore e ritorno mi ha tenuto incollata alle pagine fino alla fine, perché all’inizio Emily Giffin mi ha spinto verso Andy, poi decisamente verso Leo, poi ho sperato in un sussulto di carattere da parte di Ellen. Alla fine, non so, non sono convinta fino in fondo che il cerchio si sia chiuso davvero. Forse, non avrei scelto il finale della scrittrice. Probabilmente, opinione meramente personale, le sue origini e il fatto che lei stessa viva ad Atlanta, hanno influenzato non poco gli eventi. M spiego meglio: alla fine, ho avuto la sensazione che dovesse andare così non perché davvero dovesse andare così, ma solo per il rispetto di una visione tradizionale della vita. Un po’ poco, per approvare le scelte di Ellen.

In ogni caso, quello di Emily Giffin un romance che consiglio, orrori di ortografia nella traduzione a parte. Se non altro perché un tuffo nell’ex vita è piacevole. Soprattutto se scopri che, alla fine, non ti manca per niente.

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