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Quella sera con George Michael

Questa è una mia foto, scattata durante il concerto di George Michael per i 25 anni di carriera. Una delle serate più belle della mia vita. Ho sempre amato i concerti, ne avrò visti centinaia, o forse di più. La carica adrenalinica che si sprigiona sul palco è qualcosa che nessun audio, podcast, dj session o come diavolo si ascolta musica oggi potrà mai trasmettere.

Era un signore

Quella sera, dicevo, è stata fantastica. Abbiamo aspettato George Michael sdraiati sull’erba, ma lui era un signore. Lo è sempre stato, nei modi e nel rapporto con i suoi fans. Lo è ancora oggi la famiglia, che continua a parlare con noi utilizzando il suo sito internet. Mentre eravamo in fibrillazione per la sua uscita sul palco, lui è apparso su un mega schermo, dove in un’intervista parlava di se stesso in modo disarmante. Un uomo vero, che non ci avrebbe mai fatto aspettare per ore pensando solo a lucrare. Un uomo che a fine serata ci ha ringraziato per aver trascorso del tempo insieme.

Un uomo puro

IMG_20160101_010821Un uomo fragile, puro, forse troppo duro con se stesso, ma onesto con noi. Un professionista vero, una perdita enorme per il mondo.
Ha dato tanto, ha messo tutto se stesso nelle parole che componeva: una stella luminosa, che è bruciata troppo presto per sua stessa natura. Oggi più che mai ne sono convinta, esistono nel mondo alieni, persone che possiedono l’x factor, una natura creativa che li consuma poco a poco, istante dopo istante. Lui era un alieno, un uomo speciale, che mi ha accompagnato per la gran parte della mia vita. L’ho visto crescere, cadere, faticosamente rialzarsi, perdersi nei suoi demoni.
Colpevolmente ho comprato il suo cd multiplo senza scaricare i file bonus, da riscattare con un codice contenuto nella confezione. L’ho fatto stamattina, scoprendo che ci ha lasciato l’intero lavoro. A noi, i suoi lovelies, i suoi fan per sempre, George Michael ha lasciato il suo testamento.

Grazie George 

Grazie George, questo rafforza in me la convinzione che ci hai abbandonato quando l’hai deciso tu, consapevole di aver completato la tua storia di alieno in questo mondo.
Torno di nuovo con il pensiero a quella sera, quell’attimo irripetibile, quella tua voce meravigliosa, quella grinta sul palco, la perfezione dei gesti. Sexy oltre ogni limite. Ringrazio i nostri amici alieni per averti messo sulla mia strada e spero che in qualche mondo parallelo tu stia spargendo il bene che avevi nell’anima.
Hai espresso il desiderio di essere ricordato come un grande cantautore e una persona integra. Lo eri, George, lo eri. E così ti ricorderemo.
IMG_20160101_013043Leggi anche: 
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London’s calling. Il viaggio letterario sta finendo. Ma prima, i Pink Floyd!

Il viaggio letterario sta finendo. L’ultima mattina, al John Bartleycorn di Goring, ci aspetta una colazione pantagruelica e una conversazione vivace con i nostri vicini di tavolo, che incuriositi dalla presenza di stranieri sono meno reticenti dei padroni di casa 20170823_091650a chiederci cosa ci facciamo da queste parti. Noi ci limitiamo a rispondere che siamo di passaggio prima di tornare a casa. Loro vengono dal nord dell’Inghilterra e fanno trekking, infatti all’inizio ci avevano scambiato per camminatori. Noi ridiamo e ribattiamo che no, in teoria non facciamo trekking, ma che le scogliere della Cornovaglia ci hanno obbligato a macinare chilometri. Alla parola Cornovaglia la signora si fa sognante, mi dice che c’è stata una volta sola ma che vorrebbe tanto tornarci. Io sono appena andata via e la penso esattamente come lei. Subito dopo, però, la sorridente signora inglese raffredda i miei entusiasmi per la tavola rotonda e Camelot, liquidando Winchester in una battuta: “ah, sì, in tutta l’Inghilterra ci sono posti dove dicono di possedere quella vera, ma non è mai così”. Addio, Camelot, è stato bello illudersi per un giorno.
Prima di andare via, ci fermiamo a ringraziare il proprietario. Di buon mattino è loquace e ha voglia di fermarsi a fare due chiacchiere. Approfitto per chiedergli notizie da insider su George Michael. Sembriamo vecchi amici, io con gli avambracci poggiati sul bancone del bar mentre lui mi racconta che lo conosceva e che era una persona amabile, educata e gentile. Salutava tutti, soprattutto quando usciva a passeggiare lungo il fiume, ma in realtà nessuno nel villaggio può dire di averlo conosciuto davvero. Mi sembra sinceramente triste per quanto gli è accaduto e le sue parole rafforzano in me la convinzione che avesse scelto questo luogo remoto per essere lasciato in pace. E che quanto accaduto il giorno di Natale possa anche non essere casuale. Purtroppo, è tristemente vero che ai vivi rimangono solo le domande…

via Londra

Ora però è davvero tempo di andare via. Direzione, Londra. Complice una bella giornata e traffico scorrevole, arriviamo in aeroporto prestissimo. Dall’autostrada, i segnali che indicano Heathrow ci guidano senza sforzo e addirittura a un certo punto appare la corsia riservata a chi deve lasciare la macchina a noleggio. Perfetto. La macchina è un po’ infangata, ma non c’è neanche un graffio. Un pulmino ci porta al terminal giusto per il nostro volo, fanno tutto loro. Fantastico, staccare il cervello qui si può. Entrati nel terminal, ci guardiamo ed è un attimo. Il volo è tra qualche ora, la fermata della metropolitana è nel terminal, la macchinetta automatica per i biglietti pure…Pink Floyd, arriviamo!

Pink Floyd Exhibition

Al Victoria & Albert Museum è in corso la mostra Pink Floyd: Their Mortal Remains, la loro anima rimane. Arrivare è semplicissimo, la fermata della 05metropolitana e l’entrata del museo sono separate da un tunnel. La fila c’è ma e quasi ora di pranzo di un giorno feriale, quindi fattibile. Esauriti i convenevoli, ci fanno entrare dotando ognuno di una cuffia. Il percorso, infatti, è sensoriale, visivo, acustico e tattile. Ci tuffiamo in un mondo ovattato, dove centinaia d persone si aggirano per le sale in silenzio, mentre si attivano al passaggio video e canzoni, che insieme a testi originali, fotografie e strumenti musicali ripercorrono le tappe principali del percorso artistico e musicale della band, dagli esordi negli anni ’60 fino allo scioglimento. Anche se li seguo da una vita, è stato interessante cogliere alcuni dettagli che non conoscevo o conoscevo poco, soprattutto per quanto riguarda il loro incontro nella facoltà di architettura, l’influenza dei loro studi sulle scenografie dei concerti, che curavano personalmente, o la sperimentazione tecnica sui suoni, oppure quanto fossero diversi dagli altri artisti emergenti perché provenivano da una classe sociale elevata e puntavano sulla raffinatezza dei testi e dei suoni fin dall’esordio. Mi sono anche divertita a giocare con il mixer sulle note di “Money“, ma ho capito solo ripassando lì davanti che l’impianto è collegato alle cuffie e quindi chi si diverte con il mixer fa sentire la sua versione a chi passa lì vicino! Spero tanto di non aver massacrato orecchie sensibili! La fine della mostra, poi, è grandiosa. In una sala circolare, puoi sdraiarti, metterti seduto o rimanere semplicemente in piedi a gustarti loro, che dai video a tutta parete suonano dal vivo, immerso chiaramente in luci psichedeliche.

This is the end

20170817_105428Riuscite a immaginare finale diverso e migliore per questo straordinario viaggio letterario? Se potessi, lo rifarei mille e mille volte e chissà che non sia possibile tornare davvero sulle scogliere ventose, in compagnia di un orizzonte sterminato e delle profondità dell’anima. Perché mentre andavo Sulle tracce delle grandi scrittrici, l’ho afferrata e le ho raccontato qualcosa di me. Lei già sapeva, ma mi ha ascoltato paziente, pronta a mettere in valigia percezioni e turbamenti prima di riprendere il viaggio.
p.s.
Spero che questa lunga narrazione vi sia piaciuta e vi abbia tenuto compagnia. Se vi ho incuriosito e state pensando di organizzare un viaggio in queste terre meravigliose, scrivetemi nei commenti e sarò felice di rispondere a tutte le curiosità.
Intanto, finisco in dolcezza anticipando il titolo del prossimo Diario di bordo:
A presto!

Listen without prejudice. Da George Michael a Goring-on-Thames

Winchester è molto piccola, la visita non richiede più di mezza giornata e noi abbiamo un appuntamento importante prima di tornare a casa. Domani ci aspetta il volo da Heathrow e il villaggio in cui sento di dover andare si trova a circa un’ora da Londra, quindi perfetto come tappa di avvicinamento. Anche se non è il motivo per cui ho deciso di andarci.

Goring-on-Thames

Goring-on-Thames, Goring sul Tamigi, è un piccolo villaggio che sembra sospeso nel tempo. Se non fosse per le macchine che raramente attraversano le strade, potremmo tranquillamente trovarci nel 1600. Non è una cittadina di passaggio, chi si ferma qui ci viene intenzionalmente, IMG_20160101_014413oppure ci abita. In gran parte, è abitato da persone facoltose che cercano pace, tranquillità e anonimato. Proprio quello che desiderava la persona che cerco. Lascio i bagagli nel pub del paese, che mi ospiterà per la notte, ed esco a cercarlo. Non voglio chiedere indicazioni: se sarà destino, lo troverò. Per fortuna, non c’è alcun circo dell’orrore, nessuno sfruttamento di eventi infausti, nessun cartello che metta il viandante sulla strada giusta. Parto dal fiume: so che aveva scelto Goring perché voleva vivere vicino al fiume, quindi immagino di essere in grado di riconoscere la casa giusta dall’esterno. Sulla banchina, sono ormeggiate diverse barche, ma le persone a bordo si contano su una mano. L’atmosfera è ferma, siamo in estate ma potrebbe essere autunno, se non fosse per il colore verde brillante della vegetazione.

Piove

Piove, e penso che sia giusto. Credo che il cielo stia piangendo e mandi acqua incessantemente dal 25 dicembre 2016. Passeggio per il molo senza una meta. Non so, forse spero di non trovare il cottage giusto. Forse, spero di vederlo uscire da una porticina di legno e dire: “hello”!, ma ovviamente non è possibile. Piove più intensamente, ora. Forse, è il caso di allontanarsi dal fiume. Si sta facendo buio. Forse, è il caso di riprovare con le prime luci del mattino. M’incammino sulla via principale del paese e scorgo delle lettere. Una sola parola, di legno verniciato, appoggiata su un muretto: LOVE. So che sono arrivata. So che potrò salutarlo.

George Michael

Quando vedo ondate di ragazzine isteriche urlare il nome del cantante del momento, anche a me viene da ridere come credo a tutti. Penso che quando saranno grandi ricorderanno quei momenti con affetto e anche un pizzico di nostalgia. Voi quali follie avete fatto per amore del vostro idolo? Io IMG_20160101_011018poche, non sono scappata a Sanremo per sposare Simon Le Bon, non ho fatto i calchi in gesso ai genitali (sì, è successo anche questo), non mi vesto di viola come chiedeva Prince, non ho tirato reggiseni come le fans di Vasco Rossi. Niente di pazzo, se non qualche striscione ai concerti. In compenso, ho offerto fedeltà. Le mie passioni musicali mi accompagnano dall’infanzia, hanno resistito agli ormoni impazziti dell’adolescenza, mi hanno consolato quando sono entrata nell’età adulta, mi aiutano a vivere oggi, che gli anni passano e i problemi aumentano.
George Michael era ed è per me tutto questo: è la mia giovinezza spazzata via in un momento, una mattina di Natale quando mi sono alzata felice, pensando ai regali che avrei scartato quel giorno e invece mi sono trovata davanti alla brutalità di una notizia lunga un minuto.
“Careless whispers of a good friend. To the heart and mind, ignorance is kind. There’s no comfort in the truth, pain is all you find” 
Sussurri avventati di un buon amico. Per il cuore e la mente, l’ignoranza è gentile. Non c’è conforto nella verità, il dolore è tutto quel che trovi.

Careless whisper

IMG_20160101_011536Queste sue strofe sono profetiche. Le domande e i perché sono l’unica cosa che rimane.
George Michael non c’è più. Nessuno di noi potrà più sentire la sua voce unica, straordinaria, immensa. Come immensa è la sua generosità, nei confronti della sua famiglia, del pubblico, delle persone bisognose di aiuto.
Aiuto, come quello di cui forse avrebbe avuto bisogno lui e che nessuno gli ha saputo dare. Oppure, più semplicemente, una stella troppo incandescente per non andare incontro al sole e all’auto distruzione. Di questo sono fermamente convinta: ci sono persone che nascono con un talento straordinario e una sensibilità fuori dal comune. Persone che non sono di questo mondo e che, per quanto si sforzino di essere accettate e di convivere con il grigiore della quotidianità, sono destinate a un disegno superiore. A illuminare le nostre vite per un breve tratto e a spegnersi improvvisamente quando il percorso terreno è compiuto.

Mill Cottage

IMG_20160101_010659La dimora e il villaggio che George Michael aveva scelto parlano di lui. Isolate, recondite, discrete all’esterno quanto lussuose all’interno. Un posto che sceglierebbe chi vuole essere lasciato in pace, questa è la mia prima sensazione. Un sentimento che i suoi fan rispettano, perché anche nell’artista che seguiamo ci possiamo riconoscere. Gli omaggi a George Michael sono ordinati, sistemati in maniera decorosa, senza slogan urlati. Siamo arrivati da tutto il mondo per salutarlo: c’è una bandiera della Cornovaglia, da cui sono appena andata via, una greca, una dell’Italia, lasciata qui da un gruppo friulano. C’è la Corea, l’Australia, la Svezia, il Giappone. Ci sono gli Stati Uniti e la Russia. La musica unisce, la musica non divide.
E poi ci siamo noi, io e un uomo che furtivamente si asciuga gli occhi. Si gira e mi saluta sottovoce, prima di andare via. Prendo il suo posto davanti al portoncino di entrata, quello su cui tutti gli anni IMG_20160101_013808a dicembre George Michael metteva una corona natalizia. Al posto della corona, ora c’è un messaggio della famiglia per i suoi fans: pregano di rispettare George, che amava tantissimo questa casa, non scrivendo sul muro. Chiedono anche di fare attenzione e di non lasciare gli omaggi a George fuori dalla pensilina se deteriorabili, perché la pioggia li rovinerà irrimediabilmente. Invitano chi ha messaggi o materiale per la famiglia a utilizzare la cassetta della posta che si trova in basso sul portone, perché qualcuno li raccoglierà.

Un tuffo al cuore 

E’ raro trovare questo rispetto nei confronti dei fans. E sono orgogliosa del IMG_20160101_013043fatto che nessuno abbia disatteso i voleri della famiglia, che il muro sia libero da scritte. Anch’io voglio lasciargli un messaggio. Voglio fargli sapere che lui è con me da tutta la vita, che le sue canzoni mi accompagnano da sempre e continueranno a farlo. E che quando ho finalmente deciso di pubblicare il mio primo libro, Un tuffo al cuore, lui c’era. Gli ho indicato anche la pagina in cui la protagonista balla sulle note di una delle sue canzoni che preferisco, casomai avesse voglia di leggerlo, da lassù. Mentre parlo con lui altre persone si avvicinano al memoriale. Credo siano persone del posto che vengono a salutarlo velocemente prima di proseguire la loro passeggiata.
Nel frattempo, la pioggia continua a venire giù e tira vento.
Ho compiuto la mia missione, posso tornare a casa finalmente.

The John Barleycorn

In queste due settimane abbiamo alloggiato in case private e fattorie, come nella migliore tradizione britannica. Mancava ancora il pub, ma per fortuna abbiamo scritto al John Bartleycorn la sera 20170823_091650precedente e ci hanno risposto sì abbiamo posto vi aspettiamo, sempre per email. Informali, veloci, amichevoli. Senza chiedere anticipi, numeri di carta o di telefono. Di persona sono come per lettera: informali, veloci, amichevoli. E sorpresi di vederci qui, lo capisco dall’atteggiamento, ma anche troppo discreti per fare domande. Non devono vedere spesso stranieri da queste parti. Anche stasera infatti siamo gli unici, mentre gli altri avventori ridono e scherzano davanti a un boccale di birra. Vivono bene qui, penso. Pochi e semplici divertimenti, serate in compagnia e una bionda o scura per amica. Mangiamo un fish&chips veloce e andiamo a dormire. Domani, la giornata sarà lunga. E la musica inglese d’eccellenza di nuovo protagonista imprevista
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