Di mattina presto, lasciamo Mullion con grande rimpianto e ci dirigiamo verso il nord della Cornovaglia. In due ore siamo arrivati a Tintagel, dove secondo la leggenda vedremo i resti del castello di Re Artù.
Il villaggio
Il villaggio è pittoresco, come tutti quelli visitati fin qui. Stavolta, abbiamo lasciato la macchina in un parcheggio a prezzo fisso, 2 sterline per l’intera giornata, evitando quelli comunali a tariffa più alta. Sulla strada per il castello abbiamo visto il King Arthur’s Great Halls e l’Old Post Office. La prima è una mostra permanente su Re Artù, ospitata dal 1933 in un edificio di granito rosa e ardesia. I visitatori possono vedere la riproduzione del trono e della tavola rotonda, nonché ben 72 vetrate su cui viene riprodotta per intero la leggenda arturiana. Il vecchio ufficio postale, invece, non è altro che un edificio del 14° secolo che nel 19° assunse transitoriamente la funzione di centro di smistamento della posta in arrivo e in uscita da Tintagel. L’edificio è stato acquistato dal National Trust nel 1903 che ne ha fatto un museo aperto al pubblico.
Il castello di Re Artù
Entrambi sono frequentatissimi dai turisti di tutto il mondo, ma io ho preferito concentrare le mie energie sul castello e non me ne sono affatto pentita, anche perché c’è talmente tanto da vedere e da fare che volendo ci si potrebbe passare l’intera giornata. Ai resti siamo arrivati percorrendo un sentiero in discesa abbastanza lungo; A pagamento avremmo potuto evitarlo salendo su jeep messe a disposizione dalla struttura. Noi abbiamo optato per la camminata che, se non avete problemi di deambulazione, vi consiglio fortemente.
Come salire
Dopo aver fatto il biglietto, si può salire in due modi: scalando la roccia a sinistra, oppure attraversando il ponticello a destra per poi affrontare la ripida scalinata che porta sull’isola di roccia. La seconda opzione mi è sembrata, e forse lo era, più facile, ma vi assicuro che quando il vento tira così forte come quel giorno e tra te e lo strapiombo c’è soltanto un esile corrimano d’acciaio, salire quei gradini è una prova di coraggio. Soprattutto per quelli come me che soffrono di vertigini. Comunque, in qualche modo sono riuscita a varcare il portone di legno d’entrata e a mettermi relativamente al sicuro.
Un luogo di meditazione
Prima di andare, qualcuno mi aveva detto che Tintagel è un luogo di meditazione. Appena arrivata in cima, mi sono accorta che è vero. Un po’ lo è tutta la Cornovaglia, perché panorami così mozzafiato non possono non costringerti a riflettere sulla presenza dell’uomo nel mondo, e anche sulla tua misera vita, più banalmente. Su queste alture, viene spontaneo sedersi su uno dei resti e riflettere, volgendo lo sguardo all’immensità dell’orizzonte. Il panorama è unico e girando per le “stanze”, in realtà ora solo dei resti ricostruiti su mappa, viene voglia di girare ogni angolazione e fermarsi stupiti a rimirare colori che non hanno bisogno di ritocchi da photoshop, mentre il vento soffia così prepotentemente che ti entra dappertutto e ti rende instabile anche mentre cammini al sicuro. L’aria di mito e leggenda si respira su ogni masso, è incredibile.
La statua di Re Artù
All’improvviso, quando eravamo in alto, abbiamo fatto la conoscenza di Re Artù in persona. Sì, proprio lui! Secondo la leggenda, infatti, Re Artù nacque a Tingagel e Merlino lo nascose nel castello per allevarlo in gran segreto. Se c’è bassa marea, si può scendere sulla costa per arrivare alla grotta di Merlino, oppure, come ho preferito fare io che sono arrivata durante l’alta marea, lasciare il castello alla propria destra e incamminarsi sulla scogliera di Gleve per raggiungere, lentamente e godendosi il panorama a ogni passo, la chiesa di S. Materiana.
La chiesa di S. Materiana
Improvvisamente, ho pensato di essere finita nel bel mezzo di un film sul medioevo. La chiesa, infatti, è risalente all’11° o 12° secolo e non ha subito cambiamenti di rilievo da allora, se si escludono il rifacimento del tetto e delle finestre. E’ di fattura normanna, piccolina, e ispira un grande senso di pace e di quiete. Forse perché circondata di tombe antiche nel minuscolo cimitero annesso. In questo luogo dedicato all’eterno riposo, ho portato un saluto e un pensiero sulla tomba di Domenico Catanese, un quattordicenne napoletano che nel 1893 perì nel naufragio della sua nave sulle scogliere. Una croce di legno e un salvagente lo ricordano ai passanti. Dalla chiesa, una strada collinare, purtroppo asfaltata, senza marciapiede e molto stretta, porta in discesa verso il villaggio, al punto di partenza. Quell’unica stradina per arrivare alla chiesa, è anche la via con cui le persone non autosufficienti possono godere di un parcheggio riservato e di una bella vista sul castello, pur non potendo accedere a quest’ultimo perché oggettivamente proibitivo per chi non goda di buona salute.
Boscastle
Ammaliati da questo tripudio di bellezza in ogni senso e in ogni angolo, ci siamo spostati verso Boscastle, un villaggio a circa dieci minuti di macchina, che volendo si può raggiungere anche a piedi attraverso il coastal path. Qui hanno girato diverse scene del film L’erba di Grace. Tenete sempre presente, però, che nei villaggi cornici dopo le 5 del pomeriggio troverete tutto chiuso, anche in piena estate, e che il tempo cambia radicalmente, virando spesso a pioggia o a vento impetuoso.
Il villaggio di Boscastle
A Boscastle, infatti, siamo arrivati sul filo di lana, appena prima che l’intero villaggio si preparasse per la cena. Noi volevamo solo scaldarci con un cornish tea e abbiamo trovato una sola locanda disposta a prepararcelo. Rinfrancati, abbiamo passeggiato per questa bella cittadina, fiabesca nella sua atmosfera quasi notturna, arrivando fino al porto, dove nel frattempo il vento era diventato così potente da spostarci leggermente mentre camminavamo.
Libri a offerta libera
A Boscastle ho visto un’iniziativa molto carina dell’ufficio turistico: un capannone-biblioteca, con libri usati che si possono lasciare come una sorta di offerta libera e comprare con prezzo stabilito dai gestori. Solo che per pagare bisogna trasferirsi nell’edificio principale dell’ufficio turistico, quello dove si comprano mappe e souvenir. Insomma, tutto è lasciato all’onestà dei lettori, che in autonomia prendono e lasciano libri pagando il dovuto. Cosa che anch’io ho puntualmente fatto: ti pare che non possa trovare un libro interessante in un angolo sperduto della Cornovaglia?
La fattoria
Salutata Boscastle, è il momento di andare nella nostra nuova “casa”. Una fattoria, esperienza sensazionale assolutamente da provare almeno una volta. Dopo avere in qualche modo affrontato con successo una stradina minuscola che sfida qualsiasi legge di circolazione a un senso e che loro considerano a due sensi, non capirò mai come facciano, siamo arrivati in cima a una collina e siamo stati accolti dalla fattora e dalle sue mucche con grande ospitalità. Non oso immaginare che capigliatura alla medusa dovessi avere, perché lei molto carinamente ha deciso che “con tutto quel vento” avessi diritto a un bel…cornish tea! Grandissima, ovviamente non abbiamo confessato di averne appena preso uno a Boscastle e abbiamo fatto bene, perché poco dopo lei si è ripresentata con scones, clotted cream e marmellata fatta in casa. Una goduria divina. Senza contare il panorama dalla finestra della camera, che vi faccio vedere in questa foto naturale, senza l’utilizzo di filtri. Non sembrano anche a voi colori pazzeschi?
Arrivederci
Un’altra giornata fitta fitta di emozioni sta finendo. Domani lascerò definitivamente la Cornovaglia e al solo pensiero mi si spezza il cuore. Ho ancora un’ultima scrittrice che mi aspetta, al Jamaica Inn. Poi, dovrò mormorare un arrivederci a questa terra meravigliosa. (continua)
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