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Anne Berest, chi ha inviato La cartolina?

Anne Berest è la mia prima scoperta del 2023. Pensavo di sapere tutto su nazismo, ebrei e deportazione. Invece, avevo sottovalutato un aspetto fondamentale: la storia la scrivono i vincitori. E ai vincitori non piace ricordare cosa è successo in tempo di guerra. Soprattutto, se la storia alla fine tira fuori la verità. Ecco cos’è stato per me questo libro: un po’ saggio, un po’ autobiografia, un po’ (credo) romanzo.

Trama

Nel 2003 la madre di Anne Berest riceve una strana cartolina anonima sulla quale sono scritti soltanto quattro nomi, Ephraïm, Emma, Noémie e Jacques, ovvero i nonni e gli zii morti ad Auschwitz. Lì per lì pensa a uno scherzo di cattivo gusto, la mette in un cassetto e se la dimentica. Quasi vent’anni dopo, però, Anne Berest decide di scoprire chi l’abbia mandata. È l’inizio di un’indagine a ritroso nel tempo in cui Anne ricostruisce la storia della sua famiglia, ebrei russi approdati a Parigi dopo una rocambolesca fuga. Dieci anni di pace prima che la Francia sia invasa dalla furia nazista e la persecuzione degli ebrei diventi un incubo che avrà per quella famiglia un tragico epilogo. Alla fine, Anne scoprirà chi ha mandato la cartolina, ma la cosa non è importante quanto il risultato delle sue ricerche, che la porterà a capire cosa abbia significato essere ebrei durante il Novecento e cosa significhi oggi.

Una neomamma che si chiede da dove viene 

Il libro di Anne Berest ha molti pregi. Uno dei quali è presentarci una famiglia di ebrei non osservanti, che vivono esattamente come qualsiasi laico nel proprio Paese. Ad Anne serve una rottura, in questo caso il suo diventare madre, per interessarsi davvero alle sue origini. Anche perché nella sua famiglia c’è molto di taciuto. La nonna non amava ricordare la sua tragedia e ne parlava poco, quasi sempre alla nipote. Che per pudore, o intuendo che fosse qualcosa di troppo grande per lei, evitava di parlarne alla madre. Queste figure di donna, nei loro silenzi, sono molto potenti. In quante famiglie succede lo stesso? In tante. Siamo abituati alla figura del superstite come a colui, o colei, che deve tramandare la memoria perché certi fatti non accadano più. Invece accadono ancora oggi, sono sotto i nostri occhi. E non tutti vogliono parlarne. O denunciare. O addirittura ricordarli. “Nei momenti di instabilità economica e sociale aumenta la paura del diverso, dell’altro, che sia donna, straniero, migrante o ebreo. Per questo è importante ricordare le tragedie del passato”, afferma la scrittrice.

Un viaggio nel passato

La cartolina rompe il silenzio. Chi l’ha mandata? E perché? Anne Berest e la madre si mettono alla ricerca della persona che l’ha spedita. Così facendo, Anne scopre che la madre già in passato aveva tentato qualche ricerca. Purtroppo senza grandi successi, perché Myriam (nonna di Anne e madre di Lélia) è stata per tutta la vita una figura sfuggente. Anne a un certo punto dice una cosa che mi ha colpito molto: “ci guardava e sembrava che nei nostri sguardi, nelle nostre risate, vedesse qualcun altro. Era lì, ma da un’altra parte”. La cartolina rappresenta il sottile filo col passato, leggendo capirete perché. Intanto, posso dirvi che la cartolina raffigura l’Opéra Garnier, con il timbro del Louvre. Entrambi gli elementi sono importanti. “Non siamo mai stati religiosi ed era come se la nostra identità ebraica esistesse attraverso le definizioni degli altri. Il passato continuava a entrare nel presente. Era giunto il momento di indagare la storia della mia famiglia e mi è subito tornata in mente la cartolina“.

Il puzzle si ricompone

E così, passo dopo passo, tassello dopo tassello, Anne Berest riesce a ricostruire la storia dei suoi antenati, dei bisnonni e dei prozii che non sono più tornati dalla deportazione. E con loro, la storia e le figure di chi è stato causa o spettatore degli eventi che hanno portato alla tragica fine di questa famiglia. Myriam si è salvata per caso e per fortuna. Gli altri componenti della famiglia avrebbero potuto salvarsi, se solo Ephraïm avesse dato ascolto agli avvertimenti e non alla sua volontà di trasformarsi in un francese in tutto e per tutto. E’ interessante anche come Anne Berest ci mostri senza filtri la differenza di giudizio tra lei e la madre, tra la prima generazione nata dopo la guerra e l’ultima nata durante la guerra. Tra la passione di chi ha subìto e la razionalità di chi non ha vissuto.

“Mamma, non ti sembra strano che allevano maiali pur essendo ebrei?”

Se ne fregavano completamente! …poteva avere un senso nei Paesi caldi…ed Ephraïm non era osservante“.

“Forse il fatto che il direttore agricolo dice di non essere competente è una forma di resistenza. Non occuparsene è un modo per impedire che le cose vengano fatte”.

“Sei un’ottimista. Non so proprio da chi hai preso”. 

“Smettila! Non sono ottimista, penso solo che si debbano prendere in considerazione le due facce della medaglia. In tutta questa storia mi affascina pensare che in una stessa amministrazione pubblica, quella francese, possano coesistere stronzi e persone come si deve”. 

Le due facce della medaglia

Questo è un altro punto molto interessante, che fa di questo libro, secondo me, una buona lettura per i ragazzi da consigliare a scuola. Innanzitutto, esplora il ruolo dei Paesi vincitori della seconda guerra mondiale nella discriminazione prima e nella deportazione poi degli ebrei. Ruolo di cui non si parla mai, o solo di sfuggita. Eppure, anche in Francia c’erano i campi di concentramento. I fratelli di Myriam finiscono a Pithiviers, nella Loira. Prima “accolgono” i giovani, poi le altre categorie, per rispettare i numeri imposti dai tedeschi. Perché questa distinzione?

“Lo so, sembra strano, perché abbiamo in testa le immagini di intere famiglie arrestate insieme, figli, genitori, nonni… Ma esistevano vari tipi di arresto. Il progetto del Terzo Reich , lo sterminio di milioni di persone, era talmente di ampia portata che hanno dovuto scaglionarlo su vari anni. Abbiamo visto come in un primo tempo le ordinanze puntassero a neutralizzare gli ebrei per impedire loro di agire. Hai capito il giochino?”. “Sì, separare gli ebrei dalla popolazione francese, allontanarli fisicamente, renderli invisibili”. “Addirittura nella metropolitana, dove non potevano più salire nei vagoni dei francesi…”. “Ma non tutti sono rimasti indifferenti”. 

No, non tutti sono rimasti indifferenti

Anne Berest ci racconta di persone che hanno aiutato, o provato ad aiutare, gli ebrei. Molte sono donne, anche di loro si parla poco nella storia dei vincitori, di solito uomini: Janine Picabia, la sorella di nonno Vicente, una delle poche donne a capo di una rete di resistenza, Gloria. La madre di Janine, Gabrielle Picabia, un’artista prestata alla resistenza. Adélaïde Haas Hautval, medico e psichiatra francese, imprigionata nel campo di concentramento di Auschwitz, e prima nel campo francese di Pithiviers dove conobbe la sorella di Myriam Noémie e la scrittrice Irène Némirovsky, curava i prigionieri e si rifiutò di collaborare con la sperimentazione medica nazista. È stata nominata Giusta tra le Nazioni nel 1965. Samuel Beckett, anche lui si unì alla resistenza.

I palazzi raccontano

E ci racconta di luoghi che conosciamo bene, anche se forse meno bene per la loro storia. Come l’Opéra Garnier, che durante la guerra diventò il posto di ritrovo e di divertimento dei nazisti. O come l’ufficio postale del Louvre, il più grande di Parigi e aperto h24, per questo il preferito da chi voleva inviare notizie ai familiari. Vi avevo detto sopra che erano dettagli importanti…non a caso nella foto in evidenza del blog c’è proprio l’Opéra, che ho visitato durante il viaggio a Parigi

E ci racconta tanto altro. Per esempio, come la Francia abbia tentato di seppellire sotto un tappeto elegante i fatti avvenuti durante la guerra e come altre figure abbiano lottato, e ancora lottino, per far emergere la verità, Ma temo che finirei per annoiarvi. Quello che posso fare, è consigliarvi questo libro, dopodiché ognuno attiverà gli approfondimenti che ritiene utili in base ai suoi interessi. Ma non fatevelo sfuggire, questo posso senz’altro dirlo.

Avete altri libri da suggerirmi? Avete dei ricordi da condividere? Scrivetemi nei commenti.

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Il Giorno della Memoria, Shoah e non solo

Altri consigli di lettura per Il giorno della memoria

Parigi val bene una messa. E una mousse al cioccolato

La piccola principessa di Frances Hodgson Burnett

La piccola principessa è uno degli ultimi lavori di Frances Hodgson Burnett e anche uno di quelli di maggior successo. C’è tutto: posti esotici, rovesci della situazione, mistero, buoni sentimenti. Chi dice che i bambini di oggi non apprezzino i classici di una volta, non ha mai letto Frances Hodgson Burnett, è evidente. E allora il mio consiglio di oggi per la calza della Befana è proprio “La storia di Sara Crewe”, che dal lontano 1905 verrà a trovare qualche bimbo fortunato il 6 gennaio. 

Trama

Sara Crewe è una bambina rimasta orfana che viene costretta a lavorare nello collegio di Londra che la ospitava per pagarsi vitto e alloggio: la perfida Miss Minchin la trasferisce in soffitta assegnandole le mansioni più umili, ma lei, grazie al suo cuore generoso, è sempre pronta ad aiutare le sue piccole amiche, dimostrando grande nobiltà d’animo. La soffitta diventa così un luogo magico dove compaiono stravaganti e simpatici personaggi e dove le storie narrate dalla bambina aiutano lei e le sue compagne a non perdersi d’animo.

Bambini “moderni”

La forza di Frances Hodgson Burnett è senza dubbio quella di saper tratteggiare bambini comuni, coi loro pregi e difetti. Se ne Il giardino segreto Mary è viziata, scontrosa e decisamente antipatica, qui Sara è sicuramente di buon cuore, ma perde le staffe con una certa facilità e, come si direbbe oggi, quando si arrabbia non le manda certo a dire. Per questo i romanzi di Frances Hodgson Burnett hanno superato la prova del tempo e sono diventati dei classici. Tutti possiamo ancora riconoscerci e partecipare alle vicissitudini di questa piccola orfana. 

Le ciambelle

La parte del romanzo che si svolge al panificio, con la moglie del fornaio e la mendicante Anna, è la mia preferita. Frances Hodgson Burnett ha scritto questo romanzo dopo un viaggio in Europa con la famiglia. Sicuramente ha visto mendicanti bambini a ogni angolo, come ci ha raccontato Charles Dickens, e avrà ascoltato la storia di Maria Antonietta, che Sara nomina come esempio di forza contro il mondo. Per questo, forse, sceglie le ciambelle, con punto di vista enormemente e meravigliosamente bambino, come metafora per sfamare chi ha bisogno. 

 Una storia attuale

Una storia ancora oggi godibilissima e attuale, che fa riflettere i piccoli lettori sull’importanza di essere e rimanere generosi. Perché per quanto possiamo stare male, c’è sempre qualcuno che ha più bisogno di noi. E le nostre opere buone, torneranno indietro con gli interessi. Poi, nella vita reale questo non sempre accade, e forse nessuna scimmietta indiana verrà a trovarci, ma perché non fantasticare?

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Il giardino segreto

Altri suggerimenti per la calza della Befana 

Rifugio di montagna, protette dal Virgin River

La montagna anche in questo secondo capitolo come luogo di protezione, in cui una donna può rifugiarsi mentre scappa dalla sua vita precedente. Nel primo capitolo, da un grande dolore. Nel secondo, il romanzo di cui vi sto per parlare, da un marito violento. E voglio parlarvene proprio oggi, che si celebra in tutto il mondo la violenza contro le donne. Facciamo abbastanza? A Virgin River sanno come prendere in mano la situazione. Donne e uomini. E un forte senso di comunità. Venite che vi racconto.

Trama

La vita a Virgin River scorre quasi in un’altra dimensione, avvolta nell’abbraccio protettivo dei boschi che la circondano. Il luogo ideale per trovare rifugio e rigenerarsi. È una sera d’autunno. Piove. L’unico locale di Virgin River sta per chiudere. Ma ecco arrivare una giovane donna ferita. Una donna che non vuol dire il suo nome, che sobbalza a ogni rumore, che è chiaramente in fuga. John “Preacher” non ha un buon carattere e, con quel suo fisico imponente, incute lo stesso timore reverenziale delle sequoie che svettano nei dintorni. La fragilità di Paige, però, risveglia in lui il senso del dovere e l’istinto di protezione verso i più deboli. E in breve questi sentimenti evolvono in qualcosa di molto più dolce e intenso perché gli occhi di chi ci ama davvero non si lasciano ingannare dalle apparenze, ma vedono direttamente la nostra anima.

L’abbraccio della montagna 

Di nuovo una donna che fugge. Nel primo capitolo, dalla morte del marito e da una vita che non sente più sua. In questo, una donna con un bambino piccolo in fuga da un marito violento. La montagna di Virgin River è pronta ad accoglierla. come un rifugio (il titolo originale è proprio Mountain shelter, Rifugio di montagna). Non solo lei, anche Preacher, il burbero aiutante di Jack alla locanda, apre le sue possenti braccia per farle spazio nella sua vita solitaria. Come nel primo capitolo, lo stile della casa è quello: diretti, asciutti, subito al sodo, sia gli uomini sia le donne. Questo aspetto mi piace molto, come mi piace lo stile di Robyn Carr per i dialoghi, sembra quasi di essere lì con loro. Anche l’aspetto riguardante la violenza di genere viene trattato con la giusta profondità. La scrittrice è molto brava a far percepire la paura, gli errori che vengono commessi da chi vive queste situazioni sulla propria pelle, l’importanza di avere intorno una comunità che ti protegga e ti aiuti a uscirne. Devo dire che questa serie mi sta piacendo, penso che continuerò, anche se confesso: il numero dei volumi un po’ mi spaventa. Voi che siete più avanti, che mi dite? La serie prosegue con la stessa intensità?

Tutti i libri in ordine

  • La strada per Virgin River (Virgin River)
  • Innamorarsi a Virgin River (Shelter Mountain)
  • I ponti di Virgin River (Whispering Rock)
  • Le stagioni di Virgin River (A Virgin River Christmas)
  • Ritrovarsi a Virgin River (Second Chance Pass)
  • Sognare a Virgin River (Temptation Ridge)
  • Destinazione Virgin River (Paradise Valley)
  • Natale a Virgin River (Under the Christmas Tree)
  • Le campane di Virgin River (Forbidden Falls)
  • Novità a Virgin River (Angel’s Peak)
  • Tra i boschi di Virgin River (Moonlight Road)
  • Midnight Confessions
  • Un’eredità a Virgin River (Promise Canyon)
  • Chiaro di Luna a Virgin River (Wild Man Creek)
  • Una chef a Virgin River (Harvest Moon)
  • Bring Me Home for Christmas – inedito in Italia
  • Sotto il cielo di Virgin River ( Hidden Summit)
  • Viaggio a Virgin River (Redwood Bend)
  • Mele dolci a Virgin River (Sunrise Point)
  • Romantiche vacanze a Virgin River (My Kind of Christmas)
  • Ritorno a Virgin River – (Return to Virgin River)

Leggi anche: 

Sulla strada per Virgin River, il primo romanzo della serie

Profumo di timo e d’autunno con la cara Rosamunde

Il profumo di timo, basilico e originano che aleggia in questi giorni in casa Jones mi ha fatto ritirare fuori dalla libreria questo romanzo di Rosamunde Pilcher. Che dirvi, sono come una coperta (di Linus): caldi, rassicuranti, romantici nel senso più dolce del termine. Eh sì, non c’è niente da fare, rimane una delle mie scrittrici preferite, una roccia da cui tornare sempre. Profumo di timo non è uno dei miei preferiti, nella sua produzione ci sono pezzi ben più pregiati, ma per una rilettura confortevole va più che bene. Soprattutto in questi giorni, dove si torna a parlare di violenza sulle donne. C’è la violenza fisica, ma può esserci anche quella psicologica e imparare a dire di no può salvarti la vita.

Trama

Oliver Dobbs ottiene sempre quello che vuole. Questo è il suo fascino d’artista e il suo limite di uomo. L’ha provato Jeannette. L’ha provato e riprovato Victoria. E persino il piccolo Tom, quando Oliver Dobbs si è ricordato di avere un figlio di due anni e se l’è portato via. Nel caos metropolitano di Londra, e nella pace della campagna scozzese, la storia di un uomo che non sa amare e di una donna che deve imparare a non amarlo più.

Due personalità incompatibili

La forza di Rosamunde Pilcher è nelle descrizioni e nella capacità di tratteggiare i personaggi nella sua essenza. Profumo di timo non fa eccezione. Siamo tra Londra e la campagna scozzese. Victoria è una ragazza giovane e indipendente, con genitori amorevoli ma assenti e dolorosamente divorziati, che una sera a una festa incontra un aspirante scrittore, Oliver. Una personalità complessa, un accentratore, uno che vuole tutto ed è disposto a qualsiasi cosa per ottenerlo. Anche a rapire il figlio di due anni, quando decide di volerlo con sé. In questo vortice trascina suo malgrado questa ragazza remissiva, gentile, che accetta le sue partenze e i suoi ritorni. Anche quando in uno di questi ritorni le apre gli occhi: non è mai stata l’unica donna della sua vita, non se n’era accorta?

Persone manipolatrici

No, Victoria è troppo giovane e ingenua per accorgersi di essere manipolata. E così, segue Oliver nella sua discesa. Riuscirà a tirarsi fuori dai guai? La scrittrice inglese è come sempre eccellente nel dipingere personaggi femminili gentili, sì, amorevoli sì, ma forti quando serve. E Victoria non fa eccezione, troverà nella fiducia in se stessa e in persone che meritano tutto il suo amore la molla per riscattarsi. Purtroppo, succede più spesso di quanto pensiamo. Le persone manipolatrici sono brave a far credere agli altri di essere stupide, di dover essere guidate, di fidarsi perché penseranno a tutto loro. Non fatelo, non cadete in questa trappola. Voi siete persone che valgono, a prescindere da quello che pensano gli altri.

Una buona rilettura

Tutto sommato, visto in quest’ottica sociale, Profumo di timo è stata una buona rilettura. Rispetto ad altri romanzi c’è meno coralità e meno indagine psicologica, rimane tutto più in superficie. Ma c’è anche da capirla, ha prodotto talmente tanto nella sua lunga vita, che non possiamo certo chiederle il 100% sempre, giusto? E poi è anche un romanzo del 1978, appartiene alla sua prima produzione.

A voi piace Rosamunde Pilcher? Di quale suo romanzo vorreste vedere la recensione su Penna e Calamaro? E avete mai conosciuto persone manipolatorie come Oliver? Fatemi sapere nei commenti!

Leggi anche:

La biografia di Rosamunde Pilcher, una vita da romance

Rifugio di montagna, protette dal Virgin River

Sulla strada per Virgin River, il primo libro della serie

E così, sono finita anch’io sulla strada per Virgin River. Ho trovato a buon prezzo i primi due libri della serie, ma non avevo capito che sono ben 21! Oddio, ce la farò a leggerli tutti? Varrà la pena di leggerli tutti? Se avete già tentato l’impresa, fatemi sapere che ne pensate! Intanto, io vi parlo del primo romanzo, Sulla Strada per Virgin River.

Trama

Virgin River è il luogo ideale per trovare rifugio e rigenerarsi. Protetta da torreggianti sequoie e scandita dal gorgoglio di acque cristalline, la vita di questo delizioso villaggio di montagna scorre senza affanni e pericoli. Ma non senza emozionanti sorprese. In un momento particolare della sua vita, Melinda sente il bisogno di prendere le distanze dalla vita frenetica di Los Angeles e si trasferisce a Virgin River. Qui, l’attende una natura di incontrastata bellezza e un ambulatorio in cui esercitare la sua professione di ostetrica. Melinda sembra ritrovare il suo equilibrio. Almeno finché non compare sul suo cammino l’affascinante Jack, che conosce tutti i sentieri dei boschi di Virgin River, compresi quelli che conducono verso una nuova, insperata, felicità.

Stile diretto e clima disteso

Vi dico in premessa che il romanzo mi è piaciuto. Robyn Carr ha uno stile di scrittura diretto, che mi ha conquistato fin dall’inizio. I dialoghi sono concreti, reali. Doc e Melinda non se le mandano a dire. Lui è un medico ormai anziano, che non vuole accettare di non farcela da solo, lei un’infermiera che sa il fatto suo e che non accetta di essere comandata a bacchetta. Neanche lei e Jack se le mandano a dire, se è per questo. Sono tutti molto franchi e questi rapporti tra gli abitanti e i nuovi arrivati hanno creato subito un clima disteso anche per me lettrice. La storia scorre placida e tranquilla, come se fossimo su una barca che attraversa un fiume. Sì, ci sono delle rapide e qualche momento di tensione, ma qui ci sono uomini e donne alpha che prendono in mano i remi e risolvono le situazioni più incresciose.

Jack e Melinda

La storia tra Jack e Melinda parte in quarta, e anche questo mi è piaciuto, niente tentennamenti di troppo. Avrei voluto che Melinda ne avesse avuto qualcuno in più sulla sua vita passata, perché andiamo, le sirene della grande città non la sfiorano neanche? Possibile? Eppure, la sorella non era poi così convinta della sua capacità di resistere. Dove andrà Melinda nella seconda stagione di Virgin River? Chissà. A parte Los Angeles, la nostalgia per il suo vecchio amore tornerà o rimarrà confinata in un angolo del suo cuore? E Jack, saprà davvero tenerla con sé nonostante tutto? La risposta a queste domande mi spinge a proseguire nel racconto, che ho trovato ben impostano e ben condotto. C’è una scena sotto la pioggia che sono sicura piacerà anche a voi come è piaciuta a me.

Un solo appuntino (spoiler)

Faccio un solo appuntino a Virgin River. Era proprio necessario uccidere l’orso? Quando mai potremmo credere che “un orso ci stava aggredendo”, come dichiarano goliardici gli uomini al ritorno dalla loro battuta di caccia? Gli orsi attaccano solo se si sentono in pericolo. Dite la verità, siete andati a disturbarlo, ne avete fatto un trofeo e ve ne vantate pure? Pessimo finale, cari miei abitanti di Virgin River.

Voi, invece? Siete fan della serie? Quanti ne avete letti? Mi consigliate di vedere la serie tv o no?

Tutti i libri in ordine

  • La strada per Virgin River (Virgin River)
  • Innamorarsi a Virgin River (Shelter Mountain)
  • I ponti di Virgin River (Whispering Rock)
  • Le stagioni di Virgin River (A Virgin River Christmas)
  • Ritrovarsi a Virgin River (Second Chance Pass)
  • Sognare a Virgin River (Temptation Ridge)
  • Destinazione Virgin River (Paradise Valley)
  • Natale a Virgin River (Under the Christmas Tree)
  • Le campane di Virgin River (Forbidden Falls)
  • Novità a Virgin River (Angel’s Peak)
  • Tra i boschi di Virgin River (Moonlight Road)
  • Midnight Confessions
  • Un’eredità a Virgin River (Promise Canyon)
  • Chiaro di Luna a Virgin River (Wild Man Creek)
  • Una chef a Virgin River (Harvest Moon)
  • Bring Me Home for Christmas – inedito in Italia
  • Sotto il cielo di Virgin River ( Hidden Summit)
  • Viaggio a Virgin River (Redwood Bend)
  • Mele dolci a Virgin River (Sunrise Point)
  • Romantiche vacanze a Virgin River (My Kind of Christmas)
  • Ritorno Virgin River – (Return to Virgin River)

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Rifugiarsi in montagna, protette dal Virgin River. Il secondo capitolo

Pretty little liars- Sara Shepard

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