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Bath e il gossip degli antichi romani alle terme

Il viaggio letterario inizia a Londra, più conveniente come prezzo rispetto ai voli su Bristol o Newquay. Con la metro, fermata Kensington, abbiamo raggiunto la Victoria Coach Station e acquistato alla macchinetta automatica il biglietto per Bath, con partenza quasi immediata e al prezzo di circa 7 euro a persona. Infatti dopo dieci minuti ci hanno fatto salire a bordo. La stazione è molto ordinata, tengono le porte chiuse e fanno entrare i passeggeri solo quando il pullman è pronto a partire e solo dopo aver esibito il biglietto. In teoria, il pullman avrebbe dovuto essere low cost, ma mi sono ritrovata su un mezzo a cinque stelle, semivuoto e dotato di bagno, wifi e presa per la corrente. Un’ora e mezza di percorso tranquillo in mezzo alla campagna inglese del Somerset e l’autista ci ha “scaricato” alla stazione degli autobus di Bath, in pieno centro. La stanza che abbiamo preso in affitto si trovava a circa un quarto d’ora di lontananza, sul lungofiume. Non vicinissima ai luoghi di maggiore interesse, considerando che dopo un po’ le valigie hanno cominciato a pesare il triplo, ma comoda per acquisti al supermercato e soprattutto economica. Se prenotate in alta stagione o a ridosso del viaggio, e non avete problemi ad affrontare una passeggiata quotidiana per arrivare in centro, vi suggerirei di allontanarvi leggermente dalla zona più affollata e di cercare nelle zone collinari adiacenti. Anche perché potreste fare scoperte inaspettate.

Rastrellatori di comete

Per esempio, su un lato del fiume che taglia Bath, ho notato due poltrone-monumento, un binocolo e un bloc notes. Incuriosita, mi sono avvicinata. Si chiama “The Comet Sweepers”, dello scultore Patrick Haynes, e ricorda i fratelli Friedrich IMG_5865William e Caroline Herschel, due astronomi che la sera si sedevano in giardino e osservavano il cielo, lui con un telescopio e lei prendendo appunti. Friedrich ha scoperto così facendo una robetta come il pianeta Uranio. Che incontri magnifici ti offre la vita. Lasciati i bagagli, siamo tornati in centro. Giusto il tempo di fare un giro veloce, decidere il programma del giorno dopo in base alle distanze e fermarci in un ristorante tailandese molto curato esteticamente. Il cibo non è stato poi all’altezza della prima impressione, ma la cucina a vista era comunque rassicurante.

Le terme romane di Bath

Il giorno successivo, l’intenzione iniziale era cominciare dalle famosissime terme romane. Poi, però, mi sono accorta che nella piazza adiacente una soprano intratteneva le persone sedute sulle panchine che circondano la piazza stessa e non ho potuto fare a meno di fermarmi. Finito l’intermezzo, mi sono messa in fila per entrare. L’attesa non è stata eccessiva, nonostante il nutrito gruppo di turisti. Sono aperte dalle 9 alle 18 e costano 15,50 sterline compresa l’audioguida (anche i bambini pagano circa la metà). Il mio consiglio è di evitare l’ora di punta, perché la visita dura almeno due ore, perlomeno se come me siete appassionati di antichità romane, e verso la tarda mattinata gli ambienti inizieranno a riempirsi di persone, scolaresche, fotografi seriali e chi più ne ha più ne metta. Quindi, cercate di entrare all’apertura o di calcolare bene il tempo per uscire alla chiusura avendo visto tutto. In ogni caso, meritano la spesa, l’attesa e le gomitate all’interno. Considerate che l’intera città è oggi sotto tutela UNESCO per la numerosità degli edifici dichiarati Patrimonio dell’Umanità.

Aquae Salus

L’insediamento ha origine antiche: secondo la leggenda, Bath fu fondata circa 2800 anni fa da re Bladud, padre di re Lear, che guarì dalla lebbra grazie alle proprietà terapeutiche delle paludi fangose della zona. Nel 44 d.C. i romani fondarono la città di Aquae Sulis, costruirono il vasto complesso termale, che ancora oggi possiamo in parte ammirare, e il tempio dedicato alla dea Sulis Minerva. Nel XVIII secolo, inoltre, la città divenne una località termale alla moda. Ricordatevi quest’uIMG_5870ltimo particolare, dopo capirete perché. Le terme sono conservate perfettamente. Anche se non più in funzione, tecnicamente potrebbero ancora essere utilizzate come una vera e propria spa moderna. L’impatto all’entrata è subito forte, perché si esce su una terrazza, circondata di statue di epoca vittoriana raffiguranti imperatori romani e governatori della Britannia, che sovrasta la vasca più grande. Sembra di stare sugli spalti di una piscina.

Il bagno del Re

Ed è così, in effetti: la King’s bath, costruita attorno alla fonte d’acqua originale, è magnifica. A quel punto non vedi l’ora di scendere in basso, per bagnarti le mani, immortalarti sul bordo oppure, come ho visto fare a tanti, tirare una IMG_5875monetina esprimendo un desiderio. Anche se d’impatto scenico, compreso un antico romano che con una tavoletta gioca con i numeri romani, insegnando a scriverli ai bambini che si avvicinano curiosi, la piscina grande è solo l’inizio. Seguendo il percorso dell’audioguida, abbiamo attraversato diverse sale con i resti del tempio dedicato alla dea Sulis Minerva, degli oggetti di uso quotidiano che testimoniano l’intensa attività commerciale e sociale dell’epoca, la fonte sacra, dove l’acqua sgorga naturalmente a 46°, la sauna e gli spogliatoi. Verso la fine, un’invidia profonda per gli antichi che IMG_5914 (2)entravano in questo paradiso e che avevano a disposizione una serie di vasche di acqua calda e fredda. Mi sono soffermata sulla piscina di acqua fredda circolare profonda 1,60 m. V’immaginate cosa doveva essere buttarsi là dentro? Alcuni video alla parete mostrano il tuffo e le urla disumane dei coraggiosi! Eheh, doveva essere proprio divertente passare una giornata alle terme. Come mi avevano già spiegato a Sofia, era il luogo prediletto dai romani, e dalle romane, per le chiacchiere gossipare, un po’ quello che sono oggi i social per noi. In queste, poi, potevano addirittura gettare nella fonte sacra messaggi di vendetta. Per scriverli, si servivano di scrivani che chiarissero la richiesta, per non disturbare inutilmente gli dei con un messaggio confuso e scritto male.

Sulinus 

Mi ha fatto morire l’esempio del messaggio di Sulinus, indirizzato al ladro di tunica che aveva agito mentre lui faceva il bagno. Sulpinus chiedeva l’intercessione degli dei, a meno che il ladro non si fosse fatto avanti, chiarendo i motivi o restituendo la tunica! Sublime, davvero. Prima di andare via, anche tu se vuoi puoi affrontare una prova di coraggio, cioè bere l’acqua a 46° che sgorga naturalmente da una fontanella. Le espressioni dei turisti all’assaggio sono state comiche. Per fortuna avevo già fatto il battesimo del fuoco proprio a Sofia e quindi ho aspettato cinque minuti con il bicchiere in mano. Il tempo di far perdere all’acqua l’odore e il calore. Dopodiché, ho bevuto acqua minerale pregiata a temperatura ambiente.

Royal Crescent 

IMG_5939Dopo una pausa panino dentro il Royal Victoria Park ho dato un’occhiata veloce al Royal Crescent e al Circus prima di incamminarmi verso il reale obiettivo della giornata. Zia Jane, aspettami, arrivo! Conteniamo l’entusiasmo, please, siamo inglesi. Dicevo, Crescent e Circus sono due complessi immobiliari, in parte privati, in parte adibiti a museo, albergo o assegnati a un fondo, che danno a Bath un aspetto classico. In realtà, si tratta di due esperimenti, rispettivamente, di John Wood il Giovane e il Vecchio, due architetti sospettati di massoneria, che avrebbero voluto simboleggiare il sole e la luna, simboli per l’appunto massonici.

Solo che non ho tempo per le logge, devo recarmi al 40 di Gay Street per prendere un tè con Zia Jane…Austen.

 IMG_5976Domani vi racconterò com’è Mr. Darcy dal vivo e cosa ho visto nel Jane Austen Centre

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Il mio viaggio letterario: sulle tracce delle grandi scrittrici

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Il mio viaggio letterario: sulle tracce delle grandi scrittrici

Cerco da giorni di radunare le idee per proporre un resoconto di viaggio che abbia un minimo di senso per chi legge, ma devo confessare che mai come stavolta razionalizzare pensieri, emozioni e sensazioni mi sembra un compito fuori dalla mia portata.

D’altra parte, non voglio rinunciare all’idea di riuscire a convincere qualcuno di voi a vivere quest’esperienza magnifica e unica nel suo genere. Quindi, ho radunato le forze per riuscire a descrivere nel miglior modo possibile un viaggio letterario e due settimane intense, fantastiche, divertenti come non mai, intrise di leggende, magia, storia, letteratura e fantasia.

Parto da una premessa: la Gran Bretagna è un Paese organizzato e accogliente, che mette in grado i visitatori di decidere che genere di viaggio vogliano fare e garantire le condizioni giuste per vivere un’esperienza unica e per niente faticosa dal punto di vista pratico. Dal punto di vista fisico, invece, un viaggio letterario itinerante come quello che ho scelto io è abbastanza faticoso, ma ovviamente potrete modulare luoghi da visitare e percorsi da affrontare in base alle vostre possibilità. 

Consigli utili

Faccio un’altra premessa prima di partire con la descrizione del viaggio per darvi subito qualche informazione pratica, così se già vi ho annoiato con i preamboli potete saltare il resto:

  • non serve pianificare nel dettaglio l’intero itinerario prima di partire. Anzi, secondo me è preferibile che vi lasciate qualche porta aperta per l’istinto del momento;

  • soprattutto se non partite in altissima stagione, potreste optare per la prenotazione da casa di due o al massimo tre notti, per poi scegliere direttamente sul posto dove dormire. In Gran Bretagna, infatti, l’ospitalità presso guest house o pub è molto diffusa, quindi non avrete problemi a trovare la sistemazione che fa al caso vostro;

  • partite con scarponi per la montagna o scarpe da trekking. Quando vedrete infradito e scarpe da ginnastica lisce sulle scogliere ringrazierete il cielo di essere stati previdenti;

  • anche se non sembra, perché il sole è birichino e si fa desiderare, potrebbe esservi utile portare una crema solare. E tanta acqua;

  • per i trasporti, regolatevi secondo le vostre esigenze. Nessuna strada è a pagamento, la benzina non costa molto e il traffico non uccide. D’altra parte, il servizio di autobus e treni arriva praticamente dappertutto, i parcheggi sono quasi sempre a pagamento e alla guida a sinistra serve un po’ per abituarsi. Io ho optato per un mix di tutti quanti ed è stato parte del divertimento.

Mi sembra di aver detto tutto. Adesso inizio a raccontarvi il viaggio letterario, partendo prima da una descrizione generale e complessiva delle due settimane, per poi entrare nel dettaglio delle singole giornate.

Giuro che è l’ultimo preambolo: sentitevi liberi di chiedermi qualsiasi informazione di dettaglio, nel limite delle mie conoscenze cercherò di rispondere a tutto.

L’idea

Allora, l’idea era questa: fare un giro dell’Inghilterra del Sud andando nei luoghi di nascita o di ispirazione di alcune grandi autrici, per capire se davvero l’ambiente abbia una grande influenza sulla capacità di trasmettere emozioni attraverso le parole. Nell’ordine, ho incontrato Jane Austen, Agatha Christie, Rosamunde Pilcher, Virginia Woolf, Daphne Du Maurier. Girando ho incontrato anche altri autori, alcune autrici locali e anche un celebre cantante, ma di questo vi parlerò nel dettaglio delle singole giornate. Chiaramente, visto che l’obiettivo erano le autrici, dal punto di vista degli spostamenti il giro non è razionale al 100%, perché ci sono stati particolari e aneddoti che ho appreso solo sul momento e mi sono diretta lì dove mi portava il cuore, però mi sento di consigliarvelo lo stesso. Primo, perché è stato stupendo, secondo perché con piccoli accorgimenti potete modificarlo come volete. L’unico errore che ho commesso, se di errore si può parlare, è non aver lasciato la Cornovaglia per ultima, perché ve lo assicuro, dopo averla vista tutto il resto vi sembrerà inevitabilmente noia!

Le tappe del viaggio letterario

Il tour ha toccato le seguenti località: Bath, Torquay, Looe, Polperro, Mousehole, Penzance, St. Michael’s Mount, Marazion, Land’s End, Porthcurno, Cape Cornwall, St. Ive’s, Godrevy, Lizard Peninsula, Kynance Beach, Lizard Point, Mullion, Tintagel, Boscastle, Jamaica Inn, Salisbury, Seven sisters, Winchester, Goring on Thames, Londra.

Nei prossimi post vi racconterò ogni giornata nei minimi particolari, con un focus a parte per ogni scrittrice incontrata. Non mancheranno anche le mie sperimentazioni dei piatti che mi sono piaciuti di più. Anzi, se volete una potete già trovarla (e provarla). Insomma, se seguirete il racconto fino in fondo, con tutto il materiale che ho raccolto penso che arriveremo insieme fino a Natale! 🙂

Cornish cream tea

In Cornovaglia il rito del tè è una cosa seria, serissima. Non è difficile da comprendere, in una regione dove il freddo penetra nelle ossa e più o meno alle 17, 18 massimo in estate, tutti gli esercizi commerciali chiudono.
Il Cornish cream tea è un’istituzione; è la prima specialità dopo il cornish pasty che il turista assaggia ed è una vera e propria coccola, o auto indulgenza come la chiamano loro.
Il tè, preparato considerando una quantità di almeno due tazze per ogni ospite, arriva in tavola accompagnato da morbidi scones torreggianti, un coltello, e due farciture, clotted cream e marmellata, usualmente di fragole o mirtilli.
Il commensale prende il coltello, divide in due lo scone e, su ogni metà, spalma uno strato di marmellata e uno di clotted cream. In Cornovaglia l’ordine delle creme è rigorosamente questo. Altrimenti, se fate il contrario, state optando per il Devon tea.
Fate attenzione, perché tra Cornovaglia e Devon la guerra sulla paternità di questa delizia è ancora in corso e potrebbero non perdonarvi l’errore. La prima battaglia è stata vinta proprio dalla Cornovaglia, perché a ricevere il bollino DOP dell’Unione Europea è stata proprio la Cornish Clotted Cream DOP, una crema cotta derivante dal latte di mucca non pastorizzato e con almeno il 55% di grassi. Ora capite perché si tratta di auto indulgenza? 🙂

Ingredienti per 8 scones:

  • farina 00, 115 gr. Io Molino Gatti
  • sale, un pizzico
  • bicarbonato, la punta di un cucchiaio
  • scorza grattugiata di un limone
  • zucchero, 1 cucchiaio raso
  • burro, 50 gr
  • lievito madre (anche non rinfrescato), 240 gr
  • latte, 3 cucchiai

Procedimento:

Scaldate il forno a 200°. In una ciotola capiente, mettete farina, sale, bicarbonato, scorza di limone grattugiata, zucchero e amalgamate gli ingredienti con un cucchiaio. Tagliate a dadini il burro freddo di frigorifero e aggiungetelo al resto con la punta delle dita, velocemente, senza scaldare la pasta per evitare che il burro si sciolga. Deve risultare un composto sbriciolato, come un crumble. A questo punto, aggiungete il lievito madre ( o di birra, usate le tabelle di conversione) e il latte. Impastate leggermente, giusto il tempo di rendere il tutto omogeneo. Rovesciate il composto sulla spianatoia e dividetelo in otto pezzi della stessa grandezza. Procedete poi con la formatura, a torretta tonda. Lasciateli riposare per circa un’ora su una teglia. Se avete gli stampini a forma di cono usateli, cresceranno in altezza e non in larghezza come i miei. Se non avete nulla non importa, verranno bene lo stesso. Subito prima di informare, spennellateli con latte o con un uovo sbattuto se li preferite più coloriti. Infornate gli scones finché non diventano dorati. Ci vorranno circa 15-20 minuti, non di più. Appena sfornati, avvolgeteli in un telo, così non induriranno. In ogni caso consumateli appena si freddano, perché inevitabilmente tenderanno a indurirsi con il passare dei giorni. Anche se, in confidenza, non ho potuto testare questa eventualità perché sono stati spazzolati appena usciti dal forno!

Farcitura:

Il cornish cream tea viene servito con due tazze di tè per commensale, gli scones, due ciotole stracolme di clotted cream e marmellata. Ogni ospite taglia a metà uno scone e lo farcisce con marmellata, preferibilmente di fragole o mirtilli fatta in casa, e clotted cream, rigorosamente in quest’ordine, in modo che la crema sia visibile. Quest’ultima è di difficile reperibilità in Italia, e anche di complicata realizzazione in casa, quindi per semplificarvi la vita potete sostituirla con panna, burro o mascarpone se vi piace.

Ah! Quasi dimenticavo la parte più importante della ricetta. Prendetevi tutto, tutto il tempo che volete per lasciare il mondo fuori e gustarvi un sano momento di chiacchiere con i vostri amici o per flirtare con il partner.

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Assassinio alla BBC – Val Gielgud & Holt Marvell

Non viaggio mai senza un libro dietro, e ora che il mio ereader è rotto, dovevo selezionare con cura un titolo adatto al mio viaggio letterario Sulle tracce delle grandi scrittrici. Mentre cercavo tra i romanzi ancora da leggere, mi è capitato sottomano questo. Perfetto, ho pensato. Se una delle autrici del viaggio è Agatha Christie, un giallo scritto da due uomini suoi contemporanei, Val Gielgud & Holt Marvell, e ambientato a Londra, città  da cui ho iniziato il giro, non può che essere una buona scelta. E così infatti è stato.

La trama

Il bandito scarlatto: così si intitola il nuovo radiodramma che sta per andare in onda sulle frequenze della BBC. L’autore è Rodney Fleming, la nuova stella del teatro inglese. E’ una sera di mezza estate, e tutto è ormai pronto per la trasmissione; sarà  in diretta e il regista, il responsabile degli effetti sonori e gli attori sono ai loro posti nei diversi studi della Broadcasting House. In uno di questi, il 7C, si trova, da solo, Sidney Parsons, un attore semisconosciuto abituato a interpretare parti di secondo piano. E anche questa volta il suo ruolo è marginale: deve dire poche battute, quindi fingere di morire strangolato. Nonostante un paio di intoppi tecnici, la trasmissione procede nel migliore dei modi. Ma quando gli attori si radunano prima di tornare a casa, Parsons non compare. Un controllo nella saletta 7C ne spiega il motivo: è morto. Strangolato. Quella che doveva essere una semplice finzione è diventata realtà : un omicidio in diretta udito dalle centinaia di migliaia di persone che stavano ascoltando il programma.

Vi do un indizio 

Romanzo del 1934, rimasto inedito in Italia fino al 2009, rispetta tutti i canoni del giallo classico. Un omicidio in diretta durante una trasmissione radio, un accusato e altri quattro sospettati, un ispettore di Scotlard Yard che indaga con arguzia e costanza. Il ritmo è incalzante e le tracce e gli indizi si dipanano piano piano. Come in ogni giallo che si rispetti, ovviamente ho tentato di capire chi fosse l’assassino prima del finale. Non faccio spoiler, ma vi do anch’io un indizio: i due autori danno la chiave e a un certo punto, facendo bene attenzione alle risposte dei personaggi, saprete chi è l’assassino. O l’assassina. Solo che non potrete fare come Topsy, non potrete suggerire niente all’ispettore! Solo aspettare che anche lui piano piano ci arrivi. Diabolici questi due scrittori di inizio novecento. D’altra parte, come già  sapete, scoprire gli autori del passato mi piace.

W gli sceneggiati radiofonici

L’unica cosa che non mi convince in pieno del romanzo è la motivazione dell’assassinio, però forse è dovuto più che altro a un senso dell’onore dell’epoca che oggi ci sfugge. Oltre alla storia in sé, ho trovato interessante anche la descrizione tecnica di come avvenivano le dirette degli sceneggiati radiofonici e divertente cercare di indovinare in quale personaggio si nascondessero gli autori. Nella vita, infatti, Val Gielgud & Holt Marvell erano entrambi dipendenti della BBC e lavorano insieme, quindi la ricostruzione dovrebbe essere fedele. Quanto vorrei che li facessero anche oggi! Penso che potrebbero ancora avere la loro fetta di pubblico. Penso anche che questa collana de I bassotti sia buona e ho già adocchiato altri titoli da leggere. Prima però mi butterò a capofitto sui libri che ho riportato a casa dal viaggio letterario, uno di Daphe Du Maurier e uno di una scrittrice locale che ho incontrato per caso in Cornovaglia. Ma di questi incontri vi racconterò come si deve nel diario di bordo…

Dessert allo yogurt bulgaro con frutti di bosco

Durante il mio ultimo viaggio a Sofia, ho scoperto che il mio tanto amato yogurt greco non è affatto greco, ma…bulgaro! Proprio così, negli ingredienti in etichetta troverete scritto “lactobacillus bulgaricus”. Più chiaro di così. Per questo, ho deciso di rifare a casa il delizioso dessert che mi hanno

yogurt sofia 2servito una sera a cena, al termine di un pasto non propriamente dietetico. Per la verità, avrei voluto tentare il kavarma, ma d’estate credo sia impossibile mangiarlo senza un giro al pronto soccorso subito dopo. Così, ho optato per questo dolce facile e veloce, che farà felici i vostri ospiti se coraggiosamente avete effettuato inviti estivi. Se poi avete la fortuna, come è successo a me, di trovare un lampone a forma di cuore, potrete usarlo come una dolce dichiarazione d’amore. E il kavarma è solo rimandato.

Ingredienti per 2 coppette:

  • Yogurt greco  0% 270 g
  • Miele 1 cucchiaio o secondo gusto
  • Frutti di bosco 250 g
  • Zucchero 2 cucchiai
  • Acqua ¼ bicchiere
  • Maizena o fecola di patate 1 cucchiaino

Procedimento:

Scaldate a fuoco lento con acqua e zucchero i frutti di bosco, lasciandone qualcuno intero per la decorazione finale. Quando saranno disfatti, passateli con un colino se volete un coulis senza semini. A me piacciono, quindi ho saltato un passaggio non necessario che allunga i tempi. Aggiungete 1 cucchiaino di maizena o di fecola di patate e continuate a mescolare finché non si addensa. Spegnete il fuoco e aspettate qualche minuto, altrimenti il vetro si spacca, dopodiché versate un mestolo di salsa in 2 bicchieri o scodelle, riempiendo il fondo. Mettete in frigorifero o in freezer mentre preparate lo yogurt.

A proposito di yogurt. Io suggerisco lo yogurt greco puro, quello che non contiene zucchero, né crema di latte, né panna. Primo, perché il gusto acidulo si sposa perfettamente con il gusto del miele, secondo perché stiamo preparando un dolce fresco e leggero e la coerenza nella vita è tutto 🙂

Comunque, finita la filippica dietista, potete scegliere lo yogurt che preferite, verrà bene lo stesso.

Torniamo alla ricetta: prendete lo yogurt e aggiungete un cucchiaio di miele. Assaggiate e decidete se aumentare la dose o meno altro a vostro gusto. Mescolate bene fino a dargli l’aspetto di una crema liscia.

Riprendete i bicchierini dal frigo, suddividete lo yogurt nelle coppette fino a riempirne metà, aggiungete la salsa avanzata formando uno strato intermedio, lasciandone da parte un cucchiaio circa, finite con l’altra metà dello yogurt. A guarnizione, completate con la salsa rimasta e qualche frutto di bosco intero. Rimettete le coppette in frigorifero fino al momento di servire.

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