Tutti gli articoli di Liza M. Jones

La minestra di porri magica di Mireille Guiliano

Questa è la ricetta della minestra di porri magica di Mireille Guiliano, contenuta nel suo libro Le francesi non ingrassano, per cominciare il periodo di riprogrammazione alimentare (e non solo). La stessa che citano nella seconda stagione di Emily in Paris, serie targata Netflix. Un solo ingrediente. Più semplice di così! Non ci crederete, ma i porri lessi sono anche gustosi. Non ci credi? Vieni a leggere!

A cosa serve

Nel libro, Mirelle Guiliano dice che il suo medico di famiglia le ha dato la ricetta di questa minestra di porri, “magica” perché consente di sgonfiarsi immediatamente e di avere un primo, positivo, riscontro sulla bilancia. Il liquido della minestra può anche essere usato come “tisana”, o bevuto alternato all’acqua. Ovviamente questi non sono consigli medici, quindi se avete problemi di salute e dovete affrontare un percorso dimagrante, rivolgetevi al vostro medico ed evitate il fai da te. Questa è una ricetta pensata più che altro per chi si sente appesantito dopo le feste, per esempio, e vuole disintossicarsi un po’. 

Ingredienti:

  1. porri, 1 kg
  2. olio, q.b.
  3. limone, q.b.
  4. sale e pepe, q.b.

Procedimento: 

Mondate i porri e lavateli bene. Tagliateli lasciando solo la parte bianca e un pezzetto di quella verde chiaro. Adagiateli dentro una pentola, copriteli d’acqua e portate a ebollizione, facendoli cuocere finché infilzandoli con una forchetta non vi sembreranno teneri. Scolateli, conservando il liquido, e conditeli con olio, senza esagerare, limone, sale e pepe.

Curiosità 

(edit al post). Nella serie targata Netflix, Emily in Paris, in una delle puntate della seconda stagione si parla di questa zuppa, che l’americana Emily non conosce, con la sua capa francese che risponde: “tutti in Francia la usano”. Stavano discutendo sulla promozione di una marca di porri. Ovviamente non hanno citato Mireille Guiliano, ma è proprio a questa ricetta della minestra di porri magica che si riferiscono! 

Allora? La minestra di porri magica vi convince o la trovate troppo deprimente? Fatemi sapere nei commenti!

Leggi anche: 

Le francesi non ingrassano – Mireille Guiliano

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Le francesi non ingrassano. E neanche noi, con il metodo “in gruppo è meglio”

Un diario di bordo un po’ inusuale, stavolta. Solitamente la rubrica ospita diari di viaggio, però mi sono detta: in fondo cos’è lo stile di vita se non un viaggio dentro se stessi?

L’inizio è filosofico, le regole di questo viaggio molto semplici: niente restrizioni, niente calcolo di calorie, nessun esercizio massacrante. Solo un programma da seguire per un mese, che ci faccia scoprire (o riscoprire) il gusto della vita e del sentirsi bene con il corpo e la mente. Dimenticavo, una regola vera c’è: divertirsi!

Vi starete chiedendo: è mai possibile sentirsi meglio senza soffrire? Sì, è possibile, perché la prima cosa che impareremo è che la nostra mente è potente e sa già di cosa abbiamo bisogno. Dobbiamo solo farla lavorare per noi e non contro di noi. Per scrivere il programma ho preso spunto dal libro “Perché le francesi non ingrassano” di Mireille Guigliano, arricchendolo con le mie conoscenze, acquisite in anni di sport e di…vita. Criticatissima per la sua visione di donna filiforme, l’autrice dice una cosa importante: le donne devono recuperare la gioia di vivere, prima del peso forma. In teoria siamo tutti d’accordo, ma poi…

…Mi sono dilungata anche troppo. Pronti a partire? Commentate qui o sulla pagina facebook per affrontare in gruppo la sfida. Nota importante: questa non è una dieta. Se quello che state cercando è un dimagrimento importante, rivolgetevi a un medico o a dei professionisti e non a risorse online, ne va della vostra salute.

Ora siamo davvero pronti a partire. Il programma dura 5 settimane, una di riprogrammazione e 4 di azione.

Le regole della prima settimana:
Ci peseremo il lunedì mattina e scriveremo su un foglio il numero che la bilancia riporta. Oppure, se non avete il pesapersone o preferite “non sapere”, misuratevi un paio di pantaloni o una gonna e prendete mentalmente nota di come vestono. Quanto stringono? Ricordatevelo, perché servirà alla fine del mese.
Successivamente, da lunedì a venerdì scriveremo un diario delle nostre abitudini alimentari, di quello che ingeriamo e in quali orari. Aggiungeremo anche il movimento medio che facciamo. Prendete nota di tutto, anche delle cose più banali: una caramella, un cucchiaino di miele, quanto zucchero mettete nel caffè, gli stuzzichini, i metri che percorrete prima di prendere l’autobus, e così via. Prenderemo anche nota delle nostre esigenze: lavoro su turni? Mangio spesso fuori casa? Frequento spesso i ristoranti per lavoro o abitudini familiari?
Sembra banale, lo so, ma vi sorprenderà vedere scritto su carta quali e quanti strappi e concessioni facciamo nel nostro quotidiano e quanto alcuni di essi pregiudichino il nostro benessere.
Dopo aver completato il diario, ci chiederemo il perché (solo fame?) e fisseremo il menù del fine settimana.
Intanto, cosa ne pensate? Non è troppo difficile, vero? Commentate liberamente, ci serve per entrare nello spirito del mese insieme!

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/terzo giorno

L’inizio dell’ultimo giorno di vacanza porta sempre con sé un po’ di tristezza anticipata. Non è così anche per voi? Per esorcizzarla, conosco un solo rimedio: fare qualcosa che mi piace davvero, davvero tanto. Questo è il mio ultimo giorno a Verona. Ho visto tante cose interessanti, ma è quasi ora di andare via. Cosa mi rimane da fare? Seguitemi.

Palazzo della Gran Guardia

Il caso vuole che il Palazzo della Gran Guardia ospiti la mostra Maya, il linguaggio della bellezza. Un’occasione eccezionale, circa 250 reperti riuniti in un’unica sede, a testimoniare la bellezza del corpo utilizzato come tela. Nel mondo maya, nel quale la bellezza aveva un ruolo importante, la popolazione era solita realizzare quotidianamente acconciature per capelli e pitture su viso e corpo, riservandone invece di specifiche e particolari in occasione delle festività. Alcune di queste pratiche, come le cicatrici e i tatuaggi, cambiavano per sempre l’aspetto delle persone ed erano considerate espressioni visibili di identità culturale e di appartenenza sociale. Se passate per Verona prima del 5 marzo 2017 non perdetela, vale davvero la pena.

IMG_5600 IMG_5594

Caffè Tubino

Uscita di lì, niente di meglio di un caffè per assaporare ancora il gusto di un’arte così avanzata arrivata fino a noi dal mondo antico. Per la sosta rigeneratrice, ho scelto il caffè Tubino, dicono il più buono della città. Veramente ora si chiama Caffè Borsari, ma i veronesi sono affezionati al nome originale e chi sono io per cambiarlo? Perché poi cambiare nome se tutti lo amano? Misteri delle proprietà. Il locale è curioso, stracolmo di articoli natalizi e personaggi Disney in vendita. Il caffè ottimo e fortunosamente sono anche riuscita a trovare posto in uno degli unici tre tavolinetti presenti nel piccolo locale.

Colle di San Pietro

IMG_5636

Il tempo però vola, Natale è già finito e allora via, verso la prossima e…sigh…ultima meta. Chiudo in bellezza, in tutti i sensi, e fuori dalle porte cittadine. Mi inerpico in cima al colle di San Pietro, una bucolica collina che si eleva per qualche centinaio di Teatro Romano. La cima, in una posizione facilmente difendibile e vicina all’Adige, è abitata sin dalle origini e ospita una ottocentesca caserma militare edificata dagli austriaci, Castel San Pietro. Per salire, potete scegliere la via facile, arrivando in cima in automobile, oppure affrontare la faticosa scalinata che vi farà sentire felici di avercela fatta. Se scegliete la seconda opzione, prendete fiato prima di iniziare e, soprattutto, evitare di chiacchierare con i compagni di viaggio! In questo modo, le speranze di farcela aumentano. Sto scherzando, ovviamente, la salita è impegnativa ma non impossibile e dall’alto mi sono goduta un panorama eccezionale, una vista a 360 gradi sulla città. Scendendo, scegliete l’altro lato. Finirete a ridosso del Teatro Romano, dove l’estate i veronesi vengono ad ascoltare i concerti jazz.

Che meraviglia! Il luogo giusto per mormorare: “ciao ciao, Verona, è solo un arrivederci“.

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/primo giorno

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/secondo giorno

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/giorno 2

Il secondo giorno a Verona inizia dove era finito il primo. Dopo Romeo, non può che esserci Giulietta. Anzi, insieme a Romeo.

Giulietta 

Nonostante sia il richiamo più forte per chi visita Verona, il Club di Giulietta colleziona ogni anno migliaia d lettere d’amore indirizzate alla ragazza per chiedere che interceda presso l’amato o l’amata, è però un luogo a mio parere bistrattato. Scritte, scritte ovunque, sui muri, fuori e dentro il cortile su cui si affacciava Giulietta per incontrare il suo innamorato. Non bastano, evidentemente, due pannelli in cartongesso su cui postare bigliettini d’amore, firme e frasi di innamorati, installati forse dal Comune per arginare l’irruenza degli scrittori pazzi.
Nel cortile fa bella mostra di sé una statua in bronzo raffigurante Giulietta, con cui i turisti si fanno fotografare. Chissà perché, soprattutto le donne mettono le mani a coppa sul seno di Giulietta prima di sfoderare un gran sorriso. Ne ho visti pochi baciarsi…mah…forse non va più di moda? Comunque, sembra che William Shakespeare abbia inventato la location e non è certo che Giulietta sia davvero esistita, ma questo non toglie di certo nulla alla favola.

IMG_5501

Luogo dell’anima 

Dal balcone, foto veloce e via, proseguo la passeggiata attraversando via Roma per sbucare a corso Castelvecchio. In tutte le città del mondo c’è un luogo dell’anima: ecco, Castelvecchio è diventato il mio a Verona. Oggi ospita il museo civico, ma se non avete voglia di fermarvi all’interno potete percorrere, come ho fatto io, il ponte rosso sull’Adige, che un tempo serviva come via di fuga o di accesso o per organizzare sortite tattiche sulle opposte rive fluviali. Il castello era il fulcro dell’intero sistema difensivo, e dalla sua torre maestra era possibile controllare la città, a sinistra e a destra dell’Adige, e il paesaggio circostante. Oggi, offre una visuale privilegiata sulle due rive del fiume, soprattutto se non soffrite di vertigini. Gli scalini permettono, infatti, di arrampicarsi per salire in alto e fare foto, o gustare il tramonto, però non hanno protezioni. Il problema è che è più facile salire che scendere. Vi avviso, la discesa di sedere è altamente probabile 🙂

IMG_5534 IMG_5530
Alla fine del ponte, sono scesa nella spiaggetta di ciottoli sottostante, in vera pace con il mondo, a guardare i rari canoisti che si allenavano sul fiume.

IMG_5533
Al rientro sull’altra sponda, mi sono fermata all’omonima pasticceria Castelvecchio, per una pausa relax. Tè caldo e aragostine allo zabaione sono la migliore medicina del camminatore che si possa immaginare, provare per credere.

IMG_5539

Porta Leoni

Dopo essermi rifocillata, è ora di dirigersi verso Porta Leoni, anticamente la porta che dava accesso al cardo massimo, uno dei due principali assi viari. Leggenda vuole che il nome derivi da un cunicolo dell’Arena che serviva al passaggio dei leoni per gli spettacoli con i gladiatori. Della porta originaria rimane solo la metà sinistra della facciata interna. Qui c’è un particolare curioso: alcuni anni fa, durante degli scavi gli operai trovarono casualmente le
fondamenta della parte mancante della Porta, assieme al basamento di una delle due torri circolari che ne proteggevano l’esterno. Il Comune ha deciso di lasciare tutto visibile e nella collocazione originale. Su via Cappello, praticamente ho girato in tondo per tornare vicino alla casa di Giulietta, m’imbatto in una libreria da mille e una notte.

Il Minotauro

Si chiama Il Minotauro, è un caffè, libreria, cartolibreria, mostra di fotografia e chi più ne ha più ne metta. Ho trovato delle chicche inaudite tra i libri in dismissione. Avete presente i bambini in un negozio di caramelle? Così io. Mi sono imposta di uscire di lì solo per raggiunti limiti di fame. A cena uno dei locali del centro andrà bene, dicono che più o meno sono tutti di qualità. Tra i piatti tipici, suggerisco (anche se non sono esperta) il risotto all’Amarone, appena tornata a casa l’ho dovuto rifare! Vi lascio alla fine dell’articolo la ricetta con tutti i passaggi.

E vi do appuntamento a domani, con la terza e ultima puntata

Leggi anche:

http://www.pennaecalamaro.com/2017/02/27/non-ce-mondo-fuori-dalle-mura-di-veronaterzo-e-ultimo-giorno/

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/primo giorno

La ricetta del risotto all’Amarone

 

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/primo giorno

Verona. Se dici città eterna leggi Roma, e hai detto tutto.

Se dici città dell’amore leggi Verona, e hai detto solo una piccola parte di questa piccola, bellissima città veneta, seconda per grandezza solo a Venezia.

Vi diranno che è possibile girarla in poche ore, che un giorno è sufficiente per girarla e farsi un’idea. E’ quello che ho fatto io qualche anno fa e i miei ricordi si limitavano all’Arena e alle piazze più famose. Sentivo, però, tutta l’insoddisfazione di questa toccata e fuga e allora ho deciso di tornare. Stavolta prendendola con più calma, proprio quello che mi sento di consigliare ai viaggiatori. Vi dirò, tre giorni intensi sono stati appena sufficienti per assaporarla con gusto, in tutti i sensi.

Primo giorno

Dalla stazione dei treni mi sono diretta immediatamente verso il centro. Da Porta Nuova ci vogliono circa 20 minuti per arrivare in piazza Bra, con una passeggiata non impegnativa che mi ha fatto incontrare per prima cosa l’Adige. Il fiume taglia in due la città proprio come il Tevere fa con Roma. Le similitudini tra le due non si fermano qui. Appena arrivata in piazza Bra, ma anche prima, al momento di attraversare le porte, mi sono resa conto che la presenza degli antichi romani è palpabile ovunque. Piazza Bra è una delle piazze più grandi della città ed è qui che si staglia l’Arena, certamente uno dei simboli di Verona. Terzo anfiteatro romano per grandezza in Italia, è oggi in pieno centro. All’epoca della costruzione (sembra I secolo d.C.)  si trovava al di fuori dalla cinta muraria. Cioè ai confini della città. Come il Colosseo, fu utilizzata per spettacoli come lo scontro tra gladiatori. Nell”800 iniziò a ospitare opere liriche, fino a diventare dai primi del ‘900 il più grande teatro lirico all’aperto al mondo. E’ qui che ho visto la Tosca durante la mia prima visita e vi assicuro che le migliaia di piccole luci che si accendono all’interno sono uno spettacolo nello spettacolo.

Piazza Erbe 

IMG_5628

Stavolta, foto veloce all’esterno e al grande cuore che preannuncia Verona in Love, la manifestazione che il Comune organizza per la festa di San Valentino. Dicevamo, città dell’amore. Cuori, i cuori sono ovunque mentre mi addentro verso l’interno, in direzione piazza delle Erbe, passando per via Mazzini. Questa è la strada dei negozi eleganti e mi sarei tanto voluta fermare! Piazza Erbe è la più antica di Verona e sorge sopra l’area del foro romano. In età romana era al centro della vita politica ed economica e con il tempo gli edifici romani hanno lasciato il posto a quelli medievali. E’ circondata da palazzi di pregio e da edifici antichi, ma se devo essere sincera le bancarelle di souvenir che occupano il centro della piazza disturbano non poco il colpo d’occhio complessivo. Così tanto che credo di non aver colto in pieno la magnificenza dell’insieme.

L’arco della Costa 

IMG_5496

Piazza dei Signori, o Piazza Dante, è adiacente e ci si arriva semplicemente proseguendo nella passeggiata, attraversando l’arco della Costa, a meno che non siate puri di cuore. Alzando lo sguardo, infatti, si nota una specie di osso appeso all’arco. Sembra si tratti di una costola di balena, ma non c’è certezza, come non è chiara la provenienza. Le ipotesi sono le più fantasiose e spaziano da una vecchia insegna della farmacia ancora ubicata lì sotto a un reperto portato dai crociati al ritorno da una battaglia. Sia come sia, si narra che se un puro di cuore passa sotto la costa di balena, l’osso si stacchi e cada.

Con un certo timore ho fatto la prova, ma non è successo niente. Per fortuna evidentemente non sono pura di cuore, altrimenti quell’affare pesante sulla testa mi avrebbe comunque tolto di mezzo. Forse è proprio questo il significato più profondo: i puri di cuore non sopravvivono in un mondo malato.

Piazza dei Signori 

In Piazza dei Signori, invece, ho trovato il sommo poeta ad attendermi. Un po’ perplesso, un po’, forse, intristito dalle vicende umane contemporanee, per un periodo era stato ospitato proprio in un palazzo che affaccia sulla piazza. Quest’ultima è nata nel medioevo dallo sviluppo dei palazzi scaligeri ed è circondata da numerosi palazzi di indubbia importanza storica e artistica: il Palazzo della Ragione, il Palazzo di Cansignorio, la chiesa di Santa Maria Antica, Palazzo del Podestà, Loggia del Consiglio. Se avete tempo vi consiglio di salire sopra la Torre dei Lamberti, dalla cui sommità potrete godere di una vista privilegiata sui tetti della città.

Arche degli Scaligeri 

Oltre la piazza, accanto a Santa Maria Antica, che ospita al suo interno iscrizioni curiose, mi sono imbattuta nelle Arche degli Scaligeri. Si tratta di un monumentale complesso funerario in stile gotico appartenente alla famiglia degli Scaligeri destinato a contenere le tombe (arche) di alcuni illustri rappresentanti della casata, tra cui quella di Cangrande, il Signore di Verona cui Dante ha dedicato il Paradiso della Divina Commedia.

IMG_5476

IMG_5475

Casa di Romeo

IMG_5480
Proseguendo per via Arche Scaligere sono arrivata alla casa di Romeo, annunciata da una targa sulla facciata che cita i versi tratti da Shakespeare. Certo che rispetto all’attenzione riservata all’amata, il povero Romeo deve accontentarsi delle briciole. D’altra parte, avreste mai detto che in realtà si chiamasse Cagnolo Nogarola? Io proprio no. E se il poeta inglese avesse usato il vero nome, il personaggio avrebbe avuto così tanto successo? Dubbi da scrittrice. William mi avrebbe risposto così: Nulla è buono o malvagio in sé, è il pensiero che lo rende tale. Mi sembra quasi di sentirlo, mentre fotografo la targa, per poi avviarmi verso un bagno ristoratore del faticoso affanno. Aiuto, inizio a  parlare come il Bardo!

(domani  vi farò assaggiare tè e aragostine e faremo un giro in libreria)

Prosegui il giro:

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/secondo giorno

Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona/terzo giorno