Archivi tag: Gran Bretagna

Nell’intimità di Hanif Kureishi: andare o restare?

Hanif Kureishi era appena arrivato a Roma per trascorrere il capodanno con la sua compagna, quando ha avuto un malore. Ora è ricoverato in una clinica della capitale, nella speranza che riesca a riprendersi completamente. Nel frattempo, allieta le nostre giornate a colpi di tweet, facendo partecipi i lettori non solo del dramma che sta vivendo, ma anche dei suoi pensieri e delle sue riflessioni sulla vita in generale. Un po’ come fa Jay, il protagonista di questo breve romanzo. Jay deve e vuole prendere un’importante decisione: andare o restare? Ha una lunga notte davanti a sé per decidere.

Trama

È una notte lunga per Jay: ha deciso di lasciare la compagna e i suoi due figli, dopo anni trascorsi tra litigi e riappacificazioni. Mentre si prepara ad abbandonare la sua casa, non può fare a meno di ripensare alla sua vita, di rivivere le trasgressioni dell’adolescenza, i sogni mai realizzati e la paura delle responsabilità. Gli amori passati, gli amici, scorrono davanti ai suoi occhi come in un film, mettendo a nudo tutte le sue debolezze. È davvero deciso ad abbandonare la noiosa tranquillità quotidiana, rischiando l’affetto dei figli? Riuscirà a chiudersi dietro le spalle quella porta e diventare un altro uomo? L’alba è vicina, non c’è più tempo per continuare a guardare dentro se stesso e scegliere se non voltarsi più indietro.

Come un detective

Avrò bisogno di penne e carta nel mio viaggio. Non voglio privarmi di qualche importante emozione. Inseguirò i miei sentimenti come un detective, cercando gli indizi del delitto, scrivendo mentre mi leggo dentro. Esigo un’onestà assoluta, il che non significa semplicemente dire a me stesso quanto io sia orribile. E così inizia il percorso del lettore dentro la testa di un uomo che deve decidere, nello spazio di una notte, cosa fare della sua vita e della sua famiglia. Con un precedente pericoloso nella famiglia d’origine: Mia madre voleva andarsene. Invece restava; doveva sempre restare. Ma dentro di lei era in fuga: da me, da tutti noi. “I bambini ti impediscono di vivere”:ecco cosa ci diceva la sua infelicità. “O loro, o tu”. Forse, è proprio questa lacerazione materna che ha fatto di lui l’adulto cinico e razionale che è oggi: “Il sogno, o l’incubo, della famiglia felice ci perseguita; è una delle poche idee utopistiche di questi tempi”. 

Alla ricerca della felicità

Nel cinismo, fa breccia quel sentimento che accomuna gli esseri umani più di quanto pensino, la ricerca della felicità. Lo stallo emotivo che lo attanaglia si trasforma in una depressione strisciante.   “Comunque io ho perso il gusto per la vita. Sono apatico, e per la maggior parte del tempo non voglio nulla, tranne capire perché qui dentro sia scomparsa la felicità. È così per tutti? È tutto ciò che si riesce a ottenere? È il massimo che si può avere?”. Neanche il pensiero dei figli gli è di aiuto, infatti non li chiama mai per nome, come se si preparasse mentalmente al distacco, nonostante affermi di aver bisogno del contatto con i figli. “Abbiamo bisogno l’uno dell’altro, il tipaccio e il bambino. Se sto fuori per qualche giorno, in viaggio o a fare niente da qualche parte, e vedo bambini dell’età dei miei figli per strada o in un ristorante, avverto il panico della separazione, e non riesco a capire perché non sto con i miei figli. Al ritorno mi accorgo di quanto siano cambiati. Non voglio perdermi un momento di loro. Non solo per il bene del loro futuro, ma per il presente: per questo momento, che è tutto quello che c’è. E’ sempre a loro che penso prima di addormentarmi. E sto per andarmene”. Anche su questo tema così sensibile, però, non può evitare una deriva egoistica: “Poi traffico e premo per mettere il pannolino nella giusta posizione…alla fine gli rimetto a posto i pantaloni del pigiama. Spero che farà lo stesso per me, un giorno”. 

Va o rimane?

Il lettore va avanti con lui per più di cento pagine, a seguire i pensieri contorti e ingarbugliati di quest’uomo che sembra più in preda a una crisi di mezza età che a un dilemma esistenziale. Il finale, non fa che confermare l’impressione. Mi è piaciuto? Direi di no, confesso che sono andata avanti solo per scoprire se poi queste benedette valigie si deciderà a portarle giù o no. Una cosa, soprattutto, mi lascia perplessa. Susan, la moglie. Susan rimane evanescente, sullo sfondo. E’ una cattivona, Susan. Fa questo, fa quello, pretende questo e quello. Sì, d’accordo: ma chi porta avanti la baracca? Io scommetto che sia proprio Susan. Hanif Kureishi dipinge la tipica situazione in cui il problema vero, grande, è uno solo: le famiglie dopo i figli cambiano e, a volte, non per il meglio. Credo che a questo lavoro di Hanif Kureishi manchi proprio questo: l’altra campana. Avrei voluto sentire i rintocchi, anche solo per avere un’idea meno vaga di questa donna. Merita il disprezzo che sta ricevendo? O il nostro protagonista è un gran bambinone, che fa tanta, tanta fatica a crescere?

Voi che ne dite? Quali libri di Hanif Kureishi avete letto e mi consigliate? 

Leggi anche: 

Amore e ritorno 

La piccola principessa di Frances Hodgson Burnett

La piccola principessa è uno degli ultimi lavori di Frances Hodgson Burnett e anche uno di quelli di maggior successo. C’è tutto: posti esotici, rovesci della situazione, mistero, buoni sentimenti. Chi dice che i bambini di oggi non apprezzino i classici di una volta, non ha mai letto Frances Hodgson Burnett, è evidente. E allora il mio consiglio di oggi per la calza della Befana è proprio “La storia di Sara Crewe”, che dal lontano 1905 verrà a trovare qualche bimbo fortunato il 6 gennaio. 

Trama

Sara Crewe è una bambina rimasta orfana che viene costretta a lavorare nello collegio di Londra che la ospitava per pagarsi vitto e alloggio: la perfida Miss Minchin la trasferisce in soffitta assegnandole le mansioni più umili, ma lei, grazie al suo cuore generoso, è sempre pronta ad aiutare le sue piccole amiche, dimostrando grande nobiltà d’animo. La soffitta diventa così un luogo magico dove compaiono stravaganti e simpatici personaggi e dove le storie narrate dalla bambina aiutano lei e le sue compagne a non perdersi d’animo.

Bambini “moderni”

La forza di Frances Hodgson Burnett è senza dubbio quella di saper tratteggiare bambini comuni, coi loro pregi e difetti. Se ne Il giardino segreto Mary è viziata, scontrosa e decisamente antipatica, qui Sara è sicuramente di buon cuore, ma perde le staffe con una certa facilità e, come si direbbe oggi, quando si arrabbia non le manda certo a dire. Per questo i romanzi di Frances Hodgson Burnett hanno superato la prova del tempo e sono diventati dei classici. Tutti possiamo ancora riconoscerci e partecipare alle vicissitudini di questa piccola orfana. 

Le ciambelle

La parte del romanzo che si svolge al panificio, con la moglie del fornaio e la mendicante Anna, è la mia preferita. Frances Hodgson Burnett ha scritto questo romanzo dopo un viaggio in Europa con la famiglia. Sicuramente ha visto mendicanti bambini a ogni angolo, come ci ha raccontato Charles Dickens, e avrà ascoltato la storia di Maria Antonietta, che Sara nomina come esempio di forza contro il mondo. Per questo, forse, sceglie le ciambelle, con punto di vista enormemente e meravigliosamente bambino, come metafora per sfamare chi ha bisogno. 

 Una storia attuale

Una storia ancora oggi godibilissima e attuale, che fa riflettere i piccoli lettori sull’importanza di essere e rimanere generosi. Perché per quanto possiamo stare male, c’è sempre qualcuno che ha più bisogno di noi. E le nostre opere buone, torneranno indietro con gli interessi. Poi, nella vita reale questo non sempre accade, e forse nessuna scimmietta indiana verrà a trovarci, ma perché non fantasticare?

Leggi anche:

Il giardino segreto

Altri suggerimenti per la calza della Befana 

La tenebra nel cuore di Joseph Conrad

Joseph Conrad rappresenta un caso più unico che raro nel panorama letterario mondiale. Dentro vi spiegherò perché. Intanto, vi dico che sono tornata a leggere libri sul treno! Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho letto un romanzo tra andata e ritorno? Troppo. Stavolta è stato più facile. Cuore di tenebra di Joseph Conrad è un racconto intenso. Vola via, come le ore di viaggio…

Trama

Marlowe racconta di aver avuto l’incarico di sostituire un capitano fluviale ucciso dagli indigeni nell’Africa centrale. Si imbarca su una nave e, giunto alla stazione della compagnia, vede come gli indigeni muoiano di stenti e di sfruttamento. Dopo un lungo viaggio di duecento miglia sul fiume rintraccia Kurtz, un leggendario agente capace di procurare più avorio di ogni altro. In realtà Kurtz, uomo solo e ormai folle, è quasi morente. Sul battello che lo trasporta, pronuncia un discorso che non può nascondere “la tenebra del suo cuore”.

Un caso più unico che raro

Vi ho detto in premessa che Joseph Conrad rappresenta un caso più unico che raro. Il perché è presto detto: ha scritto dei capolavori in inglese pur non essendo di madrelingua inglese! Incredibile. Joseph Conrad nasce, infatti, in Polonia ed emigra in Gran Bretagna da adulto. Altra nota biografica per comprendere Cuore di tenebra, si arruola in marina. Quello che racconta, è probabilmente quello che ha visto.

La tenebra del colonialismo

E veniamo proprio a Cuore di tenebra. Joseph Conrad non nomina mai il Paese e il fiume in cui si svolge la narrazione, ma sappiamo che è il Congo. Il protagonista, Charles Marlowe, racconta di questa esperienza mentre si trova su una nave ancorata nel Tamigi, a Londra. Sappiamo già in partenza, quindi, che dalla sua avventura è tornato. Ma non sappiamo se la sua ossessione per Kurtz, un agente di commercio specializzato in avorio, abbia trovato sfogo nell’incontro con quest’uomo. In realtà, Kurtz è il trait d’union tra l’imperialista Europa e il continente africano e Joseph Conrad vuole farci vedere quanto non ci sia grande differenza tra le due realtà. Sì, la foresta è più fitta e sconosciuta, gli uomini parlano un’altra lingua, ma non sono aggressivi, hanno solo fame. E Kurtz, questo mito, è solo un uomo con le sue miserie, anche se venerato come un dio. 

Appassionante e vivido

Il racconto è appassionante e vivido. A un certo punto mi è sembrato di essere lì con Marlowe e di attraversare questa foresta buia e pericolosa, di sfidare l’ignoto, di poter morire di febbre come gli avventurieri. Sul finale, ho qualche perplessità. L’incontro con Kurtz fa salire il pathos e le parole che l’uomo pronuncia, e che vi lascerò scoprire per non togliervi il gusto della lettura, sono le parole che chiunque di noi potrebbe pronunciare, soprattutto in questo momento. Eppure, Joseph Conrad decide di non chiudere così, ma di aggiungere una parte che…dovrebbe rasserenarci? Chissà. Comunque, racconto super consigliato. Soprattutto a chi cerca ispirazione per letture adatte a ragazzi e adolescenti. Per altri consigli librosi, cliccate sul link in basso.

E poi ditemi: conoscete Joseph Conrad? Qual è il suo romanzo che preferite?

“È impossibile comunicare la sensazione della vita di un qualsiasi momento della propria esistenza, ciò che rende la sua verità, il suo significato, la sua essenza sottile e penetrante. È impossibile. Viviamo come sogniamo: soli“.

Leggi anche:

Fratello Oceano, di Folco Quilici

Consigli librosi per la Befana

Profumo di timo e d’autunno con la cara Rosamunde

Il profumo di timo, basilico e originano che aleggia in questi giorni in casa Jones mi ha fatto ritirare fuori dalla libreria questo romanzo di Rosamunde Pilcher. Che dirvi, sono come una coperta (di Linus): caldi, rassicuranti, romantici nel senso più dolce del termine. Eh sì, non c’è niente da fare, rimane una delle mie scrittrici preferite, una roccia da cui tornare sempre. Profumo di timo non è uno dei miei preferiti, nella sua produzione ci sono pezzi ben più pregiati, ma per una rilettura confortevole va più che bene. Soprattutto in questi giorni, dove si torna a parlare di violenza sulle donne. C’è la violenza fisica, ma può esserci anche quella psicologica e imparare a dire di no può salvarti la vita.

Trama

Oliver Dobbs ottiene sempre quello che vuole. Questo è il suo fascino d’artista e il suo limite di uomo. L’ha provato Jeannette. L’ha provato e riprovato Victoria. E persino il piccolo Tom, quando Oliver Dobbs si è ricordato di avere un figlio di due anni e se l’è portato via. Nel caos metropolitano di Londra, e nella pace della campagna scozzese, la storia di un uomo che non sa amare e di una donna che deve imparare a non amarlo più.

Due personalità incompatibili

La forza di Rosamunde Pilcher è nelle descrizioni e nella capacità di tratteggiare i personaggi nella sua essenza. Profumo di timo non fa eccezione. Siamo tra Londra e la campagna scozzese. Victoria è una ragazza giovane e indipendente, con genitori amorevoli ma assenti e dolorosamente divorziati, che una sera a una festa incontra un aspirante scrittore, Oliver. Una personalità complessa, un accentratore, uno che vuole tutto ed è disposto a qualsiasi cosa per ottenerlo. Anche a rapire il figlio di due anni, quando decide di volerlo con sé. In questo vortice trascina suo malgrado questa ragazza remissiva, gentile, che accetta le sue partenze e i suoi ritorni. Anche quando in uno di questi ritorni le apre gli occhi: non è mai stata l’unica donna della sua vita, non se n’era accorta?

Persone manipolatrici

No, Victoria è troppo giovane e ingenua per accorgersi di essere manipolata. E così, segue Oliver nella sua discesa. Riuscirà a tirarsi fuori dai guai? La scrittrice inglese è come sempre eccellente nel dipingere personaggi femminili gentili, sì, amorevoli sì, ma forti quando serve. E Victoria non fa eccezione, troverà nella fiducia in se stessa e in persone che meritano tutto il suo amore la molla per riscattarsi. Purtroppo, succede più spesso di quanto pensiamo. Le persone manipolatrici sono brave a far credere agli altri di essere stupide, di dover essere guidate, di fidarsi perché penseranno a tutto loro. Non fatelo, non cadete in questa trappola. Voi siete persone che valgono, a prescindere da quello che pensano gli altri.

Una buona rilettura

Tutto sommato, visto in quest’ottica sociale, Profumo di timo è stata una buona rilettura. Rispetto ad altri romanzi c’è meno coralità e meno indagine psicologica, rimane tutto più in superficie. Ma c’è anche da capirla, ha prodotto talmente tanto nella sua lunga vita, che non possiamo certo chiederle il 100% sempre, giusto? E poi è anche un romanzo del 1978, appartiene alla sua prima produzione.

A voi piace Rosamunde Pilcher? Di quale suo romanzo vorreste vedere la recensione su Penna e Calamaro? E avete mai conosciuto persone manipolatorie come Oliver? Fatemi sapere nei commenti!

Leggi anche:

La biografia di Rosamunde Pilcher, una vita da romance

Rifugio di montagna, protette dal Virgin River

Le Sette sorelle: secondo libro, Ally

Vi avevo lasciato al termine del primo romanzo della saga con la promessa di farvi sapere se Lucinda Riley con il secondo libro avrebbe scoperto più carte o no. Ed eccomi qui, al termine della lettura, per raccontarvi cosa penso di Ally, la seconda sorella, delle sue vicissitudini e di come la scrittrice inglese ci stia trasportando nel mondo fantastico de Le sette sorelle. 

Trama

La giovane Ally, velista esperta, è distesa al sole di uno yacht in mezzo all’Egeo e sta vivendo uno dei momenti più emozionanti della sua vita: l’intesa professionale con il famoso skipper Theo Falys-Kings si è da poco trasformata in un amore appassionato. Ma la loro felicità viene bruscamente interrotta dalla notizia della morte di Pa’ Salt, il magnate svizzero che ha adottato Ally e le sue cinque sorelle e che ha lasciato a ciascuna una serie di indizi per mettersi sulle tracce del loro passato. Ally è troppo sconvolta per esaudire la volontà di suo padre; vuole solo abbandonarsi nelle braccia di Theo e ritrovare un po’ di serenità: non sa che presto dovrà gettarsi nella burrascosa storia di Anna Landvik, una cantante d’opera norvegese che nella seconda metà dell’Ottocento divenne la musa del compositore Edvard Grieg. Ed è proprio nella gelida e romantica Norvegia che Ally dovrà scoprire il suo legame con questa donna misteriosa.

Una tempesta di emozioni

Mi è piaciuto questo switch tra le due sorelle maggiori, Maia e Ally. La prima, la più grande delle 6/7, solitaria e riflessiva, parte all’avventura appena ottiene gli indizi sulle sue origini. L’altra, la seconda, quella estroversa e avventurosa, tiene i documenti chiusi e decide di non decidere, almeno nell’immediato, se andare in cerca delle sue origini o meno. Come ti cambiano le tragedie! Ti scopri essere quella che non pensavi di essere. Soprattutto, il tormento di Ally è di quelli tosti: è mai possibile trovare la felicità nel momento peggiore della tua vita? Come si fa ad affrontare la tempesta di emozioni che ti attraversa? Da qui, la tempesta del titolo, che in originale è ancora più fascinoso: The storm sister, la sorella Tempesta.

Ally meglio di Maia

La storia di Ally mi è piaciuta di più di quella di Maia, forse perché essendo il secondo romanzo della serie, la parte iniziale è stata condensata rendendo più appassionante il racconto. O forse perché Ally mi piace di più come personaggio. Solo che Lucinda Riley decide anche stavolta di indugiare molto nel passato e di ridurre il presente a poche pagine. Certo è, che ho intenzione di andare avanti nella serie e vi aspetto presto con il terzo romanzo, La ragazza nell’ombra. E voi? Quale delle sorelle preferite e perché? Scrivetemi nei commenti la vostra opinione!

Lucinda scopre più carte?

Tornando alla promessa che vi avevo fatto, Lucinda scopre qualche carta in più? Direi proprio di sì. Ora, senza fare uno spoiler grosso come una casa (Attenzione! Interrompere la lettura se non volete sapere niente, ma proprio niente), ci dice che il cognome delle sorelle è un’anagramma. Quindi è finto? Chi era davvero Pa’ Salt? Questo lo scopriremo solo l’anno prossimo. Sappiamo solo che non tutte le sorelle, apparentemente, lo veneravano. Ma è veramente morto? Oppure…lo scopriremo sempre l’anno prossimo. E Ally, chi è nella costellazione? Ally è Alcione, che nella mitologia greca fu eletta al comando delle sette sorelle e, una volta diventate stelle, ebbe il compito di guidare i pescatori. Al loro sorgere, iniziava il periodo più propizio per chiunque volesse pescare mentre al loro tramonto, soffiava un vento gelido. 

Tornai a sedermi, osservando il sontuoso banchetto che avevo davanti. Controvoglia, afferrai uno scone, non sopportando l’idea di sprecare del buon cibo.

La saga delle sette sorelle: tutti i titoli

  1. Le sette sorelle. La storia di Maia, 2015
  2. Ally nella tempesta, 2016
  3. La ragazza nell’ombra, 2017
  4. La ragazza delle perle, 2018
  5. La ragazza della Luna, 2019
  6. La ragazza del Sole, 2020
  7. La sorella perduta, 2021
  8. Atlas: la storia di Pa’ Salt, 2023?

Leggi anche: 

Le sette sorelle: il primo libro, Maia

Il segreto della bambina sulla scogliera – Lucinda Riley

Le Sette sorelle, Lucinda Riley annuncia una novità