Romancè, il 14 luglio 2021
“Avete saputo che è successo? Hanno ammazzato il prete”.
Boom!
“Noooo!”
“Ma davvero?”
“Era ora”.
“Come ti permetti? Miscredente!”
“Ave Maria, Madre di Dio…”
“E’ sicuro?”
Stock!
Tutti a fissare la mannaia di Gino che cala. In religioso silenzio, è il caso di dire.
Polli, maiali, vitelli, vitelloni, manzi, anatre, tutti c’erano passati sotto quella forca. Era naturale, persino gustoso. Ma stamattina, quella folla abituale che s’accalcava davanti al bancone del sor Gino, che aspettare il proprio numeretto non si può, devo pur vedere se le salsicce col finocchietto sono belle prima che me la rubi quella furba della portiera del 13, quella strana rappresentanza dei clienti della macelleria DaManlio, che poi aveva ceduto a Gino, seguiva i movimenti del macellaio e intanto pensava al prete.
Chi può uccidere un religioso il 14 luglio?
Stamattina, c’è qualcosa di più gustoso delle fettine panate di Gino.
“Scusa Gi’, mi sono ricordato che oggi esce quel giornale nuovo…come si chiama…coso…Vabbè, ripasso dopo”.
“Oddio, pure io, ho dimenticato l’appuntamento da Fiorella. Che quella è capace di lasciarmi con la ricrescita fino al mese prossimo. Ritorno domani, lasciami qualche hamburger eh?”
“Uh! Ciai ragione, ora che mi ci fai pensare devo fare la manicure. Guarda che unghie. Scappo, ciao a tutti”.
“Hiiii! Ma non è che ho lasciato la macchinetta del caffè sul fuoco? Vado a controllar…”
Piano piano, a gambero e con le scuse via via più fantasiose, che se quelle classiche te le hanno fregate qualcosa devi pur inventarti, Gino, la cassiera e il garzone rimangono soli.
Il macellaio continua a disossare, tagliare, dividere, appendere, macinare, ché tanto dopo trent’anni lo sa cosa ordineranno, pagheranno, cuoceranno.
Solo che a un certo punto rimane con la mannaia a mezz’aria. La cassiera e il garzone aspettano trepidanti che professi parola.
“Il popolo sa”, professa a occhi chiusi, “chi non chiede come è morto il morto è l’assassino”.
Stock!
Posa la mannaia sul bancone, perfettamente inclinata a 45°, come fa sempre.
“Vado al bar”.
In fondo, anche Gino al pettegolezzo resisteva solo finché il quarto di bue non diventava un quarto di vinello.
“Ma Gino”, lo ferma la cassiera sulla porta, “nessuno di loro ha chiesto com’è morto”.
“Appunto”.
***
Solo una persona, tra gli abitanti del quartiere, quella mattina rimane in religioso silenzio. E’ troppo indaffarata, quella persona. Quella persona sa che, dopo ogni utilizzo, i coltelli vanno lavati subito con un detergente neutro e asciugati con un panno morbido. Di solito li sciacqua subito, per togliere residui ad alto tenore di acidità o salinità. Li lava e li asciuga dal dorso al filo, per non farsi tagli alle mani. Sa che non sono adatti per tagliare ossa, cartilagini o alimenti surgelati, a meno che non siano per uso specifico. Quando li ripone, fa attenzione che le lame non vadano a contatto con altri oggetti metallici. Ogni tanto, li affila con l’acciaino, così: regge l’acciaino con la mano sinistra e il coltello con la destra, poi inclina il coltello in modo da formare un angolo di 15 – 20° tra la lama e l’acciaino. Fa passare la lama sopra l’acciaino con movimenti a mezzaluna, sfruttando tutta la lunghezza dell’acciaino: la parte terminale della lama scivola in basso fino alla punta, esercitando una lieve pressione sulla lama. Passa la lama allo stesso modo sull’acciaino tornando in alto. Su e giù, su e giù più volte, per ogni lato. Alla fine, pulisce il coltello con un panno spugna umido e lo asciuga, prima di riporlo nel ceppo. Quella persona stamattina li ha puliti, asciugati, affilati, puliti di nuovo e asciugati. Potrebbe specchiarcisi, dentro quelle lame. Li ha coccolati uno a uno, con calma, c’è tutto il tempo del mondo.
Alla fine, quella persona può dirsi soddisfatta. Li ha riposti tutti nel ceppo.
Tutti, tranne uno.
***
Fine prima puntata Romancè
Se la prima puntata vi è piaciuta, o anche se non vi è piaciuta, lasciate un commento, così saprò che siete passati di qui. Grazie e alla prossima puntata di Romancè!