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Forever Amber – Kathleen Winsor

Quello di Kathleen Winsor è il terzo romanzo pubblicato negli anni ’40 di seguito che leggo e confermo l’impressione ricevuta dagli altri due: queste scrittrici del passato hanno una marcia in più.

Trama

Amber Mainwaring è nata nella casa di una coppia di contadini presso la quale si era rifugiata la madre Judith, una nobile morta mettendola al mondo. Sedici anni dopo, nel villaggio arrivano dei cavalieri che si fermano nella locale locanda durante un viaggio verso Londra. Per Amber la vista del loro capo, Bruce Carlton, è un colpo di fulmine. Il giorno dopo, durante l’usuale fiera paesana, lo incontra nuovamente e nonostante Bruce si comporti da galantuomo, lo convince a portarla con sé a Londra. I due convivono per un po’ e Amber scopre di essere incinta. Bruce però è un corsaro e non resta a lungo a Londra, non sopportando l’ozio e gli intrighi della vita di corte.  Con coraggio e determinazione, Amber è invece decisa a farsi avanti.

Una storia che ne nasconde altre due, tre, cento

All’inizio pensavo di trovarmi di fronte a un romanzo storico con sfumature rosa. Niente di più sbagliato: Kathleen Winsor ha confezionato una storia che ne nasconde altre due, tre, cento. E’ la storia d’amore tra Bruce e Amber, ma anche la storia del rapporto tra i sessi in epoche passate, ma anche un pamphlet femminista, ma anche una fedele ricostruzione della vita nell’Inghilterra del 1600. Proprio le vicende storiche rappresentano secondo me la parte più interessante, perché è evidente la mole di ricerche effettuate per raggiungere una qualità eccelsa.

La peste

Vi consiglio soprattutto la parte sulla peste. Sembra, infatti, che il primo marito della scrittrice stesse preparando in quegli anni una tesi su Carlo II e che lei abbia approfondito quel periodo storico per i successivi cinque anni, prima di iniziare a scrivere. Solo la lunghezza, a mio parere, è un tantino eccessiva. Seguire i continui e repentini cambiamenti nella vita di Amber alla fine risulta quasi stancante. Forse era proprio questo che la Winsor voleva ottenere, far percepire al lettore l’energia inarrestabile sprigionata da questa sciocca, ambiziosa, deliziosa arrampicatrice sociale, al grido di “non mi prenderete mai”.

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