Gli ingredienti segreti dell’amore – Nicolas Barreau

Con Nicolas Barreau sono partita prevenuta, lo confesso. Forse perché mi sono fatta influenzare dalle chiacchiere sulla sua vera identità. O meglio, sul fatto che non esista proprio. Gli ingredienti segreti dell’amore, però, mi ha convinto. A parte il cappotto rosso…

Trama

Le coincidenze non esistono. La giovane chef Aurélie Bredin ne è sicura. Aurélie gestisce da qualche anno il ristorante di famiglia, Le Temps des cerises. È in quel piccolo locale con le tovaglie a quadri bianchi e rossi, a due passi da boulevard Saint-Germain, che il padre ha conquistato il cuore della futura moglie grazie al suo famoso Menu d’amour. Ed è sempre lì, circondata dal profumo di cioccolato e cannella, che Aurélie è cresciuta e ha trovato conforto nei momenti difficili. Ora però, dopo una brutta scottatura d’amore, neanche il suo inguaribile ottimismo e l’accogliente tepore della cucina dell’infanzia riescono più a consolarla. Un pomeriggio, più triste che mai, Aurélie si rifugia in una libreria, dove si imbatte in un romanzo intitolato Il sorriso delle donne. Incuriosita, inizia a leggerlo e scopre un passaggio del libro in cui viene citato proprio il suo ristorante. Grata di quel regalo inatteso, decide di contattare l’autore per ringraziarlo. Ma l’impresa è tutt’altro che facile. Ogni tentativo di conoscere lo scrittore – un misterioso ed elusivo inglese – viene bloccato da André, l’editor della casa editrice francese che ha pubblicato il romanzo. Aurélie non si lascia scoraggiare e, quando finalmente riuscirà nel suo intento, l’incontro sarà molto diverso da ciò che si era aspettata.

Il favoloso mondo di Aurélie

Nicolas Barreau fa immergere subito le lettrici in un mondo fantastico alla Amélie. Parigi, una piccola libreria, un minuscolo ristorante dal nome evocativo, una chef, uno scrittore e una casa editrice. Ci sono tutti gli elementi per far sognare ed è proprio quello che accade. Chi di noi non vorrebbe ritrovarsi descritta in un romanzo? All’inizio della lettura pensavo che tutto questo miele mi avrebbe annoiato. Invece, mi è piaciuto così tanto il personaggio di André, e la sua strategia di conquista di Aurélie, che ho finito il libro in due giorni. Quando sono arrivata al punto in cui Aurélie celebra il lunedì come il giorno in cui succedono i fatti importanti della vita, ho fatto un salto. Anche per me è così, infatti se mi seguite su Facebook o Instagram avrete notato che celebro sempre il lunedì. Qui su penna e calamaro trovate anche una ricetta dedicata.

Quello che non mi ha convinto, purtroppo, è proprio il personaggio di Aurélie, la seconda trentatreenne di seguito che incontro. In un romanzo a due voci, i due protagonisti dovrebbero avere lo stesso spazio. Invece, André è troppo più esuberante della sua conquista. Il che mi fa pensare che Barreau sia effettivamente un uomo. Non francese, perché parla bene degli italiani (sa quasi di tedesco…) Proprio la ricerca della nazionalità dell’autore mi ha fatto notare una svista clamorosa del testo. Una donna viene chiamata “mrs” prima che Aurélie specifichi, qualche riga più in basso, “dall’accento lei non mi sembra francese…” No che non lo è, una mrs è inglese per definizione! E poi, Aurélie, il cappotto rosso, come fa a piacerti come regalo? Chi ha letto il libro capirà.

Chi non l’ha letto, troverà una lettura piacevole e leggerissima, adatta a un paio di sere tranquille e romantiche.

p.s. A proposito di ricette, alla fine della storia Nicolas Barreau ci lascia le ricette del menù d’amore di Aurélie. Non vedo l’ora di provarle tutte e di parlarvene. 🙂

Menu d’amour di Aurélie

Portata principale: ragoût d’agneau alla melagrana con gratin di patate

Amore e ritorno di Emily Giffin, sposata o libera?

Emily Guffin e il suo Amore e ritorno. Sei sposata. Felicemente sposata. Ti squilla il telefono ed è il tuo ex che si rifà vivo dopo secoli. “Ci vediamo? Devo parlarti”. Tu che fai? Rimani incollata fino all’ultima pagina per sapere come andrà a finire. Succede con Amore e ritorno, di Emily Giffin.

Trama

La vita di Ellen sembra perfetta. Trentatre anni, fotografa, sposata con Andy, l’uomo che ama e che sa sempre tirare fuori il meglio di lei. Tutto fila a meraviglia fino a quando Ellen incontra Leo, che non vedeva da otto anni. Leo, l’uomo che riusciva sempre a tirare fuori il peggio di lei e che, dopo una lunga e appassionata relazione, l’aveva lasciata senza una parola. Leo, l’ex con la E maiuscola, che ovviamente Ellen non ha mai dimenticato. Succede a New York, in un piovoso pomeriggio di gennaio. Due ombrelli che si incrociano per strada. Due persone che si salutano frettolosamente. Niente di più. Ma quell’incontro scatena in Ellen un fiume di emozioni sopite. Quando, poco dopo, Leo decide di rifarsi vivo e in più Andy annuncia di voler tornare ad Atlanta, Ellen comincia a porsi la fatidica domanda: «E se avessi sbagliato tutto?».

New York o Atlanta? Sposata o libera?

Partiamo da una premessa: alzi la mano chi non ha mai pensato a un eventuale incontro con un o una ex. L’Ex con la E maiuscola, quello o quella che ti ha stracciato il cuore in mille pezzi e poi l’ha gettato nel cassonetto dei materiali non riciclabili. Sì, proprio quell’ex. Quante volte avete sognato di incontrarlo mentre siete al top della forma e della vita personale per poterlo schifare una volta per tutte? Ecco, più o meno è quello che succede a Ellen. Solo che l’ex è ancora un gran figo, fa un lavoro figo e gli basta alzare il telefono per sentirsi dire sì a un incontro. Ellen è al top della vita personale: o almeno così sembra. In realtà, la sua vita così perfetta è la vita del marito e della famiglia di lui, sorella del marito migliore amica di Ellen compresa. Andy è la tranquillità, il benessere economico, la vita familiare. E’ Atlanta. Leo è l’incertezza, la frenesia, il talento. E’ New York. Voi, al posto di Ellen cosa avreste scelto?

Prima Andy, poi Leo

Amore e ritorno mi ha tenuto incollata alle pagine fino alla fine, perché all’inizio Emily Giffin mi ha spinto verso Andy, poi decisamente verso Leo, poi ho sperato in un sussulto di carattere da parte di Ellen. Alla fine, non so, non sono convinta fino in fondo che il cerchio si sia chiuso davvero. Forse, non avrei scelto il finale della scrittrice. Probabilmente, opinione meramente personale, le sue origini e il fatto che lei stessa viva ad Atlanta, hanno influenzato non poco gli eventi. M spiego meglio: alla fine, ho avuto la sensazione che dovesse andare così non perché davvero dovesse andare così, ma solo per il rispetto di una visione tradizionale della vita. Un po’ poco, per approvare le scelte di Ellen.

In ogni caso, quello di Emily Giffin un romance che consiglio, orrori di ortografia nella traduzione a parte. Se non altro perché un tuffo nell’ex vita è piacevole. Soprattutto se scopri che, alla fine, non ti manca per niente.

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Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio – Amara Lakhous

Ho scelto questo romanzo di Amara Lakhous per il titolo e perché la trama m’incuriosiva. Mi sono ritrovata a divertirmi riflettendo, quanto di meglio si possa chiedere a un libricino che indagando su un mistero, chi ha ucciso il Gladiatore?, vuole indagare la psiche umana e i suoi limiti indotti.

La trama

In un condominio di Piazza Vittorio a Roma, nel quartiere multietnico dell’Esquilino, un losco individuo di nome Lorenzo Manfredini, detto “il gladiatore”, viene trovato ucciso dentro l’ascensore. Chi è stato? I sospetti si concentrano su uno dei condomini, Amedeo, misteriosamente sparito proprio il giorno dell’omicidio. I vicini di casa, però, non sono d’accordo: non può essere stato lui. E allora chi? Ogni condomino, interrogato, propone la sua verità.

Chi ha fatto la pipì nell’ascensore?

Il romanzo è piccolino e gustoso e si legge in uno o due giorni, anche perché se i condomini sono d’accordo su una sola cosa, cioè che non possa essere stato Amedeo, un motivo ci sarà pure e la voglia di sapere chi sia l’assassino cresce con il passare delle pagine. Gli scontri di civiltà del titolo sono il secondo motivo che cattura.

Quando in televisione vediamo i conflitti a fuoco, i kamikaze, gli attentati terroristici, gli sbarchi,  sembra sempre che dietro gli scontri ci siano grandi ideali, giusti o sbagliati che siano, il dio Denaro, la lotta per il potere. Insomma, temi alti. Qui, invece, il lettore si rende conto immediatamente che i problemi sono altri: sono, più banalmente, quelli che chiunque abbia partecipato a un’assemblea di condominio comprenderà immediatamente.

I problemi quotidiani come l’uso dell’ascensore, il cane che sporca, la portinaia impicciona, nascono da difficoltà che tanto banali non sono. Sorgono e vengono ingigantiti dal pregiudizio, dall’ignoranza, dalla presunzione di essere migliori degli altri. Nascono, e diventano insormontabili, perché ci rifiutiamo di aprirci agli altri, di assumere il loro punto di vista, di imparare dagli errori e orrori del passato, per accettare che diverso significa solo diverso e non sbagliato.

Sarà mica un italiano?

Lo scrittore usa un tono leggero e divertente per far capire che esistono tante verità, diverse angolazioni da cui guardare un fatto, innumerevoli complicazioni che potremmo evitare se parlassimo la stessa lingua. E’ sorprendente come sia riuscito, pur essendo lui stesso di diversa etnia, a osservare con grande acume vicende, situazioni e personaggi che tratteggiano la realtà italiana meglio di come facciano registi e scrittori autoctoni. Viene quasi il sospetto che anche Amara non sia chi dice di essere. Sarà mica un italiano sotto mentite spoglie?

Una sola cosa ho da rimproverargli, e cioè che cade anche lui, chissà quanto consapevolmente, nel tranello che ha teso ai personaggi. Gli italiani, infatti, ne escono con le ossa rotte: ignoranti, prevaricatori, delinquenti e intolleranti. Gli immigrati, tutti brava gente: incompresi, sfruttati, soli e sottomessi. Sarà proprio tutto così bianco e nero? O anche in questo caso in una sola verità coesistono diverse gradazioni di colore?

Ombre sulla neve – Madge Swindells

Adoro i romanzi vintage come quello di Madge Swindells (1987). Le copertine illustrate, le trame complicate, un saper scrivere andando oltre la storia d’amore che guida le vicende narrate. Ombre sulla neve prosegue nel settembre bianco che è partito con Winter e i suoi vampiri e proseguito con il racconto di viaggio sulla neve di La Thuile, in Valle D’Aosta.

Trama

La giovane e seducente Megan è tra i migliori agenti degli atleti impegnati nelle olimpiadi invernali di Sarajevo. E’ un tipetto che sa il fatto suo, ma nei suoi calcoli non ha previsto un certo sceneggiatore dalla personalità intrigante e pericolosa. Suo malgrado, si troverà coinvolta in un’azione di spionaggio che rischia di costare la vita alla sua atleta russa Nikola Petrovna. Dalla parte della pattinatrice si schierano Ian, uno sceneggiatore scozzese, e Michel, un giornalista slavo che vive in Francia. Nel frattempo, Megan commette un errore: ingaggia la sciatrice Jacqui senza sapere che è l’erede della Vanguard, una delle aziende di abbigliamento sportivo più potenti del mondo, provocando l’ira della presidente, nonché madre di Jacqui, Eleanor. Come risolvere l’impasse? Quali segreti di famiglia dividono madre e figlia irreparabilmente? E Ian è davvero chi dice di essere? Maggie sta affidando il suo cuore a un uomo sincero?

Un romance in discesa libera

Mentre leggevo, ho pensato che Madge  Swindells ha impostato il romanzo proprio come una sciatrice affronterebbe una discesa libera. E’ partita cauta, in sordina, testando le condizioni della pista e della neve, ha poi preso velocità, finendo a tutta birra nel finale. Non so se l’abbia fatto coscientemente, però anche la struttura ricalca il racconto. I personaggi svelano a poco a poco personalità a dir poco complesse, dove la più trasparente è senza subbio la protagonista, Megan. Gli altri sono, chi più chi meno, contorti e portatori di segreti che ne condizionano vita e azioni. In questo senso, Ian è il più sfuggente e a più riprese verrebbe voglia di prendere Megan a sberle e chiederle: “ma perché”? Non solo Megan, ma tutte le donne sembrano stregate dalla sindrome della crocerossina, quell’io ti salverò che tante donne continua a rovinare ancora oggi. Comunque, un libro che si lascia leggere e che non si focalizza solo sulle storie personali dei protagonisti, ma anche sulla condizione dei Paesi dell’Est, sulla lotta tra blocco occidentale e sovietico trasferito nelle medaglie sportive e quella connessione tra sport e business che schiaccia gli atleti e li rende pupazzi al servizio della pubblicità. L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa, a dirla tutta, è il finale. Senza spiegazioni, senza redenzione, eppure gli uomini escono vincenti. Mi piacerebbe chiedere alla scrittrice: “perché”?

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Patate “campagnarde” della Valle D’Aosta

Se siete alla ricerca di un contorno facile, veloce e sfizioso, le patate campagnarde valdostane sono quello che fa per voi. Le ho provate a La Thuile e le ho rifatte a casa. Di derivazione francese, campagnarde=di campagna, sono saporite grazie alla presenza dell’alloro e della cipolla e buonissime, nonostante siano praticamente prive di grassi e, soprattutto, senza bisogno di usare il forno. Il che le rende perfette anche d’estate. Provare per credere.

Ingredienti per 4 persone:

  • patate, 600 gr.
  • olio evo, 3 cucchiai
  • cipolla, 1
  • foglie di alloro, 6 grandi
  • sale q.b.

Procedimento

Lavate e sbucciate le patate, quindi tagliatele a fette sottili ma non troppo. Scaldate l’olio in una padella e quando è caldo versate le fette di patate. Coprite quindi le patate con uno strato di cipolla tagliata a fette sottili. Coprite a sua volta la cipolla con le foglie di alloro e salate leggermente.

Coprite la padella e fate cuocere a fuoco lento per circa trenta minuti, mescolando di tanto in tanto fino a doratura delle patate. Servite immediatamente.

Note:

  • la preparazione è semplicissima. Solo, non distraetevi nel momento in cui le patate inizieranno a dorare, perché bruciarle sarebbe un peccato;
  • l’alloro fresco è l’ideale, ma se non riuscite a trovarlo andranno bene alloro secco o rosmarino, a vostro gusto;
  • le patate campagnarde possono trasformarsi in una preparazione di base se volete un gusto più ricco e meno dietetico. Potete aggiungere lardo, pancetta, funghi, o quello che più vi piace;
  • in Valle D’Aosta consigliano di abbinarle al formaggio Fontina DOP per un pasto veloce ma appetitoso. Personalmente non amo l’abbinamento patate-formaggio, lo trovo troppo pesante per chi non abita in montagna, quindi le ho abbinate al pesce, come potete vedere dalla foto;
  • provatele e fatemi sapere se vi sono piaciute!

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