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Sex & the City – Candace Bushnell

Anni fa avevo provato a leggere Sex & the City di Bushnell e non mi era piaciuto. L’anno scorso l’avevo trovato in una minuscola stanza per il bookcrossing di Boscastle, in Cornovaglia, ma non avendone un altro da lasciare ho preferito non prenderlo. Il mese scorso mi è ricapitata un’altra copia che mi guardava dal banco di un mercatino. L’ho sfogliata e mi sono resa conto che qualche furbetto ha pensato bene di vendere un libro libero, cioè destinato al bookcrossing, per ricavarci qualcosa. L’ho comprato solo per restituirgli la sua libertà e lasciarlo in altri spazi destinati al bookcrossing, però poi è arrivato il momento di partire per New York: quale migliore compagnia delle quattro ragazze per un viaggio nella Grande Mela? Ho colto quindi la Mela e l’occasione per rileggerlo. Vi dirò…ho cambiato radicalmente opinione.

Trama 

Un po’ soap opera, un po’ studio sociologico, un po’ scorpacciata di gossip e un po’ corso accelerato di flirt. La rubrica del “New York Observer” Sex and the City, che ha inspirato un serial TV di successo in tutto il mondo, è diventata un libro. Un racconto a puntate sulla società degli anni Novanta che descrive con spudoratezza la vita sessuale, i vizi, i sentimenti maligni e sotterranei della High society americana. Per scrivere i suoi pezzi, la Bushnell ha condotto ricerche sul campo insinuandosi come una spia negli ambienti presi di mira. Risultato: il libro sulla vita, il sesso e gli amori dei nostri giorni. Un resoconto che Bret Easton Ellis ha definito “irresistibile e al tempo stesso inquietante”.

Libro o serie tv?

Ok, penso che tutte o quasi abbiamo visto la serie tv. Chi l’ha creata e realizzata è un vero genio, secondo me. Sul libro, invece, i pareri sono più discordanti e possiamo dire con quasi certezza che alla maggioranza non è piaciuto perché troppo distante dall’atmosfera patinata del telefilm. Invece, io che sono una grandissima fan della serie da sempre, dico che proprio chi ha amato Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte si divertirà a rintracciare similitudini e differenze, scoprendo che alla fin fine i due prodotti non sono poi tanto diversi come sembrano! Ma andiamo con ordine…

Carrie, Miranda, Samantha e…Charlotte?

Intanto il poker nel libro non c’è, nel senso che Charlotte quasi non c’è. Nel romanzo, Charlotte è l’inglese che arriva a New York convinta di trovare l’amore e invece riceve un due di picche. E’ in una delle prime puntate della serie e all’inizio del primo, ma poi in entrambi i casi sparisce. Miranda è una produttrice televisiva, non un avvocato, e anche lei non troppo presente. Samantha invece è identica, nel libro e nella serie. Samantha è Samantha, non c’è niente da fare. Con Carrie, che conquista spazio nella seconda parte del libro, c’è un rapporto di amore-odio. Curiosamente, quasi quello che c’è davvero tra le due attrici che le hanno portate sullo schermo. Mr Big è…Mr Big. Affascinante come nella serie e innamorato di Carrie. Ci sarà anche qui un matrimonio? Chissà, non faccio spoiler per chi deve ancora leggerlo. C’è però il commento della scrittrice, che in un’intervista ha rivelato l’unico motivo per cui Carrie e Big non si sono lasciati, ovvero che lui piaceva tanto alle telespettatrici. Non c’è niente da fare, l’uomo bello, ricco e infido è sempre piaciuto e sempre piacerà.

Carrie

Il personaggio di Carrie, dicevamo sopra, conquista spazio nella seconda parte del romanzo. Prima, la scrittrice vuole farci entrare in un ambiente che ai più rimane sconosciuto, quello del jet set, prevalementemente artistico, e della varia umanità che gli gira intorno. Persone che vivono alla giornata, sognando e vivendo una vita al di sopra delle proprie possibilità, che spesso finisce con il matrimonio e un ritorno in provincia. New York è presentata come una città dura, cinica, eppure vivace e stimolante. Una città dove una giornalista che aspira alla carriera, come Carrie, può ritrovarsi senza soldi e senza mobili, a dormire per terra su un letto rimediato. Carrie è completamente diversa da come appare nella serie: inconcludente, spesso ubriaca, sboccata. Alla fine, oserei dire più interessante della scrittice che spende tutti i suoi guadagni in scarpe, però ugualmente urticante. Anche il libro contraddice I diari di Carrie, la serie sugli anni dell’adolescenza, perché qui c’è addirittura una famiglia e il ritorno a casa, con Big!, per le vacanze. Incredibile, vero?

New York

Sto per raccontarvi il mio ultimo diario di bordo nella città che non dorme mai, quindi qui anticipo solo che la New York di Candace Bushnell e di Sex and the City, il libro, è lontana anni luce da quella che vediamo nei film di Natale. E quella che ho visto io? Continuate a seguire Penna e Calamaro e saprete tutto.

Sex and the City tour in 62 tappe tra New York e Parigi!

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Sex and the City tour: An (American) Girl In Paris

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Northanger Abbey, o l’anti eroina Jane Austen

Northanger Abbey non è uno dei romanzi più conosciuti di Jane Austen, ma per chi ha visitato Bath, o ancora meglio per chi vuole visitare Bath, è una lettura imprescindibile. Possiedo da tempo immemorabile la versione inglese però, chissà mai perché, non l‘avevo mai preso in mano. Era decisamente tempo di rimediare all’affronto nei confronti di zia Jane, vi pare?

La trama

Catherine Morland, una diciassettenne ingenua, ha come unica passione la lettura di romanzi gotici. La ragazza abita in un villaggio di campagna e viene invitata dai vicini di casa a trascorrere un periodo di vacanza nella cittadina di Bath: qui ha i primi approcci con una società fatta di apparenza e sentimentalismo, tra un ballo, una sera a teatro e una passeggiata nella via principale. Sempre qui incontra due famiglie agli antipodi: i Thorpe e i Tilney, i cattivi e i buoni. Il viaggio di Catherine all’Abbazia di Northanger, ospite dei Tilney, la porterà a fantasticare di vivere una situazione simile a quella dei suoi romanzi preferiti. Sino a immaginare un delitto mai compiuto e a ricercare nei cassetti documenti persi nel tempo, ottenendo sempre nella realtà grosse delusioni. Catherine adora Henry Tilney, ma all’improvviso il padre, il Generale Tilney, decide di far terminare anzitempo il soggiorno di Catherine. Ciò provoca una frattura con la famiglia della ragazza. Cos’è successo? Perché questa decisione scortese? Tra Catherine ed Henry, quindi, è tutto finito prima ancora di cominciare?

Siamo tutte anti eroine come Catherine

In apertura, un avvertimento mette in guardia il lettore. Northanger Abbey, pur essendo stato acquistato nel 1803 da un editore, è uscito solo nel 1818, quando l’autrice era ormai deceduta. E solo perché la famiglia ne ha riacquistato i diritti. Il perché ciò sia avvenuto, sempre secondo quanto scritto nell’avvertimento, non è dato sapere. Comunque, la postilla vuole solo avvisare che alcuni particolari potrebbero risultare obsoleti, visto che sono passati ben tredici anni dal momento in cui sono stati pensati. La nota mi ha fatto sorridere: perché è destino piuttosto comune oggigiorno che alcuni titoli pubblicati non siano poi dotati della giusta promozione e rimangano quindi a impolverare gli scaffali (in effetti, rileggendola, anche questa nota potrebbe costituire un dato storico per i posteri che dovessero in essa imbattersi, n.d.r.).

Di nuovo a Bath

Secondo, perché leggendo il romanzo dopo aver visitato Bath l’anno scorso, ed essendo questo il motivo principale se non esclusivo per cui l’ho scelto come lettura, devo dire che con una certa sorpresa mi sono ritrovata a passeggiare di nuovo per le strade della cittadina, proprio come ho fatto quando l’ho vista dal vivo! Questo déjà-vu si è materializzato proprio grazie alle minuziose descrizioni di Jane Austen, perché Bath sembrava esattamente quella che ho visto io! Il Crescent, Milsom street, Pulteney street, le passeggiate lungo il corso principale, oggi pieno di negozi. Senza contare l’atmosfera gotica, che la scrittrice usa per prendersi gioco delle mode dell’epoca, e che è ancora così visibile nell’architettura british. Insomma, un romanzo interessante non solo per la vicenda che racconta, ma anche per la rappresentazione di un modo di vivere che è come un’immersione viva nella storia. Addirittura a un certo punto accenna al profumo alla lavanda, che le donne usavano per coprire odori poco piacevoli. Bello, mi è piaciuto tornare ai bei giorni da poco trascorsi. E anche scoprire una Jane Austen molto meno formale di quanto pensassi: giocosa, ironica e pungente sugli aspetti più tradizionali della società neoclassica, che stava per virare verso l’epoca regency mostrandone già i segni.

Catherine incarna la nostra anti eroina Jane?

Ho un sospetto sul perché l’editore abbia deciso di non pubblicare subito Northanger Abbey. In effetti, il generale Tilney incarna perfettamente la figura di un nobile dell’epoca: falsamente complimentoso, avido e ipocrita. Può darsi che il povero editore si sia riconosciuto in questi tratti spietati, chissà. Certo è che la storia in sé, pur scorrendo leggera senza grandi colpi di scena, è molto ben scritta da una giovane ragazza di campagna, poco più che ventenne, già fortemente consapevole di una condizione femminile che obbligava le donne a cercare un buon partito e a studiare tutte le “arti” che facessero di lei una buona moglie. Guai se, come la nostra povera Catherine, una bambina nasceva con grande fantasia ma senza essere portata per nessuna di queste e senza un patrimonio adeguato! Era destinata certamente a diventare, nella migliore della ipotesi, un’anti eroina. Ed è proprio per questo che ancora oggi la troviamo così simpatica e tifiamo per lei, o no? Perché, in fondo in fondo, siamo tutte anti eroine come lei. Così come accadeva allora, quando Catherine, in fondo in fondo, incarnava proprio la nostra anti eroina Jane.

Che ne pensate di questa lettura? Siete d’accordo con me sul fatto che dietro Catherine si nasconda Jane? Soprattutto, a voi Northanger Abbey è piaciuta?

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La biografia di Jane Austen più o meno la conosciamo tutti. Ma sai proprio tutto, tutto, su zia Jane? Leggi 15 curiosità∗ sulla vita e le opere della celebre scrittrice inglese e spunta quelle che già conoscevi. Mettiti alla prova con il quiz e poi scrivi nei commenti quante ne sapevi. Solo chi totalizza 15/15 potrà fregiarsi del titolo di Jane Austen addicted! Pronti? Via!

1) Pseudonimo

I suoi romanzi furono pubblicati anonimamente, semplicemente con indicazioni quali “by a Lady” o “by the autor of Sense and Sensibility”. Solo nella pubblicazione postuma della prima edizione de L’Abbazia di Northanger e Persuasione il fratello Henry rivelò il nome dell’autrice al pubblico, scrivendo di suo pugno una nota biografica. Jane, quindi, non vide mai il suo nome pubblicato.

2) Gli anni della scuola

Nel 1783, mentre erano a scuola a Southampton, Jane e sua sorella Cassandra presero una febbre virale, probabilmente tifo, e furono sul punto di morire.

3) Emma

Jane una volta dichiarò di voler creare un’eroina che non piacesse a nessuno tranne che alla scrittrice. E così nacque Emma.

4) I titoli dei suoi romanzi

I titoli definitivi di Persuasione e L’Abbazia di Northanger furono scelti dai fratelli Henry e Cassandra dopo la morte di Jane. La scrittrice aveva intitolato il primo Susan (e poi Catherine) e il secondo Gli Elliott.

5) Talenti

Jane non era solo un’eccellente scrittrice. Faceva da sé anche la birra e il vino orange.

6) L’amore

Nel dicembre del 1795 Austen conobbe il suo primo amore, Thomas Langlois Lefroy, ma la famiglia del ragazzo riteneva la figlia del reverendo inadeguata socialmente per il figlio, rendendo impossibile il matrimonio tra i due. Si fidanzò ufficialmente una sola volta, con l’amico di famiglia Harry Bigg-Wither, ma dodici ore dopo ritirò la sua parola, perché durante la notte si era accorta di non essere innamorata di lui.

7) Baci

Nei romanzi di Jane Austen i personaggi si scambiano 14 baci. Nessuno di questi tra eroina e protagonista maschile.

8) Discendenti

I fratelli Francis ed Edward ebbero ben undici figli per uno, per un totale di 78 nipoti. Tutti i figli maschi dei genitori di Jane si sposarono due volte, tranne George. Charles si sposò con due sorelle ed ebbe quattro figli da ognuna.

9) Jane e basta

Jane è l’unica tra tutti i fratelli a non avere un secondo nome.

10) Sport

Jane amava fare lunghe passeggiate. La sua preferita era da Bath al villaggio di Weston, lunga 8 km tra andata e ritorno.

11) Balia

La signora Austen allattava i suoi figli per i primi mesi, prima che fossero portati in una famiglia vicina (i Littleworths). Ogni bambino veniva assistito da questa famiglia per i primi due anni, finché acquisiva autonomia nel parlare e camminare. Durante questo periodo, i genitori facevano loro visita regolarmente e alla fine li riportavano in famiglia. Questa non era una pratica rara al tempo, né veniva considerata come insensibilità. Questa abitudine della famiglia Austen potrebbe spiegare per quale motivo Jane era più affezionata a sua sorella che alla madre.

12) Una passione invincibile

Verso la fine dei suoi giorni Jane, ormai troppo debole e affaticata, volle continuare a scrivere, usando la matita invece di penna e calamaio.

13) Dediche

Su richiesta di questi, Emma fu dedicato al Principe Reggente. Tuttavia, Jane non amava il principe, a suo dire troppo stravagante nei comportamenti e nel trattamento riservato alla moglie.

14) Hugh Grant è troppo bello

Quando nel 1995 girarono il film Ragione e Sentimento, l’Associazione Jane Austen del Nord America (JASNA) contattò il produttore per protestare contro la scelta di inserire Hugh Grant nel cast. Secondo loro, l’attore britannico era troppo attraente per recitare la parte di Edward Ferrars.

15) Haters

Sembra che lo scrittore Mark Twain abbia dichiarato: “Tutte le volte che leggo Orgoglio e Pregiudizio mi viene voglia di disseppellirla e colpirla sul cranio con la sua stessa tibia”.  La domanda sorge spontanea: caro Mark, ma quante volte hai letto il libro? E se l’hai preso in mano più volte, non è che sotto sotto zia Jane ti piacesse assai?

Allora? Segnate le curiosità che già conoscevi? Quale punteggio hai realizzato? Scrivilo nei commenti!

∗ fonte: The Jane Austen Centre di Bath

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L’abbazia di Northanger 

Persuasione

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Sai tutto su Jane Austen? Partiamo dalla biografia

IMG_5975E’ una delle autrici più famose, celebrata in tutto il mondo per la sua capacità di narrare scene di vita quotidiana rendendole universali. Sto parlando di Jane Austen, la scrittrice più amata dagli appassionati del periodo Regency. E’ talmente conosciuta che siamo tutti convinti di conoscerla alla perfezione. Ma è proprio vero? Dopo il mio viaggio letterario Sulle tracce delle grandi scrittrici ho perso le mie certezze. Ora vorrei mettervi alla prova: partiamo dalla biografia per arrivare alle curiosità e vediamo se anche voi perderete le vostre. Se non sarà così: complimenti! Siete dei veri Jane Austen’s  addicted!

La famiglia

Jane Austen nacque il 16 dicembre del 1775 a Steventon, Hampshire, un piccolo villaggio nel sud-est dell’Inghilterra. Figlia del pastore anglicano George Austen e di Cassandra Leigh, era la penultima di otto figli, sei maschi e due femmine (James, George, Edward, Henry Thomas, Francis William Frank, Charles John, Jane e Cassandra Elizabeth).

Gli studi

Jane crebbe in un ambiente vivace e culturalmente stimolante e all’inizio il padre si occupò personalmente della sua educazione. Nel 1783, Jane e la sorella Cassandra si trasferirono prima a Oxford e poi a Southampton per studiare Dal 1785 al 1786 le due sorelle frequentarono la Abbey School di Reading.

I primi lavori

Tra il 1787 e il 1793 Jane Austen scrisse i suoi Juvenilia, tre raccolte, dai toni umoristici o gotici, di racconti, poesie, bozze di romanzi e parodie che emulavano la letteratura dell’epoca e che erano scritti per divertire la ristretta cerchia di conoscenti.

L’amore

Nel dicembre del 1795 Austen conobbe il suo primo amore, Thomas Langlois Lefroy, ma la famiglia del ragazzo riteneva la figlia del reverendo inadeguata socialmente per il figlio, rendendo impossibile il matrimonio tra i due. Si fidanzò ufficialmente una sola volta, con l’amico di famiglia Harry Bigg-Wither, ma dodici ore dopo ritirò la sua parola, perché durante la notte si era accorta di non essere innamorata di lui.

I romanzi più famosi

IMG_5974Tra il 1795 e il 1799 iniziò a scrivere i suoi lavori più famosi: Prime impressioni, prima bozza di Orgoglio e pregiudizio, ed Elinor e Marianne, che divenne Ragione e sentimento. Nel 1795 lavorò anche a un racconto epistolare, Lady Susan. Successivamente, iniziò la stesura di un nuovo romanzo, inizialmente intitolato Susan per poi diventare L’abbazia di Northanger, satira del romanzo gotico di moda a quei tempi. Venduto nel 1803 per 10 sterline da Henry Austen a un editore, Benjamin Crosby, non fu pubblicato finché gli Austen non ne riacquistarono i diritti nel 1816.

Bath e Southampton

IMG_5976Nel dicembre del 1800 il padre di Jane andò in pensione e decise di trasferirsi a Bath. Durante la permanenza in città, lei scrisse I Watson, rimasto incompleto, e lavorò ad alcune modifiche di Susan. Quando il padre morì improvvisamente nel 1805, lasciò moglie e figlie in precarie condizioni economiche, anche se i fratelli non fecero mai mancare il loro aiuto. Nel 1806 le tre donne si trasferirono a Southampton, dal fratello Frank, e successivamente, nel 1809, a Chawton, un piccolo villaggio dell’Hampshire a pochi chilometri dal loro luogo di origine, dove il fratello Edward mise a loro disposizione un cottage di sua proprietà.

Orgoglio e pregiudizio, Mansfield Park, Emma

L’editore Egerton pubblicò, nel gennaio del 1813, Orgoglio e pregiudizio, ultima revisione di Prime impressioni. Il romanzo fu accolto immediatamente molto bene e già nell’ottobre dello stesso anno ne fu stampata una seconda edizione. Nel 1812 iniziò la stesura di Mansfield Park, terminato e pubblicato nel 1814, ne furono vendute tutte le copie in sei mesi. Sempre nel 1814 iniziò la stesura di Emma, concluso nel 1815 e pubblicato nel dicembre dello stesso anno da John Murray, noto editore di Londra. Emma fu l’ultimo romanzo di Jane Austen pubblicato in vita. Infatti il suo ultimo e più maturo romanzo, Persuasione (che scrisse nel 1815), fu pubblicato postumo nel dicembre del 1817 insieme a L’abbazia di Northanger.

La malattia

20170822_110615Nel 1816 Jane si ammalò gravemente. Nel tentativo estremo di salvarla, Cassandra la portò a Winchester, dove operava un luminare dell’epoca, ma la malattia era troppo avanzata e Jane morì il 18 luglio 1817. Fu sepolta nella cattedrale che amava tanto, al termine di un funerale a cui presenziarono pochissime persone. Negli ultimi mesi di vita aveva iniziato a scrivere Sanditon, una satira sul progresso e sulle sue conseguenze, rimasto incompiuto a causa dell’aggravarsi della sua malattia.

QUIZ libroso

Questa biografia contiene fatti che tutti più o meno conoscono. Ma sai proprio tutto tutto tutto su Jane? Nel prossimo post ti metterò alla prova con 15 curiosità che forse non conoscevi su Jane Austen. Pronto a metterti alla prova?

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Il viaggio letterario si ferma a Winchester/Camelot, davanti alla tavola rotonda

Ed eccomi giunta alla penultima tappa di questo fantasmagorico viaggio letterario Sulle tracce delle grandi scrittrici. Lasciamo Salisbury al rintocco dell’orologio più antico del mondo e ci spostiamo a Winchester, altra meta centrale nella storia britannica. Dal Wiltshire all’Hampshire. Dalla città in campagna all’ex capitale d’Inghilterra fino al 1066, quando Guglielmo il Conquistatore, sempre lui, decise di spostarla a Londra. Ci sono almeno tre motivi per visitarla: la cattedrale, una delle più antiche del Regno Unito; il Castello con la sua Great Hall, dove è conservata una copia della tavola rotonda, e la tomba di una ben nota conoscenza per noi che amiamo i libri e la lettura.

La Cattedrale

E’ uno degli edifici più importanti della Gran Bretagna, tanto che ha sempre ricevuto donazioni importanti. D’altra parte, prima di spostarsi a Londra la famiglia reale aveva stabilito qui la propria residenza ed era proprio dentro la cattedrale che i re venivano incoronati. L’ingresso costa 8 sterline e comprende una visita guidata in inglese molto accurata. Realizzata in stile gotico, la cattedrale si sviluppa in lunghezza (è una delle più lunghe d’Europa) e dopo aver percorso la navata non è difficile immaginare i re mentre ricevevano l’investitura ufficiale. Mentre camminiamo, 20170822_121224ahimè senza ricevere nessuna corona, la guida ci fa notare la sovrapposizione di stili,  il magnifico coro dietro l’altare, uno dei più antichi e meglio conservati d’Inghilterra e la tomba, con statua a ricordo, del palombaro William Walker. Questo coraggioso piccolo uomo dal 1906 al 1911 rischiò la vita tuffandosi nell’acqua che invadeva il sottosuolo della cattedrale, per sostituire le fondamenta normanne di legno con altre in cemento. Se la cattedrale oggi è ancora in piedi lo dobbiamo a lui. Dentro c’è anche la tomba del cardinale Beaufort, che mandò al rogo Giovanna d’Arco, ma questo la guida evita accuratamente di dirlo, e fa bene. Dopo aver richiamato la nostra attenzione sui simboli religiosi e non che incontriamo, e sulla vetrata che occupa l’intera facciata, la gentile signora che ci accompagna si ferma sull’attrattiva che sicuramente richiama più turisti in assoluto. 

La tomba di Jane Austen 

20170822_114427Zia Jane è sepolta qui, pur avendo vissuto gli anni della giovinezza a Bath. In un tentativo disperato di salvarla, la famiglia decise di trasferirla da Chawton a Winchester farla visitare da un medico illustre, ma purtroppo le cure si rivelarono inutili. Jane si spense il 18 luglio 1817 a 41 anni. L’area dedicata alla scrittrice è solenne e curata, gli inglesi hanno rispetto per la memoria e si vede. Fu seppellita nella Cattedrale, sotto il pavimento della navata nord, perché era un edificio che le piaceva immensamente. Il suo funerale, molto modesto, ebbe luogo di mattina presto, prima iniziassero le messe, e parteciparono solo quattro persone.  L’iscrizione della lapide parla solo delle sue qualità personali e non cita la scrittura. La fama di Jane come scrittrice è cresciuta nel tempo, ma lei è morta prima di raggiungerla. Nel 1870, suo nipote Edward scrisse un saggio sulla zia e usò i proventi per erigere una placca d’ottone sul muro accanto alla sua tomba. Stavolta, è la sua dote di scrittrice a essere in primo piano: “Jane Austen, conosciuta da molti per i suoi scritti…” Entro il 1900, era abbastanza famosa da “meritare” una targa pubblica in suo ricordo. 

La Bibbia

La guida ci lascia davanti alla tomba di Jane, liberi di proseguire la visita. C’è ancora una cosa importante da vedere: l’esposizione del 21° libro della Bibbia, che è conservata per intero nella biblioteca della cattedrale. Fu scritta tra il 1160 circa e il 1180, probabilmente sotto il patronato di Enrico di Blois, vescovo di Winchester per oltre 40 anni. Fu scritta in latino da un solo scriba, mentre sei artisti, reclutati tra i migliori dell’epoca, lavoravano alle lettere maiuscole decorate in oro e lapislazzuli e un illustratore alla copertina. Posso solo immaginare quanto questi amanuensi abbiano lavorato: per realizzarla, furono usati 468 fogli di pergamena di pelle di vitello, costellata da 54 iniziali complete o parzialmente complete. I fogli furono piegati al centro, per far diventare le pagine 936 in tutto. Considerate che le 936 pagine sono l’equivalente di circa 250 vitelli. L’unico scriba usò una piuma d’oca mentre un secondo amanuense, il correttore di bozze come lo chiameremmo oggi, controllava il lavoro e annotava le correzioni ai margini. Ogni pagina veniva regolata in anticipo, per garantire che le righe fossero sempre 54. Prima dell’inizio dell’opera d’arte principale, le lettere iniziali colorate, che raccontavano ognuna una storia, vennero disegnate all’inizio e alla fine di ogni capitolo utilizzando inchiostro rosso, verde e blu. Tutta la Bibbia era originariamente rilegata in due volumi, ma sarebbe stata troppo pesante da spostare. Così, ora è composta da quattro volumi. Solo 48 lettere iniziali sono state finite. Segno che quest’opera monumentale era talmente costosa che il committente probabilmente non ebbe la forza economica per terminarla. 

Purtroppo non consentono di fotografare le pagine esposte, perché giustamente si usurerebbero, e nella teca fanno entrare poche persone per volta. In quel momento, eravamo io e un padre tedesco con il figlio. Il religioso che l’ha illustrata ci ha tenuto a sottolineare che “per avere un buon lavoro, era necessario assumere i migliori artisti“. Ci ho tenuto a sottolineare che “anche oggi dovrebbe essere così“, ma mentre il signore tedesco ha apprezzato la battuta, il religioso è rimasto perplesso. Fine dell’illustrazione 🙂 

 Il giardino

20170822_124733Il giardino che circonda la cattedrale è, neanche a dirlo, delizioso, così come il punto di ristoro, dove deve essere piacevolissimo sostare, e lo shopping centre. Qui mi rivolgo soprattutto alle signore: attenzione alla borsa. Non perché ci siano ladri, ma perché rischierete seriamente di uscire con il portafogli vuoto. Poi non dite che non vi avevo avvisato! 

Camelot, Great Hall e la tavola di re Artù 

20170822_141246Avevo già incontrato Re Artù a Tintagel, ma stavolta ho l’occasione di ammirare quella che si dice sia la tavola rotonda, attorno alla quale lui e i suoi cavalieri si riunivano per decidere le strategie di battaglia. Potrò illudermi che sia vero fino a domani, quando un’incauta donna mi dirà la verità. Si arriva attraversando una stradina di ciottoli tipica del medioevo e già questo mi basta per capire come mai Winchester sia stata identificata con Camelot. L’accostamento più famoso è rintracciabile nel romanzoLa morte di Arturo” di Thomas Malory, uno scrittore inglese del 1400. L’autore è abbastanza misterioso, di lui si sa molto poco tranne che debba avere avuto una vita abbastanza tumultuosa. Sembra che in questo parallelo probabilmente sia stato ispirato proprio dalla tavola rotonda, che all’epoca pensavano fosse quella autentica e non una copia.  Arrivata nei pressi del castello, mi rendo conto che già dall’esterno posso intuire come doveva essere nel suo pieno splendore, quando era residenza reale, ma soprattutto prima che venisse raso al suolo da Oliver Cromwell al termine della Guerra Civile Inglese. Oggi rimane solo la grande sala duecentesca, la Great Hall appunto. L’attrattiva principale è proprio la tavola rotonda, che domina la parete di destra. Appesa così al muro, mi ricorda più un bersagio gigante per 20170822_141040freccette che un tavolo solenne per re e cavalieri, ma forse se l’avessero lasciata in mezzo alla sala mi avrebbe fatto un altro effetto. Anche la sala merita di essere girata perché ci sono diversi elementi decorativi di pregio, Soprattutto vicino alle finestre, e l’albero genealogico dei regnanti dove fare un veloce ripassino di storia. Come in molti dei musei che ho girato, anche qui non manca l’attività ludica: abiti e travestimenti sono a disposizione dei serissimi turisti per essere incoronati, oppure per tagliare la testa al re di turno con la ghigliottina splatter, dotata anche di sangue finto. A un certo punto, dopo aver finito di giocare, noto un portone di ferro, sinceramente un po’ bruttino. Addirittura la tavola rotonda, che prima era lì, è stata spostata sulla parete opposta per fargli spazio. Il portone è stato creato per celebrare il matrimonio di Carlo e Diana nel 1983. Improvvisamente, ti spieghi perché certe unioni nascano sotto un cattivo auspicio…

Winchester mi è piaciuta molto, sono contenta di averla visitata. Ma ora è tempo di ripartire. Devo rendere omaggio a un grande artista, una presenza fondamentale nella mia vita. Nella prossima puntata vi dirò di chi si tratta e quali forti emozioni ho provato nel salutarlo…

(continua)