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La città dei desideri di Gioia Hooper

Giorni fa qualcuno si chiedeva quali sono i romanzi che pensiamo di aver letto solo noi perché nessuno ne parla. Io ho risposto che, quando si tratta di romance (era questo il genere di cui discutevamo), è un po’ difficile sentirsi gli unici ad averlo letto, considerando che è uno dei generi più amati e diffusi. Tuttavia, di questo romanzo di Gioia Hooper non ho trovato commenti. E’ un romance classico, ormai datato. La storia di una pittrice e di quello che sarebbe potuto essere. E che forse può essere ancora. Adesso vi racconto.

Trama

L’amore per la pittura scandisce la vita di Jennifer Chapman, aiuto cuoca in un grande albergo del litorale marchigiano. Un passato doloroso e il desiderio di diventare una pittrice, la spingono a trasferirsi a Roma, città in cui arte e desideri riescono finalmente a fondersi. Ambiziosa e determinata, Jennifer dovrà contare solo sulle proprie forze per diventare finalmente la persona che ha sempre desiderato essere. Gli ostacoli saranno tanti, una donna misteriosa tramerà inspiegabilmente contro di lei, costringendola a vivere in un mondo pieno di bugie.

Inseguire il proprio sogno, costi quel che costi

Un romance classico, vecchio stile, che scorre con piacevolezza, anche se con poche sorprese, tranne una sul finale che risveglia dal torpore. L’autrice nella biografia risulta inglese, e c’è anche un titolo originale e una traduttrice, ma non sono riuscita a rintracciare altre informazioni su di lei. Il romanzo è dei primi anni 2000 ed è ambientato tra le Marche e Roma, anche se tutti i personaggi sono stranieri. I due protagonisti sono piacevoli. Provengono da ambienti diversi, ma hanno in comune le difficoltà familiari. Entrambi vengono ostacolati dai genitori nei loro percorsi di vita e nelle ambizioni. Jennifer soprattutto, subisce una rottura con la famiglia d’origine solo perché determinata a inseguire il suo sogno. E’ così difficile per un genitore accettare una figlia artista? Non ci crederete, ma proprio recentemente mi è capitato di assistere a una conversazione assurda su questo tema. Il fascino del lavoro sicuro e della vita tranquilla è intramontabile. Più comprensibili, ma solo fino a un certo punto, i genitori di Alexander. Un figlio che ha una strada spianata davanti a sé, ma sceglie un’altra strada, creerebbe qualche attrito in ogni caso. Ma fino a che punto può spingersi un genitore per farlo tornare all’ovile? E i nonni, sono sempre quelle figure delicate e gentili che tutti immaginiamo? 

L’arte, però…

Il tema di fondo è interessante e le pagine scorrono bene. L’unica perplessità è sul richiamo all’arte. Se ne parla, viene citata, ma le immagini non sono altrettanto efficaci. Comunque, rimane un buon titolo per chi cerca storie sulle second chance e di stampo classico.

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