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Dove il vento dell’est soffia ancora: il mio weekend a Sofia, in Bulgaria

Lo confesso, sono stata io. Il movente? Squisitamente e strettamente economico: un’offerta allettante, così invitante che tra trovarla e prenotare è passato lo spazio di qualche click. Acquisti compulsivi, li chiamano. Nuove esperienze a portata di tasca, preferisco consolarmi io. Un attimo dopo il click finale mi sono detta: “bene, vado a Sofia, in Bulgaria. Cosa so di questa città?” Praticamente niente. Incredibile ma vero, la terza capitale più antica d’Europa, dopo Atene e Roma, è oggi sconosciuta ai più. Invece, se come me avete voglia d’immergervi nella storia e di trascorrere un weekend fuori dagli schemi, economico e inconsueto, vi consiglio caldamente di prenderla in considerazione. Sofia, infatti, è facilmente raggiungibile dall’Italia in un’ora e mezza di volo o poco più, è una destinazione poco battuta e, pur essendo entrata a far parte dell’Unione europea, gode ancora di prezzi accessibili e peculiarità dell’est che si conservano intatte. Approfittatene quanto prima, dubito che quest’autenticità rimarrà a lungo.

Nel mio diario di bordo cercherò di darvi alcuni consigli per un itinerario tipo di due giorni, secondo me sufficienti per farsi un’idea della città e girarla con tutta calma, esplorando anche i dintorni.

Informazioni pratiche

Innanzitutto partiamo dalle informazioni pratiche: la Bulgaria ha mantenuto la sua moneta, il lev. Appena sbarcati, potete cambiare gli euro o ai bancomat o dagli agenti di cambio, tenendo presente che il cambio attuale è poco meno di 1:2 (un euro vale circa 1,95 lev). L’aeroporto, poi, è ottimamente collegato al centro città da una metropolitana nuova di zecca. Dallo scalo, basta seguire la linea blu che indica la strada per arrivare al capolinea, adiacente al terminal. Ho fatto il biglietto alla macchinetta automatica, che costa 1,60 lev, al cambio attuale 0,80 centesimi di euro, e ho aspettato il treno. Anche i taxi costano poco, però quando viaggio preferisco i mezzi pubblici, perché rappresentano un primo contatto con gli abitanti del posto. Dopo mezz’ora sono scesa alla fermata centrale di Serdika, Сердика. Non sapevo che il mio albergo fosse fortunatamente lì vicino, però l’ho scelta per assicurarmi un primo impatto positivo con la città. E ho fatto bene, perché introduzione migliore non avrebbe potuto esserci. In piccolo, e con le dovute proporzioni, è come quando a Roma scendi alla fermata Colosseo e ti ritrovi davanti il Colosseo e i Fori imperiali. Serdika è un’antica città dei Traci conquistata dai Romani e distrutta dagli Unni. Durante i lavori per la costruzione della metropolitana, gli operai hanno ritrovato i suoi resti, che intelligentemente i bulgari hanno inserito nel contesto del trasporto pubblico, valorizzando sia il nuovo investimento sia gli antichi resti.

Il primo giorno

Dopo una passeggiata perlustrativa a zonzo per i dintorni dell’albergo, mi sono avviata verso il Palazzo di Giustizia, dove tutti i giorni, alle 11:00 e alle 16:00, un gruppo di ragazzi pieni di entusiasmo e di voglia di far conoscere la propria città, suddividono turisti e curiosi in gruppi per un free tour del centro di circa 3 ore. Io sono stata “adottata” da Stoyan, che ci ha fatto partire proprio da Serdika, della quale ci ha detto “noi abitanti di Sofia andiamo particolarmente fieri”. E fanno bene. Il giro mi servito per andare oltre l’aspetto architettonico e respirare la storia che ogni palazzo e ogni chiesa raccontano. La storia della Bulgaria, infatti, è travagliata, costellata da invasioni e conquiste e i monumenti ne sono l’espressione. La statua di Santa Sofia su cui subito c’imbattiamo, per esempio, potrebbe ingannare e far pensare che il nome della città sia di origine cristiana. Invece, Sofija deriva dal greco antico e significa “saggia, sapiente”. Quella statua è stata eretta solo nel 2000 per sostituire quella di Lenin, come avvenuto un po’ in tutti i Paesi dell’ex Unione Sovietica. La compresenza a poche centinaia di metri di distanza di una chiesa cattolica, una protestante, una sinagoga e una moschea, tutte ben visibili alle spalle di Serdika, offre un altro esempio lampante. Il popolo bulgaro è tollerante, al punto che lo stesso luogo religioso è stato scelto come “base” da diverse confessioni. E’ questo il caso della Chiesa di San Giorgio, il più antico edificio di Sofia. Nasce paleocristiana, poi diviene moschea, ora è tornata cristiana. Praticamente è sopravvissuta a tutte le guerre di religione. Non è stupefacente? Direi che oggi è in ottima forma, molto migliore del moderno palo della luce che vedete in foto. J

San Giorgio e lampione (1)

Sveta Nedelya e il museo di storia

Continuiamo il giro, passando per il palazzo presidenziale dove in quel momento stanno effettuando il cambio della guardia, uno ogni ora, e ci dirigiamo verso la chiesa di Sveta Nedelya, una chiesa ortodossa del 1863. Il nostro cicerone ci mostra una foto d’epoca, dove possiamo vedere come fosse originariamente prima dei bombardamenti che ne resero necessaria la ricostruzione. Proprio qui avvenne nel 1925 l’attentato allo zar Boris III ad opera dei comunisti, che provocò la morte di centinaia di fedeli. In realtà l’attentato fallì e sapete perché? Perché fu sventato, direte voi. Niente affatto. Non riuscì semplicemente perché lo zar quel giorno era…in ritardo. Sempre detto, la puntualità accorcia la vita. Proseguiamo fino al Museo di storia nazionale, costruito nel 1913 dove prima si trovavano le antiche terme romane. Non c’è città romana che si rispetti senza terme e Sofia era particolarmente amata dai romani per le sue innumerevoli sorgenti minerali calde e fredde. Ancora oggi, dalle bocche esce acqua calda e solforosa, ottima, a patto di attendere che si freddi e che perda il forte odore iniziale! Sembra che ogni fontanella sia buona per curare qualche organo: una è per i reni, un’altra per il cuore, un’altra ancora per lo stomaco. Secondo me sono tutte uguali, ma un sorso di ognuna sicuramente male non fa. Alle spalle del museo, una ciminiera industriale è l’unico resto dell’ex bagno pubblico, ora riconvertito appunto in museo. Le terme prima, e i bagni poi, erano utilizzati dai nostri avi un po’ come facciamo noi con i social network. Quando i bagni nelle case non esistevano, andavano lì una volta a settimana, facevano la doccia, indossavano vestiti puliti e s’informavano sugli eventi della settimana. Insomma, anche loro si riposavano spettegolando.

Sveti Nikolay

Andiamo avanti: ci fermiamo davanti a Sveti Nikolay, una chiesa ortodossa russa dedicata a San Nicola e costruita per la comunità russa presente a Sofia. L’esterno di raffinati mosaici e cupole dorate richiama gli elementi tipici dell’architettura ellenistica. Attraversando il parco adiacente, arriviamo all’ultima tappa del tour: la Cattedrale Aleksandr Nevskij, la più famosa e la più imponente della città. Eretta in stile neo bizantino, deve il suo nome allo Zar russo Alexander Nevski, che salvò la Russia dall’invasione degli svedesi. Le cupole esterne, ricoperte di oro, sono state donate proprio dai “fratelli russi”, come loro chiamano ancora oggi l’ex dominatore. Non bisogna dimenticare, infatti, che quando i russi liberarono la Bulgaria dagli ottomani trovarono un Paese devastato.

Riflettendo tra me e me sulla parzialità e sulla relatività dei giudizi della Storia, il primo giorno è finito. Nella prossima puntata vi racconterò come si mangia, cosa si beve, dove e come trascorrono le domeniche i Sofioti e che chicca ho trovato spostandomi di pochi chilometri con una meravigliosa gita fuoriporta.

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Dove il vento dell’est soffia ancora, il secondo giorno a Sofia

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Sperlonga: il suono del mare, una bianca luce e il fascino di antiche leggende

Sperlonga. Sono seduta all’aperto, in giardino. Mentre scrivo, soffia un leggero vento che sussurra d’estate alle porte.

Ripenso al fine settimana appena trascorso e non posso che iniziare da un commento appassionato sull’arguzia e l’intelligenza degli antichi romani. Le tracce di questo popolo meraviglioso sono viva testimonianza non solo nelle grandi città, per esempio a Roma, Verona o nelle terre di conquista. La costa laziale è ancora oggi, dopo millenni, l’esempio lampante di come sapevano scegliere i luoghi da abitare e le terre da esplorare.

IMG_5708[1]Arrivare a Sperlonga è abbastanza semplice, nonostante la penuria di cartelli stradali che caratterizza le strade italiane. Uno dei rari cartelli indica la “Villa di Tiberio e sito archeologico” e lì mi dirigo. Un po’ a caso, lo ammetto, non ho studiato molto prima di arrivare. La scelta, però, si rivela azzeccata e dopo vi spiego perché.

La villa di Tiberio

Una signora gentilissima stacca il biglietto del museo annesso alla Villa di Tiberio e dà indicazioni per la visita. Lo sguardo mi cade su un avviso: “il negozio di souvenir è sospeso”. Chissà perché, penso, un buon negozio di souvenir è promozione certa per il sito. Nei locali del museo mi soffermo ad ammirare le sculture, che raccontano la storia dell’Odissea. Tiberio era un imperatore che amava vivere e circondarsi di ospiti, cui raccontava proprio il poema omerico. Non è difficile immaginare le statue come sfondo alle sue orazioni. All’uscita dei locali, si apre il sentiero che porta alla villa. Dall’alto, ne ammiro la pianta, le grotte che l’affiancano e la cornice blu del mare. Con una breve passeggiata arrivo ai resti della villa. Sono fortunata, ci sono due scolaresche e una guida che accetta con piacere altri uditori. Scopro così che la disposizione delle stanze era funzionale al bisogno di privacy del proprietario, ma anche che venne costruita secondo le tecniche ingegneristiche più avanzate dell’epoca. Sapete perché le riunioni dei ministri vengono chiamate ancora oggi Gabinetto? Perché anticamente era il luogo più riservato in cui fare affari e stringere accordi. Il bagno singolo come lo conosciamo noi, infatti, non esisteva. Pensate che nel gabinetto riservato alla servitù potevano fare i propri bisogni ben 16 persone per volta! V’immaginate che caos? Eppure, un sistema ingegnoso di circolazione dell’acqua e i lavaggi del corpo con spugne naturali che il mare lasciava a riva, garantivano la massima igiene e, soprattutto, la completa biodegradabilità dei rifiuti. Al contrario di noi, gli antichi erano decisamente ecosostenibili!

Le grotte naturali

Arrivati a fine villa, grazie a una passerella passiamo nelle grotte naturali. Per Tiberio e i suoi ospiti erano un po’ un surrogato delle terme romane. Venivano qui a leggere, chiacchierare e riposarsi. Anche in questo caso, le carpe che ancora oggi nuotano pigre nell’acqua servivano a mantenere l’ambiente pulito senza filtri, depuratori e cloro. Chimica naturale, potremmo dire. A questo punto la visita è finita. Potrei riprendere la macchina e dirigermi verso uno dei parcheggi a pagamento della cittadina. Potrei, ma non lo faccio. La giornata è bella e invita a muoversi. Quindi passo dalla spiaggia, direzione porto di Sperlonga. Per questo prima vi ho detto che la scelta è stata azzeccata, perché ho abbandonato l’automobile e non l’ho più utilizzata per tutta la giornata. E’ una breve passeggiata e se non avete problemi a camminare vi consiglio caldamente di fare lo stesso. Il porto è piccolino e punto di partenza per visitare la cittadina che s’inerpica verso l’alto. 

La Torre Truglia 

IMG_5718[1]La prima fermata è alla Torre Truglia, che probabilmente era l’antico faro di Tiberio. Ha l’aspetto squadrato di una fortezza ed era il primo avamposto di difesa della popolazione dai pericoli provenienti dal mare. Da lì, sono salita senza soste verso la IMG_5719[1]cima della cittadina per poi riscendere zigzagando tra vicoli e vicoletti circondati da abitazioni tutte bianche. Anche la calce bianca, oltre ad avere una funzione estetica, è stata scelta perché assicura la disinfezione. Purtroppo ho potuto solo immaginare l’animazione che sicuramente pervade le vie durante il periodo estivo. La maggior parte delle botteghe, infatti, è aperta solo in alta stagione e anche il numero di abitanti è ridotto al minimo. In compenso, ho sempre sentito distintamente il suono del mare. Non posso certo lamentarmi, che ne dite?

IMG_5735[1]

La grotta azzurra

p.s. Ho saltato l’antica strada in marmo dei romani e la grotta azzurra, raggiungibile solo in barca (quest’ultima per assenza del servizio). Una scusa migliore per tornare a Sperlonga non l’avrei potuta trovare…

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Confinati per due giorni a Ponza, l’isola “lunata”

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Le francesi non ingrassano – Mireille Guiliano

La prima ricetta che ho postato, quella che Mireille Guiliano chiama “la minestra di porri magica” e contenuta nel suo libro Le francesi non ingrassano, mi è costata la perdita del gruppetto che avrebbe dovuto accompagnarmi in quest’avventura, la prova pratica dei trucchi contenuti nel manuale per rimanere in forma senza privazioni.

Pazienza, quando avrete voglia di provarla, scoprirete che la minestra di porri non solo è deliziosa, ma mantiene anche quello che promette: far partire il programma con una sensazione di leggerezza che migliora l’umore e dà sprint al tentativo.

L’idea di partenza 

L’idea di partenza era questa: provare o meno la bontà dei rimedi suggeriti nel manuale “Le francesi non ingrassano” da Mireille Guiliano, autrice che negli anni ha ricevuto diverse critiche, soprattutto per la sua convinzione che “french do it better”. Le francesi sono eleganti, si godono la vita, non fanno sport, fumano, condiscono con il burro e non metterebbero piede in palestra neanche morte. Eppure, non ingrassano. Perché? Come fanno? Mireille Guiliano lo spiega a noi comuni mortali.

E io ho voluto provare. Anche perché ho comprato questo libro in un momento di follia diversi anni fa e mi sono limitata a leggerlo. A che serve un manuale se non si mettono in pratica le ricette magiche che contiene? Perché ogni manuale che si rispetti è così, promette miracoli e cambiamenti epocali e anche solo averlo tra le mani e leggerlo tacita la coscienza e ci tranquillizza. Se ce l’ha fatta lei, posso farcela anch’io. E’ così semplice, da domani cambierò. Tutto qui? Sono cose che già so, devo solo trovare il tempo di dedicarmi anche a questo, come se la mia vita non fosse già abbastanza complicata. Poi, sapete meglio di me come va a finire: il manuale finisce su uno scaffale e addio miracoli.

Il programma detox

Stavolta, ho deciso di cimentarmi. Un mese, un solo mese seguendo, più o meno, il programma detox di Mireille.

A pensarci bene, e a dedicarsi per bene, si tratta semplicemente di adottare criteri di buon senso nella ricerca del benessere e dei piaceri della vita.

Questo, a mio avviso, è il punto centrale del manuale e l’aspetto più importante da tenere presente ogni giorno nel nostro percorso di vita: stare bene, godersela, non stare lì a contare le calorie e a soffrire di privazioni, non uccidersi di esercizi in palestra per poi usare l’ascensore anche per salire un piano.

Come riuscire a fare questo? La Guiliano prende a esempio le francesi e le loro abitudini: niente palestra, lunghe camminate all’aria aperta. Niente ascensore, solo scale. Niente cibi confezionali, solo prodotti di stagione e possibilmente a km0. Niente ingordigia, alzarsi da tavola senza essere pienamente soddisfatti, pregustando il momento in cui potremo di nuovo assaggiare i cibi che ci hanno deliziato. E così via.

Niente di eccezionale, niente che non sappiamo già. Solo, bisogna aver voglia di prenderci cura di noi stessi ed è qui che, come si dice, “casca l’asino”.

Per la cronaca: provando per divertimento, ho perso quasi 3 kg, più o meno quelli che prendo a ogni romanzo che scrivo per l’ansia da pubblicazione di cui soffro. Ora sto scrivendo il terzo e credo proprio che alla fine Mireille dovrà venirmi di nuovo in soccorso.

Poi, ci sarebbe un’altra storia da raccontare, quella dei miei viaggi in Francia con vicine di posto alle prese con un piatto d’insalata senza pane come pasto completo. E’, appunto, un’altra storia e un altro discorso, ben più serio di questo, ma siamo proprio proprio sicuri che le francesi non ingrassino?

Le francesi non ingrassano. E neanche noi. Il primo weekend

Siamo quasi alla fine della prima settimana di sperimentazione del metodo di Mireille Guiliano per essere come Le francesi non ingrassano. Com’è andata finora? Il metodo del diario vi ha lasciato qualche dubbio? A me no, anzi…per quanto mi riguarda si sta rivelando utile. Cosa ho scoperto? Per esempio, che i momenti più pericolosi della giornata sono il rientro a casa e l’apertura del frigorifero prima di preparare i pasti. Che a un caffè in compagnia non so proprio resistere, e neanche a un dolcetto offerto. Potreste ribattere che queste cose una le sa già: certo, ma vederle nere su bianco fa tutto un altro effetto. Soprattutto, se aggiungi un calcolo vuoto per pieno delle calorie aggiunte senza neanche accorgertene.

Il menù del weekend:

Passiamo al menù del weekend. La scrittrice che stiamo testando afferma che il primo fine settimana sia l’unico davvero duro del programma e propone il trucco della minestra di porri magica, cui ricorre ancora oggi quando esagera un po’.

Il programma prevede di utilizzarla per tutto il fine settimana, a ogni attacco di fame, intervallata dall’acqua di cottura dei porri stessi, da bere in tazza. Arrivati (?) a domenica sera, la cena prevede una porzione piccola di carne o pesce, due ortaggi cotti a vapore e conditi con poco olio e un frutto.

Dopo aver compilato il diario ed esserci depurati per due giorni, saremo sicuramente pronti per entrare nel vivo del piano!

O no? 

Le francesi non ingrassano. E neanche noi, con il metodo “in gruppo è meglio”

Un diario di bordo un po’ inusuale, stavolta. Solitamente la rubrica ospita diari di viaggio, però mi sono detta: in fondo cos’è lo stile di vita se non un viaggio dentro se stessi?

L’inizio è filosofico, le regole di questo viaggio molto semplici: niente restrizioni, niente calcolo di calorie, nessun esercizio massacrante. Solo un programma da seguire per un mese, che ci faccia scoprire (o riscoprire) il gusto della vita e del sentirsi bene con il corpo e la mente. Dimenticavo, una regola vera c’è: divertirsi!

Vi starete chiedendo: è mai possibile sentirsi meglio senza soffrire? Sì, è possibile, perché la prima cosa che impareremo è che la nostra mente è potente e sa già di cosa abbiamo bisogno. Dobbiamo solo farla lavorare per noi e non contro di noi. Per scrivere il programma ho preso spunto dal libro “Perché le francesi non ingrassano” di Mireille Guigliano, arricchendolo con le mie conoscenze, acquisite in anni di sport e di…vita. Criticatissima per la sua visione di donna filiforme, l’autrice dice una cosa importante: le donne devono recuperare la gioia di vivere, prima del peso forma. In teoria siamo tutti d’accordo, ma poi…

…Mi sono dilungata anche troppo. Pronti a partire? Commentate qui o sulla pagina facebook per affrontare in gruppo la sfida. Nota importante: questa non è una dieta. Se quello che state cercando è un dimagrimento importante, rivolgetevi a un medico o a dei professionisti e non a risorse online, ne va della vostra salute.

Ora siamo davvero pronti a partire. Il programma dura 5 settimane, una di riprogrammazione e 4 di azione.

Le regole della prima settimana:
Ci peseremo il lunedì mattina e scriveremo su un foglio il numero che la bilancia riporta. Oppure, se non avete il pesapersone o preferite “non sapere”, misuratevi un paio di pantaloni o una gonna e prendete mentalmente nota di come vestono. Quanto stringono? Ricordatevelo, perché servirà alla fine del mese.
Successivamente, da lunedì a venerdì scriveremo un diario delle nostre abitudini alimentari, di quello che ingeriamo e in quali orari. Aggiungeremo anche il movimento medio che facciamo. Prendete nota di tutto, anche delle cose più banali: una caramella, un cucchiaino di miele, quanto zucchero mettete nel caffè, gli stuzzichini, i metri che percorrete prima di prendere l’autobus, e così via. Prenderemo anche nota delle nostre esigenze: lavoro su turni? Mangio spesso fuori casa? Frequento spesso i ristoranti per lavoro o abitudini familiari?
Sembra banale, lo so, ma vi sorprenderà vedere scritto su carta quali e quanti strappi e concessioni facciamo nel nostro quotidiano e quanto alcuni di essi pregiudichino il nostro benessere.
Dopo aver completato il diario, ci chiederemo il perché (solo fame?) e fisseremo il menù del fine settimana.
Intanto, cosa ne pensate? Non è troppo difficile, vero? Commentate liberamente, ci serve per entrare nello spirito del mese insieme!