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Gianni Rodari e una torta in cielo come una bomba

Conosco bene Gianni Rodari, quindi Torte in cielo non è una sorpresa. Questo libro, però, ha il pregio di avermi fatto conoscere “la piccola Svizzera” e Bruno Munari. Di che sto parlando? Venite dentro che vi racconto.

Trama 

Un disco volante appare nel cielo di Roma, sopra il quartiere popolare del Trullo. C’è chi non ci crede, chi ci scherza su, chi si prende un bello spavento. Intervengono i pompieri, la polizia e infine l’esercito, che raccomanda a tutti di restare chiusi in casa o, meglio, nelle cantine. Due bambini coraggiosi però ignorano gli avvertimenti e svelano il segreto del disco volante. 

Dedicato alla maestra Maria Luisa Bigiaretti

Gianni Rodari ha dedicato questo libro ai lettori del Corriere dei piccoli, dove per la prima volta è stata pubblicata a puntate nel 1964. Ed è nata quell’anno stesso, come dice lo stesso Rodari nella dedica iniziale, “nelle scuole elementari Collodi, Borgata del Trullo, Roma, tra gli scolari della signorina Maria Luisa Bigiaretti, che hanno finito la quinta nel ’64“. La maestra Maria Luisa Bigiaretti, un gran personaggio. E non poteva Rodari non rendere omaggio a questa maestra così innovativa, scomparsa nel 2019 all’età di 93 anni.

Una storia semplice e attuale

La torta in cielo è una storia semplice, eppure, ancora oggi, quanto mai attuale. Non siamo nella Roma di Marcello, della dolce vita e degli anni ’60. Siamo in una borgata di periferia, dove alla fine degli anni trenta è stato costruito un quartiere popolare. I bambini si avvicinano senza paura al misterioso oggetto volante che è atterrato e si rendono subito conto di cosa sia: un’enorme pizza dolce, come la chiamano nella capitale. Una torta al cioccolato, insomma. L’apparizione del disco volante, però, mette in allarme gli adulti, che a vario titolo tentano di far valere la propria autorità. Addirittura viene scomodato un generale, che risolverà tutto, non vi preoccupate! Ci sono i militari, gli scienziati e anche i vigili urbani. Tutti al servizio della popolazione, per ristabilire l’ordine. No, dico, vi dice qualcosa questa situazione? Sono passati quasi sessant’anni e noi adulti ancora siamo così, come ci dipingeva Gianni Rodari. 

I bambini, invece?

I bambini invece? Loro sanno cosa fare e come ottenerlo: vogliono giocare, mangiare dolci e vivere sereni. Vogliono la pace, insomma, non le bombe. E trascinano le madri urlanti a dar loro manforte. “Ci sarà un pezzo di torta per tutti quando si faranno torte al posto delle bombe”. E’ lo stesso Rodari in chiusura a darci la chiave di lettura di questa storia di fantascienza: se pensassimo alle cose concrete e a quello che serve veramente, potremmo sfamare tutta la popolazione mondiale e vivere senza paralizzarci di fronte ai problemi. E soprattutto, senza paura di un’altra guerra. Anche questo, vi dice qualcosa sulla situazione attuale che stiamo vivendo?

Li marziani! 

Quello che rende eccezionale questo libro sono le illustrazioni di Bruno Munari, un artista che non conoscevo e che mi è piaciuto immediatamente! Sono anche tante, una per ogni pagina di racconto. Quindi, si può dire che ci siano due testi: uno scritto da Rodari e uno grafico disegnato da Munari. Molto curata, questa edizione di Einaudi. Nella loro semplicità, i disegni completano degnamente la storia creata dallo scrittore. Se riuscite a trovarla nel mercato dell’usato, prendetela, merita.

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La piccola Svizzera 

La piccola Svizzera, invece, cos’é? E’ questo pezzo di borgata costruito nel ’39. Ve ne parlerò in un altro post: come al solito, sono andata sulle tracce di Gianni Rodari e della scuola in cui ha insegnato mentre scriveva questa storia e ho scoperto un mondo. Di cui ovviamente vi parlerò.

Intanto, voi che mi dite? Conoscete Rodari? Qual è la vostra storia preferita?

Leggi anche: 

Anna di Tetti Verdi – L. M. Montgomery

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Gli Stivali di gomma svedesi di Henning Mankell

Stivali di gomma svedesi è l’ultimo romanzo di Henning Mankell, conosciuto per i romanzi polizieschi che hanno come protagonista Wallander. Un’elegia alla vecchiaia e un inno alla vita che continua, nonostante tutto. Il protagonista, un medico ormai in pensione che vede andare a fuoco la sua casa. E, con lei, i ricordi di una vita. Ma chi aveva interesse a colpirlo in questo modo? 

Trama

In una notte d’autunno, mentre un vento freddo soffia da nord, Fredrik Welin si sveglia colpito da un bagliore improvviso. La sua casa, ereditata dai nonni materni in una sperduta isola del Mar Baltico, sta bruciando. Prima di fuggire e lasciarsi alle spalle un cumulo di cenere, Welin riesce a infilarsi un paio di stivali di gomma. Calzano entrambi il piede sinistro. A settant’anni, oltre a quegli stivali spaiati, una roulotte e una piccola barca, non gli è rimasto più nulla. Anche le poche persone intorno a lui sono sfuggenti: la figlia Louise che non ha mai veramente conosciuto, l’ex postino in pensione Ture Jansson dalle mille malattie immaginarie e Lisa Modin, la giornalista della stampa locale di cui inaspettatamente si innamora. Tormentato da dubbi e rimorsi, ora che ha perso tutti gli oggetti che costituivano la sua stessa esistenza, Welin sente di trovarsi sulla soglia di un confine umano, parte del gruppo di persone che si stanno allontanando dalla vita. Mentre l’inverno avvolge l’arcipelago al largo di Stoccolma, si continua a indagare sulle cause di un disastro che non rimarrà isolato. E il fuoco che torna a divampare sembra quasi voler illuminare un buio per qualcuno insostenibile. 

Gli elementi per piacermi c’erano tutti, ma…

Un anziano medico lascia la professione per un errore grave e si ritira nella sua casa su un isolotto svedese. Lì, vive senza molti contatti, ma una notte la sua casa va a fuoco. Chi è il piromane? Qualche paziente danneggiato? Oppure…? All’inizio, non si comprende chi avesse interesse a bruciargli casa, anche se secondo la polizia l’incendio è sicuramente doloso. Tra i sospettati ci finisce addirittura lui, solo che altre case subiscono la stessa sorte.

..rimane un po’ di amaro in bocca

A questo punto il mistero s’infittisce, non si comprende chi sia il misterioso incendiario e perché dia  fuoco a queste case, essendo una piccola comunità dove tutti si conoscono da sempre. Si fa largo il sospetto che sia uno di loro il responsabile di questi incendi. Fin qui tutto bene. Senonché, alla fine non sappiamo nulla delle motivazioni. Henning Mankell le tiene per sé e lascia un po’ di amaro in bocca. Sicuramente un romanzo ben scritto, da Henning Mankell non ci si può aspettare niente di diverso, anche se il lungo percorso narrativo diventa un po’ ripetitivo. In tutto questo, si intersecano i rapporti personali del medico, con sua figlia e con una giornalista, per la quale comincia a provare un tenero sentimento. E lo stato d’animo del protagonista, nel tramonto della vita, quando anche la provenienza di un paio di stivali diventa di fondamentale importanza.

Una certa insoddisfazione

Peccato che Henning Mankell decida di puntare più sulla riflessione filosofica che sul racconto giallo in sé. In sostanza, dà vita a un buon romanzo, che però lascia una certa insoddisfazione.

Voi che ne dite? Vi piacciono gli autori scandinavi? Cosa mi consigliate di leggere? 

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Piccoli limoni gialli – Kajsa Ingemarsson

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I sei giorni del Condor, un romanzo di fantasia?

I sei giorni del Condor, un romanzo anni settanta che segna l’esordio come scrittore di James Grady. Tutti più o meno conosciamo il film con Robert Redford che è stato tratto da questo romanzo. Il libro invece? E’ a pari livello? Ora vi racconto. 

Trama

Quando l’agente della CIA Malcolm rientra in ufficio dopo una pausa, trova i suoi colleghi morti, crivellati da colpi di arma da fuoco. Una strage terribile, e insensata: nella Sezione 9 del Dipartimento 17, infatti, Malcolm era stato assunto solo per leggere e schedare romanzi gialli. Un lavoro tranquillo, da semplice impiegato, che quel giorno cambia irreparabilmente. Malcolm, nome in codice Condor, diventa un bersaglio, al centro di una caccia senza esclusione di colpi che coinvolge CIA, FBI, polizia e killer espertissimi: Condor sa evidentemente qualcosa di troppo. Ed è entrato nel mirino di qualcuno che non lo lascerà andare facilmente.

Un romanzo di fantasia? 

I sei giorni del Condor è un romanzo interessante, che non lascia spazio a pause, in sostanza una lettura tutta d’un fiato. Un romanzo di fantasia? Non credo, credo invece che ci sia molto di reale. Servizi deviati che usano il potere a loro piacimento e che, se devono eliminare qualcuno che intralci i loro interessi, non esitano ad agire. E questo aspetto è ben evidenziato da questo romanzo, che ripeto, è mia opinione, seppur di fantasia nasconde in fondo una verità. D’altra parte, forse non per caso James Grady è stato giornalista di cronaca giudiziaria e ha lavorato come impiegato presso il Senato degli Stati Uniti. 

La vita non conta nulla 

Quello che colpisce in questa storia, è quanto la vita di gente normale non conti nulla. Tutti sono sacrificabili per i giochi di potere: un potere spietato, come dimostra chi si trova coinvolto suo malgrado, una volta usato va eliminato. Chiunque può diventare un essere umano di terza fascia, di bassa macellazione. In ogni caso, un romanzo che merita di essere letto, se non altro per ricordarci che come lasciamo il nostro rifugio, corriamo dei pericoli di natura imprecisata.

Curiosità

Per esigenze cinematografiche, al cinema I sei giorni del Condor è diventato I tre giorni del Condor, un film diretto da Sydney Pollack e interpretato da Robert Redford e Faye Dunaway, con la sceneggiatura dello stesso James Grady. Un gran film, che però non va comparato con il romanzo. La storia è sempre quella, ma con alcune variazioni importanti di luoghi e svolgimento dei fatti. 
Leggi anche:

Danza con il diavolo – Kirk Douglas

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Nora Roberts e l’offerta del milionario

Nora Roberts qui nei suoi primi anni di attività, prima di diventare la famosissima e prolifica autrice che è ancor oggi. Megan e Katch: lei si nasconde dentro il parco giochi gestito dal nonno, lui ha soldi da spendere per un investimento che ritiene vincente. Chi vincerà il braccio di ferro?

Trama

Non è stato facile per Megan Miller rinunciare al sogno di diventare scultrice per restare accanto al nonno e gestire con lui il pardo di divertimento Joyland. Quando il milionario David Katcherton arriva a Myrtle Beach con la ferma intenzione di comprarlo, la reazione di Megan non è certo dolce come lo zucchero filato. Joyland è l’unica ragione di vita del nonno, e Megan non permetterà che gli venga portato via! Neppure se David le fa un’offerta che è difficile rifiutare, soprattutto per il suo cuore…

Un romanzo breve

Questo titolo è stato ripubblicato recentemente, ma fa parte dei primi anni di attività di Nora Roberts. Scrittrice americana molto prolifica, che ha poi trovato nei romance che virano verso il giallo la sua cifra stilistica. Stavolta, incredibilmente, mi piace più il titolo tradotto di quello originale, Less of a stranger. L’offerta del milionario lo trovo più calzante. E’ un romanzo breve, che si legge nello spazio di un paio di sere tranquille. Non direi che sia una storia memorabile, però due aspetti mi sono piaciuti: il personaggio di nonno Pop, che per Megan è anche e soprattutto padre e madre, dopo la morte dei suoi genitori quando lei era in tenera età, e le vicissitudini legate a Joyland e a quanto un’attività possa nel tempo rivelarsi una palla al piede per chi è costretto a gestirla anche se ha perso entusiasmo e motivazione.

Storia d’amore così così

Un po’ più oscuri, a fine lettura, rimangono francamente i motivi della passione tra i due protagonisti. Cosa hanno visto l’uno nell’altra? Troppe poche pagine per questa storia che avrebbe forse meritato più spazio e meno mugolii inutili e artefatti. Comunque, fa quello che è richiesto a letture leggerissime di questo tipo.

***

“Cosa vinco?”

“Quello che vuoi”.

“Prenderò Henry”, le comunicò Katch. E all’occhiata interrogativa della ragazza, indicò un pupazzo alle sue spalle. “L’elefante”. “E anche te”.

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Se fai la brava, ti porterò del dessert“. Era una loro vecchia abitudine. Da che Megan si ricordava, se Pop cenava fuori senza di lei le comprava sempre un dolce. Che cosa ti andrebbe?”

“Mmh…Del sorbetto alla fragola“, decise all’istante. 

Un solo ingrediente (con bonus), sorbetto facile facile!

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Le nostre Vacanze in villa stanno finendo, peccato!

Le nostre Vacanze in villa stanno per finire, peccato! Sophie Kinsella ha uno stile di scrittura così scorrevole e coinvolgente, che vi confesso io ho finito diversi giorni prima delle solite scadenze. In attesa dei commenti sul romanzo nel suo complesso, vi lascio le mie impressioni e l’ultima curiosità su Vacanze in villa.

Uno dei primi

Intanto, per un commento calzante, bisogna ricordare che questo è uno dei primi romanzi scritti dall’autrice inglese, prima del grande successo che I love shopping le ha regalato. Come dice lei stessa “ho iniziato la mia carriera di scrittrice con una serie di romanzi piuttosto diversi quelli firmati Sophie Kinsella. Sono un po’ più seri, un po’ più dark e non hanno un’eroina, ma gruppi di personaggi le cui vite si intrecciano in qualche modo. Mi è piaciuto scriverli e sono molto felice quando i lettori mi scrivono che hanno apprezzato il mio alter ego”. Io sono una di quelli, ho sempre detto che preferisco i suoi titoli firmati col suo vero nome, Madeleine Wickham, anche se forse meno raffinati o di successo. E Vacanze in villa non ha fatto eccezione, si è rivelata una lettura piacevole. 

Piacevole anche perché, su di me, l’argomento second chance ha sempre un certo ascendente. Leggo sempre volentieri le storie in cui il passato ritorna e siamo chiamati a decidere se aprirgli la porta o meno. Certe volte il dubbio non c’è proprio, in altre avrei fatto scelte diverse rispetto a quelle che ci impone la scrittrice…haha…ma alla fine è sempre un tema che suscita emozioni, non trovate?

La curiosità

Ma veniamo alla curiosità che vi ho promesso. Sleeping Arrangements è diventato un musical adattato da Chris Burgess. La prima si è tenuta al Landor Theatre di Londra nell’estate del 2013 e sembra abbia ricevuto ottime recensioni. Chissà se qualcuno che l’abbia visto può confermare…Intanto, a questo link possiamo ascoltare un assaggio delle musiche. A me non sembrano per niente male, voi che dite? 🙂 

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Una scena del musical con Jenny Gainer nei panni di Chloe

Aspetto i vostri commenti: avete finito Vacanze in villa? State per finire? Stavolta commentiamo Vacanze in villa nel suo complesso. Fatemi sapere cosa ne pensate!

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London’s calling. Il viaggio letterario sta finendo. Ma prima, i Pink Floyd!

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