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La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, caccia alle adultere

Avevo letto La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne a scuola, ma della storia ricordavo poco. Solo la scena della pubblica umiliazione sul patibolo e la lettera A tatuata sul petto. Grazie alla nuova passione per gli audiolibri, ultimamente sto recuperando diversi classici già letti e che mi annoierebbe riprendere in mano, perché ne ho così tanti da leggere! Per mezzo delle voci di attori professionisti, però, posso godere di nuovo di storie eterne, diventate classici non per caso. La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne è uno di questi.

Trama

Il romanzo si apre con una donna sul patibolo, mostrata alla popolazione di Boston, dopo il processo per adulterio che l’ha giudicata colpevole. Hester Prynne, infatti, ha dato alla luce una bambina, nonostante il marito sia assente dalla città da molto tempo: per questo viene esposta al pubblico ludibrio; ma la pena più infamante sarà portare sul petto una lettera scarlatta, la A di “adultera”, che renderà sempre evidente il suo peccato agli occhi della chiusa comunità puritana della Boston del XVII secolo. Per amore, la donna non rivela chi sia il padre della piccola Perla, scontando da sola la sua pena e costruendosi una dignitosa esistenza appartata e solitaria, mentre il suo amante, uno degli uomini più rispettati della città, vive nel tormento e nella disperazione per la sua vigliaccheria e la sua ipocrisia. Intanto il marito di Hester è tornato. Nemmeno a lui la donna rivela chi sia il padre di Pearl e l’uomo assume un’altra identità con l’intenzione di scoprirlo…

Una figura di donna potente 

Nathaniel Hawthorne dà vita a una figura di donna forte ed estremamente moderna per la sua epoca. Non solo Hester Prynne si mostra a volto scoperto davanti alla sua comunità, ma invece di fuggire, come avrebbe potuto, accetta di crescere la figlia nella stessa comunità, dalla quale entrambe sono emarginate. Perché lo fa? Forse perché sa che non potrebbe andare da nessuna parte senza essere additata. O, forse, perché spera che il padre di sua figlia si riveli e decida di dare una famiglia alla piccola Perla.

Perla

Comunque sia, Perla cresce come una bambina libera, spontanea, impulsiva, come tutti i bambini dovrebbero essere. Una bimba capace di leggere l’animo umano e di ritrarsi o avvicinarsi agli adulti a seconda di quello che ha visto. Una piccola peste, che prende per mano una sola persona, cambiando in parte il suo destino. Una bimba prima, e una donna poi, che forse sarà in grado di realizzare il sogno di sua madre.

Gli uomini 

Sugli uomini Nathaniel Hawthorne  non ripone alcuna fiducia. Sono deboli, rigidi, figli della loro epoca. Oppure tormentati, come il pastore Dimmesdale. O ferocemente determinati a vendicarsi come ricompensa per i doni che la vita non ha riservato, come il dottor dottor Chillingworth. In ogni caso, mentre la caduta in disgrazia di Hester è in realtà l’inizio della sua vita da adulta, gli uomini rimangono avviluppati alle loro incertezze, o certezze estreme, senza mai evolversi più di tanto. Nelle loro dinamiche, Nathaniel Hawthorne piazza due colpi a sorpresa che mi hanno fatto esclamare: “Ma davvero? Noooo!”, il che ha reso la lettura ancora più interessante. 

Il New England del ‘600

Sullo sfondo, il New England nella seconda metà del Seicento. Boston è oppressa da un clima di rigido puritanesimo, che mostra il fallimento di un’intera generazione di migranti, convinti di trovare nel Nuovo Mondo un mondo migliore. La lettera scarlatta ci mostra proprio questo: non esiste un mondo migliore, esiste una società che rispecchia la debolezza umana, la fragilità delle persone, la paura, che si sfoga sul diverso, su chi non segue rigide regole, sulle persone forti e libere. Le quali, come nel caso di Hester, possono essere piegate, ma non sconfitte dal desiderio di vendetta di esseri abietti. Oggi, come allora, le dinamiche che regolano i rapporti tra uomo e società che lo circonda sono sempre le stesse. 

Sentimenti eterni

Ecco perché un romanzo si definisce classico: perché descrive sentimenti immutati e immutabili. Ancora oggi, i personaggi di Nathaniel Hawthorne sono vivi e più combattivi che mai. Un romanzo che andrebbe letto e riletto per coglierne sfumature nuove a ogni rilettura. Per esempio, stavolta mi ha colpito la figura della “strega”, la “pazza” che tutto sa e tutto vede. E per questo da tenere a distanza. L’autore non solo era nato a Salem (uno dei posti più deludenti mai visti in vita mia, n.d.r.),  ma uno dei suoi antenati era stato uno dei giudici del processo alle streghe di Salem, eredità dalla quale lo scrittore vuole evidentemente prendere le distanze.  Negli Stati Uniti, poi, è il classico dei classici. Non solo è ancora oggi uno dei libri più venduti, ma è anche uno dei più importanti libri della letteratura americana del diciannovesimo secolo, il primo, forse, ad aver sdoganato la nuova letteratura americana, prima di allora fortemente legate alla narrativa di stampo inglese. 

Chi è A? 

Curiosità: nella serie Pretty Little Liars di Sara Shepard, Aria legge il romanzo durante la sua lezione di inglese e lo confronta con la tresca di suo padre. 

Leggi anche:

Pretty little liars- Sara Shepard

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Vorrei che fosse già domani – Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro

Ci sono molti motivi per scegliere un libro. A volte è un titolo, più spesso la trama o l’autore. Qualche volta, per i cultori dell’usato, un appunto all’interno. Quando ho aperto Vorrei che fosse già domani di Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro, ho trovato una sola parola: “Leggimi”. E io ho letto.

Trama 

Al liceo è giorno di manifestazione. Nei corridoi deserti, Paolo cerca agitato tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per arrivare in classe. Perché da quando, tre anni prima, un brutto incidente gli ha fatto perdere il senso dell’orientamento, la sua vita è diventata un insieme di istruzioni. Ma all’improvviso, il suo sguardo incrocia due profondi occhi verdi. Quelli di Cristina che, dopo settimane di assenza, si è decisa a rientrare a scuola. Il loro incontro dura un attimo, sufficiente a cambiare ogni cosa. A poco a poco, tra bigliettini scambiati di nascosto sotto il banco e pomeriggi passati sui libri, Cristina, mossa da una curiosità che non riesce neanche a spiegarsi, rompe il guscio dentro al quale Paolo si è rinchiuso. Gli fa capire che l’invisibilità non è la soluzione a tutti i problemi. E Paolo, finalmente pronto a lasciarsi andare di nuovo, convince Cristina a non rinunciare alla propria unicità. Ma a un certo punto Paolo deve prendere una delle decisioni più difficili. Perché non c’è legame più forte di quello che si conquista ogni giorno. Un legame che niente può spezzare. Nemmeno un tempo che sembra infinito.

Eminegligenza spaziale

All’inizio del romanzo, Cristina e Paolo sono due adolescenti come tanti, niente di speciale: scuola, sport, uscite con gli amici. A un certo punto, entrambi subiscono un trauma, per motivi diversi, e tutto cambia. In peggio: Paolo non può più uscire da solo. Eminegligenza spaziale, gli diagnosticano. Cioè l’incapacità di orientarsi nello spazio. Cristina viene colpita in modo più subdolo, ma ugualmente terribile. Bulimia nervosa, nessuno gliela diagnostica, ma è quello di cui soffre. E le persone di cui si fidava, sua madre soprattutto, all’improvviso diventano nemiche.

Uno spiraglio di luce

Finché questi due adolescenti fragili, in cerca d’amore, all’improvviso si riconoscono in mezzo a mille. E insieme provano a superare le proprie paure. Dimostrando che, in fondo, per quanti traumi un essere umano possa subire, è sempre l’amore e la fiducia negli altri la chiave per resistere e rimanere a galla.

Mi è piaciuto il tema

La malattia di cui soffre Paolo può capitare a tutti, anche se nel suo caso è permanente e non temporanea. Lo stress, le preoccupazioni, possono farci perdere l’orientamento all’improvviso. E’ quello che dice l’autrice, Miriam Cacciapuoti, la conoscerete forse come una delle protagoniste di Un posto al sole, la fiction di Rai3. Anche quello che succede a Cristina accade più frequentemente di quanto il nostro cervello non sia portato a pensare, molto spesso i traumi seri accadono in famiglia.

Due adulti centenari 

A malincuore, però, devo dire che il romanzo si sfilaccia quando Paolo e Cristina cominciano a frequentarsi. I dialoghi sembrano quelli di due adulti centenari, sempre saggi, calibrati, poco realistici nelle loro dinamiche. Lei che dice “benvenuto in famiglia” a un personaggio appena comparso sulla scena. A sedici anni? Io che leggo e che rimango lì a chiedermi: “e quindi? Tutto risolto con la madre? Così, in un battito di ciglia? E a Paolo non racconta niente?” Paolo, infatti, è ben delineato, di lui sappiamo quasi tutto. Cristina, invece, rimane un mistero. Risolve dentro di sé i problemi, grazie a Paolo?, ma non si confida con nessuno. Perché?

Genitori e scuola non pervenuti 

Come sullo sfondo rimangono, un’altra volta, genitori e scuola. Gli universi che a quell’età dovrebbero accompagnarti. Che pensano i professori di questi due ragazzi? E i compagni di classe? I genitori, invece? Soprattutto i padri, dove sono? Dico un’altra volta perché anche Sofia Viscardi con Succede li aveva lasciati nell’ombra. Anzi, pure lì totalmente assenti. Peccato, insomma. Rimane una storia carina da seguire, ma niente di più.

Leggi anche: 

Altre storie di adolescenti 

Book Club PeC: Le parole che non ti ho detto, di Nicholas Sparks

Il tempo vola e siamo già al secondo romanzo che leggeremo per il Book Club PeC (Penna e Calamaro). Un libro al mese, scelto insieme. Stavolta, leggeremo Le parole che non ti ho detto dell’autore americano Nicholas Sparks.  Parleremo dell’ambientazione, dei personaggi, della storia. Ci confronteremo con sensazioni, modi di pensare, idee diverse dalle nostre. E’ anche questo il bello di condividere e confrontarsi, no? Allora, se siete pronti con il libro in mano, vi lascio qualche dettaglio iniziale sul romanzo che stiamo per leggere e un’avvertenza su cosa l’abbia ispirato. Alla prossima settimana con altre curiosità sul romanzo e il primo dibattito!

Message in a bottle

Le parole che non ti ho detto è un romanzo di Nicholas Sparks. Un autore americano nato negli anni sessanta e baciato dal successo, praticamente quasi tutti i suoi romanzi finiscono per diventare film acclamati. Questo non fa eccezione: è il suo secondo lavoro, è stato pubblicato nel 1998, ed è stato portato sullo schermo da Kevin Kostner e Robin Wright. Come quasi sempre, preferisco il titolo originale, Message in a bottle, che trovo più significativo rispetto alla storia raccontata nel romanzo.

Prima di partire 

Come significativo è lo scrittore Nicholas Sparks quando spiega che per l’idea alla base di questo romanzo ha preso spunto dalla storia dei suoi genitori. Mi dispiace, ma non posso dirvi di più: più avanti, alla fine della lettura, vi racconterò cosa intende dire e perché questo particolare potrebbe cambiare l’opinione che avete del libro e, soprattutto, di come va a finire. Lo so, sono taaanto cattiva, ma è meglio leggerlo e POI sapere di cosa si tratta, fidatevi 3:)

Vuoi partecipare? 

Sei capitato qui per caso, ma vorresti saperne di più? Se anche tu vuoi partecipare al Book Club PeC leggi qui come farlo. Unico requisito: tanta voglia di leggere.

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Book Club P&C: I ponti di Madison County, il romanzo

I ponti di Madison County. Come nelle migliori riunioni da amici, anche per il primo libro del Book Club PeC, siamo arrivati alle battute finali. Ci siamo confrontati sui personaggi, sui tempi e i luoghi in cui è ambientata la storia, e sulla storia in sé. Ora è tempo di tirare le fila ed esprimerci sul romanzo in sé. La lettura è finita e ora possiamo confessarlo: ci è piaciuto o no questo incredibile bestseller? Parto io con le mie sensazioni, se volete commentate sotto il post le vostre impressioni.

Ni

Alla fine per me è un ni. Mi è piaciuta la storia nel complesso, mi hanno appassionato le vicende di Francesca e Robert, soprattutto nella parte che riguarda loro singolarmente. Il loro vissuto, le origini, chi erano Francesca e Robert prima di diventare una “terza entità” costituita dall’unione di due anime, per usare la definizione dell’uomo.

Perché ni? 

Perché penso che la parte più emozionante sarebbero dovuti essere i loro quattro giorni insieme. Sui quali invece l’autore quasi sorvola. Come mai? Perché vuole lasciare all’intimità della coppia la vera essenza della storia e lasciare il lettore fuori dalla porta? Oppure? Come giudicate voi questa parte?

Non mi è arrivato

La domanda che ancora mi faccio, a pagine ormai chiuse, è questa: cosa ha reso speciale questo rapporto tra una casalinga e un cowboy? E’ stato davvero amore? Oppure un sogno, un’illusione, un vento spazzato via dai primi raggi del sole? Voi che dite?

Commentate sotto al post 

Come vi ho già detto, sentitevi liberi di commentare sotto il post le vostre sensazioni, perplessità, emozioni, e tutto ciò che il libro di Robert James Waller vi ha dato, in positivo o negativo. Vi prego solo di badare più alla sostanza che alla forma. Non fatevi bloccare dalla timidezza, più riusciamo a esprimerci liberamente e più una lettura condivisa acquista valore.

Aspetto i vostri commenti qui sotto! 🙂 

Se volete recuperare o aggiungere qualcosa su personaggi, ambientazione e storia, o se volete sapere come funziona il Book Club PeC, cliccate sotto:

Book Club P&C: I ponti di Madison County, la storia

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Book Club P&C: I ponti di Madison County, il nomade e la casalinga

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Book Club P&C: I ponti di Madison County e il Roseman Bridge

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Book Club P&C: via alla prima lettura! I ponti di Madison County, di Robert James Waller

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Book Club P&C: I ponti di Madison County, la storia

I ponti di Madison County. Ci stiamo prendendo tutto il tempo per assaporare la storia senza fretta. Abbiamo parlato dei personaggi e commentato tempi e luoghi in cui Robert James Waller ha immerso i suoi protagonisti. Ora abbiamo terminato la terza settimana di lettura e, se abbiamo proseguito senza impedimenti, dovremmo essere giunti a a 3/4 del romanzo. Quindi, possiamo iniziare a dire qualcosa sulla storia in sé. Come di consueto, vi lascio sotto qualche spunto di riflessione. Ai lettori la parola.

Ponti come metafora 

In uno dei commenti mi avete detto che i ponti rappresentano una metafora, due mondi lontani che si avvicinano. Francesca e Robert come due alieni, che improvvisamente trovano un punto d’incontro. Siete d’accordo con quest’affermazione? Vi rispecchiate in questa filosofia che permea il romanzo?

La storia vi convince?

La lettura, invece?  Come prosegue? State incontrando difficoltà o vi piace quello che leggete? La vicenda di Francesca e Robert vi appassiona, o in alcuni punti avete sentito un calo di tensione? Oppure, come tanti lettori, pensate che sia molto irreale, non una vera storia d’amore, ma solo un’infatuazione passeggera tra due persone che si piacciono?

E lo stile con cui I ponti di Madison County vengono raccontati? 

Vi piace? O avreste preferito un altro modo di narrare?

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Come vi ho già detto, sentitevi liberi di commentare sotto il post le vostre sensazioni, perplessità, emozioni, e tutto ciò che il libro di Robert James Waller vi sta dando, in positivo o negativo. Vi prego solo di badare più alla sostanza che alla forma. Non fatevi bloccare dalla timidezza, più riusciamo a esprimerci liberamente e più una lettura condivisa acquista valore.

Aspetto i vostri commenti qui sotto! 🙂 

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