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I love Capri – Flumeri&Giacometti

Ok, la primavera è incerta e l’estate sembra ancora lontana. Però iniziare a sognare faraglioni spettacolari e giornate assolate non è un delitto, giusto? Soprattutto se per piatto vi servono un antipasto di mare piccantino…I love Capri di Flumeri&Giacometti ci porta nell’atmosfera giusta.

La trama

Sul traghetto per Capri c’è Mel Ricci, giovane blogger di cucina, che ha appena ricevuto da una piccola casa editrice un’offerta favolosa: diventare la ghostwriter dell’autobiografia di Fabrizio Greco, famosissimo e affascinante chef, che ha raggiunto il successo grazie alle sue sensuali mise en place e ora gestisce il locale più trendy di Capri. All’inizio, l’idea l’aveva entusiasmata, perché sperava che facendo un buon lavoro la casa editrice avrebbe accettato la sua idea per un libri di cucina. Una volta approdata sull’isola e aver lavorato gomito a gomito con lui, però, i dubbi cominciano ad assalirla. Perché Fabrizio non solo è inaccessibile, ma è anche un diavolo tentatore…

Melania Ricci, in arte Mel

Una casa editrice che ti scrittura per realizzare un’autobiografia con cui finanziare il tuo blog e forse anche un futuro libro. Uno scenario da sogno, Capri. Uno chef pazzesco che cucina come fa l’amore, o almeno questo le vibrazioni che emana lascerebbero pensare. Ragazzi, praticamente il sogno di ogni blogger che si rispetti. Invece Mel che fa? Rigida come una matriarca uscita direttamente dall’’800, si mette a questionare sul passato “americano” di Fabrizio, pieno di belle donne e opportunità. Mel, sii tutte noi, ripensaci subito!

La piazzetta, le boutique, i turisti 

Sto scherzando, naturalmente. E’ che purtroppo Mel, sarà stato il diminutivo che proprio non mi piace, mi ha suscitato una sottile antipatia fin dall’inizio e voi sapete meglio di me quanto questo aspetto possa condizionare la lettura. Il romanzo, invece, mantiene quello che promette il titolo, una storia estiva da leggere in vacanza, o sognando di essere in vacanza, un protagonista bello e impossibile, uno scenario da sogno. Vi dirò, a tratti mi è sembrato di essere davvero a Capri, in piscina, mentre la zia Maria porta qualche leccornia come aperitivo. A proposito, sarebbe interessante sapere con quanti kg Mel è tornata a casa! Se è tornata. Questo potrete scoprirlo se deciderete di leggerlo. Insieme alle ricette di Fabrizio, che le due autrici ci hanno svelato a fine libro (grazie!) e alla chiassosa e festosa compagnia della famiglia d’Ascenzo, che di farsi i fatti propri proprio non ne vuole sapere.

Quel che resta del giorno – Kazuo Hishiguro

Mi hanno regalato Quel che resta del giorno dicendo: “tu che ami tanto la Cornovaglia, vedrai che ti piacerà”. Curioso, pur amando il famoso film con Anthony Hopkins, Emma Thompson e Hugh Grant, l’idea di leggere il libro non mi aveva mai sfiorato. Neanche dopo che lo scrittore, Kazuo Ishiguro ha ricevuto il premio Nobel per la Letteratura con “Non lasciarmi”. Per fortuna, è intervenuto il destino a correggere il tiro…

La trama

Oxfordshire, Inghilterra. Estate 1956. Figlio di maggiordomo, e maggiordomo egli stesso, l’anziano Stevens ha trascorso gran parte della sua vita in una antica dimora inglese di proprietà di Lord Darlington, gentiluomo che egli ha servito con devozione per trent’anni. Con altrettanta fedeltà, egli è ora al servizio del nuovo proprietario di quella dimora, l’americano Mr. Farraday, desideroso di acquisire, assieme e attraverso la casa, anche quanto di antico, per storie e tradizione, a essa si accompagni. Ed è su invito del nuovo padrone che Stevens intraprende, per la prima volta nella sua vita, un viaggio in automobile nella circostante campagna inglese, dopo aver ricevuto una lettera di Miss Kenton, ora Mrs Benn, che era stata anch’essa al servizio di Lord Darrington prima di sposarsi e trasferirsi in Cornovaglia. Il viaggio del maggiordomo si rivelerà un appassionante viaggio dentro se stessi e dentro la storia di un Paese.

Dignità e amore

Casualmente, o chissà, davvero per destino, ultimamente mi ritrovo a leggere libri che s’interrogano sulle scelte della vita, su passioni soffocate o tornate prepotentemente, sui punti di svolta che inducono, volenti o nolenti, a ripercorrere le tappe già bruciate e a chiedersi cosa ci sia davanti.

In questo romanzo, l’autore britannico di origine giapponese sceglie il viaggio come metafora del percorso interiore di un uomo che ha fatto della dignità e della perfezione il principio etico guida della propria esistenza. Sceglie un maggiordomo, una persona alla guida di una casa. Sceglie una casa importante, alla guida di un Paese. Sceglie di raccontare quali passioni e sacrifici si nascondano dietro la dignità, l’onorabilità, il decoro. Stevens è un uomo che al suo lavoro ha dato tutto se stesso sempre, senza chiedersi per quale fine. In fondo, il fine stesso era immedesimarsi nel ruolo di maggiordomo, per arrivare al più alto grado di efficienza possibile. La fedeltà, il rispetto, la fiducia riposta in lui nel suo padrone, sono l’essenza di un mondo dove i ruoli sociali sono codificati, chiari, accettati dalla classi di appartenenza. Prima la morte del padre e poi l’irruente presenza della governante Miss Kenton intaccano questa corazza, ma non tanto da scalfirla. La casa, il suo padrone e il maggiordomo stesso sono gli attori principali di un teatro di guerra che si svolge tra le mura domestiche e non c’è spazio per l’amore o una vita privata al di fuori.

Stevens

Stevens è la casa, la rappresenta e la valorizza. I riti sono fondamentali, l’apparenza anche. Lucidare le argenterie è un compito di primaria importanza, perché posate brillanti e perfettamente deterse raccontano una storia, parlano del suo possessore. Il padrone è il padrone, una divinità indiscussa, da compiacere e servire in maniera ineccepibile. Se funziona il maggiordomo, funziona la casa. Ecco che allora il maggiordomo fa propri gli errori di valutazione di Lord Darlington, riceve consigli rivolti al suo padrone dagli ospiti della casa ma non li trasferisce, rifiuta di rispondere a domande imbarazzanti sul suo pensiero. Perché lui non ha un suo pensiero: è un servitore e non si chiede se sia giusto o sbagliato quello che gli viene chiesto di fare. Lo fa e basta.

Miss Kenton 

Miss Kenton questo lo sa. Anche lei, chiusa nella propria dignità, aspetta un cenno da Stevens che non arriverà mai e, rassegnata, lascerà la casa. Lei è diversa: irrequieta, innamorata, possiede il senso della giustizia e porta il peso dei rimorsi per la vigliaccheria di cui suo malgrado sarà testimone. La governante non appartiene alla casa. Lei ha una speranza di felicità in Cornovaglia, tra le dune selvagge e il vento impetuoso. Non è fatta per i giardini curati e asettici dell’Oxfordshire.

Stevens e Miss Kenton 

Soprattutto, dignità e amore non vanno d’accordo. Anzi, sono proprio nemici. L’amore, quello vero, è esattamente il contrario. E’ perderla, la dignità, è lanciarsi verso l’altro abbandonando ogni pudore, è tradire ed essere traditi, è lacrime e risate. Mr Stevens e Miss Kenton sono il prodotto della dignità, non dell’amore. Del pudore, non della passione. Della perfezione, non della pazzia.

Il ritratto di un’epoca

Sarebbe riduttivo, però, definire il romanzo come una storia d’amore mancata e una riflessione sulle scelte di vita. Perché secondo me il romanzo è anche il ritratto di un’epoca finita per sempre. Si affacciano venti di guerra, gli aristocratici non sono all’altezza della situazione perché vissuti negli agi e nelle comodità. Gli errori di Lord Darlington vengono compiuti nell’assoluta inconsapevolezza delle conseguenze orrende che alleanze sbagliate porteranno. Il viaggio è il viaggio di un’intera Nazione che s’interroga sul futuro, che ha perso le proprie certezze, che deve ripartire dalla distruzione guerra su basi nuove e sconosciute. L’argenteria non interessa più a nessuno, la casa è stata acquistata da un americano, il maggiordomo in macchina viene scambiato per un aristocratico. Tutto è diverso, tutto è cambiato, niente tornerà come prima.

Tuttavia, il finale è consolatorio, struggente. Quel che resta del giorno è il tramonto e si dice che nei porti della Cornovaglia sia il momento più bello. Forse è vero, e non solo in Cornovaglia. Quando scendono le ombre della sera, possiamo sederci su una panchina, riposare e ripensare con soddisfazione alla giornata appena trascorsa, in compagnia di un estraneo. Solo per un attimo: poi c’è una nuova giornata da organizzare e un viaggio di ritorno ancora da assaporare. Perché finché il viaggio non avrà fine, la nostra vita non sarà perfetta, non sarà la migliore possibile, ma è certamente la nostra, e va bene così.

Avvertenze per il lettore

Lo scrittore è stupefacente, riesce a rendere vivo il maggiordomo utilizzando uno stile asettico e meticoloso che a tratti farebbe venir voglia di scuotere Stevens per tirargli fuori un po’ di vita. Il mio suggerimento è di arrivare almeno alla seconda parte del romanzo, più o meno al punto in cui Miss Kenton chiede a Mr Stevens che cosa stia leggendo. Arrivate lì e poi decidete se abbandonare la lettura o proseguire. Sappiate solo che se la scelta sarà di abbandonare, perderete un gran finale.

Leggi anche: Il mio viaggio letterario in Cornovaglia

Succede – Sofia Viscardi

Sofia Viscardi è una youtuber, una ragazza appena ventenne che pubblica video su youtube. Prima di criticare i fenomeni, bisognerebbe conoscerli, di questo sono convinta. Certo, non sono più nell’età in cui appassionarmi a dei personaggi tanto da seguirli e considerarli quasi parte della mia giornata, come succede agli adolescenti, però sentivo una gran curiosità: cos’è che li attira tanto verso ragazzi come loro? Quale carisma tirano fuori parlando a una telecamera nel buio e nella solitudine delle loro stanze? Così, quando ho visto il romanzo di una di loro a prezzo stracciato, non ci ho pensato due volte e ho cominciato a leggerlo. Com’è andata? Beh…

La trama

Margherita è un’adolescente milanese timida, goffa, insicura. Fa fatica a relazionarsi con gli altri, non le piace attirare l’attenzione. Una ragazza come tante, che va a scuola, dovrebbe studiare di più e invece passa il tempo con gli amici di sempre, Olimpia e Tom. Un giorno sull’autobus incontra casualmente Samuele, un ragazzo appena arrivato a scuola, che la corteggia insistentemente. Perché? Eppure lei non si sente bella, né eccezionale. Lei vorrebbe essere come Olimpia, la disinibita amica del cuore, che più di una volta sorprende a parlare fitto fitto con Samuele. Che c’entra lei con il nuovo arrivato? E Tom, il suo amico di sempre, che quando serve c’è sempre, cosa prova per lei?

Non Succede proprio niente

Mi sento un po’ in difficoltà nell’esprimere quello che penso di questo romanzo. Soprattutto per l’età di Sofia Viscardi. Ammesso che non sia stato utilizzato un ghostwriter, eventualità che alcuni passaggi farebbero pensare, un’adolescente intraprendente che cerca e trova una sua strada nella comunicazione secondo me è comunque apprezzabile. Alla fine, dopo aver tentennato per qualche giorno (“lo dico o non lo dico?”), qualora Sofia finisca casualmente nel mio spazio e legga le poche righe dedicate a Succede, spero che le sia utile accogliere qualche critica costruttiva.

Innanzitutto sulla trama. Inconsistente: la storia non c’è e andiamo avanti per pagine e pagine sperando che qualcosa Succeda, appunto. Speranza che si infrange miseramente sugli scogli di un susseguirsi di fatti senza pathos, senza approfondimento. La protagonista, e noi con lei, rimane sempre in superficie. Alla fine, non conosco lei, non so nulla dei genitori, né degli amici, i pochi che frequenta. I genitori, soprattutto, sono i grandi assenti. Si limitano a convivere nella stessa casa, a iscriversi a facebook, a ridere a tavola, come se fossero dei conoscenti incontrati alla fermata del tram. La sua migliore amica, anzi l’unica amica, è petulante, disturbante, intriga alle sue spalle in modo plateale e lei non si accorge di niente. Il suo migliore amico, l’unico che abbia, sembra che passi la vita ad ascoltare musica e a occuparsi insieme alla migliore amica di cui sopra dei fatti suoi, quando solo verso la fine scopriamo che è uno sportivo. Passione definita “stupida” da Margherita! Come “strana” è una ragazza della scuola che, udite udite, è attenta all’alimentazione, agli animali e alla natura, ed esce la sera col suo gruppo di amici. I professori, altri grandi assenti, si limitano a rimproverare blandamente mentre parlano in classe. Il finale, poi, è una chicca: buttano lì, con la solita leggerezza, una bomba che rimane sospesa nell’aria. Cioè, fino al seguito del romanzo, che era evidentemente programmato fin dall’inizio. Operazione su cui dissento sempre, lo sapete, l’ho scritto anche di Candy Candy. Il romanzo, anche se prevede un seguito, deve essere autoconclusivo. Se non mi è piaciuto, voglio essere libera di non leggere, né comprare, la seconda parte.

A.A.A. cercasi adolescenti

Parafrasando un famoso blog, il primo commento a caldo è stato: “ma che davvero?”. Non mi riferisco tanto al romanzo di Sofia Viscardi, su cui penso di aver già detto abbastanza, ma allo spaccato di mondo che ne viene fuori, roba da far rimpiangere Moccia, Il tempo delle mele e Sposerò Simon Le Bon in un colpo solo. Davvero gli adolescenti sono monadi che non si relazionano minimamente con i compagni di classe? Davvero i professori sono entità impalpabili? Dove sono finiti i capitani che fanno salire i ragazzi sui banchi? E i genitori? Davvero chiedono l’amicizia su facebook e si limitano a mandare messaggi sul cellulare? Soprattutto, grandi assenti sono le passioni, che a quell’età dovrebbero essere totalizzanti: a parte la playstation, tre pagine di un libro di moda che fa sembrare profondi, due canzoni con le cuffiette e gli shottini in discoteca, non c’è altro. Nient’altro? Davvero? Sport, impegno sociale, concerti, gite scolastiche, strumenti musicali, teatro, cinema, sesso. Niente, niente di niente. Solo il cellulare sempre in mano. Ripeto: ma che davvero? Perché se questa, invece di un’opera di fantasia, fosse una seppure edulcorata realtà, ci sarebbe davvero, ma davvero, da preoccuparsi.

Se qualcuno l’ha letto, mi scriva sotto cosa ne pensa, magari riuscirò a guardarlo anch’io con occhi diversi…

Urla nel silenzio – Angela Marsons

Venticinque anni di tentativi e porte in faccia dalle case editrici e poi, all’improvviso, Angela Marsons con il suo “Urla nel silenzio” trova un editore, scala le classifiche e diventa una scrittrice ai primi posti in classifica in Gran Bretagna e altri dieci Paesi nel mondo. Sembra fantascienza, eppure a volte i miracoli accadono. Se non altro per questo, valeva la pena di dare una sbirciatina al suo primo thriller per capire il motivo di un successo planetario.

La trama

Cinque persone circondano una fossa vuota. A turno, ognuno di loro è costretto a scavare per dare sepoltura a un cadavere. Ma non è il corpo di un adulto, è troppo piccolo. Una vita innocente è stata sacrificata e un oscuro patto di sangue è stato siglato. E il segreto delle cinque persone sarà sepolto sotto quella terra. Anni dopo, la direttrice di una scuola viene uccisa brutalmente: è il primo di una serie di agghiaccianti delitti che stanno insanguinando la Black Country inglese. Nel corso delle indagini, ritorneranno alla luce anche i resti del corpicino sepolto tempo prima da quel misterioso gruppo di persone. La detective Kim Stone viene chiamata a indagare per fermare il killer prima che colpisca ancora. Per farlo, dovrà confrontarsi con i demoni del proprio passato…

Luci e ombre di un romanzo d’esordio

Inizio con il dire che questo è un romanzo d’esordio. Particolare importante per soprassedere su alcuni particolari che in altro contesto mi avrebbero fatto chiudere immediatamente il libro. Tralasciando, quindi, delle vere e proprie ingenuità, la storia si segue. Purtroppo, come ripeto spesso quando mi cimento con generi diversi dal giallo classico, l’imprinting che scrittrici come Agatha Christie danno ai propri lettori ti segnano per sempre.

Dico purtroppo perché l’attenzione ai particolari diventa un mantra da seguire e se a metà libro hai già capito tutto, divertirsi con i colpi di scena finali diventa difficile. In più, la protagonista per ¾ del libro sembra un Clint Eastwood in gonnella senza un grammo di fascino alla Callaghan. Per fortuna, sua e di chi legge, il vero colpo di scena non riguarda l’indagine, ma un’azione di Kim che, tutto sommato, le rende onore. Anche se ci sarebbe da discutere sulla credibilità di quello che decide di fare. Non posso dire di più per non fare spoiler, ma se l’avete letto e ne volete parlare scrivetemi.

La Black Country

A parte la prevedibilità delle situazioni e il tratteggio piuttosto stereotipato dei personaggi principali e dei comprimari, la vera nota interessante è l’ambientazione nella Black Country, un’ex area industriale vagamente localizzabile tra Birmingham e Wolverhampton, da cui l’autrice stessa proviene. L’orfanotrofio intorno a cui gira tutta la storia esiste davvero. E’ ispirato alla Brickhouse children’s home, davanti alla quale Angela passava spesso davanti da ragazza. “Mi sono sempre chiesta cosa succedesse là dentro”, spiega ora. Speriamo non quello che immagini nel libro, rabbrividisco io.

Consigli per aspiranti autori

Voglio dare un’altra occasione ad Angela, anche se per ora è un ni. Se non altro, per la grande determinazione che la contraddistingue e per i consigli che da scrittrice ormai affermata vuole dare ad altri aspiranti autori: “So che è un cliché, ma non arrendetevi mai. C’è sempre la possibilità che la fortuna giri dalla vostra parte. Io ne sono la prova vivente”.

Forza Angela, sei tutti noi!

Altri libri scritti da esordienti 

Il tratto dell’estensione – Adua Biagioli Spadi

Talvolta la realtà si spunta rende soli e ci sparpaglia,

ci rende esploratori di un ideale possibile

di un percepire ancora e presenza.

Ma quando l’elastico a colori sfumando si allenta

cerco io uno sguardo fermo da non spartire mai

afferrando le sbavature di molteplici verità,

mi inchino prudente al varco limpido dello scoglio.

E’ una delle suggestive poesie contenute nel nuovo libro di Adua Biagioli Spadi, “Il tratto dell’estensione”, edizioni La vita felice. L’autrice mi ha gentilmente inviato un estratto e io volentieri, in questa settimana dedicata alle donne, segnalo il lavoro di questa poetessa toscana contemporanea. Se il 10 marzo vi trovate nei dintorni di Pistoia, non perdete la presentazione nella Biblioteca San Giorgio, dalle 17 in poi.

Ho paura di quello che scriverò

La raccolta poetica è suddivisa in tre sezioni, tutte aperte da una citazione di David Grossman: La linea fragile, Il segno possibile, Perdersi non più. In copertina, l’autrice ha scelto di raffigurare la sezione aurea di Fibonacci. Sapete che anch’io amo le connessioni tra letteratura, scienza e matematica e, anche se un libro non si giudica dalla copertina, non potevo non incuriosirmi e non andare a cercare il nesso tra il segno matematico, la piccola rosa rossa depositata alla base e il contenuto delle poesie. Ho rintracciato il collegamento nella ricerca di equilibrio dell’uomo, che oscilla continuamente tra le pulsioni della passione e dell’istinto, la rosa, e l’anelito alla stabilità e linearità della vita. Una stabilità che quando l’equilibrio viene a mancare, per i colpi che la vita stessa ci infligge o per le cose belle che possono accadere, inevitabilmente provoca un’accelerazione, la spirale, il desiderio di ripiegarsi su noi stessi, nonostante una spinta inevitabile al cambiamento che ci fa muovere e tornare all’equilibrio più determinati e più consapevoli di prima.

Come afferma la poetessa in apertura, infatti,

Alcuni stati d’animo,

non sono che evoluzioni dell’apprendere.

L’evoluzione, una condizione che ci rende un tutt’uno con il cosmo, con la società in cui viviamo, dal quale non potremmo, neanche volendo, rimanere distanti. Il singolo apprende, si evolve e cresce. La società civile fa lo stesso: crescono le conoscenze, l’apprendimento sale e il mondo si evolve, si estende. O dovrebbe, salvo poi fare dei passi indietro giganteschi quando il meccanismo sociale s’inceppa. Ecco che allora torniamo al disequilibrio, alla spinta verso il cambiamento e alla passione, a una rosa che si apre e che ci fa scoprire la meraviglia della vita, pure nelle sue difficoltà. E’ a questo punto che da una linea fragile, noi stessi chiusi in un animo scosso,

Ogni accadimento sottrae qualcosa

porta in un limbo

al faro rotto e ai frantumi delle foglie

la svirgolata viola sopra l’occhio perde i sensi,

i pensieri furono intarsi del non so più chi sono

torniamo a intravedere altre possibilità, attraverso un segno che dice “guarda, hai sofferto, hai conosciuto e ora riuscirai di nuovo a vedere”.

Ma quando l’elastico a colori sfumando si allenta

cerco io uno sguardo fermo da non spartire mai

afferrando le sbavature di molteplici verità,

mi inchino prudente al varco limpido dello scoglio.

Fino a ritrovare il nostro vero io. Cambiato, forse. Pieno di segni, probabile. Ma più vivo e forte che mai.

il tempo ci disarma, ha la forza dell’unire e del dividere

porta via il pensiero e lascia quieti

memoria dimenticata, digiuni eppure senza fame.

Informazioni sulla raccolta Il tratto dell’estensione

Adua“Il tratto dell’estensione”, edizioni La vita felice, si trova in libreria e in tutti gli store online al prezzo di 8,50 euro, in offerta fino al 7 maggio 2018 (al termine, costerà 10 euro).

Se volete sapere qualcosa di più sull’autrice, o dove si terranno le prossime presentazioni, visitate il suo sito internet: www.aduabiagioli.it

Nel 2019, la raccolta ha vinto il Premio nazionale di poesia, narrativa, fotografia, cortometraggi e pittura Alberoandronico, XII edizione, dopo essere stata selezionata tra quelle di oltre 600 concorrenti. Premiazione il 15 Marzo ore 16 in Campidoglio – Roma. Brava Adua!