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Elogio alla bruttezza – Loredana Frescura

Loredana Frescura mi fa ripiombare in quell’età terribile in cui ti senti irrimediabilmente e disperatamente brutto. Chi di noi non si è sentito almeno una volta così? Anche i bellissimi provano questa sensazione, perché fa parte del processo di crescita. Ma poi: cos’è la bruttezza? E Marcella e Giorgia sono davvero “brutte totali”, come sono convinte di essere nate?

Trama 

«Io sono brutta. Lo sono sempre stata, e non c’è speranza di avere il medesimo destino del brutto anatroccolo che poi era un cigno in realtà. Una favola con la fregatura: ecco cos’è, a dirla tutta.» Questo pensa di sé Marcella, quindici anni, due genitori alle prese con i propri problemi e un fratello maggiore bellissimo, baciato dalla fortuna, che si vergogna di lei e non le rivolge la parola. Così, Marcella sceglie di dedicare la sua tesina di fine anno a un Elogio alla bruttezza, e insieme alla sua migliore amica Giorgia, anche lei una ‘bruttina’ – chiamata ‘Enterprise’ per il mega apparecchio che porta fisso ai denti – riversa sulle pagine scritte tutto il suo desiderio di rivalsa e il suo senso dell’umorismo. Anche la vita di fuori, però, le riserva alcune sorprese: proprio tra gli amici di suo fratello, i belli senz’anima, ci sarà qualcuno capace di guardarla con occhi diversi…

Quell’età di mezzo in cui ti senti brutta senza speranza 

Questo romanzo breve di Loredana Frescura andrebbe letto in quell’età di mezzo in cui ti senti brutta e senza speranza di piacere a qualcuno perché sei troppo brutta, vero o falso che sia. Il sospetto che né Marcella né la sua amica Giorgia siano davvero così brutte, ma poi cos’è la “bruttezza” se non uno stato d’animo?, cresce di pagina in pagina. Perché in effetti non ci sono atti di bullismo, frasi spiacevoli o atteggiamenti dei compagni di scuola che giustifichino questo continuo richiamo delle due protagoniste alla loro presunta carente beltà. Il sospetto diventa poi certezza quando uno dei “manichini” si scopre non poi così attento solo al suo fisico o alla cura dell’immagine e dell’abbigliamento. Ma anche qui, sarà lui che esagera perché vede le due amiche con gli occhi a cuoricino?

Assenza del mondo esteriore 

La parte che mi è piaciuta di più è la costruzione della loro tesina sulla bruttezza, fatta di riflessioni e pensieri originali. Se fossi un’insegnante mi piacerebbe leggerla e anche commentarla in classe per sviluppare una discussione sul tema. Ma cosa ne pensa la professoressa del lavoro di Marcella e Giorgia? Alla fine non lo sappiamo. E i compagni di scuola? Neanche. Ecco, forse se devo trovare un difetto al romanzo di Loredana Frescura, è l’assenza del mondo esteriore. Genitori, amici, fratelli, insegnanti delle due protagoniste compaiono poco. Rimane tutto confinato in un mondo interiore, quasi di “fissazione” sull’aspetto fisico. Il che, considerando l’età dei personaggi, è normale. Mi sarebbe piaciuto, però, sapere qualcosa di più sul mondo delle due ragazze: quali interessi hanno? Cosa fanno nel tempo libero? Hanno altri amici o si sono rifugiate nella solitudine? Forse sarebbe stata utile qualche pagina in più per completare l’opera e darci modo di conoscere di più Marcella, Giorgia, Roberto e gli altri.

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Il vaso di Pandora – Rae Foley

Questa per me è l’estate dei Gialli Mondadori, ne ho già letti due e ne ho appena acquistato un altro. Mi rilassano e un bell’omicidio è quello che ci vuole per combattere il caldo, siete d’accordo? 🙂 Il vaso di Pandora è un romanzo del 1971 scritto dalla scrittrice Elinor Denniston con lo pseudonimo di Rae Foley.

Trama 

Charles Sheridan, un ricco antiquario di mezza età, regala alla giovane libraia e amica Mary Turner un cottage che possiede nel Connecticut, facendole però promettere di distruggere alla sua morte il contenuto di una scatola di metallo che ha nascosto lì. Non sarebbe di nessuna utilità, anzi potrebbe risultare il vaso di Pandora. Poche settimane dopo, Charles viene ucciso. Miller, il domestico, entra nell’appartamento di Sheridan appena in tempo per sentire le sue ultime parole e nella mano la vittima stringe ancora il bottone di una giacca. Ora, con la morte di Charles, Mary scopre improvvisamente che la sua stessa vita è minacciata… 

Gradevolissima lettura, ma…

Un giallo classico, gradevolissima lettura che però lascia molto poco all’intuito del lettore. A parte l’affetto che ho sviluppato subito per il povero Sheridan, la vittima, devo dire che grandi colpi di scena non ce ne sono e, tutto sommato, di tutti i possibili indiziati solo uno ha davvero un motivo importante per uccidere. O il carattere giusto per farlo. Rae Foley cerca in tutti i modi di portarci fuori strada, ma il giallista amatore è troppo scafato per cadere nella trappola. Per esempio, cara autrice, come mai un avvocato così untuoso non ha commesso un illecito perfettamente alla sua portata? Questo è un indizietto per voi, cari lettori…;)

Illustrazione in copertina di Carlo Jacono

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Tuttavia, c’è un’appendice a questo regalo. In un vecchio baule, in soffitta, tra lenzuola e coperte messe in naftalina, c’è una piccola scatola di metallo, del tipo che si usa per metterci gli assegni annullati. Si apre con la chiave più piccola del mazzo. Vi ho conservato della roba, forse malignamente, in una specie di assicurazione, e l’ultima volta che sono stato sul posto ho aggiunto altre carte. Volevo…be’, non so esattamente cosa avessi in mente, avere delle prove, forse. Ad ogni modo, quando sarò morto, non avrà più alcuno scopo utile e potrebbe diventare come un vaso di Pandora. Perciò voglio che tu mi prometta di distruggere il contenuto della scatola, senza leggerlo. Lo farai, vero (…)?

Cupcake club – Roisin Meaney

L’estate è il momento dei libri da ombrellone e dei romanzi di Roisin Meaney. L’anno scorso vi avevo consigliato Un’estate così. Quest’anno ho letto un suo lavoro precedente, Cupcake club. Che però, ahimè, non si è rivelato carino come l’altro…

Trama

Grazie a una piccola eredità lasciata dal nonno, Hannah riesce ad aprire il Cupcake Club,  una novità assoluta per la tranquilla cittadina irlandese di Clongarvin. Ma proprio il giorno prima dell’inaugurazione del negozio, il suo fidanzato Patrick le confessa di essere innamorato di un’altra e va via di casa. All’improvviso, il coronamento di un sogno sembra coincidere con il peggiore degli incubi. Hannah non può fare altro che rifugiarsi nel suo dolce mondo di dolcetti appena sfornati, glasse al caffè, vaniglia e cioccolato. E dal bancone del suo negozio osserva la vita degli abitanti di Clongarvin, che continua a scorrere tra nuovi amori, pettegolezzi, colpi di scena e incidenti. Ma presto Hannah scoprirà che anche per lei il destino ha in serbo una dolcissima sorpresa…

Senza coralità

Devo dire che sono rimasta un po’ delusa da Cupcake club, forse perché mi ero creata delle aspettative. Un’estate così, che avevo letto l’anno scorso, mi era piaciuto molto e pensavo che anche questo sarebbe stato allo stesso livello. Invece, alla fine sono rimasta insoddisfatta. Roisin Meaney ha una scrittura fluida e in appena due giorni ho terminato più di 300 pagine. Aspettandomi che il personaggio di Hanna finalmente prendesse quota. Invece, lei rimane sempre un po’ sottotono, come in fondo la descrive Nora, che dovrebbe essere la donna superficiale e inutile e che invece è l’unica coerente fino in fondo. Di tutti gli altri capiamo poco e anche la storia d’amore più interessante finisce per essere quella tra Adam e Vivienne, a patto di sorvolare sulle lezioni di clarinetto. E’ evidente che l’autrice non abbia idea di quanto sia difficile imparare a suonare uno strumento e che prima di far uscire un suono da uno strumento a fiato ce ne vuole. Non bastano certo due lezioni!

Riscatto nel finale

Invece le vicende di Hanna, che dovrebbero essere il fulcro, si risolvono in pochissime pagine e senza grandi emozioni. Pure il villaggio in cui vivono non viene descritto quasi per niente, quindi potrebbe trovarsi in qualsiasi parte del mondo, dopotutto. Si riscatta però il finale, che ho trovato gradevolissimo e anche poco convenzionale. Non so, forse a penalizzare la storia è stato il tentativo poco riuscito di creare una storia corale, che alla fine lascia tutto in superficie. Peccato, perché per quanto ho visto con Un’estate così la scrittrice merita. Ne leggerò altri e vedremo se confermare l’impressione.

Voi ne avete letti altri? Quali mi suggerite?

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Libri da ombrellone 

La morte, ora per ora – Brett Halliday

Brett Halliday è stato uno scrittore dai mille pseudonimi (anche Brett Halliday lo è, lui si chiama Davis Dresser), che ha spaziato dal giallo al romance senza difficoltà. La morte, ora per ora, è considerato uno dei suoi lavori migliori e un classico del giallo.

Trama

Da quando suo padre le ha scritto per dirle di aver sposato una donna di nome Florence, l’ex infermiera di sua madre, April Haddon nutre un odio amaro per la sua matrigna. Poco dopo il matrimonio,muore anche il padre ed April è costretta a tornare a Midhampton per rivendicare la sua eredità. All’apertura del testamento, la sorpresa. Come tutore legale di April, Florence ha il completo controllo sulla figliastra. Ma April vuole a tutti i costi liberarsi di Florence, anche perché ha il sospetto che voglia ucciderla. E’ proprio così? O la ragazza ha solo una grande fantasia?

Before I wake

Pubblicato per la prima volta nel 1949, Before I wake, questo il titolo originale, è più un thriller psicologico che un giallo classico come di solito sono i Mondadori. Tutto si gioca sullo scontro delle due forze di volontà di April e della matrigna. Ovviamente la seconda è più scaltra e più esperta, mentre April è ancora una ragazzina minorenne e cade in trappola con la sua ingenuità. Pagina dopo pagina, siccome è proprio April a raccontare i fatti, uno sta lì a chiedersi se quello che racconta sia vero o sia soltanto il frutto della sua immaginazione. Eppure, Florence è stata brava a farsi sposare e talmente fortunata da diventare vedova e super ricca pochi mesi dopo. Come mai nessuno la sospetta?

Perfetto in una calda giornata estiva

Il romanzo si legge in poco più di due giorni ed è appassionante. Sarà solo il finale a chiarire i fatti, anche se Brett Halliday decide di lasciare fino in fondo un margine di incertezza. L’unica cosa che non mi ha convinto molto è il modo in cui il padre di April muore/viene assassinato. Un po’ troppo fortuito per i miei gusti, ma sempre possibile. Sicuramente La morte, ora per ora è un giallo rilassante che non risente minimamente dell’età. Anzi, è perfetto da leggere in una calda giornata estiva. 

Illustrazione in copertina di Carlo Jacono

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Which would come first, morning or murder?
If things work well tonight, no one will ever read this journal. A murder is a secret you don’t confide…
Then why am I bothering to write this down?
Because it isn’t finished yet. Something might happen to save her, even tonight. If anything terrible happens, if I die and she doesn’t, this journal will be my final vengeance on her–
But I do not expect to fail.

 

Indoor: la nostra storia, Dominic Cobello con Mike Agassi

Mike Agassi. Per tutti i fan del tennista Andre Agassi Open è stata una lettura imperdibile. Ma anche Indoor, la replica per le rime del padre Mike, è un degno completamento di un quadretto familiare niente male.

Trama

“Avevo letto da qualche parte che il primo muscolo che un bambino sviluppa è quello che gli permette di puntare lo sguardo su qualcosa. Prima che Andre uscisse dalla maternità, progettai un attrezzo speciale per la sua culla: una palla da tennis appesa a una racchetta di legno. Ogni volta che qualcuno passava vicino alla culla, toccava la racchetta. E ogni volta gli occhi di Andre seguivano la palla. La mia teoria era che per lui sarebbe divenuto naturale, crescendo, vedere una palla da tennis che gli veniva incontro.” Per tutti coloro che hanno letto Open, Mike Agassi è il padre padrone ossessionato dall’idea di fare del figlio Andre un campione di tennis a tutti i costi, anche a quello di rubargli l’infanzia. È colui che ha costruito il terribile drago sparapalle che il figlio doveva affrontare ogni giorno per ore invece di giocare con i compagni. Insomma, quasi un mostro. Ma è proprio così? Questa è la verità di Mike.

J’accuse

Open di Andre Agassi è stato un grande successo di vendite e di pubblico. Il perché, secondo me, è da rintracciare intanto nella qualità della scrittura del giornalista J. R. Moehringer, non a caso premio Pulitzer. Poi, soprattutto, nella capacità di Andre di aprirsi completamente, di raccontare le ombre dietro le luci dello sport professionistico, la fatica, l’odio che sale per la fatica stessa, le sconfitte e i rimpianti. Oltreché, naturalmente, le cose belle dello sport e della vita. Molti hanno interpretato Open come un j’accuse nei confronti del padre, Mike Agassi, per averlo costretto a giocare a tennis fin dalla più tenera età. 

Padre padrone 

Di padri padroni è pieno il mondo dello sport e non solo. Un figlio di successo soddisfa l’ego di qualsiasi genitore, indipendentemente dal settore in cui il pargolo si mostra brillante e dotato. A quale prezzo però? Spesso calpestando i diritti del figlio a una vita normale, come quella di tutti gli altri. Ecco che allora Mike Agassi non ci sta, vuole dire la sua. E dice anche di non aver letto il libro del figlio, bugia!, ma che sicuramente tutto quello che scrive è vero. Dice anche che ha esagerato con i primi figli, causando l’abbandono precoce del tennis, e di essersi regolato meglio con Andre, la sua ultima carta da giocare. Pensa poveretti gli altri tre!

La determinazione è tutto

Ma perché Agassi senior è così fissato con il tennis? Lui, un armeno nato e cresciuto a Teheran in grande povertà, ricevette da un soldato americano una racchetta e fu subito grande amore. Anche se poi lui divenne un pugile di nome Emanoul Aghasi, così si chiamava prima di inglesizzare il nome, e partecipò anche alle olimpiadi. Una volta emigrato in America, il suo scopo nella vita è stato raggiungere un tenore di vita decoroso e  fare di uno dei suoi quattro figli un grande tennista. Ci è riuscito, perché secondo Mike la determinazione nella vita è tutto. Con un umorismo di fondo forse non voluto, pagina dopo pagina impariamo a voler bene a questo vecchietto un po’ ruffiano, un po’ bugiardo, un po’ tanto determinato a ottenere tutto quello che vuole nella vita.

Dipende dal risultato

Per qualsiasi fan di Andre Agassi, questa autobiografia è interessante. Racconta retroscena inediti visti dalla parte del papà, comprese le storie d’amore del campione, e ci fa scoprire quanto un’intera famiglia possa ruotare attorno a un solo sportivo. Che se riesce nella professione, diciamocelo, garantirà benessere a tutti. E’ sufficiente per giustificare la pressione eccessiva che i genitori mettono addosso ai figli? Come dico sempre io, dipende dal risultato. Perché se va bene, e vissero tutti felici e contenti. Come gli Agassi, tutti riuniti in una magione di Las Vegas con indirizzo Agassi boulevard.  Se va male, sono guai.

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