Il primo romanzo della dama del giallo Agatha Christie e anche quello in cui fa la sua comparsa Hercule Poirot, l’ometto belga dalle acutissime intuizioni. Il romanzo all’uscita è un mezzo flop: chi avrebbe detto nel 1920 che l’investigatore privato sarebbe diventato famosissimo e che la sua creatrice lo avrebbe odiato con tutto il cuore?
Trama
Styles Court è un’estesa proprietà terriera dell’Essex che John Cavendish avrebbe dovuto ereditare. Contrariamente a ogni previsione, tuttavia, alla morte del padre la sola beneficiaria è la sua matrigna Emily. La donna ha poi sposato in seconde nozze Alfred Inglethorp, un cacciatore di dote. Una notte, improvvisamente, la tragedia: Emily muore fra atroci sofferenze, di fronte agli occhi increduli dei familiari. Il misterioso caso cattura l’attenzione di Hercule Poirot, ex investigatore della polizia belga, che inizia a seguire le tracce dell’assassino chiamato dal suo vecchio amico, il capitano Hastings.
Una testa d’uovo dal fiuto infallibile
“Poirot era un ometto dall’aspetto straordinario. Non arrivava al metro e sessantacinque ma aveva un portamento molto fiero. Aveva la testa a forma d’uovo, e la teneva sempre inclinata di lato. I baffetti erano rigidi e militareschi. La sua accuratezza nel vestire era quasi incredibile. Credo che un granello di polvere gli avrebbe dato più fastidio di una ferita. Eppure questo elegantone, che ora zoppicava leggermente, era stato ai suoi tempi uno dei funzionari più in gamba della polizia belga. Come investigatore, il suo fiuto aveva straordinario. Aveva all’attivo numerosi trionfi, essendo riuscito a risolvere i casi più complicati”.
Trappole per (lettori) topi
Sembra quasi incredibile che Agatha Christie abbia scritto The Mysterious Affair at Styles (Poirot a Styles Court) giovanissima e che ben sei case editrici l’abbiano rifiutato prima che una si decidesse ad acquistarlo. Perché in questo suo esordio ci sono già tutti gli elementi che faranno di lei una delle più grandi autrici di gialli. Innanzitutto, una trama in cui i personaggi sono caratterizzati magnificamente, con rapide pennellate che fanno subito intuire i tratti caratteriali predominanti. Poi, una storia che diverte perché tutti, ma proprio tutti, potrebbero essere potenzialmente gli assassini. La scrittrice, a sua volta, si diverte a tendere trappole all’ingenuo lettore, che viene tratto in inganno, gli viene sottratto l’elemento principale per capire e poi, alla fine, si deve arrendere all’evidenza: “c’ero quasi arrivato”. Quasi, Watson, quasi.
Un perfettino a cui nulla sfugge
Invece Hercule Poirot va spedito come un treno: lucido, razionale, poco incline a errori di giudizio grossolani dovuti a simpatie o antipatie. Per lui, tutti sono oggetto di analisi e tutti potenzialmente pericolosi. E’ così che riesce a risolvere l’enigma: conosce la natura umana e la esamina spassionatamente. Forse è questo che lo rende un po’ antipatico: un perfettino a cui nulla sfugge e che non si confida con nessuno per non farsi scappare i criminali finisce per farsi odiare persino dal buon capitano Hastings.
Consigli ai (lettori) topi
Sul racconto, invece, voglio dare un consiglio a chi deve ancora leggerlo: fate attenzione a tutti i dettagli, anche i più insignificanti. Vi do un indizio: in foto c’è una tazzina di caffè…Sappiate che nel finale vorrete uccidere Agatha perché fa come Poirot, non si confida con nessuno, neanche con il lettore. Sarà per questo che lo odiava? 😉 Non vi dico che è la migliore Christie perché non è così, trattandosi del suo esordio. Questo romanzo, tuttavia, è utile per conoscere il mitico Poirot e l’aiutante che lo affiancherà in tante indagini. Solo per questo, possiamo considerarlo un pezzo da novanta per tutti gli amanti del giallo classico.
p.s. E voi che l’avete letto che mi dite? Vi è piaciuto questo esordio del piccolo ispettore belga?
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