I Malaussène di Daniel Pennac sono una droga. Dopo essere entrato nel loro mondo, non puoi fare a meno di andare avanti. La prosivendola è il terzo atto di questo psicodramma che stavolta lascia il capofamiglia in panchina, mentre la sua famiglia d’origine e non cerca di risolvere l’ennesimo mistero. Che in questo episodio li colpisce pesantemente…
Trama
Per rilanciare le vendite del suo autore di maggior successo, del quale non si devono conoscere né il nome né il viso, la regina Zabo, tirannica regina e geniale “prosivendola” della casa editrice Taglione, decide di reclutare un sostituto che incarni pubblicamente il misterioso J. L. B. L’operazione riesce, ma il sostituto rimane vittima di un attentato durante uno show delirante. Bloccato in ospedale in stato di coma, Benjamin viene ciò nonostante informato degli sviluppi del caso dalla sua tribù, resa tranquilla sulla sua salute dall’affermazione della sorellina astrologa secondo cui Ben vivrà fino a 93 anni.
Un po’ troppo virtuosismo
Il terzo capitolo della saga non mi ha convinto del tutto. Ci sta che ci sia qualche flessione nelle lunghe serie. Stavolta, a mio parere, Daniel Pennac si è fatto prendere un po’ troppo la mano dal virtuosismo della scrittura, a tutto discapito della storia narrata. Che lo scrittore francese sia dotato di una penna notevole non c’è dubbio, ma ho notato una sorta di autocompiacimento che ha reso difficile seguire quello che stava accadendo ai personaggi. Anche aver lasciato in panchina Ben ha forse contribuito alla dissociazione dalla trama. In fondo, Ben è l’anima di questa famiglia, è lui che la porta avanti con determinazione e coraggio. Senza di lui, anche i fratelli sembravano smarriti, come il lettore. Fortuna che c’era Julia a tenere alto il vessillo dei Malaussène. Anche lei, tuttavia, emerge poco, fagocitata dalla regina Zabo, che regina non è per caso.
Critica al mondo editoriale
Con mio sommo dispiacere, anche stavolta diamo addio a uno dei miei personaggi preferiti, però la sua uscita di scena è geniale. Nonostante le pecche di cui vi ho parlato sopra, e anche se la storia prende il via a fatica, vale comunque la pena di andare avanti nella serie. La protesta dell’autore respinto, a inizio libro, vale da sola il tempo speso per leggerlo. E anche la critica al mondo editoriale, che premia tutto tranne la scrittura, è non solo condivisibile, ma anche perfettamente espressa. E, quindi, ho già tirato fuori Il signor Malaussène, il quarto capitolo di Ben e famiglia a dir poco allargata.
Come al solito, tra un po ‘ vi saprò dire. E a voi? Piace Pennac? Quale dei suoi romanzi avete preferito? Rinnovo l’invito a scrivermi nei commenti 🙂
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