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Il petalo cremisi e il bianco – Michel Faber

Il petalo cremisi e il bianco è il romanzo più conosciuto di Michel Faber, autore che avevo conosciuto con quel capolavoro di Sotto la pelle. Forse proprio per questo avevo aspettative altissime, che purtroppo si sono infrante sul muro del Tamigi…

Trama

Londra 1875. Dall’esile candela della sua stanza nel bordello della terribile Mrs Castaway, Sugar, una prostituta di diciannove anni, la più desiderata in città, cerca la via per sottrarre il proprio corpo e l’anima al fango delle strade. Dai vicoli luridi e malfamati Michel Faber ci guida, seguendo la scalata di Sugar, fino allo splendore delle classi alte della società vittoriana, dove violiamo l’intimità di personaggi terribili e fragili, comunque indimenticabili. Come Rackam, il giovane erede di una grande fortuna che diverrà l’amante di Sugar, e sua moglie, l’angelica e infelice Agnes. Il lettore è costantemente dietro la spalla di Sugar e degli altri protagonisti, catturato da una scrittura che ha la magia di ricreare in ogni dettaglio strade, camere, vestiti, cibi, odori, sapori.

Michel Faber ci guida con maestria

Parto dalle note positive. Innanzitutto, un autore che svolge ricerche per vent’anni e passa dieci anni a scrivere un romanzo, è degno di grandissima ammirazione. Infatti, l’inizio è col botto: sembra di trovarsi veramente nella Londra vittoriana dei vicoli oscuri, della prostituzione e del bel mondo attratto dallo squallore dei quartieri malfamati. Michel Faber ci guida con maestria all’interno dei vicoli, arricchendo la narrazione con particolari accurati e studiati per ricreare una mappa dell’epoca. Tecnica narrativa molto suggestiva, tanto che se non fosse infarcita di volgarità quasi in ogni pagina, la consiglierei agli studenti per un’immersione nella storia “dal vivo”.

Progetto forse troppo ambizioso

Un po’ meno riuscito il progetto in sé, forse troppo ambizioso per racchiuderlo in mille pagine. Sarebbe stata meglio una trilogia? Chissà. Il problema è che la lettura diventa tediosa, proprio perché infarcita di particolari che a un certo punto della narrazione si perdono, facendo smarrire la magia dell’impatto. Anche il personaggio di Sugar, che all’inizio sembra molto affascinante, via via perde colore, sapore. Per assurdo, diventano più interessanti i personaggi di contorno, che però Michel Faber rinuncia a esplorare fino in fondo. Alla fine perdiamo di vista Agnes, Henry il fratello di Rackham, Emmeline Fox, la donna amata da Henry, Caroline la prostituta, amica di Sugar. Rimangono sullo sfondo, senza che Sugar e William Rackham prendano mai il volo verso una storia a tutto tondo.

Zucchero, nome improbabile

La parte meno riuscita è quella in cui Sugar entra come istitutrice in casa Rackham. Quale istitutrice dell’epoca secondo voi avrebbe potuto chiamarsi “Zucchero”, senza suscitare perplessità nelle altre famiglie ricche? E la stessa Sugar, da ragazza intelligente e sagace, diventa incerta, tremolante, sempre sull’orlo delle lacrime. Fino all’ultima decisione, che in parte la riscatta. E William? Le sue intenzioni rimangono perlopiù sconosciute, possiamo immaginare che nonostante tutto sia innamorato della moglie e che entri per questo in conflitto con se stesso e con Sugar, ma Michel Faber non chiarisce del tutto, rimane solo una percezione da lettrice.

E quindi? Lettura bocciata? Ni. Se volete un consiglio, leggete Sotto la pelle, molto più coinvolgente. Il petalo cremisi e il bianco rimane nel limbo del vorrei ma non posso, interessante all’inizio, finito con grande fatica.

E voi? Avete letto i due romanzi? Concordate o dissentite?

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Colazione da Darcy – Ali McNamara

Una sperduta isola irlandese, un’eredità inattesa e un gruppo sparuto di persone in cerca di un’occasione per ripartire o cambiare la propria vita. Sono gli ingredienti che Ali McNamara mixa in Colazione da Darcy, un romance leggero che sotto l’ombrellone vi porterà un po’ di vento celtico.

Trama

Quando Darcy McCall perde l’adorata zia Molly, l’ultima cosa che si aspetta è di ricevere in eredità un’isoletta in mezzo al mare. Secondo le ultime volontà della donna, però, per entrarne in possesso, Darcy dovrà trascorrere almeno dodici mesi sull’isola di Tara, al largo delle coste occidentali dell’Irlanda. Una bella sfida, non c’è che dire, per una come lei, abituata alla frenetica vita londinese. E così, senza quasi rendersene conto, da un giorno all’altro si ritrova a dover dire addio alle amate scarpe con il tacco per indossare un paio di orribili stivali. Adattarsi alla spartana vita dell’isola sarà un’impresa tutt’altro che facile, ma presto Darcy scoprirà che l’isola ha molto da offrire… Nuovi amici e forse un nuovo amore l’attendono dietro l’angolo: chi, tra l’affascinante Conor e il testardo Dermot, saprà far battere il suo cuore?

Sorvola senza mai atterrare

Gli ingredienti per una compagnia senza impegno di qualche ora ci sono tutti. A tenere insieme il racconto ci pensa l’amore che Ali McNamara nutre per l’Irlanda e che poi ci spiegherà alla fine della storia, dando anche qualche suggerimento di viaggio. La narrazione in sé è semplice, credo che a parte Darcy tutti i lettori abbiano capito qualche pagina prima della rivelazione dei misteri…i misteri. Si fa leggere, e niente più. Tutto sommato per una lettura poco impegnativa sotto l’ombrellone può andare. Personalmente avrei preferito che venisse dato più spazio alle singole storie e meno alle marche di quello che indossano, perché alla fine posso dire di conoscere solo la vita di Darcy e neanche questa più di tanto. Non so, è stato come sorvolare l’isola con un deltaplano, senza mai atterrare.

p.s. per una volta non mi posso lamentare del titolo italiano, che è uguale all’originale. Perché infilare il famoso film e Audrey Hepburn ovunque, anche con un tubino nero che non collima con la storia? E perché chiamare Darcy la protagonista? Di Darcy ce n’è uno solo ed è un uomo 🙂

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La famiglia Aubrey – Rebecca West

Il mio 2020 per le letture è partito così così. Dopo il bassotto che mi ha un po’ deluso, anche con la decantata Famiglia Aubrey di Rebecca West non è andata benissimo. In teoria sarebbe una trilogia, ma ora vi racconto perché per me le avventure di Rose e gli altri si fermano qui.

Trama

Gli Aubrey sono una famiglia di artisti. Poveri ma uniti, si spostano in continuazione a seconda dell’impiego del padre, Piers: giornalista e scrittore stimato, vive in un mondo tutto suo, ha un problema con la gestione del denaro e un debole per il gioco. È la madre Clare a tenere le fila: pianista dotatissima, ha rinunciato alla carriera per i figli; logorata, ma mai abbattuta, ha trasmesso la sua passione per la musica anche a loro. Le due gemelle Mary e Rose sono due talenti precoci al pianoforte, sveglie e disincantate. Il fratellino, Richard, è adorato da tutti; e infine c’è Cordelia, la maggiore: molto bella, non è dotata come le sorelle ma è troppo ottusa per accorgersene. In questo primo romanzo, che copre un arco di dieci anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, genitori e figli cominciano a prendere la propria strada.

Pagine e pagine di…

Un tomo di quasi seicento pagine che descrive minuziosamente la vita quotidiana di una famiglia sui generis. Artisti e intellettualoidi, faticano a convivere con un mondo che non ama i poveri e le persone che non corrispondono a canoni precisi. Fin qui, la storia avrebbe potuto essere interessante. Peccato che lo sproloquio continui per pagine e pagine di…nulla, senza che si crei la minima empatia con i personaggi e quello che succede. Forse perché la scrittrice privilegia uno stile abbastanza freddo, che sembra quasi una cronostoria più che un romanzo.

Chiudo la busta

Faccio qualche esempio. Fin dall’inizio, tutti si proclamano ottimi musicisti e io prendo per buona questa definizione. Ma come faccio a sapere se è vero? Non ci sono altri elementi oltre alle loro dichiarazioni. Il padre sembra che sia un genio, almeno dalle parole degli altri personaggi. Ma perché? Cosa ha prodotto di così eccezionale? Lo sappiamo solo verso la fine, con una gran furbata di Rebecca West, che scrivendo negli anni cinquanta lo fa passare per un profeta anche se conosce lei stessa molto bene gli accadimenti che lui “prevede”. I bambini, poi, quanti anni hanno? Parlano e ragionano come adulti in miniatura, e anche un po’ antipatici. L’unico personaggio che ha destato in me una certa simpatia è proprio il padre disgraziato, e forse la madre, verso la fine. Non abbastanza, ahimè, per proseguire nella vicenda.

A chi può piacere

Il romanzo ha riscosso un buon successo in libreria, perché se amate le descrizioni inglesi e il ritmo lento potrebbe fare al caso vostro. Sempre che non vi aspettiate chissà quali sconvolgimenti emotivi, vi avviso.

Voi che mi dite? L’avete letto? Vi è piaciuto?

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Omicidio a capodanno – Christopher Bush

Una festa in maschera di fine anno, due degli ospiti ritrovati assassinati a fine serata, un investigatore dilettante tra gli invitati, una villa isolata e circondata dalla neve. C’erano tutti gli ingredienti per iniziare le letture 2020 col botto. E invece, un botto c’è stato, ma non quello che mi sarei aspettata…entrate che vi racconto.

Trama

A Little Levington Hall, la villa del giovane scienziato Martin Braishe, si è appena concluso un ballo in maschera. Gli ospiti si stanno ritirando nelle loro stanze quando all’improvviso salta l’impianto elettrico. Lì per lì nessuno dà peso alla cosa, ma l’indomani in molti lamentano il furto di denaro e oggetti di valore. Non è però un semplice ladro quello che si aggira per la Hall: nella sua camera, infatti, viene ritrovato il corpo dell’attrice Mirabel Quest. E poco dopo anche quello di suo cognato, lo schivo e cupo romanziere Denis Fewne. Ma perché non ci sono impronte sul manto di neve che circonda la villa? Bisogna chiamare la polizia, e presto, ma la casa è del tutto isolata: il telefono è fuori uso, le strade impraticabili. Toccherà a Ludovic Travers, uno degli ospiti, indagare su questi strani e spaventosi accadimenti per impedire all’assassino di colpire di nuovo.

Un’indagine confusa…

In teoria avevo programmato di far uscire questo commento il 31 dicembre o l’1 gennaio, in tempo per farci gli auguri di buon anno. Invece, confesso di non essere riuscita a finirlo nei tempi previsti. Il perché è presto detto: il giallo parte bene, ma in più occasioni scivola nella noia, su personaggi poco caratterizzati e su un’indagine che definire confusa è un eufemismo. Sappiamo che Travers sta capendo qualcosa, ma fino alla fine non sappiamo cosa. Finché non arriva un poliziotto, che a sua volta capisce tutto senza farci capire niente. Quello che voglio dire è che mancano gli indizi che consentano a chi legge di partecipare ai fatti e di trarre le sue conclusioni.

…e troppo lunga

Alla fine, tuttavia, il giallista esperto avrà capito chi è l’assassino e, probabilmente, anche il motivo per cui ha ucciso. Ed è un vero peccato che l’elemento più interessante, scatenato involontariamente da una delle vittime, venga taciuto quasi fino alla fine. Forse, sono stata traviata dalla fiducia infinita che ripongo nella collana I bassotti, finora mai deludente. Questo romanzo, ahimè, un po’ lo è. Forse perché non conoscevo Ludovic Travers, un personaggio ricorrente nei gialli di Christopher Bush. Magari l’autore dà per scontati tratti del suo carattere e del modo in cui si muove che per me sono rimasti un mistero. O forse perché troppo lungo e senza colpi di scena degni di questo nome.

Ambientazione intrigante

Tutto negativo, quindi? No, certamente. Mi è piaciuto l’affiatamento tra Ludovic Travers, l’investigatore dilettante, e l’investigatore della polizia che viene chiamato a indagare ufficialmente. Per una volta, non c’è il solito schema poliziotto poco furbo – dilettante super intelligente. Anzi, il poliziotto dà quel quid per la risoluzione che all’improvvisato investigatore sarebbe mancato. Sempre godibile, poi, l’ambientazione: una villa inglese di campagna isolata, la neve che nasconde il rosso sangue. Intrigante, non trovate?

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Prigioniera dei tuoi occhi – Sheila Holland

Sheila Holland, più conosciuta con un altro dei suoi pseudonimi, Charlotte Lamb, è stata una prolifica autrice inglese di romance. Prigioniera dei tuoi occhi è uno dei suoi titoli, scritto nel 1972 e pubblicato nella collana Rose rosse dei Fratelli Fabbri. Quando Linda decide di aiutare la giovane Tracy, non sa che dovrà arginare il suo tempestoso fratello…

Trama 

La tranquilla esistenza di Linda viene scossa quando si imbatte in una ragazzina in preda agli effetti della droga. Di colpo, e suo malgrado, si trova coinvolta nella storia di due giovani teneri, sinceri, anticonformisti. Daniel è un cantautore folk un po’ capellone, Tracy è piena di slanci, curiosa della vita. Linda comprende che insieme potrebbero essere felici. Ma c’è di mezzo Robert, il duro, enigmatico, intransigente fratello di Tracy. A Venezia, dove si recano le due ragazze, compaiono altri personaggi…e l’amore, più vivo che mai, finirà per travolgere anche Linda, la saggia infermiera.

Tra Venezia e la campagna inglese 

Un romance classico, tranquillo, in cui si intrecciano due storie d’amore, con qualche personaggio che tenta di intromettersi qui e là. In una delle due storie la nostra protagonista Linda è il messaggero di pace, nell’altra è ovviamente l’eroina per cui tifiamo. Mi sono piaciute sia la scrittura sia la storia, che mi ha portato in giro per l’Italia e nella campagna inglese, sempre uno scenario perfetto per il periodo natalizio che chiude il romanzo. Robert, il protagonista, è quello che oggi chiameremmo maschio alfa e che negli anni ’70 era il protagonista tipo di ogni romance: bello, forte e ricchissimo. La protagonista, Linda, naviga invece in brutte acque, finanziariamente parlando, ma per fortuna ha un mestiere ed è in grado di mantenersi senza problemi. Due aspetti in particolare mi hanno divertito: l’ironia di lei nei confronti di un uomo tutto d’un pezzo e la visione, leggermente distorta!, dell’autrice nei confronti degli italiani. Andiamo, quale ristoratore toscano offrirebbe coca cola ghiacciata, pesce fritto con patate o tè all’inglese a due turisti che si fermano a pranzo? 🙂 In ogni caso, l’autrice è molto conosciuta e i suoi romanzi sono sempre una piacevole lettura. Consigliato, quindi, alle amanti del romance, qualora riescano a trovarlo.