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Il saper vivere di Donna Letizia: consigli utili per Natale

Donna Letizia. Come comportarsi a Natale e nelle altre occasioni di festeggiamento? Scopriamolo insieme, con un pizzico di ironia. Chi segue Csaba Dalla Zorza in televisione sicuramente l’ha sentita nominare, in ogni puntata c’è un “Donna Letizia direbbe…Donna Letizia suggerirebbe…”. Ma chi è Donna Letizia? Ho scelto di parlarvi di lei per l’Avventolibroso21, una bella iniziativa cui sto partecipando, organizzata da Readbookswith Mar, che ringrazio. Perché l’ho scelta? Perché penso che alcuni consigli siano utili anche per noi, visto che tra qualche giorno ospiteremo qualcuno o saremo ospiti per Natale. Seguitemi nella lettura e quest’anno saremo impeccabili: parola di Colette Rosselli.

Il saper vivere

In questo momento, il vintage mi sta appassionando particolarmente. Come sapete, nel BookClubPeC stiamo leggendo Liala, mentre oggi vi parlo di Colette Cacciapuoti Rosselli. Quest’ultima è stata una scrittrice, illustratrice e pittrice italiana e, come Liala, teneva una  rubrica seguitissima di bon ton, Il saper vivere, prima su Grazia e poi su Gente. Per Liala, invece, fu addirittura creata una rivista, Le Confidenze di Liala, oggi solo Confidenze, dove lei stessa dava consigli alle lettrici. 

Il galateo di Donna Letizia

Donna Letizia era la potenza suprema del galateo. A lei si affidavano milioni di lettrici italiane per non sbagliare un colpo in ogni aspetto della vita sociale. Il saper vivere è un compendio che viene pubblicato ancora oggi da Mondadori ed è considerato una sorta di bibbia, perché al netto di alcune accortezze oggi ormai superate, rimane una buona guida da seguire nei momenti di incertezza. Donna Letizia spazia veramente in tutti i campi della vita privata, dal battesimo al lutto, passando per fidanzamento, matrimonio, inviti, viaggi, corrispondenza e chi più ne ha più ne metta. Curiosamente, manca del tutto la parte relativa al bon ton da tenere sul posto di lavoro. Ma forse, non era la donna lavoratrice il suo target. Oggi mi limito a darvi qualche indicazione sugli aspetti delle festività natalizie che ci preoccupano terribilmente. Sì, confessiamolo, anche chi vive nella modernità più spinta, di fronte alla tovaglia e ai regali, un attimo di tentennamento ce l’ha. Siete d’accordo? E allora proprio di questo vorrei parlarvi: la tavola e i regali. Come comportarsi a Natale e nelle altre occasioni di festeggiamento? Scopriamolo insieme.

Partiamo dalla tavola

Ma ancora prima, partiamo dall’invito. Se ci hanno invitato a pranzo o cena, dobbiamo presentarci all’ora esatta indicata, è consentito solo un ritardo di qualche minuto. “La padrona di casa sarà già in salotto quando arriverà il primo ospite”.

La tavola

Se avete organizzato un pranzo, la tavola deve essere guarnita di fiori. “Centri da tavola, candelabri, zuppiere antiche sono più indicate la sera”. Il formaggio non va mai servito la sera, mentre il caffè si serve in salotto. A mano a mano che gli ospiti arrivano, la padrona di casa serve gli aperitivi. Che devono essere moderati, “dovrebbero, in teoria, stuzzicare l’aperitivo, ma in realtà lo addormentano, a detrimento del pasto che segue”. Quando gli ospiti saranno tutti arrivati, ci si può accomodare a tavola. Già, ma come? 

Segnaposti e posti a tavola

Se gli ospiti sono più di sei, è meglio posizionare dei cartellini segnaposti con i nomi degli invitati. I padroni di casa siedono uno di fronte all’altra, la padrona di casa avrà l’invitato più anziano e più importante alla sua destra, alla sua sinistra quello che lo segue immediatamente in anzianità e importanza. Stessa cosa, il padrone di casa, con l’invitata più importante e quella che la segue immediatamente, nella stessa disposizione. “I celibi e le persone di famiglia vanno messi nei posti più lontani dai padroni di casa. Ma è ovvio che non si metterà in fondo alla tavola la suocera o qualche parente anziana”. Ai pranzi di famiglia i ragazzi siedono in fondo alla tavola. Se sono presenti quattro suoceri, il padrone di casa avrà alla destra la suocera e alla sinistra la madre, stessa cosa la moglie. Se chi invita è celibe, il posto della padrona di casa, di fronte a sé, sarà preso dalla signora che intende onorare.

L’apparecchiatura

Le posate vanno sempre messe ai lati dei piatti, secondo l’ordine in cui verranno usate. Le più lontane dal piatto sono quelle da usare per prime. Coltello, con la lama rivolta verso il piatto, e cucchiaio alla destra, alla sinistra le forchette. Le posate da dessert vengono poste orizzontalmente, davanti al piatto: forchettina con i rebbi a destra, coltello o cucchiaino con lama a sinistra. I bicchieri saranno due, da acqua il più grande e da vino, alla destra del piatto in quest’ordine. Se ci sono due vini, uno rosso e uno bianco, per il rosso si userà un bicchiere medio e per il vino bianco uno più piccolo e verranno posizionati in questo ordine. Per ultimo, l’eventuale bicchiere per il vino da dessert, o la coppa, se viene servito spumante o champagne.

I vini

I vini ordinari possono essere serviti nella caraffa. I vini pregiati, invece, devono essere lasciati nelle loro bottiglie, come l’acqua minerale. Lo champagne deve essere ghiacciato e aperto solo al momento di servirlo. Il vino bianco verrà servito fresco se dolce e ghiacciato se secco, i vini rossi alla stessa temperatura della casa. Senza complicarci la vita inutilmente con i vari abbinamenti vini-pietanze, ricordiamo solo la regola aurea: bianco con il pesce, rosso con la carne.

I dilemmi

Anche se abbiamo fatto tutto bene, al momento X, cioè quello di sedersi a tavola, ecco che i dubbi cominciano ad attanagliarci e quella maglia sul collo ci sembra più stretta di quanto non fosse fino a un momento prima. Ma non preoccupatevi, c’è Donna Letizia a salvarci dall’imbarazzo! Ecco qualche pillola di saggezza, che verrà in soccorso anche dei più distratti.

I gomiti e le mani

“I gomiti devono sempre essere accostati al corpo e le mani, nei momenti in cui non maneggiano posate, non vanno mai abbandonate in grembo. Non agitatele sotto al naso del vicino di tavola, nel corso di una discussione, e non invadete la sua zona con gesti bruschi e sgraziati che possano disturbarlo mentre mangia”.

Il coltello

“Il coltello deve essere tenuto nella destra senza che l’indice oltrepassi il manico e tocchi la lama. Tenere il coltello come una penna stilografica è maleducazione. Il coltello non deve mai essere portato alla bocca (ma occorre dirlo?), né adoperato per tagliare uova, verdure, patate e, soprattutto, il pesce per il quale esistono apposite posate”.

Il cucchiaio e la minestra

La minestra è una di quelle portate che personalmente eviterei, ma Donna Letizia ha suggerimenti anche per chi è così temerario da servirla: “il cucchiaio viene introdotto di punta in bocca. Ma ciò non vuol dire, beninteso, che lo si debba inghiottire fino al manico. E’ tollerato che arrivati agli ultimi cucchiai di minestra, si sollevi appena il piatto, inclinandolo verso il centro della tavola. Assolutamente proibito, invece, soffiare sulla minestra per raffreddarla.”

La forchetta

“La forchetta si tiene con le punte in su quando è nella destra. Quando è nella sinistra, con il coltello nella destra, la forchetta ha le punte in giù”. Il passaggio che segue è fondamentale, perché lo sbagliano praticamente tutti. “Quando si interrompe il pasto per conversare, si incrociano le posate, col manico sul bordo: non devono mai toccare la tovaglia. Alla fine, vanno appoggiate sul piatto perpendicolarmente all’orlo della tavola, con i manici verso il commensale”.

Il bicchiere

“Si beve a piccoli sorsi. Le signore badano a non lasciare sbavature di rossetto sui bordi, e soprattutto non arricciano il mignolo a coda di volpino. Posato il bicchiere ci si asciuga leggermente la bocca. Anche in questa circostanza, le signore fanno in modo di non stampare le labbra sul tovagliolo. Non si alza mai il bicchiere verso chi ci sta versando da bere. Non lo si copre con la mano per rifiutare: basterà un lieve cenno negativo.”

Il tovagliolo

“Lo si spiega parzialmente, ottenendo una striscia lunga che viene distesa sulle ginocchia. Non lo si ripiega mai a fine pasto, ma lo si posa alla sinistra del piatto al momento di alzarsi.”

Il pane e i grissini

Non si taglia mai il pane col coltello. Si spezza,  mano a mano, ogni boccone, possibilmente con la sola sinistra.  Questo vale anche per i grissini. Non si sbriciola il pane sulla tovaglia, non si gioca con la mollica, non si riduce il proprio posto come il piancito di un pollaio. Se, per qualche ragione, non si desidera mangiare la mollica, la si toglie pulitamente mettendola da parte. Mai nel piatto in cui si mangia.”

La salsa nel piatto 

La famosa scarpetta, si fa o non si fa?  Di regola, no. “Solo in famiglia è ammesso raccoglierla con dei pezzetti di pane, purché ci si serva della forchetta e non delle dita, e purché, procedendo a questa operazione, non ci si comporti come se si passasse lo spazzolone della cera su un pavimento.”

Il formaggio

Pentitevi voi che avete sempre usato la forchetta. “Normalmente lo si mangia col solo coltello. Se ne taglia un pezzetto, lo si appoggia con il coltello su un bocconcino di pane e si porta tutto alla bocca”. C’è speranza solo se mangiate certi formaggi “come la ricotta, il mascarpone, e alcune specialità francesi, più somiglianti a dessert che a formaggio”.

Il dolce

“Il dolce si mangia con la forchetta se è solido, con il cucchiaio se è liquido. Nell’incertezza, meglio preferire la forchetta. In caso di necessità, ci si può servire di tutt’e due le posate, per spingere con la forchetta i pezzetti di dolce nel cucchiaio”.

La frutta

La frutta è complicatissima, io proporrei di saltarla a piè pari. Sentite questa: “non si sceglie, si prende quella pera o il grappolo d’uva più a portata di mano. Pere, mele e pesche devono essere tagliate in due o quattro sezioni: ognuna di queste viene infilata nella forchetta e sbucciata col coltello. i semi d’arancia, i noccioli di ciliegia, di prugna, ecc. devono essere sputati nella mano chiusa a cartoccio e deposti nel piatto. I noccioli della frutta cotta, invece, vengono sputati nel cucchiaio o forchetta, appoggiata contro le labbra, e deposti sul bordo del piatto. Le banane devono essere sbucciate con le dita e il coltello. Si mangiano con la forchetta. L’uva viene presentata a piccoli grappoli, in modo da evitare a chi si serve la difficile operazione di dividere in due un grappolo troppo grosso”. L’arancia è un altro dramma. “Si sbuccia col coltello, tenendo il frutto nella mano sinistra. Se l’arancia si presenta ‘facile’ gli spicchi vengono portati alla bocca con le dita. Se l’arancia è molto sugosa e matura la si mangia con la forchetta e il coltello”.

Lo stuzzicadenti

“L’uso degli stuzzicadenti è proibito alle signore, e sconsigliabile agli uomini. Se non sono in tavola non si devono mai richiedere. Se ci sono, si adoperano solo in caso di assoluta necessità: in ogni modo, se ne fa uso con discrezione, cercando di evitare smorfie, ma anche senza coprirsi con ostentazione la bocca.”

I regali

Sui regali, bisogna spendere qualche parola. Per quanto mi riguarda, provo costantemente la tentazione di rinunciare, soprattutto quando, e succede quasi sempre, mi riduco all’ultimo minuto. Cosa scegliere? E piacerà? E quelli che fanno a me? Riuscirò a trattenere una smorfia di delusione? Anche qui, Donna Letizia ci viene in soccorso.

Se devi scegliere un regalo

“Deve tener conto delle preferenze di chi lo riceve. Se il donatore manca di competenza farà bene a non avventurarsi da solo nei negozi: preghi piuttosto un’amica di gusto sicuro di accompagnarlo e di aiutarlo con i suoi consigli”. Donna Letizia poi prosegue: scegliete i regali con tatto, niente di costoso a un amico ricco e niente cianfrusaglie a un’amica modesta, entrambi reagirebbero con imbarazzo. I regali non devono dare “messaggi” che mettano chi li riceve in una brutta posizione. Mai fare regali a un superiore sul posto di lavoro (brutta abitudine che oggi, invece, abbiamo) e mai ringraziare con un regalo la persona che ci ha fatto un favore. E ai ragazzi? “Nulla deprime di più i ragazzi che i regali utili: calzini, fazzoletti, guanti, vengono accettati con disappunto. Le bambine, invece, gradiscono tutto ciò che fa parte dell’abbigliamento”.

Se ricevi un regalo

Come si comporta la persona che riceve un dono? “Svolge subito il pacco e ringrazia calorosamente. Se invece del costoso profumo che si aspettava, la signora si ritrova con una scatola di marron glacés saprà dominarsi ed esclamare: ‘ma come ha fatto a indovinare che sono così golosa?’ Attenzione, però: non sempre il pacco deve essere aperto subito. Quando non tutti gli invitati si sono presentati con un regalo, per esempio, “ci si dovrà limitare a ringraziare in sordina il donatore, aggiungendo che si aprirà il pacco non appena possibile”, altrimenti profondersi in esclamazioni di gioia suonerebbe come un rimprovero a chi si è presentato a mani vuote. E poi, ricordatevi quello che dice Marie Kondo: il regalo esaurisce la sua funzione nel momento in cui ringraziate per averlo ricevuto, siamo tutti autorizzati a farne quello che vogliamo.

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L’Albero di Natale di pane, scenografico e buonissimo!

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L’Open vinto da Andre Agassi, aspettando Berrettini

E mentre aspettiamo con una certa trepidazione la finale di domani a Wimbledon di Matteo Berrettini, mai nessun italiano come lui, il pensiero vola come Pindaro a un campione del passato. Uno che si è rifiutato di giocare a Wimbledon perché non accettava le severissime regole sull’abbigliamento. Uno che in carriera ha vinto tutto, pur odiando lo sport che era stato scelto per lui dall’altrettanto severissimo padre. Ladies and gentlemen, His Majesty Andre Agassi.

Trama

Costretto ad allenarsi sin da quando aveva quattro anni da un padre dispotico ma determinato a farne un campione a qualunque costo, Andre Agassi cresce con un sentimento fortissimo: l’odio smisurato per il tennis. Contemporaneamente però prende piede in lui anche la consapevolezza di possedere un talento eccezionale. Ed è proprio in bilico tra una pulsione verso l’autodistruzione e la ricerca della perfezione che si svolgerà la sua incredibile carriera sportiva. Con i capelli ossigenati, l’orecchino e una tenuta più da musicista punk che da tennista, Agassi ha sconvolto il mondo del tennis, raggiungendo una serie di successi mai vista prima.

Botta e risposta tra padre e figlio

L’avevo già detto quando ho commentato il libro del padre di Agassi, Open e Indoor sembrano una specie di botta e risposta tra padre e figlio. L’autobiografia del figlio è stata, ed è tuttora, un grande successo di vendite e di pubblico. Il perché è da rintracciare prima di tutto nella capacità del giornalista J. R. Moehringer, non a caso premio Pulitzer, di cogliere gli aspetti essenziali del racconto di Andre Agassi. Poi, soprattutto, nella capacità di Andre di aprirsi completamente, di raccontare le ombre dietro le luci dello sport professionistico, la fatica, l’odio che sale per la fatica stessa, le sconfitte e i rimpianti. Oltreché, naturalmente, le cose belle dello sport e della vita. Molti hanno interpretato Open come un j’accuse nei confronti del padre, Mike Agassi, per averlo costretto a giocare a tennis fin dalla più tenera età, ma io non credo che fosse questo l’intento.

Le debolezze di un uomo

Penso, piuttosto, che Andre Agassi sia sempre stato sincero, quando giocava era un aspetto che qualsiasi detrattore gli avrebbe riconosciuto. Sincero quasi sempre, tranne quando ha tentato di nascondere la calvizie incipiente. Debolezza di uomo, quella. Che ci fa sentire ancora più vicini al grande campione. Come mi ha divertito leggere dei suoi primi approcci con la dea vivente del tennis, Steffi Graf. Cioè colei che diventerà sua moglie e la madre dei suoi figli.

A bordo campo inizia a a radunarsi una piccola folla che ci fissa a bocca aperta. Qualche fotografo scatta istantanee. Mi chiedo perché. E’ la rarità di un uomo e una donna che si allenano? O è perché sono catatonico e sbaglio una palla sì e due no? Da lontano si ha l’impressione che Steffi stia dando una lezione a un ebete a torso nudo.

Il lato oscuro della forza

La parte più interessante, per gli sportivi e per chi non lo è, rimane quella in cui descrive il suo turbolento rapporto con la sua professione. Sì, perché a certi livelli lo sport smette di divertire, di appassionare, di far stare bene e diventa una lunga, lunghissima nel suo caso, battaglia contro la fatica, i dolori, la noia e la difficoltà di essere sempre i primi, sempre i migliori, sempre al meglio, sempre sorridente. Andre Agassi ha il grande merito di aver aperto (Open) un varco verso il lato oscuro della forza. Non è tutto oro quello che luccica, il grande circo può distruggere e se Agassi ne è uscito vincente un po’ è merito suo, un po’ delle persone che lo hanno accompagnato, un po’ diciamolo, è che ci vuole tanta, tanta fortuna.

Dico ai tennisti: sentirete un sacco di applausi in vita vostra, ragazzi, ma nessuno sarà tanto importante per voi quanto l’applauso…dei colleghi. Spero che ciascuno di voi lo senta, alla fine. 

Intanto noi domani, comunque vada, applaudiremo Matteo Berrettini. Non sarà importante come l’applauso dei colleghi, ma per quello c’è tempo.

Leggi anche: 

Indoor: la nostra storia, Dominic Cobello con Mike Agassi

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Le Sette sorelle, Lucinda Riley annuncia una novità

Le Sette sorelle. L’8 luglio 2021 Harry, il figlio di Lucinda, che ha lavorato con lei a una serie per ragazzi, ha annunciato ufficialmente che il libro su Pa’ Salt si farà. Il titolo? In fondo all’articolo, con data ufficiale di uscita.

L’11 giugno 2021 purtroppo Lucinda Riley ci ha lasciato. Solo qualche tempo prima aveva gestito una diretta sui social per annunciare novità nella saga de Le sette sorelle. Credo che la programmazione delle uscite verrà confermata dai suoi eredi, perché la scrittrice ha fatto in tempo a scrivere la chiusura. Che triste ironia la vita, si chiude un cerchio letterario e, nello stesso tempo, diamo l’ultimo saluto a una donna che ci ha fatto sognare. Grazie Lucinda, ora sei anche tu una sorella luminosa in cielo.

***

Dal sito di Lucinda Riley: quando ho avuto l’idea di scrivere una saga sulle sette sorelle della costellazione delle Pleiadi, non sapevo dove mi avrebbe portato. Mi attraeva il fatto che, secondo le leggende, ognuna delle mitologiche sorelle fosse una donna forte e unica. Ieri sera Lucinda Riley sui suoi canali social ha dato un annuncio importante. Quale? Ve lo dico alla fine. Prima, iniziamo a conoscere le sette sorelle. 

Trama del primo

Bellissima, timida e solitaria, Maia è l’unica delle Sette sorelle ad abitare ancora con il padre ad Atlantis, lo splendido castello sul lago di Ginevra. Ma proprio mentre si trova a Londra da un’amica, giunge improvvisa una telefonata: Pa’ Salt è morto. Quel padre generoso e carismatico, che le ha adottate da bambine raccogliendole da ogni angolo del mondo e dando a ciascuna il nome di una stella, era un uomo di cui nessuno, nemmeno il suo avvocato e amico di sempre, conosceva il passato. Rientrate precipitosamente nella villa, le sorelle scoprono il singolare testamento: una sfera armillare, i cui anelli recano incise alcune coordinate misteriose. Maia sarà la prima a volerle decifrare e a trovare il coraggio di partire alla ricerca delle sue origini. Un viaggio che la porterà nel cuore pulsante di Rio de Janeiro. Con l’aiuto dell’affascinante scrittore Floriano, Maia riporterà alla luce il segreto di un amore sbocciato nella Parigi bohémienne degli Anni ’20, inestricabilmente legato alla costruzione della statua del Cristo che torreggia maestosa su Rio. Una vicenda destinata a stravolgere la vita di Maia. 

Sette sorelle e un Pa’

Come ormai sapete, difficilmente inizio una serie di libri se non c’è il finale. La saga delle sette sorelle m’incuriosiva da un po’, anche se il primo approccio con Lucinda Riley non è stato dei migliori. L’idea di base, però, mi ha attirato fin da subito: Sette sorelle adottate dai quattro angoli del pianeta, ognuna con una storia complessa alle spalle, ognuna con un nome astrale. Cosa si cela dietro queste adozioni di un uomo, Pa’ Salt, così venerato dalle figlie e che morendo ha lasciato degli indizi? Mistero, avventura, amore. Gli ingredienti per piacermi ci sono tutti. Quindi, visto che mancherebbe solo un romanzo alla fine, mi sono decisa a iniziare. Sarà destino, ecco che Lucinda Riley annuncia una novità. Sarà la serie tv, penso? No, non è la serie tv (vi do un indizio).

Il primo libro 

Il primo libro mi ha convinto ad andare avanti. La storia di Maia mi è piaciuta, è stato coinvolgente seguire le ricerche sul suo passato, incontrare personaggi realmente vissuti, con un mix tra fantasia e verità che funziona. Il filo conduttore, poi, che lega i romanzi, le storie delle sorelle, gli indizi lasciati a ognuna e l’incipit dei romanzi, che iniziano tutti con la stessa frase, fa il resto. Peccato solo che dopo aver letto il primo romanzo, del filo conduttore sappiamo molto poco. E anche la storia d’amore che stravolge la vita di Maia, si svolge molto in fretta. Soprattutto per una rivelazione sulla vita passata di Maia che viene liquidata in un nanosecondo. Ma come? Avrebbero meritato entrambi, forse, un po’ più di spazio. Perché, in fondo, l’amore della vita e il mistero delle origini sono proprio quello che ci interessa sapere. Comunque, andiamo avanti col secondo libro. Vi farò sapere se Lucinda Riley scopre più carte o no.

L’annuncio di Lucinda (e di Harry)

 E ora, veniamo alla novità annunciata in diretta dalla scrittrice irlandese sui suoi canali social. La saga delle sette sorelle non finirà con il settimo libro, ma…chiuderà con Pa’ Salt! Sì, proprio quello che si chiedevano i fan della serie. Questo enigmatico padre splenderà di luce propria o porterà i suoi segreti definitivamente nella tomba? Appuntamento tra un anno, così ha detto Lucinda Riley, per chiudere il cerchio astrale.

Aggiornamento dell’8 luglio 2021: il figlio di Lucinda, Harry, ha confermato che il romanzo di Pa’ Salt ci sarà. Lucinda non ha fatto in tempo a scriverlo tutto, ma gli ha fatto promettere che l’avrebbe terminato. E lui così farà. Appuntamento l’11 maggio 2023 con l’ultimo libro delle Sette sorelle. Il titolo sarà Atlas: la storia di Pa’ Salt. Finalmente sapremo chi era Pa’ Salt e perché ha adottato le sue sette figlie.

Che ne pensate? Siete contenti di questa novità? A che punto siete della saga, all’inizio come me o quasi alla fine?

pA' SALT

La saga delle sette sorelle: tutti i titoli

  1. Le sette sorelle. La storia di Maia, 2015
  2. Ally nella tempesta, 2016
  3. La ragazza nell’ombra, 2017
  4. La ragazza delle perle, 2018
  5. La ragazza della Luna, 2019
  6. La ragazza del Sole, 2020
  7. La sorella perduta, 2021
  8. Atlas: la storia di Pa’ Salt, 2023

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Il segreto della bambina sulla scogliera

Jennifer Weiner, Certe ragazze non imparano mai

Certe ragazze di Jennifer Weiner è il seguito del romanzo che vi ho presentato qualche mese fa, Brava a letto. Quante volte vi sarà capitato, nella vita da lettori o lettrici, di chiedervi che fine hanno fatto i personaggi, se il lieto fine sia stato poi un vero lieto fine, oppure se gli imprevisti e gli acciacchi della vita siano poi andati a bussare alla porta dei nostri lui e lei? L’avrà forse pensato anche la scrittrice americana Jennifer Weiner, che ha deciso di dare un seguito alle vicende di Cannie e compagnia. Ne sentivamo il bisogno? Continuate a leggere e lo scoprirete.

Trama 

“Mia madre – scrive nel suo diario la quasi tredicenne Joy Shapiro – è la persona più imbarazzante mai nata sulla terra.” Destinataria inconsapevole del commento, Cannie Shapiro cerca da sempre di bilanciare le esigenze della propria vita privata con quelle della carriera. Poco dopo essere diventata una scrittrice di successo, ha rinunciato alla fama e alla luce dei riflettori per poter crescere la figlia, ma all’avvicinarsi del Bat Mitzvah di Joy è chiaro che alcuni nodi del passato devono ancora venire al pettine. La ragazza, infatti, non le rivolge quasi la parola e cerca disperatamente di sottrarsi alle eccessive attenzioni materne. Nel frattempo, poi, ci si mette anche l’adorato marito Peter, che ha deciso all’improvviso di volere a tutti i costi un bambino. All’improvviso, tutta la situazione precipita. 

Dire sempre la verità

Per una volta. parto dalla fine, cioè dalla morale del romanzo: dire sempre la verità, nel limite del possibile, ai figli. Perché scoprire verità scottanti sui propri genitori, o sulla nascita, significa scivolare sul ghiaccio e tentare di aggrapparsi. Questo, in estrema sintesi, quello che succede a Cannie e Joy. Non basta tutto l’amore del mondo, arriva un momento in cui una preadolescente inizia a farsi domande, domande pesanti. E i genitori devono essere pronti a rispondere, pagandone se necessario il prezzo. Invece spesso l’amore, quello assoluto, si tramuta in una prigione soffocante, e non è colpa di nessuno se l’unico desiderio è uscirne.

Ne sentivamo il bisogno? 

Adesso, invece, rispondo alla domanda iniziale. Ne sentivamo il bisogno? Non lo so. Forse, avrei preferito rimanere al momento in cui Joy era una deliziosa piccola cosetta appena venuta al mondo, a risollevare le sorti di una vita, quella della madre, piena di sé e di ma. Ma così non farei lo stesso errore di Cannie, che non riconosce più la figlia con le sue esigenze e i suoi capricci? Allora indosso anch’io il vestito giusto per il Bar Mitzvah (quando lo leggerete capirete) e dico che sì, forse la storia di Cannie e Joy valeva la pena di essere raccontata. Anche perché dà risposta alla mia domanda su Brava a letto:Peccato che una figura fondamentale per la nostra protagonista decida di rimanere in silenzio e di uscire dalla stanza. Jennifer Weiner farà sentire la sua presenza nel seguito del romanzo, Certe ragazze? “. Sì, la farà sentire, eccome se la farà sentire.

Quello che non perdonerò

Quello che non perdonerò a Jennifer Weiner è un finale a effetto. Troppo a effetto, a mio avviso. Non c’era bisogno di spingersi così in là, cara Jennifer. Non c’era bisogno…

Chi l’ha letto, che dice? Siete d’accordo? 🙂

Leggi anche: 

Brava a letto – Jennifer Weiner

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Certe ragazze…la domenica preparano l’arrosto

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Brava a letto – Jennifer Weiner

Brava a letto è il primo romanzo di Jennifer Weiner tradotto in italia ormai quasi venti anni fa, ma l’azione del tempo non ha scalfito per niente l’originalità di Cannie e delle sue vicende. Che partono da un fidanzato a cui chiede una pausa. Mai far arrabbiare uno pseudo scrittore…

Trama 

Cannie Shapiro ha 28 anni. È carina, spiritosa e ha tanti amici. Cannie è sensuale, rotonda, formosa. La cosa non la turba più di tanto almeno fino al giorno in cui il quasi-ex-fidanzato, Bruce, giornalista per una popolare rivista di moda, non dedica alle sue rotondità un pezzo dal titolo: “Brava a letto. Amare una donna abbondante”. Cannie è sconvolta, tanto più che Bruce rivela di considerare definitivamente chiusa la loro relazione. Lo shock proietta Cannie in una dimensione fatta di dolore e insicurezza, ironia e incontri improbabili.

Non ti amo più, non mi amo più

Non ti amo più. Cannie se lo sente dire non in faccia, non per posta, non per messaggio. Per rubrica molto popolare che il suo, a questo punto ex fidanzato, gestisce su un giornale. Che tutte le sue conoscenze leggono. Cannie vorrebbe sprofondare, è molto arrabbiata, ma finisce per cadere nel classico cliché di tutte le storie d’amore: ti ho perso e ora ti rivoglio indietro a tutti i costi. Solo che la manovra riesce a metà e dà inizio a una serie di eventi sconvolgenti nella vita della ragazza. Cannie entra in una spirale autodistruttiva, di cui il peso è sempre stata la spia visibile. Riempirsi di cibo come modo per compensare le assenze, affettive o fisiche, delle persone a cui lei vuole bene. Riuscirà a riprendersi e a dare una direzione alla sua vita? Soprattutto, riuscirà a fare pace con tutti i conflitti che la stanno consumando?

Uomini che non sono uomini 

Questo ve lo lascio scoprire se deciderete di leggerlo. Intanto, vi posso dire che a me è piaciuto, l’ho trovato ben approfondito nelle motivazioni che spingono Cannie, nel tratteggiare uomini che non saranno mai tali e uomini che lo sono nel profondo, nel dipingere una situazione familiare che spinge tre fratelli a trovare sfogo da qualche parte, ognuno seguendo la sua personalità. E poi, l’imprevisto, quello che accade senza che lo vogliamo, che ci spinge a ripartire e ad agire, oppure ad affondare definitivamente. Cannie è spinta dalla rabbia, una rabbia feroce, che rischia quasi di ucciderla. Quante volte l’abbiamo visto accadere nella vita vera? Peccato che una figura fondamentale per la nostra protagonista decida di rimanere in silenzio e di uscire dalla stanza. Jennifer Weiner farà sentire la sua presenza nel seguito del romanzo, Certe ragazze? L’ho appena iniziato, ve lo saprò dire. Intanto, fatemi sapere se avete letto Brava a letto e se vi è piaciuto.

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In her shoes – Jennifer Weiner

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