Archivi tag: Francia

Kit per fare la baguette, non ho resistito

A Parigi ho visto questo kit per fare la baguette e non ho resistito, l’ho comprato. Sì, lo so che vi ho già dato la ricetta della baguette, infatti non vi ridò la ricetta con tutti i passaggi e i tempi di lievitazione, ma solo il procedimento, che potrete replicare anche a casa. Vi faccio però vedere come funziona questo kit e come viene il pane. Venite che vi racconto. Se volete passare subito al video, eccolo qui.

Il kit 

Il kit per fare la baguette contiene: 

  • 1 busta di farina con lievito;
  • un foglio di carta forno; 
  • e ovviamente la ricetta.

Il procedimento

Insomma, definirla ricetta è un po’ azzardato. Diciamo che c’è il procedimento. Che è il seguente: aprire la busta e versare il contenuto in una ciotola. Lasciare da parte un cucchiao di miscela per la fase finale. Usare la stessa busta, ormai vuota, per riempirla d’acqua fino al punto indicato. Nel mio caso, ho poi scoperto che ne sarebbe servita un po’ di più. Aggiungere il sale e impastare per circa 5 minuti, fino a formare un panetto solido e liscio. La ricetta non lo diceva, ma io ho aggiunto due serie di pieghe intervallate da 30 minuti ciascuna. Al termine, assottigliare il panetto creando un rettangolo di circa 25×20 centimetri. Prendere un lembo e arrotolarlo. Poi, chiudere la baguette, con la chiusura rivolta verso il basso, nella carta forno in dotazione. Lasciar lievitare 1 ora. Al termine, anche qui la ricetta non lo diceva, ho aperto il pacchetto ed eseguito 3 tagli obliqui sulla parte superiore del pane. A questo punto, se non l’avessi dimenticato, avrei dovuto spolverare la superficie con la farina tenuta da parte. Ho richiuso il pacchetto e infornato, a 230° per circa 20-25 minuti, controllate verso la fine (la ricetta diceva 30 minuti).  A cottura ultimata, lasciare in forno spento per 5 minuti.

Et voilà les jeux sont faits! La vostra baguette è pronta per essere gustata. Io l’ho abbinata a una omelette e un bicchiere di vino. La felicità…

Che ne dite? Vi piace il kit per la baguette? Non vi ho ancora detto la cosa più importante, siate orgogliosi delle vostre creazioni, sempre! Anche quando utilizzate un kit pronto!

Notice_FRENCH_BAGUETTE_COLOR_V5_page-0001

Leggi anche:

La quiche lorraine che scalda l’anima 

Il video della baguette 

 

Omelette baveuse per sognare Parigi

Sedevano a un piccolo tavolo di ferro battuto, circondati da un minuscolo giardino all’inglese. L’aria era piacevolmente fresca. La cuoca, Marie, portò omelettes alle erbe fini,una baguette e un riesling ghiacchiato. Eve staccò un pezzetto di pane e lo spalmò di burro. 

Vi ho già parlato di Lorna Graham e del suo libro, La ragazza del Greenwich Village. Qui ripresento la ricetta dell’omelette baveuse, aggiornata e migliorata rispetto a quella che avevo preparato subito dopo aver letto il libro. Ricetta perfetta per un brunch, un picnic o un pranzo tra amici. Venite che vi spiego il procedimento. Se volete andare direttamente alla videoricetta, cliccate qui.

Ingredienti per una omelette grande:

  • 3 uova;
  • latte,  1/3 di bicchiere;
  • erbette fini, mix;
  • burro, una noce;
  • sale e pepe, q.b.

Procedimento per le omelettes

Per la base, rompete le uova in una ciotola e mescolatele pochissimo, quel tanto che basta per far amalgamare rossi e bianchi. Aggiungete un pizzico di sale, una spolverata di pepe e il mix di erbette (già pronto o composto da voi con un mix fresco di timo, maggiorana, dragoncello, basilico…o quello che avete). Fate sciogliere una noce di burro in una padella. Mi raccomando, una noce, io ho esagerato e il burro a mio parere si sentiva troppo.  Appena sfrigola, versateci il composto, facendolo cuocere qualche minuto.  Girate continuamente la padella, per rendere la cottura uniforme. Quando i bordi dell’omelette iniziano a staccarsi e l’interno è ancora liquido, alzate la padella dal fuoco e mescolate brevemente, per far rapprendere l’interno lasciandolo però umido, “baveuse” come direbbero più finemente i francesi. Piegate l’omelette a metà e servitela ben calda, accompagnata da una fragrante e appena sfornata baguette.

Note: 

  •  l’omelette è buona calda e appena spadellata.
  •  è già buona così, da sola. Se volete farcirla potete sbizzarrirvi: gli accompagnamenti più tipici sono con salumi e formaggi freschi (non mozzarella).

 

Il rombo al forno di Giovanna e Guy de Maupassant

D’estate la memoria va ai pranzi della domenica, quando bastava una tovaglia apparecchiata, un pasto semplice e quattro chiacchiere in famiglia. Proprio la vita leggera di Giovanna prima di sposarsi, nella casa paterna dei Pioppi. Sentite come racconta le mattine di Giovanna e il padre lo scrittore francese  Guy de Maupassant in Una vita:  “Un marinaio s’avvicinò presentando i suoi pesci, e Giovanna acquistò un grosso rombo che voleva portare ai Pioppi essa stessa. Poi padre e figliuola ripresero la via del castello; e siccome il grosso pesce affaticava Giovanna, ella gli passò nelle branchie il bastone paterno, e ciascuno ebbe la sua estremità. Così essi andavano allegri risalendo la costa, cianciando come due ragazzi, la fronte al vento, gli occhi brillanti, mentre che il rombo affaticava il loro braccio, a poco a poco, spazzando l’erba con la coda grassa “. Venite che vi racconto come si prepara il rombo al forno di Giovanna e Guy. Qui la videoricetta con tutti i passaggi

Ingredienti
  • rombo, 1 (circa 600  gr.)
  • patate, 6
  • pomodorini, una manciata
  • prezzemolo tritato
  • spicchio di aglio, 2
  • pepe, maggiorana, timo, origano, quanto basta
  • olio, quanto basta.
Procedimento

Affettate le patate a rondelle sottili e disponetele su una teglia a formare un “letto”.  Conditele con olio e le spezie che più vi piacciono. Io: maggiorana, timo, origano e pepe nero. Mescolate bene. Adagiate il rombo intero, con la pelle,  sopra il letto di patate, facendo un’incisione a croce al centro per farlo cuocere bene anche dentro. Inserite uno spicchio d’aglio dentro il taglio e un altro sotto la coda. Aggiungete ai lati i pomodorini e condite il tutto con altro olio.  Cuocete il rombo con patate e pomodorini in forno statico per 30 minuti circa a 180°.

 

Note

  • sarà cotto quando la pelle si toglierà facilmente e la carne sarà bianca
  • non ho messo sale perché spezie e pesce danno già da soli un sapore sapido, ma regolatevi secondo il vostro gusto.

Leggi anche

La cuoca portò omelettes alle erbe fini e una baguette

Certe ragazze…la domenica preparano l’arrosto

Il quaderno dell’amore perduto di Valérie Perrin

Un’altra sopresa in questa estate di sorprese, il mio incontro con Valérie Perrin. Non amo i libri o gli scrittori che vanno di moda, perché spesso le mode sono influenzate da fattori molto poco oggettivi. Ma ho trovato a un buon prezzo il primo libro della scrittrice francese, tradotto dopo il grande successo dei suoi lavori successivi. Bè, mi sono ricreduta: successo meritato. Venite che vi racconto.

Trama

Segnata dalla morte dei genitori, la giovane Justine ha scelto di vivere a Milly – un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia – e di lavorare come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un’esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza. Per Justine, salvare quei ricordi – quell’amore – dalle nebbie del tempo diventa quasi una missione. Così compra un quaderno azzurro in cui riporta ogni parola di Hélène e, mentre le pagine si riempiono del passato, Justine inizia a guardare al presente con occhi diversi. Forse il tempo di ascoltare i racconti degli altri è finito, ed è ora di sperimentare l’amore sulla propria pelle. Ma troverà il coraggio d’impugnare la penna per scrivere il proprio destino?

Il quaderno azzurro

Il romanzo di Valérie Perrin mi è piaciuto moltissimo, soprattutto il finale. I fatti sono narrati da una giovanissima che, chissà perché, ha una sola passione: gli anziani. Accudirli e ascoltarli è un lavoro che le piace, soprattutto perché non lo fa più nessuno, parenti su tutti. Quindi, questi anziani finiscono nelle case di riposo, spesso senza nessuno che li vada a trovare. E, soprattutto, senza nessuno che voglia ascoltare la loro storia. Infatti, non a caso il titolo originale è “I dimenticati della domenica”. Justine lo fa, li ascolta, e compra anche un quaderno azzurro, per non perdersi neanche una parola di quello che le viene detto. E così, veniamo anche noi a conoscenza del grand amore di Hélène e della vita che è passata e sta per lasciarla andare. Ma Hélène ha un compagno fedele, che non l’abbandona e la sorveglia costantemente. Sarà solo lei a decidere quando andare e lui lo segnalerà. 

Justine

Nonostante il focus su Hélène e l’amore della sua vita, è stata proprio Justine a incuriosirmi di più. E a farmi versare una lacrimuccia, o forse più di una, al termine della lettura. Perché nonostante le sue vicende familiari non semplici, è una ragazza trasparente, gentile, generosa, molto salda nei suoi valori. Se tutti gli operatori sanitari fossero come lei, vivremmo in modo più sereno anche l’inevitabile tristezza degli ultimi momenti, ne sono sicura. Al netto di alcuni passaggi non proprio convincenti, soprattutto nella fase in cui il terribile segreto della sua famiglia verrà rivelato, Un romanzo che vi consiglio se avete voglia di nostalgia, riflessione e romanticismo sottobosco. 

A questo punto, non mi rimane che leggere anche gli altri. Voi siete appassionati di Valérie Perrin? Qual è il vostro romanzo preferito? Fatemi sapere nei commenti! 

Leggi anche:

Anne Berest, chi ha inviato La cartolina?

 

Clan Delon, tra cane e lupo non mettere il dito

Il clan Delon messo a nudo da Anthony, che con l’autobiografia Dolce e crudele, questo il titolo italiano, decide di raccontarci la sua famiglia partendo dalle ombre che l’hanno sempre caratterizzata. Operazione riuscita? Venite che vi racconto.

Trama

Figlio di un mostro sacro del cinema e di un’attrice amante della libertà, Anthony Delon squarcia il velo sulla sua famiglia e sulla sua vita, offrendo un ritratto della sua infanzia, degli anni della giovinezza, della malattia della madre, alla quale è rimasto vicino fino all’ultimo giorno. Al centro del racconto il rapporto tormentato con il padre, la violenza psicologica, la difficoltà di vivere nella sua ombra, il senso di abbandono, ma anche l’amore della tata e del padrino Georges Beaume, che l’ha salvato. In questo libro pone a se stesso e ai lettori una domanda universale. Come superare le paure, le ferite, le delusioni? Come non riprodurre il modello imposto dalla famiglia, dove l’amore è stato la prima vittima di una maledizione che si tramanda di generazione in generazione? 

Tra il giorno e la notte

Il titolo originale di questa autobiografia è Tra cane e lupo, un’espressione francese che significa “all’imbrunire, al calar della notte”. Quell’ora del giorno, cioè, in cui la luce è incerta, l’ora in cui il cielo a volte è blu scuro, momento in cui è difficile distinguere oggetti o esseri. Come distinguere un cane da un lupo? Il cane simboleggia il giorno e la luce, protettiva, mentre il lupo rappresenta la notte dove sorgono paure, ansie e incubi. Prima di queste paure, tra cane e lupo appunto, vengono il dubbio e la preoccupazione del crepuscolo. Come quasi sempre, il titolo originale è più calzante e allude all’ambiguità di fondo che domina i rapporti in questa famiglia, come se fossero sempre in bilico tra la distruzione totale e la rinascita improvvisamente. Anthony Delon si riferisce alla sua famiglia chiamandola “Clan Delon” e le dinamiche sembrano proprio quelle di un clan. Un clan in cui le regole vengono scritte e stracciate continuamente dal capoclan. 

Alla ricerca di un’identità 

Anthony descrive se stesso come un bambino solo e indifeso, lasciato da entrambi i genitori, giovani quando è nato, alla cura di altri, le vere rocce salde della sua vita. Il racconto, quindi, si dipana tra un’infanzia e un’adolescenza essenziamente infelici, sempre a cercare di schivare i colpi di un padre pronto a diventare lupo nei momenti più impensati e una madre che vive la sua vita lontano dal figlio, e una vita adulta in cui il figlio di è alla costante ricerca di una sua identità. Identità che, dice, ha trovato grazie alle sue figlie e al suo voler essere un padre presente, laddove le sue figlie sono alle prese (come lui) con una madre lontana. Una madre che comunque lui adora, mentre fatica ad accettare il padre che gli è capitato in sorte. 

Non squarcia il velo

C’è un grande mah in questa autobiografia, che avrebbe invece potuto “squarciare un velo” (come recita la sinossi). Anthony Delon decide di lasciare le ombre al loro posto, forse per non svegliare il can e il lupo che dorme. O forse per non tradire quel clan di cui lui fa parte a pieno titolo, soffrendo delle stesse pulsioni violente e autodistruttive. Perché, andando a leggere tra le righe, gli affari poco chiari non sono solo quelli del genitore. E anche Anthony, come padre, ha recuperato solo in vecchiaia il rapporto con la prima figlia Alyson Le Borges, illegittima, che oggi fa l’attrice. Rapporto di cui nel libro non fa cenno, riferendosi solo ed esclusivamente alle due figlie avute dal matrimonio. Perché? Mi piacerebbe chiederglielo. Eppure l’ha riconosciuta, mentre il presunto figlio illegittino di Alain Delon, Christian Aaron Boulogne, è deceduto senza essere mai stato riconosciuto. In definitiva, trovo che il lavoro sia interessante perché comunque descrive un rapporto genitori-figli che avvicina persone famose a tutti noi; al netto di ville, scuole e vacanze esclusive, in fondo, quello che tutti vogliamo e cerchiamo è solo amore.

Leggi anche: 
Emmanuel Carrère fa Yoga: verità o finzione?