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Helmut Newton Legacy, nudi e vestiti in mostra

Spettacolare questa mostra del fotografo Helmut Newton, a Milano fino al 25 giugno. Non potevo aspettare che arrivasse a Roma e, quindi, ho fatto una piccola deviazione durante il viaggio nelle capitali della cultura Brescia e Bergamo per vederla. D’altra parte, sempre di cultura si tratta, no? Magari pop, come va di moda dividere il mondo oggi, ma se uno vuole imparare a fare arte, è dai grandi che deve imparare. Anche quelli pop. Venite che vi racconto cosa ho visto.

La mostra 

Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte, in collaborazione con la Helmut Newton Foundation di Berlino, l’esposizione è curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e da Denis Curti e ripercorre attraverso 250 fotografie, riviste, documenti e video l’intera carriera di uno dei fotografi più amati e discussi di tutti i tempi. Accanto alle immagini che tutti più o meno conosciamo o abbiamo visto almeno una volta nella vita, c’è anche una serie di scatti inediti, presentati per la prima volta in Italia, che svelano aspetti meno conosciuti dell’opera di Helmut Newton. Un focus specifico è stato dedicato ai servizi di moda più anticonvenzionali. Polaroid e provini fotografici permettono di comprendere il processo creativo che si cela dietro ad alcune delle sue foto più famose, oltre naturalmente a pubblicazioni speciali, materiali d’archivio e video del fotografo all’opera, che  consentono  di immergersi nel contesto unico nel quale era immerso. 

Capitoli cronologici

Il percorso è articolato in capitoli cronologici, che attraversa tutte le fasi ed evoluzioni della vita e della carriera di Newton, dagli esordi fino agli ultimi anni di produzione. Ho visto le collaborazioni con Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld degli anni Sessanta, la serie (forse la più famosa) “Naked and Dressed” del 1981, e le grandi commissioni degli anni Novanta, tra cui Chanel, Thierry Mugler, Yves Saint Laurent  e Wolford. Il materiale che ha lasciato è impressionante, basti considerare che ancora oggi è il fotografo più pubblicato. 

Cosa ne penso

Mi è piaciuta molto, mi sono immersa in un mondo dove gli influencer erano professionisti, lavoravano duramente per un prodotto iconico, perfetto in ogni dettaglio, da tramandare ai posteri. Niente era lasciato al caso, il rapporto tra occhio fotografico e soggetto era fondamentale per creare quel feeling unico che ancora oggi ci osserva dalle cornici appese. Forse incredulo per essere stato messo da parte. In particolare, vi consiglio di guardare il video che viene proiettato, con Helmut Newton all’opera. Inutile dire che gli scatti con Claudia Schiffer venivano immediatamente come lui voleva, si legge nello sguardo della super modella la capacità di calarsi immediatamente nella “parte” che le viene assegnata. Fantastica. Ovviamente, tutti o quasi sono passati dalla sua macchinetta: Gianni Versace, celebre il suo nudo, Ava Gardner, Charlotte Rampling, Catherine Deneuve, Romy Schneider, Raquel Welch, Sigourney Weaver, Margaret Thatcher, solo per fare qualche nome.

Donna degradata?

Helmut Newton è un fotografo che ha fatto discutere in vita e ha spaccato la critica in due: genio o misogino? Penso che una risposta precisa non ci sia, ma a giudicare dalla quantità di gente che si è prestata alla sua idea di ritratto, direi che tra adulti consenzienti i limiti possano anche essere esplorati. In ogni caso, la sezione nudo non rientra tra le mie preferite. Anzi. Corpi statuari e affascinanti, ma una certa freddezza che li rende respingenti. Forse, è proprio questo che voleva. La verità sulla sua concezione della donna, forse, è in uno scambio di vedute tra lui e la moglie, riportato in uno dei pannelli della mostra.

Liza featuring Helmut

Grazie a dei giochi di riflesso sui vetri delle cornici, mi sono divertita a combinare le immagini sul muro, dandogli un significato tutto mio. Che ve ne pare? Siate buoni, criticate ma con ironia! Hahaha!

Tour nei musei italiani ed europei

Se non riuscite a vederla a Milano, non disperate. Grazie agli accordi con la Helmut Newton Foundation, per la mostra è previsto un tour in importanti musei europei e internazionali. In Italia, sarà esposta anche a Roma, al Museo dell’Ara Pacis dal 6 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024, e a Venezia, nel nuovo centro di fotografia Le Stanze della Fotografia sull’Isola di San Giorgio Maggiore, nella primavera del 2024.

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A Brescia con David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land

Brescia, una Leonessa Capitale tutta da scoprire in 10 tappe

Per fortuna la Leonessa è diventata capitale della cultura 2023, così mi sono ricordata di questa cittadina da visitare. Purtroppo l’Italia è così, talmente ricca di luoghi meritevoli, che si finisce per andare in quelli più raggiungibili. Brescia non è di passaggio, quindi bisogna programmare bene la visita. Perché allora non approfittare per fare il paio Brescia/Bergamo? Cioè le due città che condividono lo scettro di capitale della cultura 2023? Iniziamo da Brescia: vi dirò quello che sono riuscita a vedere in weekend Brescia-Bergamo. E anche quello che potreste scoprire se avete più tempo a disposizione. Pronti? Partiamo!

Pinacoteca Tosio Martinengo con David LaChapelle 

Entrare alla pinacoteca, è come fare un viaggio cronologico accelerato dal tardo-gotico al primo Ottocento, con un’incursione nel contemporaneo. Confesso che non è per Raffaello, Foppa, Savoldo, Moretto, Romanino, Lotto, Ceruti, Hayez o Canova che sono entrata. Ma per David LaChapelle, che fino al 12 novembre sarà presente con la mostra di fotografie David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land. A Brescia presenta un’opera inedita ispirata alla produzione pauperistica di Giacomo Ceruti. La Pinacoteca Tosio Martinengo, infatti, conserva il più alto numero di opere di Ceruti nel mondo e ha deciso di ospitare questo scatto per narrare gli “ultimi”, come faceva il pittore, attraverso il linguaggio fotografico. Insieme alla serie Jesus is my homeboy del 2003, che avevo già visto a Roma, la nuova fotografia di LaChapelle, Gated Community (2022), mette in scena una lunga tendopoli di senzatetto che occupa il marciapiede a ridosso del LACMA (Los Angeles Country Museum of art).

Gated community

Le tende da campeggio sono state rivestite dal fotografo con i loghi dei più noti marchi di moda. Ecco che vediamo Gucci, Louis Vuitton, Chanel e altri sfilare di fronte al prestigioso museo, che all’epoca dello scatto aveva appena concluso una milionaria raccolta fondi per il suo ampliamento. Dopo essere stato fotografo privilegiato di celebri artisti, David LaChapelle si fa portavoce da anni delle contraddizioni e delle disuguaglianze che permeano la società moderna. Non a caso ha scelto come set la California, dove si registra il più alto numero di senzatetto degli Stati Uniti. Se il contemporaneo non vi interessa e volete rimanere sul tradizionale, la collezione di tele, sculture, oggetti di oreficeria, smalti, medaglie della pinacoteca Tosio Martinengo è di tutto rispetto. Il percorso espositivo è organizzato in 21 sale scenograficamente allestite. Oppure, potete spostarvi al Museo di Santa Giulia per Miseria&Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecentouna grande retrospettiva che da luglio verrà esposta dove? Al Getty Museum di Los Angeles, per chiudere il cerchio. Di questa mostra vi parlo subito dopo. Intanto, vi dico che l’unica pecca nell’esposizione del fotografo è nei riflessi provenienti dalle grandi finestre della sala. Piena di luce, tanto da non riuscire a schermare a sufficienza il riflesso sul vetro delle foto. Assolutamente da vedere, tuttavia, se amate i colori e gli eccessi cui ci ha abituato David LaChapelle. 

Il Museo di Santa Giulia

Altro posto imprescindibile è il Museo di Santa Giulia, che andrebbe visitato con calma e a lungo. Cosa che purtroppo non ho avuto modo di fare, anche perché c’è una sequela di biglietti a seconda di quello che uno deve fare, che non è proprio il massimo della chiarezza. Non capisco perché non fare un biglietto unico e via. Comunque, nel Complesso di Santa Giulia da vedere assolutamente è la Croce di Desiderio del IX secolo. Ci sono poi gli affreschi del Coro delle Monache, i resti delle antiche Domus romane e gli interni della Basilica di San Salvatore. Insieme all’area archeologica del Capitolium e al complesso monastico di San Salvatore, il museo è stato dichiarato sito UNESCO. È anche sede di importanti mostre temporanee. Io però non ho visto niente di tutto questo, perché mi sono concentrata sulla mostra Miseria&Nobiltà, Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento, di cui vi parlerò in maniera approfondita.

Miseria&Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento

Avete poco più di un mese per vederla e vi consiglio di fare l’accoppiata David LaChapelle (vedi sopra) – Giacomo Ceruti. La dimostrazione che il passato parla a chi ha voglia di ascoltarlo e riviverlo. Ceruti rappresenta un connubio interessante: pittore degli ultimi e ricercato ritrattista dell’aristocrazia, cioè con ogni probabilità il suo vero interesse da un lato e il bisogno di mettere il pane in tavola dall’altro. In questa mostra, il parallelo con LaChapelle funziona. Pure con riferimento alle luci, che anche qui avrebbero bisogno di essere dislocate diversamente per far apprezzare maggiormente le opere esposte. Come ritrattista, ha successo fin dall’inizio, anche per il suo stile essenziale, senza orpelli. Il suo intento sembra quello di far emergere gli occhi e il carattere del soggetto ritratto, evitando qualsiasi distrazione nello spettatore. Questa caratteristica è ancora più efficace quando ritrae le persone del popolo, i lavoratori. Con il passare degli anni, i ritratti diventano più sorridenti e luminosi. Forse, con l’età si è rasserenato anche lui e l’ha mostrato nei dipinti. 

Parco archeologico Brescia Romana 

Altro sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il sito UNESCO comprende l’area archeologica con Piazza del Foro, il Capitolium, il Santuario repubblicano, l’antico teatro, la Basilica romana e il complesso monumentale di San Salvatore – Santa Giulia. Posto spet-ta-co-la-re. Incredibile, magnifico. Ormai sapete che sono peggio degli inglesi in quanto ad adorazione degli antichi romani e qui, ve lo dico subito, abbiamo un assaggio della loro grandezza. Il sito è conservato benissimo, anche perché è rimasto sempre sottoterra fino alla sua scoperta nel 1823. Gli esterni sono liberamente visitabili, mentre l’interno è a pagamento. Il complesso museale comprende il Tempio Capitolino, il teatro ed alcuni resti del foro cittadino, che sono visibili anche dall’esterno dei cancelli. Con il biglietto, si accede a un tour guidato contingentato, con ingresso iniziale in una stanza di acclimatamento, per evitare che i resti all’interno vengano deturpati dallo scambio con i “viventi”. Nella visita guidata vera e propria, invece, è possibile vedere i resti sotterranei del Santuario Repubblicano (I secolo A.C.). La pavimentazione a mosaico e pareti affrescate sono conservate benissimo, con motivi decorativi che ricordano Pompei. Verrebbe voglia di rimanere per ore e ore in mezzo alla bellezza, ma i tempi sono molto stretti e la Vittoria alata ci attende.

La Vittoria alata 

La Vittoria alata è un’enorme statua di bronzo, che riproduce una figura femminile, voltata leggermente verso sinistra e vestita con una tunica fermata sulle spalle e un mantello che avvolge le gambe. La posizione della figura, con una gamba leggermente sollevata e le braccia avanzate, si spiega con la presenza in origine di un elmo di Marte, su cui doveva poggiare il piede, e uno scudo, che doveva essere sorretto dal braccio sinistro, sul quale erano incisi il nome e le gesta del vincitore. L’origine della statua è tuttora incerta.  Per anni si è pensato che la statua fosse stata trasportata a Roma per volontà di Augusto dopo la morte di Cleopatra nel 29 a.C. e da questi donata alla città di Brescia, ma questa ipotesi è stata poi smentita dalle ricerche successive. LA sua maestosità è veramente impressionante, tanto che anche Giosuè Carducci l’ha cantata nell’ode Alla Vittoria, mentre Gabriele d’Annunzio e da Napoleone III ne vollero una copia. 

Il castello

Grande fortezza costruita sul Colle Cidneo tra il ‘300 e il ‘500 in posizione strategica con vista dominante sulla città, il Castello di Brescia è ancora oggi frequentatissimo da turisti e bresciani a passeggio. Se volete passeggiare nel verde e godervi il panorama bresciano dall’alto, questo è il posto che fa per voi. Tra l’altro, il castello ospita il primo osservatorio astronomico pubblico d’Italia, plastici ferroviari e il Museo delle Armi Luigi Marzoli. Volendo, si possono anche visitare le segrete. Io sono rimasta bloccata nel tunnel d’entrata da una pioggia improvvisa e scrosciante ed è stato divertente fare due chiacchiere coi bresciani che erano andati lì a passeggiare. Tutti insieme, abbiamo applaudito un corridore che, sprezzante dell’acqua, è entrato nel castello mentre tutti attendevamo la fine dell’acquazzone, per fare un giro di corsa e riuscire.

Piazza Paolo VI

Conosciuta anche come Piazza Duomo, Piazza Paolo VI racchiude gli edifici simbolo del potere civile e religioso della città medievale. Tra questi il Broletto, sede della Prefettura e di alcuni uffici comunali e delimitato dalla storica Torre del Pégol, e il Duomo Vecchio, esempio di architettura romanica a pianta circolare con opere artistiche del Romanino, Moretto, Cossali. Al centro della piazza si erge il Duomo Nuovo, costruito a partire dal 1604 e completato nel 1825 dal Vantini. La piazza è anchecircondata di locali e localini per fermarsi a riposare e a scambiare due chiacchiere.

Piazza Loggia

Entrata a Piazza Loggia, mi è sembrato di essere catapultata all’imporvviso in una città orientale. Caratterizzata da una netta impronta veneziana, Piazza Loggia è una delle piazze più trafficate di Brescia. Sul lato ovest è dominata da Palazzo Loggia, costruito fra il 1492 e il 1570 con contributi di Palladio e Sansovino e sede dell’amministrazione comunale. A est la Torre dell’Orologio con l’antico orologio astronomico segna lo snodarsi degli eleganti portici fulcro dello shopping in città. Sul versante sud, verso Piazza Vittoria, il Monte di Pietà, sulle cui facciate spiccano inserti lapidei di epoca romana.

Antico quartiere del Carmine 

Praticamente dietro Piazza Loggia, il Carmine è uno dei quartieri antichi preferito dai ragazzi per passare la serata, anche perché servito dalla metro. Il quartiere è ricco di chiese, edifici storici, ristoranti e locali per il dopocena. Di giorno, è una delle zone preferite dagli universitari.

Piazza Vittoria

Terza grande piazza di Brescia insieme a Piazza Loggia e Piazza Paolo VI, di stampo rettangolare con portici ai lati, su Piazza Vittoria si affacciano il Palazzo delle Poste e a ovest uno dei primi grattacieli d’Italia. Qui fanno un mercato, ma non ho fatto in tempo a vederlo. Quando sono arrivata sulla piazza, però, spirava un vento freddo e ho iniziato a sentirmi molto stanca, con la scarpinata per tornare in albergo davanti. Allora mi sono fermata in questo locale sulla piazza, Ramen & Street Food. Mi ritrovo nel mondo degli anime, con le cameriere vestite come nei bar giapponesi e opening anime come sottofondo musicale. Non avevo previsto di fermarmi a cena in un posto così, e forse nel diario di bordo dovrei parlarvi solo di cucina locale, però le ragazze sono state molto gentili, il ramen di miso mi ha rinfrancato e il conto era adeguato alle porzioni. Sono uscita ristorata e la scarpinata verso l’albergo non mi è più sembrata impossibile. Quindi, ve lo consiglio per una cena senza troppe pretese.

Teatro Grande e Il Caffè del Teatro

Costruito nel 1810 in sostituzione dell’Accademia degli Erranti, è considerato uno dei più importanti teatri d’Italia. Di grande pregio la sala neoclassica con cinque ordini di palchi e loggette affrescate arricchite da stucchi e dorature. Alla sala centrale si aggiunge il Ridotto, riccamente decorato da affreschi, stucchi dorati e specchi e tra i più pregevoli esempio di Rococò bresciano. Purtroppo non sono riuscita a vederlo, ma per fortuna ho trovato aperto il Caffè del teatro. Sul lato settentrionale del Ridotto, dopo aver oltrepassato un corridoio trasversale aperto affrescato nel 1765, ci hanno fatto entrare, dopo aver atteso all’entrata per circa un quarto d’ora, in una saletta nella quale si possono osservare i dipinti ornamentali eseguiti dal maestro Francesco Tellaroli e risalenti al 1787. In pratica, siamo entrati nella Buvette del teatro per un caffè. A prezzi assolutamente normali. La fila si crea per non avere assembramento in attesa che si liberi un posto ai tavoli, così una volta entrati non c’è l’occhio di chi ti guarda con occhio obliquo sperando che ti alzi in fretta. Se avete pazienza di attendere un poco in fila, vi consiglio di non perderlo. A patto che passiate il sabato o domenica, unici due giorni della settimana in cui è aperto. Qui i giorni e gli orari completi.

Chiesa di San Francesco d’Assisi 

Costruita nel ‘200, con facciata tardo-romanica e il grande rosone al centro, è a tre navate, con opere di Moretto e Romanino. Famosa per il chiostrino della Madonnina e il chiostro grande con colonnine in marmo rosso di Verona, a Natale ospita un presepe meccanico gestito da frati francescani.

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Casa Keats-Shelley e i giorni oziosi di Roma

Un po’ di storia

Nel novembre 1820, il poeta inglese John Keats si trasferì a Roma perché ammalato di tubercolosi. Sperava, grazie al clima caldo,di migliorare le sue già compromesse condizioni di salute. le cose non andarono come sperava. Tre mesi dopo, morì nella casa in cui risiedeva e, per le leggi dell’epoca, i suoi beni furono bruciati per evitare il propagarsi dell’epidemia. Nel 1906, la casa fu acquisita da un’associazione anglo-americana che la restaurò e aprì al pubblico il 3 aprile 1909. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la casa fu occultata, per evitare che fosse distrutta, e gli oggetti conservati furono inviati a un’abbazia, dove rimasero nascosti fino al 1944. Ricordate? Vi ho già parlato dell’arte liberata dal 1937 al 1947.

Cosa troverete nella casa

La Casa Keats-Shelley possiede una vasta collezione di manoscritti, prime edizioni di testi, sculture e dipinti che ricordano la vita degli artisti cui rende omaggio. All’interno, è custodita anche una delle migliori biblioteche di letteratura romantica del mondo, che viene implementata di anno in anno. I mobili, invece, non sono quelli originali perché dopo la morte di Keats furono bruciati. 

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Quanta vita è passata sotto le sue finestre? 

Forse non è un caso che sia entrata qui dentro il 3 aprile 2023, nella stessa data in cui è stata aperta al pubblico tanti anni prima. Eppure, quando ho deciso di andare non lo sapevo. Dentro, quasi solo io, e un mini gruppo di americani a fare un breve giro perlustrativo. Io mi sono trattenuta ben più dei 20 minuti canonici previsti per la visita. In effetti, se non fosse stato per la pausa pranzo del museo, e una leggera fame mia, sarei rimasta anche di più. A prima vista, la Casa Keats-Shelley potrebbe sembrare deludente: in fondo, si tratta di un appartamento di piccola taglia, senza grandi attrattive se non l’arredamento d’epoca e i libri. Se però vi soffermerete abbastanza per entrare nell’atmosfera della casa, vi sembrerà di vederli. Vi sembrerà di respirare l’aria di un’epoca in cui arrivare in Italia, a Roma, era una delle tappe fondamentali per la crescita di un artista. Vi prenderà la malinconia, quando vedrete il letto in cui il povero John Keats giaceva, in una stanza che si affacciava su Piazza di Spagna. Da lì osservava il mondo senza riuscire a muoversi. Quanta vita è passata sotto le sue finestre? 

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keats stanza quadro con logo

Keats logo e vista su Piazza di Spagna

Van Gogh in mostra a Roma: io sono ancora qui

Van Gogh è nato nel 1853 oggi, 30 marzo, a Zundert, nei Paesi Bassi. E 170 anni dopo, la mostra a lui dedicata a Roma è stata appena prorogata fino al 7 maggio 2023. Ora vi racconto cosa ho visto e perché vale la spesa.

La mostra

La mostra è ospitata a Palazzo Bonaparte, all’angolo di Piazza Venezia. Attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo – che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh – e grazie a tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico, che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: Olanda, Parigi, Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua breve e tormentata vita.

Il percorso espositivo al buio

Vi dico subito: la mostra merita, per allestimento e qualità delle opere presentate. Mi è piaciuta moltissimo la scelta di lasciare il pubblico praticamente al buio, mettendo così in risalto le opere di Van Gogh e il suo uso fenomenale del colore. Anche aver seguito un ordine cronologico, mi ha dato la sensazione di partecipare alla discesa all’inferno del pittore, alle sue illusorie risalite, fino alla tragica conclusione.

Il ruolo delle donne 1: Johanna Bonger, la moglie di Theo

Purtroppo la mostra è affollatissima, in qualsiasi giorno e orario. E non tutti i fruitori sono in grado di reggere l’urto della folla, mettiamola così. Se però saprete mantenere la calma e aspettare il vostro momento davanti al quadro, allora sarà una festa per la mente e il cuore. Se conoscete bene Van Gogh, come me, non vi diranno niente di nuovo, o quasi. La cosa che mi ha fatto piacere, è vedere esaltato il ruolo della cognata di Vincent, Johanna Bonger. E’ lei la vera artefice del successo postumo del cognato, perché ha dato un impulso commerciale e intellettuale al suo lavoro, mentre Theo si era limitato a cercare di vendere.

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Il ruolo delle donne 2: Helene Kröller-Müllerla filantropa

Altro ruolo fondamentale, quello di un’altra donna: Helene Kröller-Müller, una filantropa che di fatto ha reso Van Gogh uno degli artisti più quotati di sempre. I due non si sono mai incontrati, ma nelle lettere e nelle opere di Van Gogh questa ricca borghese tedesca riconobbe il suo stesso travaglio interiore e collezionò tutto quello che riuscì ad acquistare. Tanto che oggi il suo museo, il Museo Kröller Müller di Otterlo, possiede la seconda collezione di opere di Van Gogh più vasta, dopo naturalmente il Museo di Van Gogh di Amsterdam. 

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Il ruolo delle donne 3: Sienla compagna

All’interno della mostra, c’è uno spazio molto commovente dedicato a Clasina Maria Hoornik (Sien), prima amante e poi compagna di Vincent van Gogh per un paio di anni. Sien è una prostituta e quando Vincent van Gogh la incontra è sola e malata. Senza dimora fissa e, per di più, incinta. E’ già madre di una bambina di cinque anni, Maria Wilhelmina. Van Gogh rimane fortemente colpito da questa situazione e vede forse in Sien la possibilità di riscattarsi, tanto che decide di ospitarla e provvedere a loro. Sien, in cambio, si presta a fare da modella al pittore e alcuni dei suoi ritratti sono esposti, insieme alle lettere di Vincent e di Theo, che manifesta la contrarietà sua e della famiglia a questa unione. Tanto che Vincent decide di lasciarla, lasciando Sien al suo tragico destino. E andando incontro al suo. 

prostituta van gogh logo

Informazioni utili

La mostra è aperta dal lunedì al giovedì 9.00 – 19.00, venerdì, sabato e domenica 9.00 – 21.00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Dal 1 al 7 maggio 2023 la mostra sarà aperta dalle ore 9.00 fino alle ore 00.00. Per i prezzi dei biglietti e prenotazioni, cliccate qui per il link al sito.

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Ultimi giorni per la mostra L’arte liberata 1937-1947 alle Scuderie del Quirinale. Avete tempo solo fino al 10 aprile 2023! Qui tutte le informazioni su quest’altra interessante esposizione.

Roma, 100 presepi in mostra al Vaticano

I 100 presepi, sempre a proposito di tradizioni, sono ormai una certezza nel periodo di Natale. Quest’anno il Vaticano ospita la quinta edizione della mostra, 100 presepi provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, che si “sfidano” a colpi di originalità e sapienza, per essere decretati “il più bello” dai visitatori che ogni anno affollano il colonnato per ammirarli. Ma vediamo qualche foto. E sbrigatevi: avete tempo solo fino all’otto gennaio, altrimenti dovrete aspettare l’anno prossimo!

Il presepe Atac

Parto dal mio preferito: il presepe Atac. L’autista che porta nel suo autobus una sorta di Arca di Noè umana e non, antico romano compreso, mi è sembrato molto significativo come messaggio. Anche se l’azienda di trasporti ci fa impazzire nella vita di tutti i giorni, e infatti l’antico romano sembra inveire contro qualcuno…hahaha, nella creazione di questo manufatto hanno fatto veramente un bel lavoro.

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La guerra 

Non può mancare un riferimento alla guerra in Ucraina, con un presepe tematico che rappresenta distruzione e soldati invece del tipico villaggio con abitanti.

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Rappresentanza estera 

Nutrita la rappresentanza estera quest’anno. Hanno inviato i loro presepi Taiwan, Malta, Croazia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Ucraina, Venezuela, Guatemala

presepe Taiwan logo

Informazioni pratiche

La mostra è allestita presso il Colonnato di Piazza San Pietro dal 9 dicembre 2022 al 8 gennaio 2023. E’ aperta tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 19:30, con ingresso gratuito e consentito fino a 15 minuti prima dell’orario di chiusura.