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Malati di kdrama? Guardiamoli mangiando il Bibimbap!

Bibimbap. Bibim significa “misto”, Bap significa “riso”. Ed ecco che il Bibimbap, piatto simbolico non solo della cucina, ma di tutta la cultura coreana, ha la sua descrizione già nel nome. Una base di riso al vapore e un misto di verdure, carne, uovo fritto e gochujang, immancabile salsa piccante coreana, naturalmente sostituibile con un’adeguata dose di peperoncino. Occhio a non esagerare, sennò diventa un Bibimpep e si potrebbero perdere i tanti sapori che concorrono a comporre questo piatto buono e completo. Le verdure si possono scegliere in base alla stagione, l’importante è che nel piatto ci siano i cinque colori (verde, rosso, giallo, bianco e nero) che rappresentano i cinque elementi (acqua, fuoco, legno, metallo e terra) che formano l’universo.

Ingredienti per 2 persone

  • carne di straccetti di manzo, vitello, maiale o pollo, 200 gr.
  • verdure di stagione, quelle che avete in casa o trovate al mercato (vedi in basso, una composizione per colori)
  • riso basmati, 300 gr.
  • acqua, 600 cl.
  • uova, 2
  • spicchi d’aglio, 3 di cui uno tritato
  • pasta chili (Gochujang)
  • lime o limone, 1 scorza
  • lime o limone, 1/2 succo
  • salsa di soia, 3 cucchiai
  • olio di sesamo, 1 cucchiaino
  • zenzero fresco
  • un pizzico di zucchero grezzo
  • olio di semi, q.b.
  • sale e pepe q.b
  • semi di sesamo, q.b.

Procedimento

Iniziate dalla carne, che ha tempi di cottura più lunga. Che sia maiale, manzo o pollo, se volete essere rigorosamente coreani preparate in precedenza una marinatura in cui lasciarla riposare per un paio d’ore con salsa di soia, zucchero di canna, semi di sesamo, zenzero fresco, olio, limone o lime e aglio tritato. Se non ne avete il tempo non vi preoccupate, preparate un soffritto con olio e aglio e mettete la carne a cuocere finché non sarà sufficientemente morbida. Tagliatela a striscioline e cuocetela.

Nel frattempo, lavate le verdure, tagliatele finemente e mettetele a cuocere in padella separatamente. Essendo estate, ho usato melanzane, zucchine, carote, peperoni e alghe acquistate al supermercato coreano, che potete tranquillamente sostituire con verdura di stagione come una normalissima cicoria.

Mentre carne e verdura fanno il loro dovere, potete dedicarvi al riso. Lavatelo sotto acqua corrente, versatelo in una casseruola e aggiungete acqua per il doppio del suo volume. Per capirci, per 300 grammi di riso, usate 600 cl di acqua. Salate a piacere, coprite la pentola e fate cuocere a fuoco medio, controllando e mescolando costantemente. Sarà pronto quando l’acqua  sarà tutta assorbita. Se vedete che fa troppo in fretta, aggiungetene un po’. Se va troppo lenta, tenete a portata di mano un panetto di burro che può essere utile per amalgamare alla fine della cottura.

Assemblate il piatto

Adesso iniziate ad assemblare il piatto, ma prima mettete a cuocere in padella un normalissimo uovo al tegamino e preparate cinque piccole ciotole con le verdure che non utilizzerete per comporre il piatto, ma che servirete comunque in tavola. Vi servono altre tre ciotole, una per la salsa piccante (o per i peperoncini), una per il riso (che non userete per il piatto), una per uno spicchio d’aglio, che in un pasto coreano non manca mai.

Disponete il riso alla base del piatto. Poi, sopra, le verdure, in cinque spicchi uguali, lasciando libero il centro. Lì dovrete mettere la carne. Una volta pronto l’uovo, tiratelo fuori dalla padella e mettetelo sopra a tutto in maniera tale che il tuorlo sia al centro e l’albume copra parzialmente le verdure.

Il vostro Bibimpap è pronto. Aggiungete la salsa piccante, o il peperoncino, in base alla vostra tolleranza al piccante e mescolate il tutto con due bacchette per iniziare a mangiarlo. Le ciotoline che circondano il vostro piatto vi saranno utili se vorrete aggiungere riso o verdure a piacere.

Accompagnate il tutto con birra, quella coreana non è facile da trovare, ma anche quella italiana non ha nulla in meno!

Note: 

  • le verdure devono essere saltate in padella e, oltre che mischiate col riso, vanno anche servite ognuna in una piccola ciotola affinché se ne possano aggiungere a piacere;
  • dell’aglio potete fare a meno, l’aglio coreano è molto diverso dal nostro e molto meno “impattante” sul nostro palato e sull’olfatto di chi ci sta vicino, benché sia comunque di grande aiuto per la digestione;
  • l’ideale sarebbe servirlo nella “dolsot“, ciotola di pietra calda che continua a far cuocere il riso mentre lo si mangia; si trova nei supermercati orientali più forniti;
  • ci sono tante storie sull’origine del Bibimbap, secondo la più accreditata si tratta del cibo più usato dai contadini che lavoravano nei campi e che mescolavano gli ingredienti più nutrienti in un’unica terrina per avere un pasto veloce e sano. Questa origine mi ricorda un po’ il cornish pasty della Cornovaglia. L’ideale è servirlo nella “dolsot”, ciotola di pietra calda che continua a far cuocere il riso mentre si mangia;
  • se non trovate la pasta chili Gochujang, o se non amate i sapori fortemente piccanti, omettela;
  • se avete carne, riso o verdure avanzate, il Bibimbap si trasforma in un ottimo svuotafrigo, a patto di chiudere un occhio sulla sequenza dei colori 😉
  • se riuscite a trascinare i vostri compagni/mariti in Corea del Sud, sappiate che questo piatto è un’ottima ancora di salvezza per le persone allergiche o restie a provare cibi insoliti o molto piccanti. Con il Bibimbap, anche i più tradizionalisti riusciranno a sopravvivere degnamente.

E adesso ditemi, che drama state guardando in questo momento? 🙂

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Dalgona Coffee, il tormentone del lockdown

Dalgona Coffee, anche detto il tormentone del lockdown. O cappuccino rovesciato. In realtà del cappuccino ha poco. Durante i giorni in cui siamo stati chiusi in casa per il coronavirus, su instagram e pinterest si sono moltiplicati i tentativi, più o meno riusciti, di far rimanere la crema scura sopra il latte, per il tempo necessario a scattare la foto. In realtà i disastri che sono usciti fuori non sono del  tutto colpa degli improvvisati barman. C’è il trucchetto, ma quasi nessuna ricetta online vi dirà come fare. Meno male che c’è Penna e Calamaro… 😀 😀 😀

Ingredienti per 2 Dalgona Coffee:

  • 4 cucchiaini di caffè (orzo) solubile
  • 4 cucchiaini di zucchero bianco
  • 3 cucchiai di acqua calda
  • latte freddo (o caldo), 2 tazze o bicchieri.

Procedimento: 

In una ciotola capiente versate, in quest’ordine, caffè (orzo) solubile,  zucchero e acqua calda. Azionate le fruste elettriche, o la frusta a mano, e mescolate fino a ottenere una crema così densa da rimanere ferma quando rovesciate la ciotola. Mi raccomando la ciotola capiente, perché all’inizio il liquido schizzerà da tutte le parti. Riempite un bicchiere di latte fino a 3/3 e versate sopra la crema a cucchiaiate. E qui arriva il trucchetto.

Il trucchetto 

Ora, la crema è più pesante del latte, quindi tenderà a scivolare miseramente in basso senza darvi il tempo di scattare la benedetta foto. Se scaldate il latte, la situazione peggiora. Quindi, il mio consiglio è: latte freddo e due/tre cubetti di ghiaccio dopo aver versato il latte.  Nella foto non si vedranno, ma terranno su la crema. E a prescindere da foto o meno, sarà più piacevole da sorseggiare.

Note:

  • il Dalgona coffee prende il nome da un dolce molto popolare tra i bambini coreani. Spesso, infatti, le mamme o i papà lo comprano all’uscita da scuola, per merenda;
  • il Dalgona candy, così è chiamato, viene venduto infilato in un bastoncino e con un disegno creato all’interno con una formina. Il gioco consiste nel mangiarlo spezzettato lasciando per ultima la formina. Io non ci sono riuscita, la formina finisce inevitabilmente per spezzarsi;
  • anche se lo chiamano cappuccino al contrario, del cappuccino non ha niente. Non vi consiglio di farci colazione, ma di preparlo come bevanda dissetante, con i cubetti di ghiaccio. E’ la mia versione preferita;
  • esiste una versione rosa, fatta con panna montata e sciroppo rosa.

Pronti per provare il Dalgona Coffee? Fatemi sapere nei commenti se vi ha convinto! 🙂

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Hotteok, dalla Corea un pancake con sorpresa

Hotteok, 호떡 (hottok la pronuncia in italiano). Se andate in Corea del Sud li troverete a  ogni angolo di strada e un motivo c’è. Sembrano dei pancake senza uova, soffici, ripieni di cannella e zucchero. Quelli che vendono per strada vengono cotti su grandi piastre metalliche e serviti dentro un bicchiere di carta piegati a metà, per evitare che i clienti si scottino. I coreani li preparano anche a casa, generalmente utilizzando il preparato pronto. Cosa che ho fatto anch’io la prima volta, poi il gruppo facebook Italiani a Seoul mi ha gentilmente passato la ricetta e mi sono cimentata. Ovviamente a modo mio, cioè usando la pasta madre al posto del lievito secco. Che dirvi, spettacolari, meglio di quelli pronti! Se volete provare, ecco qui la ricetta.

Ingredienti per 8 hotteok:

  • farina, 260 gr.
  • acqua, 240 gr
  • pasta madre, 50 gr
  • sale, 1/2 cucchiaio
  • zucchero, 2 cucchiai
  • olio, 1 cucchiaio
  • per il riempimento, zucchero turbinado o bianco, 125 gr, polvere di cannella, 1 cucchiaio, noci o nocciole tritate, 2 cucchiai

Procedimento: 

Prelevate la pasta madre rinfrescata, o un esubero non molto vecchio, e spezzettatela in una ciotola. Aggiungete l’acqua tiepida e sciogliete completamente la pasta madre. Aggiungete la farina, lo zucchero e il sale. In ultimo, l’olio. Formate una palla con l’impasto e lasciatelo lievitare al raddoppio. Impastatelo nuovamente per rimuovere le bolle d’aria. Lascialo lievitare per un’altra ora. 

Mentre lievita, preparate il riempimento: mescolate zucchero, polvere di cannella e noci tritate in una ciotola.

A lievitazione ultimata, riscaldate una padella antiaderente a fuoco medio e ungetela di olio vegetale.

Prendete una pallina d’impasto, appiattitela come per creare una focaccina, con il cucciaino mettete al centro un po’ di ripieno, senza esagerare, chiudete il sacchetto e riappiattitelo di nuovo, nascondendo il ripieno all’interno.

A questo punto siamo pronti per cuocere. Mettete una frittella sulla padella e lasciala cuocere per 30 secondi. Quando il fondo dell’impasto è di colore marrone dorato chiaro, capovolgetelo e premete l’impasto con una spatola, o il fondo di una tazza, per non farlo gonfiare. Lasciate cuocere ancora per un minuto finché il fondo non diventa marrone dorato. Capovolgete di nuovo e abbassate il fuoco al minimo. Mettete il coperchio sulla padella e cuocete ancora un minuto, per fare in modo che l’interno si sciolga e diventi filante. 

hotteok

Note:

  • se non usate la pasta madre, usate i convertitori online per ricalibrare gli ingredienti;
  • più o meno ogni hotteok dovrebbe diventare delle dimensioni di un cd, ma io li ho fatti leggermente più piccoli;
  • oltre alla versione tradizionale, come i pancakes si prestano a mille varianti, anche salate (appena riuscirò a provarle vi darò qualche suggerimento);
  • la prima volta che li ho preparati ho usato un preparato con la variante al tè verde, se li preferite colorati potreste aggiungerne un po’ all’impasto;
  • potete prepararne una quantità maggiore e conservarli surgelati in un sacchetto per alimenti. Basterà tirarli fuori e scaldarli all’occorrenza;
  • la crema spalmabile in foto è  una mia debolezza. Potete mangiarli senza, o scegliere una farcitura di vostro gradimento.

Che ve ne pare? Fatemi sapere nei commenti se vi sono piaciuti! 🙂

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La pasta madre, il manuale per giovani panificatori

Non ce l’ho con voi, assolutamente. Anche se mi avete finito tutta la farina sul mercato. Anche se la mia pasta madre ha rischiato di morire di fame, per mancanza di cibo o qualità pessima di quello che ho trovato. Anche se aggredite sui social chi cerca di darvi un consiglio, per ansia da prestazione da giovani panificatori 🙂 Per tutti questi motivi, vi parlo oggi di uno dei manuali che mi ha aiutato quando ero alle prime armi e che ancora oggi, visto che mi considero ancora alle prime armi, mi accompagna fedelmente quando mi accingo a impastare.

64 ricette 

Sto parlando di La pasta madre, di Antonella Scialdone. Lei nel frattempo ha fatto carriera, la conoscono un po’ tutti. Questo è il primo libro che ha pubblicato, a fine 2010, e che ha avuto molto successo, tanto da arrivare all’ottava ristampa e oltre 22000 copie vendute. Nel manuale ci sono 64 ricette illustrate di pane, dolci e stuzzichini salati, accompagnati da procedimento e foto dei passaggi.

I punti di forza 

Antonella Scialdone è brava a spiegare con semplicità i passaggi, comprensibili anche a un neofita. Le ricette sono tutte provate e  riescono sempre, se seguite alla lettera. C’è anche una parte iniziale dove illustra le tecniche, i termini e gli strumenti da utilizzare. Cosa importante: la buona riuscita non dipende dall’impastatrice, perché lei ha preparato tutte queste ricette impastando a mano. Se considerate che all’interno, tra le ricette, ci sono anche grandi lievitati come cornetti, panettone salato e colomba, direi che quest’aspetto è fondamentale.

Consigli (non richiesti) ai panificatori 

Ogni manuale, per quanto ben fatto, non può sostituire la messa in pratica. E manualità e istinto, per quanto molto sviluppati, non possono prescindere dalla parte teorica. Ognuna è funzionale all’altra e la combinazione delle due produce, come minimo, buoni risultati. Per questo consiglio a chi si approccia a questa meravigliosa arte, di non sottovalutare questi elementi:

  1. la lentezza. Impastare con il lievito madre richiede calma, tempo, amore per quello che fate. Mettetevi nella giusta disposizione d’animo, prima di abbandonare il lievito di birra e la sua esplosione garantita. La pasta madre è un organismo vivo e, come tale, può rivelarsi capriccioso e non collaborativo. Dipende tutto da quanto riuscirete a farvi amare 😉
  2. fidatevi degli esperti, ma provate da soli a trovare un vostro equilibrio. Sbaglierete mille volte e mille volte esclamerete “ooohhh, questo l’ho davvero fatto io!” Ci vuole tempo e pazienza, ma i risultati arriveranno;
  3. il successo. Quello che uscirà dal vostro forno sparirà in un nanosecondo. Preparatevi ad avere sempre una buona scorta di farina in casa. 🙂

Vi lascio la ricetta del pane tutto semola, tratto dal manuale, che resta il mio preferito, nonostante ormai le abbia provate quasi tutte.

Il pane tutta semola con pasta madre

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Qual è la vostra ricetta preferita? E che manuale avete letto per imparare? Scrivete nei commenti che metodo avete usato!

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Come ho cominciato a fare il pane in casa? Praticamente per caso: tutto è partito quando mi hanno regalato la pasta madre. E’ stato amore a prima vista, ma dovevo studiare e ho acquistato il manuale La pasta madre, di Antonella Scialdone. Questa ricetta è tratta dal suo libro, con qualche aggiustamento secondo i miei gusti. Da allora ne ho provate tante, ma questa rimane una delle mie preferite. Avete voglia di cimentarvi? Ecco ingredienti e procedimento.

Ingredienti per una pagnotta da circa 1,1 kg:

  • farina di semola di grano duro, 600 gr.
  • acqua, 350 gr (originale, 385 gr.)
  • pasta madre, 100 gr (originale, 2oo gr.)
  • sale, 9 gr (originale, 15 gr.)

Procedimento: 

Prelevate 100 gr di pasta madre rinfrescata e spezzettatela nella planetaria  o in una ciotola se impastate a mano. Aggiungete l’acqua tiepida e sciogliete completamente la pasta madre. Aggiungete la semola e il sale. Lavorate l’impasto con forza per 10-15 minuti, finché risulti liscio e omogeneo.

Formate una palla, copritela con pellicola trasparente forata e lasciatela lievitare per 2 ore lontano da correnti d’aria. Trascorse le due ore, sgonfiate l’impasto in modo da ottenere un rettangolo e procedete con la prima serie di pieghe a tre.  Lasciate lievitare un’ora, poi riprendete l’impasto e procedete con un secondo giro di pieghe a tre. Lasciate lievitare un’altra ora.

Trascorso il tempo, riprendete l’impasto e dategli la forma di una pagnotta tonda, copritelo e lasciatelo riposare per mezz’ora, quindi procedete di nuovo ad arrotondarlo. Mettetelo infine a lievitare per 2-3 ore in un cestino tondo rivestito da un canovaccio infarinato, con la chiusura verso l’alto. Fino al raddoppio, lasciatelo in luogo caldo e coperto da pellicola trasparente.

Trascorso il tempo di lievitazione, capovolgete l’impasto su una teglia o sulla pietra refrattaria, spolverandole di semola. Praticate dei tagli profondi sulla superficie del pane, disegnando un quadrato.

Cuocete il pane a 250 gradi con il vapore (pentolino d’acqua) per i primi 10 minuti, poi abbassate la temperatura a 200 gradi e cuocete per altri 40 minuti, verificando con uno stecchino al centro del pane che sia asciutto al centro. Spegnete il forno e lasciate il pane all’interno per altri dieci minuti, con lo sportello del forno leggermente socchiuso.

Sfornate e lasciate raffreddare completamente su una gratella, possibilmente in verticale.

Note:

  • questo pane è ottimo con tutto,  ma soprattutto con gli affettati;
  • se vi dimenticate il pentolino, come faccio sempre io, verrà bene lo stesso;
  • se non avete possibilità di lavorarlo completamente, dopo le serie di pieghe potete farlo riposare in frigorifero e ripartire il giorno dopo, dopo che si sia acclimatato a temperatura ambiente, dalla fase di formatura; oppure dalla fase precedente: formate la palla, fate partire la lievitazione, frigorifero e ripartite dalle pieghe;
  • se non usate la pasta madre, usate i convertitori online per ricalibrare gli ingredienti.

Che ve ne pare? Fatemi sapere nei commenti com’è venuto! 🙂

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