Dopo la splendida gita a Polperro e Looe, arriviamo a Mullion nel tardo pomeriggio. Siamo fortunati, l’appartamento che abbiamo prenotato è stato appena allestito ed è dotato di tutte le comodità. Considerando il prezzo esiguo che abbiamo pagato, direi niente male. La signora che ci ospita è riservata (tutto il contrario della signora di Torquay!) e gentile, si limita a indicarci dove si trova il supermercato e ci saluta. Il supermercato è a meno di 500 metri e quindi non riesco a farmi un’idea del posto in cui siamo capitati con questa breve passeggiata. L’abbiamo scelto a caso, solo perché nelle località di maggiore richiamo abbiamo trovato tutto esaurito e prezzi folli per le rimanenze, quindi non abbiamo fatto troppi calcoli.
Mullion è perfetta
In realtà, già il giorno dopo ci rendiamo conto che Mullion è assolutamente perfetta come base per girare tutta la penisola Lizard e le località più famose come Penzance e St Ives e quindi mi sento di consigliarvela senza tentennamenti. Se volete girare l’estremo sud della Gran Bretagna in più giorni, scegliete Mullion e non ve ne pentirete.
Mousehole
La prima gita prevede la triade Mousehole, Penzance e St. Michael’s Mount e un primo assaggio del tempo variabile che caratterizza la Cornovaglia. Nuvoloni minacciosi si apprestano a sfogarsi, ma noi indomiti ci dirigiamo lo stesso verso i nostri obiettivi.
Mousehole, il buco del topo, mai nome fu più azzeccato per questo minuscolo villaggio di pescatori, che lo scrittore Dylan Thomas descrisse come il “villaggio più delizioso d’Inghilterra”. Non so sia vero, ne ho visti talmente tanti in questo viaggio che non saprei scegliere. Anzi, forse sì, ma ve lo dico più in là. Comunque, concordo sul fatto che sia delizioso. Appena scesa dalla macchina per fare una passeggiata, sono stata investita da raffiche di vento e un’aria piacevolmente fresca che mi ha allargato i polmoni all’istante. Subito dopo, ho sentito due sorelle gridare “le balene, le balene!” e correre verso il punto d’osservazione, seguite dal padre e da me. Peggio di una bambina di nove anni, saltellavo per andare anch’io a vedere i cetacei. Di cui ovviamente non c’era nessuna traccia. Secondo voi, chi è tornato indietro più deluso? Le bambine o io?
Penzance
Seconda tappa, Penzance. E’ la città più occidentale della Cornovaglia e anche la più grande che abbiamo visitato. Qui non c’è bisogno di cercare parcheggi, si può lasciare tranquillamente la macchina sulla strada per poi incamminarsi verso la promenade. Mentre andavamo verso il “lungoceano” ha cominciato a piovigginare. Una lunga passeggiata sulla promenade è il motivo migliore per visitare Penzance, oltre a Saint Michael’s Mount naturalmente, perché l’ho trovata di gran lunga più interessante dell’interno. Seppur visitatissimo, quest’ultimo a essere sincera non mi ha colpito particolarmente. A eccezione delle cianfrusaglie di un negozio vintage che mi sarei portata per intero a casa e del mio primo cornish pasty. Non ve lo descrivo qui perché da un’altra parte l’ho trovato molto più buono. Sulla promenade mi sono pentita di non aver portato il costume.
Jubilee Pool
Praticamente sull’oceano c’è una piscina di quelle in cui un nuotatore che si rispetti si deve tuffare, anche se fuori piove, tira vento e fa così freddo da andare in giro con la giacca. La Jubilee Pool, infatti, è considerata uno dei gioielli di Penzance. Costruita in stile art deco, fu inaugurata nel 1935 per festeggiare il Silver Jubilee di Re George V. Non a caso, si trova in una delle località che all’epoca erano privilegiate dagli inglesi per la villeggiatura.
La piscina (o il lido come queste piscine all’aperto vengono chiamate) è un pezzo d’architettura perfettamente incastonato sulla punta del “Ponte Santo” di Penzance. La forma triangolare segue la linea della roccia ed ha una struttura in grado di sopportare la forza delle tempeste invernali. Non solo, è anche dotata di cancellate che permettono l’ingresso e l’uscita dell’acqua seguendo il flusso della marea. Sembra che tra i nuotatori sia molto popolare e da nuotatrice non posso che essere d’accordo! Mi mangerei le mani per non averne approfittato!!! L’unica consolazione è stata sedermi sulla roccia alla sua sinistra per fare compagnia agli artisti e ai pensatori che evidentemente scelgono questo punto per rilassarsi e lavorare.
Saint Michael’s Mount
Meno male che mi sono rifatta con il Saint Michael’s Mount, di fronte a Marazion (il villaggio prosecuzione di Penzance). St Michael’s Mount ha una caratteristica particolare: con l’alta marea appare come un’isola vera e propria, mentre la bassa marea fa in modo che l’isola venga collegata alla terraferma da una striscia sabbiosa. Quando la striscia emerge, si può raggiungere l’isola camminando su un’antica strada di ciottoli che è visibile solo quando l’acqua si ritira. Una volta arrivati sull’isola, si può visitare il castello del XII secolo, gli splendidi giardini che lo circondano e un villaggio caratteristico di case in pietra. Nelle ore di alta marea, un servizio di trasporto su barche sostituisce la camminata sulla striscia di sabbia, però io vi consiglio vivamente di consultare gli orari di bassa e alta marea e di presentarvi all’appuntamento qualche minuto prima dell’inizio della bassa marea.
Perché quella credo che sia una delle esperienze più divertenti che mi sia mai capitata in vita mia.
Tu sei dentro di me, come l’alta marea
I turisti, infatti, ansiosi di passare dall’altra parte, non attendono che l’acqua si ritiri completamente, ma iniziano a passare inventando strategie e modi buffi per non bagnarsi d’acqua fino al collo. Con risultati, a parere mio, insieme spassosi e disastrosi. Molto meglio la mia strategia, fare passetti in avanti a ogni minimo ritiro dell’acqua, per godersi fino in fondo il passaggio e osservare bene il fenomeno del ritiro, sempre affascinante. Comunque, è pur vero che ciò che conta è il risultato finale, ovvero arrivare dall’altra parte. Nella quale altra parte, sembra di precipitare in un altro secolo, con le casette di pietra a formare un villaggio, i bei giardini che però sono aperti solo quando il tempo lo permette, e il castello, in cima a una salita. Sempre perché il tempo non era dei migliori, ho rinunciato a salire fino al castello, ma se avete la fortuna di capitare in una bella giornata penso proprio che la vista da lassù sia magnifica. Io, invece, ho girellato per il villaggio e mi sono fermata ad ascoltare lo storytelling sulla leggenda del posto.
Cormoran il gigante e Jack il ragazzino
Il cormorano gigante viveva a St. Michael’s mount e siccome sua moglie era morta e non aveva nessuno a cucinare per lui, terrorizzava gli abitanti di Marazion rubando loro ogni giorno il bestiame.Finché Jack il ragazzino decise di ribellarsi e convinse gli uomini del villaggio ad aiutarlo a scavare una grossa fossa alle pendici Monte. La mattina successiva, Jack suonò il suo corno per svegliare Cormoran. Il gigante arrabbiato corse lungo il lato del monte e finì nella fossa. Jack la riempì rapidamente e in questo modo seppellì il gigante. Poi gli strappò il cuore, perché non potesse più fare male a nessuno, e lo scagliò lontano. In quel punto, nacque una sorgente. Quando salirete al castello, a un certo punto troverete un sasso a forma di cuore. Metteteci il piede sopra: si dice che ascoltando attentamente potrete sentire il battito del cuore di Cormoran. Oppure, più prosaicamente, l’acqua della sorgente che scorre. Come puoi non innamorarti di un posto dove ti raccontano queste storie?
Marazion
Un po’ a malincuore, abbiamo lasciato il monte prima che tornasse l’alta marea e tutto quello che desideravamo era un buon cornish cream tea a Marazion, molto molto caldo possibilmente. Alla nostra prima prova d’assaggio non siamo stati fortunatissimi, ci hanno rifilato un cornish cream tea senza…tea! Cioè, nel locale che abbiamo scelto (è il caso di dire, mai giudicare da una buona vetrina) il menù prevedeva l’accompagnamento tipico del cream tea con bevanda a piacimento. E no, anche perché la bevanda non era compresa nel prezzo! Ma, ma, in Cornovaglia un comportamento poco british? Eh sì, bisogna dirlo. Li ho perdonati solo perché il caffè era ottimo, macinato al momento, e gli scones freschi e fatti a mano. Peccato per la crema, che sembrava più mascarpone. Infatti, avrei scoperto dopo che spesso sostituiscono la clotted cream, difficile da realizzare, con il mascarpone. Ma niente recriminazioni, come vi racconterò nelle prossime puntate, mi sono rifatta alla grande nei giorni successivi. Al ritorno, ci è capitato un altro fatto divertente: davanti a un b&b esponevano frutta, verdura e fiori già prezzati, con le monete da lasciare dentro un salvadanaio lì accanto. Pago onestamente quanto dovuto per quelli che pensavo fossero banane e patate.
La prima cena
Quando a casa ho aperto la busta ho visto che invece erano zucchine gialle (le banane) e un vegetale che non avevo mai visto, ma sicuramente niente patate. Abbiamo chiesto al padrone di casa cosa fossero e lui ci ha detto che erano rape rosse, che loro di solito mangiano solo già lesse in barattolo. Un minuto di silenzio per una che non ha mai visto una rapa rossa e poi vi dico com’è finita. Dentro un piatto di rigatoni, che ha colorato di un allegrissimo fucsia. Incredibilmente ne è uscito un piatto ottimo, da rifare a casa. Rape rosse, e fattoria cornica che le ha lasciate, più che promosse.
Nella prossima puntata del viaggio letterario Sulle tracce delle grandi scrittrici, vi racconterò di come questa Braveheart woman abbia trovato il coraggio di buttarsi in acqua. In bikini. A 13 gradi. (continua)