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Koulouri – Cypriot Village bread

Finalmente sono riuscita a provare la ricetta del pane cipriota (Koulouri – Cypriot Village bread) che mi ha dato la padrona della fattoria in cui ho soggiornato in Cornovaglia.

Ricordate? Mentre ci serviva una colazione pantagruelica, ho chiesto alla mia ospite come avesse fatto i panini. Lei ha subito tirato fuori il libro di cucina e mi ha invitato a fotografare la ricetta, ha preso dalla cucina una ciotola con l’impasto in lievitazione per farmi vedere come dovrebbe venire, mi ha regalato una bustina del lievito secco che usa lei per provare a rifarlo e mi ha anche chiesto di spedirle la foto dei panini per farle vedere come sono venuti! Donna fantastica…
Il pane si chiama “Koulouri cypriot village bread” e nella versione originale prevede l’uso di lievito di birra secco,
Mastika, o Mastiha, un liquore aromatizzato al mastic, una resina ottenuta dal lentisco, e Mahlab, una spezia costituita dai semi di una varietà di amarene conosciuto come l’albero Mahlep o maleppo.

Non avendo la più pallida idea di dove trovare liquore e spezie, mi sono semplificata la vita omettendole. Al posto del lievito secco, inoltre, ho usato pasta madre, e quindi ho rimodulato gli altri ingredienti (tra parentesi le quantità originali).

Il risultato è strepitoso: panini ottimi, belli da vedere e che rimangono freschi a lungo. Se volete cimentarvi, ecco a voi la ricetta.

Ingredienti:

  • lievito madre, 150 gr (20 gr lievito secco)

  • farina manitoba, 400 gr (io Molino Gatti) – (500 gr)

  • acqua, 250 gr (300 ml)

  • olio d’oliva, 46 gr (50 ml)

  • sale, mezzo cucchiaino (io un po’ meno)

  • semi di sesamo e cumino, a piacere (100 gr semi di cumino, 1 cucchaio semi di sesamo bianchi e 1 di semi di sesamo neri)

Procedimento:

Sciogliete la pasta madre nell’acqua, poi aggiungete l’olio e mescolate. Aggiungete la farina e il sale e impastate con forza per circa 10 minuti, fino a ottenere un panetto morbido e liscio. Lasciate riposare un’ora coperto in una ciotola, procedete con un primo giro di pieghe, lasciate riposare 30 minuti e trasferite in frigorifero per tutta la notte, coprendo la ciotola con la pellicola.

Il giorno successivo, tirate fuori l’impasto e lasciatelo acclimatare per due ore. Procedete a un secondo giro di pieghe e lasciate riposare per 30 minuti.

Se volete ricavarne panini, dividete l’impasto in 8-10 panini e formate. Altrimenti, formate l’intero impasto. Con un coltello affilato, incidete la superficie con due tagli profondi ed effettuate un ulteriore taglio nel mezzo dei panini. Spennellate di acqua e cospargete di semi fino a ricoprire la superficie. Stessa cosa farete nel caso abbiate optato per la pagnotta.

Posizionate i panini, o la pagnotta, su una teglia e lasciate riposare fino al raddoppio, per circa due ore. Mentre il pane lievita, accendete il forno a 220°.

Infornate e lasciate cuocere per 30 minuti, o fino a quando la superficie diventerà dorata. Lasciate raffreddare (se riuscite a resistere!)

Et voilà,ecco qui il risultato (già che c’ero, ho sfornato anche pane cafone e ciambellone). Che dite, è venuto abbastanza bene da poterlo mandare alla fattora cornica? 🙂

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Bath Oliver biscuits con pasta madre

Dopo il cornish cream tea, eccomi alle prese con un’altra ricetta in tema con il viaggio letterario Sulle tracce delle grandi scrittrici che mi ha elettrizzato quest’estate e che continua a regalarmi soddisfazioni, anche in ambito culinario. Durante la visita al Jane Austen Centre di Bath, ho assaggiato i famosi, ma questo l’ho scoperto dopo, Bath Oliver biscuits. Mi sono piaciuti, si chiamano biscotti ma sono crackers salati e croccanti, che ho deciso di rifare una volta tornata a casa. Ovviamente, come tutte le ricette tradizionali che si rispettino, la ricetta originale è segreta, ma non mi sono scoraggiata e ho provato lo stesso a farli, usando la pasta madre invece del lievito di birra.

La storia della loro origine è curiosa e misteriosa

In linea con la tradizione britannica sulle leggende. Sembra che l’inventore dei Bath Oliver biscuits sia un medico che esercitò a Bath di nome William Oliver. Li utilizzò per la prima volta intorno al 1750 e alla sua morte lasciò la ricetta al suo cocchiere, il signor Atkins, insieme a 100 sterline e dieci sacchi di ottima farina. Atkins si rivelò un uomo d’affari con il fiuto, perché senza perdere tempo si arricchì commercializzando il prodotto per poi rivendere al miglior offerente. Oggi i Bath Oliver vengono prodotti da una multinazionale e molti inglesi sono convinti che il vero biscotto si sia snaturato, diventando di fatto un cracker a basso costo. In realtà nacquero perché Oliver curava i suoi pazienti affetti da reumatismi con i Bath buns, sempre di sua invenzione (saranno state le sue origini corniche a dargli tutta questa inventiva?). Col tempo, però, si accorse che i pazienti guarivano dai reumatismi, ma tendevano a ingrassare perché i buns erano molto calorici! Quindi decise di sostituire i buns con i biscuits, più leggeri in tutti i sensi.

A cosa si abbinano

Sia come sia, ho provato a farli e sono venuti proprio bene, oltre le mie aspettative, considerando che online non ho trovato nessuna ricetta certa e, soprattutto, neanche una che prevedesse pasta madre come lievito. Quindi posso affermare con orgoglio di essere una pioniera :). Ve li consiglio perché sono molto versatili. Infatti sono buoni da bath oliversoli, come crackers, ma anche in abbinamento a formaggi, pesce, salumi o creme per un antipasto diverso dal solito. La ricetta originale prevede il lievito di birra secco, che io però ho sostituito con la mia mother, variando di conseguenza le proporzioni di farina, latte, burro e pasta madre non seguendo alla lettera la conversione, ma adattandoli al risultato che speravo di ottenere. Se preferite, ahimè, il lievito di birra, basterà riconvertire il tutto e vedrete che riuscirà bene lo stesso.
Provateli e poi fatemi sapere se vi piacciono!

Ingredienti per 25 biscuits + ritagli:

Lievito naturale (anche esubero), 48 gr.
Farina 00, 308 gr. (io Molino Gatti)
acqua, 30 gr.
burro, 50 gr.
latte, 134 gr.
sale, 5 gr. (facoltativo)

Procedimento:

Sciogliete il burro nel latte a fuoco minimo, spegnendo appena il burro inizia a sciogliersi. Fatelo subito, senza aspettare che il burro si sciolga tutto. Continuerà a sciogliersi da solo e così accorcerete i tempi per intiepidirlo prima di unirlo al resto.
Nel frattempo, mescolate acqua e pasta madre, finché quest’ultima non si sia sciolta completamente. Aggiungete quindi metà farina e mescolate bene, coprite e lasciate riposare per 15 minuti.
Successivamente, unite gradualmente il mix di latte e burro, il resto della farina e il sale e formate una palla. Impastate finché l’impasto non sia liscio, non ci vorrà più di qualche minuto. Dopodiché, mettetelo in una ciotola pulita e coprite bene, lasciandolo riposare per circa 30 minuti. Intanto, preriscaldate il forno a 160 gradi.
Rovesciate l’impasto sulla spianatoia infarinata e con il mattarello formate un rettangolo di circa 2 cm di spessore. Fate pieghe a tre per 8 volte, lasciando riposare la pasta ogni 2-3 pieghe o quando noterete che oppone resistenza all’appiattimento.
Alla fine, assottigliate l’impasto il più possibile, più o meno a 5 mm di spessore, quindi con una formina o con una tazza grande, formate tanti cerchi grandi. Invece di impastare di nuovo i ritagli, potete tagliarli a quadretti o dargli le forme che preferite e cuocerli così come sono, usandoli come spezzafame.
Disponete i Bath Oliver biscuits sulla teglia, bucateli bene con una forchetta altrimenti in cottura gonfieranno, spennellateli leggermente d’acqua e spargete sopra un po’ di sale a fiocchi se ne avete, o sale fino in sostituzione.
Cuocete per circa 30 minuti, o anche qualche minuto in più, finché non appaiano dorati e croccanti. Una volta sfornati, lasciateli raffreddare su una gratella e conservateli in un contenitore ermetico. Quanto durano? Non lo so, da me sono durati lo spazio di una serata.
Ah! Avercene di medici così oggi, che capiscono quanto sia importante la cura della psiche per la guarigione! 🙂
Nota sul sale: ho dimenticato di inserirlo nell’impasto e l’ho messo solo sopra. I Bath Oliver biscuits sono ottimi anche così e quindi vi suggerirei di inserirne giusto un pizzico e lasciare il resto per la spolverata finale. La prossima volta proverò senza sale, secondo me è meglio lasciarli neutri quando si usano come base per una farcitura.
bath oliver biscuits

Curiosità:

I Bath Oliver biscuits sono anche in Bridgerton, la prima serie, su Netflix. Appaiono proprio nella prima puntata, quando Lord Berbrooke va a fare visita ai Bridgerton per fidanzarsi con Daphne. Lui entra in stanza e Lady Bridgerton gli chiede di servirsi liberamente dei “biscotti appena sfornati). Lui ne prende uno in mano e, se guardate attentamente, vedrete che è proprio un biscotto di Bath, località dove è ambientata la serie.

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Sulle tracce delle grandi scrittrici: a Bath da Jane Austen

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Cornish cream tea

In Cornovaglia il rito del tè è una cosa seria, serissima. Non è difficile da comprendere, in una regione dove il freddo penetra nelle ossa e più o meno alle 17, 18 massimo in estate, tutti gli esercizi commerciali chiudono.
Il Cornish cream tea è un’istituzione; è la prima specialità dopo il cornish pasty che il turista assaggia ed è una vera e propria coccola, o auto indulgenza come la chiamano loro.
Il tè, preparato considerando una quantità di almeno due tazze per ogni ospite, arriva in tavola accompagnato da morbidi scones torreggianti, un coltello, e due farciture, clotted cream e marmellata, usualmente di fragole o mirtilli.
Il commensale prende il coltello, divide in due lo scone e, su ogni metà, spalma uno strato di marmellata e uno di clotted cream. In Cornovaglia l’ordine delle creme è rigorosamente questo. Altrimenti, se fate il contrario, state optando per il Devon tea.
Fate attenzione, perché tra Cornovaglia e Devon la guerra sulla paternità di questa delizia è ancora in corso e potrebbero non perdonarvi l’errore. La prima battaglia è stata vinta proprio dalla Cornovaglia, perché a ricevere il bollino DOP dell’Unione Europea è stata proprio la Cornish Clotted Cream DOP, una crema cotta derivante dal latte di mucca non pastorizzato e con almeno il 55% di grassi. Ora capite perché si tratta di auto indulgenza? 🙂

Ingredienti per 8 scones:

  • farina 00, 115 gr. Io Molino Gatti
  • sale, un pizzico
  • bicarbonato, la punta di un cucchiaio
  • scorza grattugiata di un limone
  • zucchero, 1 cucchiaio raso
  • burro, 50 gr
  • lievito madre (anche non rinfrescato), 240 gr
  • latte, 3 cucchiai

Procedimento:

Scaldate il forno a 200°. In una ciotola capiente, mettete farina, sale, bicarbonato, scorza di limone grattugiata, zucchero e amalgamate gli ingredienti con un cucchiaio. Tagliate a dadini il burro freddo di frigorifero e aggiungetelo al resto con la punta delle dita, velocemente, senza scaldare la pasta per evitare che il burro si sciolga. Deve risultare un composto sbriciolato, come un crumble. A questo punto, aggiungete il lievito madre ( o di birra, usate le tabelle di conversione) e il latte. Impastate leggermente, giusto il tempo di rendere il tutto omogeneo. Rovesciate il composto sulla spianatoia e dividetelo in otto pezzi della stessa grandezza. Procedete poi con la formatura, a torretta tonda. Lasciateli riposare per circa un’ora su una teglia. Se avete gli stampini a forma di cono usateli, cresceranno in altezza e non in larghezza come i miei. Se non avete nulla non importa, verranno bene lo stesso. Subito prima di informare, spennellateli con latte o con un uovo sbattuto se li preferite più coloriti. Infornate gli scones finché non diventano dorati. Ci vorranno circa 15-20 minuti, non di più. Appena sfornati, avvolgeteli in un telo, così non induriranno. In ogni caso consumateli appena si freddano, perché inevitabilmente tenderanno a indurirsi con il passare dei giorni. Anche se, in confidenza, non ho potuto testare questa eventualità perché sono stati spazzolati appena usciti dal forno!

Farcitura:

Il cornish cream tea viene servito con due tazze di tè per commensale, gli scones, due ciotole stracolme di clotted cream e marmellata. Ogni ospite taglia a metà uno scone e lo farcisce con marmellata, preferibilmente di fragole o mirtilli fatta in casa, e clotted cream, rigorosamente in quest’ordine, in modo che la crema sia visibile. Quest’ultima è di difficile reperibilità in Italia, e anche di complicata realizzazione in casa, quindi per semplificarvi la vita potete sostituirla con panna, burro o mascarpone se vi piace.

Ah! Quasi dimenticavo la parte più importante della ricetta. Prendetevi tutto, tutto il tempo che volete per lasciare il mondo fuori e gustarvi un sano momento di chiacchiere con i vostri amici o per flirtare con il partner.

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La “Pizza Picasso destrutturata” vince il contest

Non avevo mai partecipato a un contest finora, ma quello del Molino Gatti mi ha ispirato subito. L’azienda di Castiglione del Lago voleva festeggiare l’apertura nella sua cittadina della mostra di Picasso, castiglione 2allestita a Palazzo della Corgna dal 30 aprile al 27 agosto 2017, con un concorso a ricetta libera. Arte e cucina, binomio perfetto per me, sapete quanto ami entrambe. Dopo un weekend di riflessione mi sono messa all’opera e ho creato una pizza dell’amicizia Italia-Spagna, mezza tricolore e mezza giallorossa, come i colori delle due bandiere, perché la mostra celebra appunto i 100 anni dalla venuta in Italia dell’artista. Però Picasso non era tondo, non era quadrato, era…destrutturato! E allora ecco l’idea di spezzettare la pizza per deformarla e darle un aspetto picassiano. Com’è andato il contest? Prima la ricetta, leggete fino in fondo e vi racconterò com’è andata.

Poolish:

  • 120 gr pasta madre rinfrescata
  • 160 gr acqua
  • 120 gr farina manitoba

Impasto finale:

  • 40 gr farina manitoba
  • 200 gr farina tipo 2
  • 200 gr farina integrale
  • 180 gr acqua circa
  • 10 gr malto d’orzo
  • 22 gr olio evo
  • 10 gr sale

Condimento:

  • Polpa di pomodori
  • Burrata
  • Pesto (basilico, pinoli, parmigiano reggiano, olio evo)
  • Formaggio tipo Cheddar

Procedimento

Per l’impasto ho usato come base la ricetta della pizza tonda di Antonella Scialdone, modificandola nel tipo di farina utilizzata e nella quantità di sale, abbassata perché troppo sapida per le mie abitudini alimentari.

La sera prima preparate il poolish

Mettete in una scodella la pasta madre, aggiungete acqua tiepida e con una forchetta o un cucchiaio sciogliere bene il lievito. Aggiungete la farina e mescolate fino a ottenere un composto omogeneo e molle. Coprite la scodella con pellicola trasparente e lasciate lievitare per 12 ore a temperatura ambiente.

La mattina dopo

Aggiungete al poolish, nell’ordine, l’acqua tiepida meno un cucchiaio, il malto, le farine e mescolare. Aggiungete l’olio emulsionato con un cucchiaio d’acqua preso dal totale e il sale e mescolate bene. Rovesciate l’impasto sulla spianatoia infarinata e lavoratelo energicamente per circa 10 minuti, finché risulti liscio e omogeneo. Formate una palla, coprite con pellicola trasparente e lasciate lievitare per un’ora e mezza lontano da correnti d’aria.

Dopodiché, sgonfiate l’impasto e procedete con una serie di pieghe. Coprite e lasciate riposare ancora un’ora, al termine della quale prendete l’impasto e con la spatola spezzatelo in due, formate due pallette e mettetele in due contenitori. Lasciatele riposare in frigo fino al momento di utilizzarle, ricordandovi però di toglierle almeno due ore prima di infornare.

La farcitura

Mentre lei riposa, voi accendete il forno alla massima temperatura e preparate la farcitura. Per la pizza Picasso ho spezzettato la burrata, lasciandola in pezzi grandi perché così mi piace, il formaggio cheddar e ho preparato il pesto, anche se ovviamente potete utilizzare quello già pronto. Per le dosi del pesto sono andata a occhio, come tutte le salse inserisco gradualmente gli ingredienti finché il mix di profumi soddisfa il palato. Ho scelto il Cheddar per dare il colore alla bandiera spagnola, ma potete sostituirlo con il tipo che più vi piace, soprattutto perché non è sempre facile trovarlo.

La cottura

All’ora x, cioè quando manca mezz’ora al momento di andare in tavola, sulla spianatoia leggermente infarinata stendete ciascuna pallina facendo pressione con le mani partendo dal centro e andando verso l’esterno, facendo attenzione a non schiacciare le bolle che si saranno formate e a non strappare la pasta. Arrivati allo spessore e alla larghezza desiderata, trasferitele su una teglia e conditele. Stendete uno strato uniforme di polpa di pomodoro e poi aggiungete su metà la burrata e sull’altra metà il formaggio Cheddar. Dopo un quarto d’ora aprite il forno e controllate che cornicione e retro siano ben cotti, altrimenti prolungate di qualche minuto.

Destrutturatela come farebbe Picasso

pizza picassoDopo averla sfornata, la trasferite in un piatto grande e la tagliate a pezzi irregolari che poi dovrete ricomporre (per l’effetto destrutturato). E’ anche comoda da servire se avete gli ospiti, perché ognuno prenderà il pezzo che gli piace di più per forma. Unica accortezza, il lavoro di taglio dev’essere finito in tempi record, altrimenti servirete una pizza fredda! Ultimo tocco a completamento, il pesto, che da un cucchiaino farete colare su metà pizza come se fosse un quadro astratto, e un goccio di olio extravergine di oliva su tutta la superficie.

logo gattiComunque, il contest alla fine l’ho vinto! E sì, sono tanto soddisfatta, perché ora ho tantissima farina da utilizzare per i miei pasticci e una ricetta sicura quando ho voglia di una pizza speciale. Provatela e poi mi direte.

 

 

 

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Margherita dolcelunedì

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Ricetta in progress del panettone salato

E’ possibile realizzare il panettone salato senza impastatrice? Sì, è possibile. Antonella Scialdone ha realizzato un libro con ricette pensate per chi impasta a mano. Questa del panettone salato è una delle tante. Volete provare? Ovviamente nessuno impedisce di usare l’impastatrice, sicuramente risparmierete un bel po’ di fatica.

Ingredienti per uno stampo da panettone 500 gr (ricetta di Antonella Scialdone)

I impasto
– 75 gr. farina manitoba
– 95 gr. farina 0 
– 75 gr. acqua
– 70 gr. pasta madre rinfrescata
– 1 tuorlo d’uovo (20 gr.)
– 20 gr. zucchero
– 20 gr. strutto

II impasto
– 80 gr. farina 0
– 25 gr. acqua
– 10 gr. zucchero
– 20 gr. strutto
– 1 tuorlo d’uovo (20 gr.)
– 5 gr. malto riso
– 7 gr. sale 

+ Farcitura preferita

Primo impasto

Mettete la pasta madre in una ciotola, aggiungete l’acqua tiepida e sciogliete bene il lievito finché sia tutto liquido. Aggiungete il tuorlo, la farina, lo zucchero e mescolate.

Sbattete energicamente l’impasto dal basso verso l’alto per circa 10 minuti, poi aggiungete lo strutto (o burro, o olio) e continuare a sbattere per altri 10 minuti.  Se dopo l’aggiunta di strutto fosse difficile lavorarlo, sbattete per un po’, lasciate riposare qualche minuto e poi ricominciate. Alla fine, l’impasto risulterà omogeneo e appiccicoso. Coprite con pellicola trasparente e lasciate lievitare per 12 ore a temperatura ambiente.

Secondo impasto

Aggiungete al primo impasto acqua, malto, farina e mescolare. Quanto il tutto sarà amalgamato, inserire tuorlo, zucchero, sale. Sbattete energicamente l’impasto dal basso verso l’alto per circa 10 minuti, poi aggiungete lo strutto (o burro, o olio) e continuare a sbattere per altri 10 minuti.  Coprite con pellicola trasparente e lasciate riposare per 30 minuti. Successivamente, trasferite l’impasto nello stampo (imburrato se non è di carta), coprite e lasciate lievitare finché l’impasto non avrà raggiunto il bordo dello stampo (4-6 ore).

La cottura

Cuocete in forno statico a 190° per 30-40 minuti. Dopo i primi 20 minuti potete aprire e controllare. Se sta scurendo troppo, coprite con carta argentata. Alla fine, controllate con uno stecchino lungo, Se esce bagnato, proseguite per qualche minuto. Sfornate, infilzate la base con due stecchini e capovolgete. Lasciate raffreddare completamente (8 ore) prima di procedere con taglio e farcitura.

Taglio e farcitura

Con un coltello a seghetta tagliate dei dischi di 1-1,5 cm di spessore, partendo dalla base. Farciteli a coppia di due, tagliando poi ciascuna coppia farcita in 4 o 6 triangoli. Ricomponete il panettone e tenetelo in frigorifero per almeno 3 ore prima di servire.

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La pasta madre, il manuale per giovani panificatori

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