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Viaggio in Corea del Sud: Winter Sonata a Chuncheon

Chuncheon (춘천, pron. Ciuncion), che significa: fiume che scorre quando arriva la primavera. Curioso: il nome rimanda alla bella stagione, eppure questa cittadina è conosciuta per l’atmosfera innevata che il kdrama Winter Sonata ha saputo creare e far ricordare nel tempo. Se volete scappare per un po’ dalla cappa di polveri sottili che avvolge Seoul, e ripercorrere i passi dei protagonisti del kdrama, non c’è di meglio. L’ho visitata in autunno e posso dire con certezza che è romantica tutto l’anno.

Cosa fare a Chuncheon

Cosa vedere a Chuncheon dipende essenzialmente dal tempo che avete a disposizione. L’ideale sarebbe fermarsi per una notte, ma trovandosi a poco più di un’ora di treno da Seoul, volendo è ottima anche come escursione di un giorno. In ogni caso, sarebbe utile decidere prima di andare su cosa soffermarvi, perché di posti interessanti ce ne sono diversi, ma forse non tutti possono corrispondere ai vostri interessi. Di seguito vi faccio una panoramica delle possibilità che offre.

Il lago

In autunno la vista del lago è mozzafiato. Il colore rosso e giallo degli alberi è predominante e l’atmosfera del bosco trasmette una calma quasi innaturale. La passeggiata che costeggia l’acqua è piacevole e potenzialmente consente di fare tutto il giro, spostandosi fuori città. Chi ama il trekking lo troverà molto interessante. Io mi sono limitata a un giro panoramico per scattare foto. Volendo, è possibile affittare delle anatre pedalò, che sicuramente avrete visto in qualche kdrama e che sono molto amati dalle giovani coppie di coreani.

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Myeongdong Street 

chuncheon2E’ lo stesso nome della via centrale di Seoul. E sembra una sua copia in miniatura. La cittadina è piccola e questa strada ricalca quella della capitale, circondata com’è di negozi di ogni genere. All’entrata del dedalo di strade, le statue di bronzo dei due protagonisti di Winter Sonata danno il benvenuto, ancora oggi super famose e meta di pellegrinaggio per questa location. Chuncheon, infatti, è diventata meta turistica solo dopo la messa in onda del drama. Sono state messe lì, perché in quel punto si svolge una delle scene fondamentali della serie. Praticamente, questo è il kdrama che ha dato il via a tutto. Se volete vedere un drama vintage, ma molto vintage, ve lo consiglio. E’ del 2002 e con uno stampo diverso da quelli che vediamo oggi. Non c’è consegna a domicilio, non ci sono pasti pronti, non c’è caffè liofilizzato. C’è il tè!, servito in tazze di porcellana su vassoio quando arriva l’ospite. C’è anche una mentalità tradizionale, soprattutto della protagonista. E poi, c’è l’atmosfera invernale di Chuncheon. Lei vorresti ammazzarla ogni due minuti, ma bisogna un po’ calarsi nella situazione di una ragazza che è destinata a lavorare fino al matrimonio e poi stop. Peccato che un amore adolescenziale, finito tragicamente, faccia scendere in lei un velo di tristezza senza consolazione. Finché, un giorno, non le sembra di vedere un uomo che somiglia al suo perduto amore in modo straordinario. Ma lei sta per sposarsi…

Il Dalgona candy

E poi, agli angoli delle stradine che si intersecano, i venditori di street food con il loro carretto. E’ qui che ho assaggiato per la prima volta il Dalgona candy, un dolce molto popolare tra i bambini coreani e ora famosissimo dopo il successo di Squid Game. Spesso, infatti, le mamme o i papà lo comprano all’uscita da scuola, per merenda. Viene venduto infilato in un bastoncino e con un disegno creato all’interno con una formina. Il gioco consiste nel mangiarlo spezzettato lasciando per ultima la formina. Io non ci sono riuscita, la formina finisce inevitabilmente per spezzarsi, e sono anche tornata indietro per comunicarlo alla ajumma che me l’ha venduto 🙂

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Dakgalbi 

Sempre un’ajumma mi ha servito il Dakgalbi, il piatto tipico di questa regione, cioè pollo molto piccante saltato in padella. Ci sono tre intere strade dedicate solo a questo piatto e vi posso dire che i ristoranti sono pressoché equivalenti, almeno dalle informazioni che ho preso. Ho scelto quindi il posto che mi ispirava di più come atmosfera a Myeongdong Dakgalbi Street, una delle tre. E non credo di aver sbagliato. In questo ristorantino coreano tradizionale, senza sedie e tre donne a preparare e servire, mi sono molto divertita a osservare le padrone di casa e i pochi presenti. Soprattutto studenti, all’apparenza. Le ajumma pesano gli ingredienti e poi vengono al tavolo a cucinarlo, allontanandosi e tornando ogni tanto per girarlo. Il piatto, infatti, viene servito in gran quantità a prezzo abbordabile. Per questo, era all’inizio molto popolare tra i soldati, in questa zona c’è un distaccamento militare, e gli studenti. La sua popolarità, cominciata da un solo, piccolo ristorantino oltre cinquant’anni fa, è cresciuta fino a diventare uno dei piatti tipici coreani. Non potete non assaggiarlo almeno una volta durante il vostro viaggio.

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Chuncheon Romantic Market

Questo è il mercato più conosciuto di Chuncheon e ha cambiato nome nel 2010. Prima si chiamava semplicemente Mercato centrale. E’ qui che la madre della protagonista di Winter sonata ha un banco. Non mi ha particolarmente colpito, ma nelle serate molto fredde costituisce un buon riparo e sicuramente c’è un’atmosfera “calda” e allegramente confusionaria.

Il festival del Jeon

La parola Jeon indica genericamente le frittelle, un po’ come i nostri “fritti misti”, anche se all’apparenza sembra più una frittata, che prende nomi diversi a seconda dell’ingrediente fritto nella pastella. Nei ristoranti coreani in Italia troverete spesso la versione con frutti di mare, Pajeon. Appena arrivata a Chuncheon, mi sono imbattuta in questa “sagra del jeon”, con i proprietari dei banchetti che facevano a gara per farmi avvicinare e assaggiare. Che ve lo dico a fare, ho dato soddisfazione a tutti. Ma proprio a tutti. Ne avrò assaggiati una trentina, di ogni ingrediente e colore. Stupendi. Accompagnati da Makgeolli, sempre offerto da loro. Stupendi già l’ho detto? Allora lo ripeto. Dopo essermi saziata, mi sono gustata il concerto della festa e poi via, verso il centro città.

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Altre attrazioni 

Purtroppo, a Chuncheon non mi sono trattenuta abbastanza per fare altro. Ma volendo, ci sono diverse possibilità, che mi limito qui a elencare, nella speranza di poter vedere il resto un giorno.

Gubongsan Mountain Observatory

E’ un punto panoramico con vista sul centro città. In pratica, hanno costruito un’intera strada di Caffè a tema, dove ogni bar costituisce un osservatorio.

Uiamho Lake Skywalk

Altro punto panoramico dove fermarsi a fare foto, a metà della pista ciclabile. Lo skywalk è costruito con un pavimento in vetro trasparente, a circa dodici metri sopra l’acqua. Secondo l’opuscolo turistico, chi cammina sul ponte prova sia la sensazione di camminare sulle nuvole sia l’inquietante ansia di poter cadere in acqua da un momento all’altro.

Nami Island

Per i fan di Winter Sonata e non solo, è un must. Talmente must, vi avviso, che le file si sprecano. Motivo per cui a malincuore ho dovuto rinunciare. Si trova a circa mezz’ora di distanza da Chuncheon ed è stata pensata per promuovere sogni e speranze nei bambini e amore e ricordi nelle coppie. Non mi voglio sbilanciare, sicuramente bella e poetica, ma forse un po’ troppo turistica? Scrivetemi nei commenti cosa ne pensate se ci siete stati. 

Casa delle letterature di Kim You-jeong 

Conosciuto come uno dei principali romanzieri coreani di racconti, Kim You-jeong (1908-1937) è nato nel villaggio di Silla, a Chuncheon. Il restauro della sua casa natale fa parte di uno sforzo per trasformare l’intero villaggio in un villaggio della letteratura in onore del romanziere. 

Come raggiungere Chuncheon 

In treno

Chuncheon si trova alla fine della Gyeongchun Rail Line, che collega la città alla stazione di Cheongnyangni a Seoul (a cui è possibile accedere tramite la metropolitana di Seoul, linea 1). Il costo è di circa W5,500 per prendere il treno da Seoul alla stazione di Chuncheon, 190, Geunhoe-dong, Chuncheon-si. A Chuncheon ci sono due stazioni: Chuncheon Station, alla fine della linea Gyeongchun, e Namchuncheon Station (precedentemente chiamata Seongsan Station), che è la stazione principale e si trova a circa 2 km dal centro città. Da qui non ci sono autobus che portano al centro città, bisogna prendere un taxi o camminare per circa mezz’ora. 

In autobus

Gli autobus partono dal terminal degli autobus Express di Seoul o dal terminal Sangbong fino al terminal degli autobus di Chuncheon e impiegano circa 90 minuti. Dall’aeroporto di Incheon, puoi prendere un autobus direttamente per Chuncheon. Gli autobus costano circa W13.700. 

In macchina

Chuncheon è sulla direttrice settentrionale dell’autostrada Jung-ang (strada 55), che attraversa Wonju e prosegue verso sud fino a Busan. 

Allora? Come vi sembra questo primo assaggio di Corea? Avete domande? Curiosità? Scrivetemi nei commenti e cercherò di rispondervi 🙂

Intanto vi dico che nella prossima puntata andremo alla scoperta del Codice coreano. Cos’è? Presto lo saprete 😉

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Autumn in Korea: Corea del Sud, il Paese del Calmo Mattino

Questo post è un work in progress, pensieri in ordine sparso come se fosse un diario di viaggio. Viaggiate con me su e giù per la Corea del Sud: informazioni pratiche, curiosità e tutto quello che serve per convincervi che il Paese del Calmo Mattino è una meta che saprà stupirvi. E non poco!

Informazioni pratiche 

I trasporti

Organizzare un viaggio in Corea del Sud in autonomia è semplicissimo. Il Paese ha infrastrutture all’avanguardia e un senso razionale e logico che rende facile qualsiasi spostamento abbiate in mente di fare. Ho preso aerei, treni, pullman, autobus, metropolitane e tutta la rete ha mostrato lo stesso livello di efficienza. Dall’aeroporto di Seoul vi consiglio la metropolitana: è accessibile senza uscire dal perimetro dell’aeroporto e per prenderla vi basterà comprare una T Money. La carta è molto utile, consente di prendere qualsiasi mezzo di superficie e non semplicemente ricaricandola alle macchinette di ricarica presenti in tutte le stazioni. La cosa fantastica è che non serve solo per la città in cui vi trovate, ma potete usarla in tutto il Paese. Io l’ho usata anche a Busan e Jeju, per esempio. Il prezzo è accessibile, circa 0,70 euro per tratta, a cui dovete aggiungere un’inezia in più all’uscita se fate un percorso lungo più di dieci km. Metro e autobus viaggiano abbinati. Se uscite dalla metro e prendete l’autobus dovete comunque timbrare, ma non verranno scalati soldi.

La lingua 

I coreani parlano pochissimo inglese e quasi mai con una pronuncia corretta, ma vi assicuro che non avrete problemi. Sono di una gentilezza estrema, faranno di tutto per venirvi incontro e per trovare un punto di contatto. Usando il traduttore automatico non ci saranno problemi. L’unica accortezza che vi suggerisco, siate preparati. Portate sempre con voi mappa, vocabolario o guida. Non vi daranno mai indicazioni sbagliate, semmai perdete un po’ di tempo nel farvi rispiegare se non siete sicuri di aver capito bene.

Gli alloggi

Quanto volete spendere? In Corea del Sud ci sono alloggi per tutte le tasche. Se non siete particolarmente esigenti o schizzinosi, vi consiglio i cosiddetti “Love Hotel”. Sono degli alberghi a tutti gli effetti, che i coreani utilizzano per i loro incontri d’amore. Spulciando online tra gli annunci, potreste non distinguerli dal resto dell’offerta, però osservate bene le regole della struttura, soprattutto se viaggiate con minori. Alcuni, infatti, non accettano minorenni. Perché ve li consiglio? Perché rappresentano un buon compromesso tra comodità e prezzo. La pulizia è ovunque stratosferica e il personale gentilissimo, forse contento di avere clientela di tipo diverso ogni tanto. Qualche volta, di notte, potrebbe esserci un concerto :), ma non è detto. Nella maggior parte dei casi, avrete risparmiato qualche soldino per allungare di un giorno o due la vacanza.

I voli

Ho viaggiato con Korean Air per il volo principale e con Asiana Airlines e Jeju Air per quelli interni. Mi sono trovata bene con tutti, con Asiana in particolare. Korean Air effettua voli diretti da Roma con orari comodissimi e fornisce un kit di benvenuto con pantofole, spazzolino, dentifricio e mascherina per dormire. Asiana per un volo interno inferiore a un’ora ha offerto bevande a bordo. Jeju Air solo acqua, ma è una low cost.

Carte e contanti

Le carte di credito sono accettate ovunque, bancomat e carte ricaricabili dipende dalla situazione. Vi suggerisco di tenere a portata di mano una riserva di contante, che potrà servirvi per le piccole spese e nel caso la carta non dovesse funzionare. Personalmente ho avuto pochi problemi e solo con i piccoli negozi e alcuni bancomat a circuito interno. La cosa migliore è cambiare soldi nei bancomat dell’aeroporto e con i won in tasca affrontare il duro lavoro di assaggiatori dello street food locale.

Le vaccinazioni

Le vaccinazioni per un viaggio in Corea del Sud non sono obbligatorie e potete fare riferimento al sito Viaggiare sicuri per l’elenco aggiornato. Io posso dirvi che dopo averlo consultato ho deciso di non farle, considerando la stagione fredda e le informazioni che ho recuperato sul livello d’igiene complessivo. Certo, sta a voi decidere cosa è meglio in base al vostro stato di salute e il percorso che intendete fare. Al momento in cui scrivo, sul sito viaggiare sicuri è presente questa raccomandazione: “Vaccinazioni, nessuna. Previo parere medico, valutare l’opportunità di procedere alla vaccinazione contro l’epatite virale tipo B e contro l’encefalopatia giapponese (questa solo per i bambini) talvolta presente durante la stagione delle piogge (estate) e alla vaccinazione antitifica”.

Ok, grazie per le informazioni, ma che giro hai fatto?

E adesso passiamo alla fase più bella, quella del viaggio vero e proprio. Ecco le mie tappe: sono atterrata a 서울 Seoul, dove sono rimasta due giorni. Mi sono spostata in treno a 춘천 Chuncheon (Ciuncion la pronuncia in italiano), località a est di Seoul, sempre per due giorni. Successivamente, sono tornata a Seoul per quattro giorni, prima di lasciare la capitale in direzione 대구 Daegu (Degu in italiano) e tempio di 해인사 Haeinsa. Da lì, visita al tempio e via verso 부산 Busan,  la città portuale più grande della Corea del Sud. A Busan, o Pusan, sono rimasta tre notti, compresa una per partecipare al programma templestay del tempio 범어사 Beomeosa (Bomosa in italiano). Quindi aereo interno e altri tre magici giorni nell’isola di 제주 Jeju, poi di nuovo Seoul, per un’ultima notte in giro per la capitale. Questa è la panoramica del tour: ora con calma vi racconto tappa per tappa. D’altronde, sono o non sono nel Paese del Calmo Mattino?

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Kimchi, la ricetta tradizionale con variante italiana

Finalmente stamattina c’è un po’ di calma e posso parlavi come si deve del kimchi. Cos’è il kimchi? Il kimchi non è solo un piatto tradizionale. E’ un vero e proprio marcatore culturale della Corea del Sud. Conosciuto e preparato fin dai tempi antichi, oggi il kimchi è riconosciuto come patrimonio culturale intangibile dall’UNESCO. A novembre, per le famiglie coreane scatta il kimjang (김장, o “chimciang” nella pronuncia italiana): durante i fine settimana, tutti sono impegnati nella produzione del kimchi, che poi viene conservato per tutto l’anno e consumato in grande quantità.  

D’accordo, ma cos’è il kimchi? 

Il kimchi (김치, si pronuncia chimci in italiano) è un piatto tradizionale coreano, fatto di verdure fermentate con spezie e frutti di mare salati. Ne esistono centinaia di varietà, ciascuna con una verdura diversa come ingrediente principale, ma quando sentite il termine kimchi usato genericamente, si fa riferimento a quello preparato con cavolo napa, anche detto cinese, e i ravanelli coreani, o daikon. Che si chiamerebbe, a voler essere precisi, Tongbaechu-kimchi (통배추김치, tongbeciù nella pronuncia italiana). Ed è quello che quest’anno ho tentato di fare, seguendo la video ricetta della blogger Maanghi, una vera istituzione per  chi vuole imparare a cucinare coreano. Seguendo la sua ricetta quasi alla lettera, il risultato è strepitoso. Provatela anche voi e non comprerete mai più kimchi pronto al supermercato. Nella mia ricetta troverete alcune sostituzioni con prodotti facilmente reperibili in Italia, e qualche suggerimento per fare meno fatica possibile. La ricetta non è difficile, ma ci vuole tempo. Quindi, prendetevi il vostro tempo e utilizzate anche voi il weekend per il vostro personale kimjang. Lontani dalla Corea, ma vicini. 

Ingredienti

Per la salatura del cavolo cinese:

  • cavolo cinese, 2 cespi (2,2 kg nel mio caso)
  • sale, 60 gr. circa

Per il porridge:

  • acqua, 2 bicchieri circa
  • farina di riso glutinoso, 2 cucchiai (* vedi note)
  • zucchero, 2 cucchiai (* vedi note)

Per le verdure di contorno:

  • daikon, mezzo
  • carote, 1 grande
  • cipollotti verdi, 6
  • erba cipollina, spolverata abbondante (*vedi note)
  • prezzemolo e sedano, (*vedi note) 

Condimenti e spezie:

  • aglio, 9 spicchi  (*vedi note) 
  • zenzero, 1 pezzo
  • cipolle, 1 media
  • salsa di pesce, 100 ml
  • gamberetti fermentati salati (saeujeot), 4o gr. 
  • fiocchi di peperoncino (gochugaru), 6 cucchiai

Procedimento

Innanzitutto, preparate e salate i cavoli: 
  1. Tagliate i torsoli se sporgono troppo;
  2. Dividete il cavolo a metà, praticando un’incisione alla base del cavolo, in modo che si crei una fessura. Afferrando le due metà che si sono create, tirate dolcemente in modo che il cavolo si spacchi in due senza perdere le foglie interne più piccole;
  3. Praticate altre due incisioni alle due basi di metà cavolo, senza separarle;
  4. Immergete le metà in una grande bacinella in cui prima avrete versato acqua all’interno, per bagnarle e iniziare la salatura. Prendete una manciata di sale e cospargete le foglie, mettendone di più alla base, dove il cavolo è bianco e più duro, e meno sulle foglie verdi. Nelle quantità ho messo 60 grammi, perché così dice la ricetta, ma non credo di averle rispettate. Ho messo delle manciate ovunque; Considerate che il cavolo verrà risciacquato più volte e che il sale serve ad ammorbidirlo, non c’è pericolo di ritrovarsi con un prodotto troppo salato;
  5. Fate riposare i cavoli per due ore, girandoli ogni 30 minuti cosicché possano ricevere il sale ovunque. Ogni tanto, potete anche prendere l’acqua e bagnare la sommità. Io non l’ho fatto, ma serve a distribuire ancora meglio.

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Mentre il cavolo riposa, preparate il porridge e i contorni. 
Il porridge:

Versate acqua e riso in un pentolino. Mescolate bene con un cucchiaio di legno e lasciate cuocere per circa 10 minuti, o comunque finché non inizia a bollire. Aggiungete lo zucchero e lasciate cuocere ancora un minuto, girando il composto. Togliere dal fuoco e far raffreddare completamente.

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I contorni: 
  1. tritare molto finemente in un mizer aglio, zenzero e cipolle, finché non diventino pastosi;
  2. tagliare a julienne più fina possibile, dipende dalla pazienza che avete, daikon e carote;
  3. tagliate a dadini cipollotti verdi, sedano e prezzemolo;
  4.  strizzate e sminuzzate i gamberetti fermentati.

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Preparate il condimento:
  1. In una scodella larga, unite il porridge completamente raffreddato, la pasta di zenzero, cipolla e aglio, i gamberetti fermentati e la salsa di pesce. Aggiungete i fiocchi di peperoncino. Sui fiocchi, vi consiglio caldamente di aggiungere poca quantità per volta e assaggiare. Il colore deve essere rosso brillante, ma da quel momento in poi decidete voi fin dove spingervi col piccante. La quantità che ho indicato va bene per me, né troppo dolce, né così piccante da non sentire il gusto del cavolo. Tenete anche presente, mi raccomando, che il piccante tenderà a crescere nel tempo. Girate tutto nella ciotola finché non diventa una pasta omogenea;
  2. Aggiungete le listarelle di daikon e carota, i cipollotti verdi, l’erba cipollina, il sedano e il prezzemolo. Mescolate bene.

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Riprendete i cavoli 

Dopo due ore, controllate i cavoli. Provate a piegarli, devono essere morbidi e croccanti. Se non lo sono, lasciateli ancora qualche minuto. Se sono pronti, come sicuramente saranno, sciacquateli molto bene sotto l’acqua corrente, fino a fargli perdere tutto il sale. Mentre li sciacquate, prendeteli alla base, dove c’è la fenditura, e divideteli dolcemente in due, formando quattro quarti per ogni cespo. Lasciateli scolare e allargateli su un asciugamano per farli asciugare bene.

Siamo pronti per assemblare il kimchi: 
  1. indossate dei guanti da cucina, prendete un po’ di pasta di kimchi e massaggiate il cavolo, fino a cospargerlo in maniera uniforme di pasta;
  2. Quando  ogni foglia è ben condita, richiudete il quarto di cavolo in una sorta di pacchetto e condite anche l’esterno. Riponete ogni quarto nel contenitore in cui verrà conservato, l’onggi se avete il contenitore tradizionale, il vetro, preferibilmente, o un contenitore di plastica senza BPA;
  3. Lasciate i contenitori a temperatura ambiente per qualche giorno, finché non inizia la fermentazione. Poi, riponeteli in frigorifero fino all’utilizzo.

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La fermentazione: 
  1. Lasciate il kimchi a temperatura ambiente per un giorno o due, finché non inizia a fermentare. Lo sentirete perché rilascerà un odore caratteristico, assolutamente non fastidioso. Potrebbe anche rilasciare un po’ di liquido, mettete sotto il contenitore dei fogli di carta da cucina, o su una superficie adatta;
  2. Per controllare se la fermentazione è davvero iniziata, aprite il contenitore e pressate il liquido con una forchetta. Se vedete delle bolle, è pronto.
  3. A questo punto, riponete il contenitore in frigorifero e usate all’occorrenza, tenendo presente che più lo lascerete riposare, più diventerà gustoso.

 

Note:

  • la farina di riso glutinoso non è facile da trovare. Andrà benissimo la farina di riso del supermercato;
  • nella ricetta originale lo zucchero è turbinado o grezzo, ma può essere sostituito dallo zucchero bianco;
  • il buchu, l’erba cipollina cinese, può essere sostituita dall’erba cipollina, oppure, se preferite, da altri 3 cipollotti freschi verdi;
  • un altro ingrediente non essenziale e impossibile da trovare è il minari, che io ho sostituito con sedano e prezzemolo. E che ci stanno non bene, di più;
  • anche i gamberetti rendono il kimchi più gustoso, ma se non li trovate, o vi fanno impressione, anche la sola salsa di pesce andrà bene;
  • nella ricetta originale gli spicchi di aglio sono 24, non 9. Ma l’aglio coreano è inodore, molto diverso dal nostro. Quindi ho ricalibrato di parecchio, per non avere un effetto indesiderato all’assaggio. Anche qui, regolatevi secondo il vosto gusto;
  • se nei contenitori non entra tutto, aggiungete dei semi di sesamo a quello che avanza e mangiatelo fresco. Avrete assaggiato il kimchi fresco, o Geotjeori (겉절이 o Gotgiorì in italiano).

kimchi fresco

Allora? Come vi sembra questa ricetta? Vi va di provare? Per dubbi, curiosità o altro, scrivetemi nei commenti! 감사합니다!

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Malati di kdrama? Guardiamoli mangiando il Bibimbap!

Bibimbap. Bibim significa “misto”, Bap significa “riso”. Ed ecco che il Bibimbap, piatto simbolico non solo della cucina, ma di tutta la cultura coreana, ha la sua descrizione già nel nome. Una base di riso al vapore e un misto di verdure, carne, uovo fritto e gochujang, immancabile salsa piccante coreana, naturalmente sostituibile con un’adeguata dose di peperoncino. Occhio a non esagerare, sennò diventa un Bibimpep e si potrebbero perdere i tanti sapori che concorrono a comporre questo piatto buono e completo. Le verdure si possono scegliere in base alla stagione, l’importante è che nel piatto ci siano i cinque colori (verde, rosso, giallo, bianco e nero) che rappresentano i cinque elementi (acqua, fuoco, legno, metallo e terra) che formano l’universo.

Ingredienti per 2 persone

  • carne di straccetti di manzo, vitello, maiale o pollo, 200 gr.
  • verdure di stagione, quelle che avete in casa o trovate al mercato (vedi in basso, una composizione per colori)
  • riso basmati, 300 gr.
  • acqua, 600 cl.
  • uova, 2
  • spicchi d’aglio, 3 di cui uno tritato
  • pasta chili (Gochujang)
  • lime o limone, 1 scorza
  • lime o limone, 1/2 succo
  • salsa di soia, 3 cucchiai
  • olio di sesamo, 1 cucchiaino
  • zenzero fresco
  • un pizzico di zucchero grezzo
  • olio di semi, q.b.
  • sale e pepe q.b
  • semi di sesamo, q.b.

Procedimento

Iniziate dalla carne, che ha tempi di cottura più lunga. Che sia maiale, manzo o pollo, se volete essere rigorosamente coreani preparate in precedenza una marinatura in cui lasciarla riposare per un paio d’ore con salsa di soia, zucchero di canna, semi di sesamo, zenzero fresco, olio, limone o lime e aglio tritato. Se non ne avete il tempo non vi preoccupate, preparate un soffritto con olio e aglio e mettete la carne a cuocere finché non sarà sufficientemente morbida. Tagliatela a striscioline e cuocetela.

Nel frattempo, lavate le verdure, tagliatele finemente e mettetele a cuocere in padella separatamente. Essendo estate, ho usato melanzane, zucchine, carote, peperoni e alghe acquistate al supermercato coreano, che potete tranquillamente sostituire con verdura di stagione come una normalissima cicoria.

Mentre carne e verdura fanno il loro dovere, potete dedicarvi al riso. Lavatelo sotto acqua corrente, versatelo in una casseruola e aggiungete acqua per il doppio del suo volume. Per capirci, per 300 grammi di riso, usate 600 cl di acqua. Salate a piacere, coprite la pentola e fate cuocere a fuoco medio, controllando e mescolando costantemente. Sarà pronto quando l’acqua  sarà tutta assorbita. Se vedete che fa troppo in fretta, aggiungetene un po’. Se va troppo lenta, tenete a portata di mano un panetto di burro che può essere utile per amalgamare alla fine della cottura.

Assemblate il piatto

Adesso iniziate ad assemblare il piatto, ma prima mettete a cuocere in padella un normalissimo uovo al tegamino e preparate cinque piccole ciotole con le verdure che non utilizzerete per comporre il piatto, ma che servirete comunque in tavola. Vi servono altre tre ciotole, una per la salsa piccante (o per i peperoncini), una per il riso (che non userete per il piatto), una per uno spicchio d’aglio, che in un pasto coreano non manca mai.

Disponete il riso alla base del piatto. Poi, sopra, le verdure, in cinque spicchi uguali, lasciando libero il centro. Lì dovrete mettere la carne. Una volta pronto l’uovo, tiratelo fuori dalla padella e mettetelo sopra a tutto in maniera tale che il tuorlo sia al centro e l’albume copra parzialmente le verdure.

Il vostro Bibimpap è pronto. Aggiungete la salsa piccante, o il peperoncino, in base alla vostra tolleranza al piccante e mescolate il tutto con due bacchette per iniziare a mangiarlo. Le ciotoline che circondano il vostro piatto vi saranno utili se vorrete aggiungere riso o verdure a piacere.

Accompagnate il tutto con birra, quella coreana non è facile da trovare, ma anche quella italiana non ha nulla in meno!

Note: 

  • le verdure devono essere saltate in padella e, oltre che mischiate col riso, vanno anche servite ognuna in una piccola ciotola affinché se ne possano aggiungere a piacere;
  • dell’aglio potete fare a meno, l’aglio coreano è molto diverso dal nostro e molto meno “impattante” sul nostro palato e sull’olfatto di chi ci sta vicino, benché sia comunque di grande aiuto per la digestione;
  • l’ideale sarebbe servirlo nella “dolsot“, ciotola di pietra calda che continua a far cuocere il riso mentre lo si mangia; si trova nei supermercati orientali più forniti;
  • ci sono tante storie sull’origine del Bibimbap, secondo la più accreditata si tratta del cibo più usato dai contadini che lavoravano nei campi e che mescolavano gli ingredienti più nutrienti in un’unica terrina per avere un pasto veloce e sano. Questa origine mi ricorda un po’ il cornish pasty della Cornovaglia. L’ideale è servirlo nella “dolsot”, ciotola di pietra calda che continua a far cuocere il riso mentre si mangia;
  • se non trovate la pasta chili Gochujang, o se non amate i sapori fortemente piccanti, omettela;
  • se avete carne, riso o verdure avanzate, il Bibimbap si trasforma in un ottimo svuotafrigo, a patto di chiudere un occhio sulla sequenza dei colori 😉
  • se riuscite a trascinare i vostri compagni/mariti in Corea del Sud, sappiate che questo piatto è un’ottima ancora di salvezza per le persone allergiche o restie a provare cibi insoliti o molto piccanti. Con il Bibimbap, anche i più tradizionalisti riusciranno a sopravvivere degnamente.

E adesso ditemi, che drama state guardando in questo momento? 🙂

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Dalgona Coffee, il tormentone del lockdown

Dalgona Coffee, anche detto il tormentone del lockdown. O cappuccino rovesciato. In realtà del cappuccino ha poco. Durante i giorni in cui siamo stati chiusi in casa per il coronavirus, su instagram e pinterest si sono moltiplicati i tentativi, più o meno riusciti, di far rimanere la crema scura sopra il latte, per il tempo necessario a scattare la foto. In realtà i disastri che sono usciti fuori non sono del  tutto colpa degli improvvisati barman. C’è il trucchetto, ma quasi nessuna ricetta online vi dirà come fare. Meno male che c’è Penna e Calamaro… 😀 😀 😀

Ingredienti per 2 Dalgona Coffee:

  • 4 cucchiaini di caffè (orzo) solubile
  • 4 cucchiaini di zucchero bianco
  • 3 cucchiai di acqua calda
  • latte freddo (o caldo), 2 tazze o bicchieri.

Procedimento: 

In una ciotola capiente versate, in quest’ordine, caffè (orzo) solubile,  zucchero e acqua calda. Azionate le fruste elettriche, o la frusta a mano, e mescolate fino a ottenere una crema così densa da rimanere ferma quando rovesciate la ciotola. Mi raccomando la ciotola capiente, perché all’inizio il liquido schizzerà da tutte le parti. Riempite un bicchiere di latte fino a 3/3 e versate sopra la crema a cucchiaiate. E qui arriva il trucchetto.

Il trucchetto 

Ora, la crema è più pesante del latte, quindi tenderà a scivolare miseramente in basso senza darvi il tempo di scattare la benedetta foto. Se scaldate il latte, la situazione peggiora. Quindi, il mio consiglio è: latte freddo e due/tre cubetti di ghiaccio dopo aver versato il latte.  Nella foto non si vedranno, ma terranno su la crema. E a prescindere da foto o meno, sarà più piacevole da sorseggiare.

Note:

  • il Dalgona coffee prende il nome da un dolce molto popolare tra i bambini coreani. Spesso, infatti, le mamme o i papà lo comprano all’uscita da scuola, per merenda;
  • il Dalgona candy, così è chiamato, viene venduto infilato in un bastoncino e con un disegno creato all’interno con una formina. Il gioco consiste nel mangiarlo spezzettato lasciando per ultima la formina. Io non ci sono riuscita, la formina finisce inevitabilmente per spezzarsi;
  • anche se lo chiamano cappuccino al contrario, del cappuccino non ha niente. Non vi consiglio di farci colazione, ma di preparlo come bevanda dissetante, con i cubetti di ghiaccio. E’ la mia versione preferita;
  • esiste una versione rosa, fatta con panna montata e sciroppo rosa.

Pronti per provare il Dalgona Coffee? Fatemi sapere nei commenti se vi ha convinto! 🙂

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