La Dame Blanche, dessert estivo da 5 minuti 5

La Dame blanche, nome elegante per un dolce di origine belga perfetto nella sua semplicità. Si prepara e si assembla in cinque minuti, ma cinque di orologio giuro, si presenta bene e tutti vi chiederanno il bis. E poi l’ha detto anche Sveva Casati che Vaniglia e cioccolato sono due gusti diversi che però insieme legano benissimoNon date retta alla voce narrante de La cena, di Herman Koch. Semplice non significa banale. Se avete letto il romanzo, sapete quanto quest’affermazione sia significativa per inquadrare il rappporto complesso tra lui e Serge, il fratello. Se non l’avete letto, alla parola fine vi troverete a esclamare: “ecco perché Serge ha scelto piatti semplici!” 

“Come dolce, Serge aveva scelto una Dame Blanche, gelato alla vaniglia con cioccolata calda. Forse si sentiva in imbarazzo per il comportamento di Babette, o piú probabilmente non poteva tollerare ulteriori interruzioni. Doveva iniziare il suo dolce. Mio fratello sceglieva sempre i dolci piú comuni che trovava sul menu. Gelato di vaniglia, pancake con lo sciroppo: piú o meno era tutto lí. A volte pensavo che dipendesse dai suoi livelli glicemici, gli stessi che lo piantavano in asso nei momenti meno indicati. Ma aveva anche a che fare con la sua terribile mancanza di fantasia, e in questo senso la Dame Blanche era nella stessa linea del tournedos, mi aveva addirittura sorpreso trovare in un ristorante del genere un dessert cosí banale sul menu.” 

Ingredienti (minimi) per 4 coppette 

  • gelato alla vaniglia, una vaschetta da 500 gr.
  • cioccolato fondente, una stecca da 200 gr.
  • panna da montare, 200 gr.

Procedimento 

Fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria finché non si forma una cremina. Nel frattempo, montate la panna. E’ tutto qui: a questo punto, prendete una bella coppa trasparente, con un cucchiaino spargete il fondo con un po’ di cioccolato fuso, aggiungete delle palle di gelato (quantità a piacere), completate con la panna montata, fate colare altro cioccolato fuso sopra la panna e, infine, spargete a pioggia le scagliette di cioccolato. Vedrete che il freddo farà solidificare in parte il cioccolato e vi ritroverete dei pezzetti solidi mescolati al resto. Divino.

Che ne dite? Promessa mantenuta? E’ facilissimo, ma sentirete all’assaggio.

dame blanche

Note 

  • nella ricetta tradizionale, al cioccolato in fase di fusione viene aggiunta la heavy cream, cioè panna ad alto contenuto di grassi. Potete usarla se la trovate, oppure sostituirla con burro, panna o yogurt (greco o cremoso). Personalmente, ritengo che il cioccolato fondente non abbia bisogno di “integratori” e quindi ho omesso quest’aggiunta.
  • ho preso la foto principale da questo sito, perché è molto più bella della mia, che come al solito quando cucino la sera soffre di scarsa illuminazione (vedi foto qui sopra).  Solo che Jay definisce la Dame blanche francese, invece è belga. I francesi aggiungono al gelato anche meringhe spezzettate, che lo rendono ancora più goloso. E fanno salire le calorie.
  • se volete risparmiare ancora più tempo, siete incontentabili!, comprate la panna già montata, così potrete guarnire con ciuffetti eleganti.

Ah! E fatemi sapere se la Dame vi è piaciuta!

Altri dessert veloci

Dessert allo yogurt bulgaro con frutti di bosco

Leggi anche 

Vaniglia e cioccolato, di Sveva Casati Modignani

 

Facciamo finta che non sia successo niente – Maddie Dawson

Sarà che non ho mai creduto alle coppie modello. Tutti i rapporti d’amore sono soggetti alle alte e basse maree, è fisiologico, non siete d’accordo? Ecco perché fin dall’inizio Annabelle e Grant non mi hanno convinto. C’era in lei qualcosa d’inespresso, di non compiuto. Una traccia del passato ancora forte. Di nome Jeremiah…

Trama

Annabelle e Grant sono sposati da trent’anni e sembrano la coppia modello: Grant è l’uomo solido, idealista, buono e fedele che tutte le donne desidererebbero al proprio fianco. Certo, ultimamente passa tutto il tempo sul libro che sta scrivendo e dedica al sesso con sua moglie solo il mercoledì mattina, come se fosse una delle numerose incombenze della settimana. A volte sembra proprio non accorgersi di niente e Annabelle, con i figli ormai fuori casa e un lavoro poco impegnativo, si sente terribilmente sola. Così sola che una mattina, al reparto surgelati del supermercato vicino a casa, scoppia in un pianto dirotto. E da lì si dipana il racconto della sua vita, la storia con Grant e la sua maldestra proposta di matrimonio, gli anni passati nella scoppiettante New York della sua gioventù, la passione travolgente per Jeremiah e l’attrazione per un mondo fatto di artisti e ambizioni appena nate. 

Cosa è successo a New York?

Questo romanzo mi ha convinto fin dalle prime pagine. Maddie Dawson ha scelto di alternare presente e passato, così sappiamo cosa sta succedendo oggi e, piano piano, quello che è successo tanti anni prima. Sappiamo che Annabelle e Grant sembrano una tranquilla coppia di provincia in attesa del primo nipote e che nei primi anni di matrimonio hanno vissuto a New York. E che a New York è successo qualcosa di grave tra loro. Ed è proprio nella grande mela che la figlia sta per dare alla luce sua figlia. Solo che la gravidanza non va tanto bene, così Annabelle torna sul luogo del delitto.

Quando iniziamo a vivere?

Da lì, scoprirete da soli cosa succede. Vi dico, però, che Maddie Dawson descrive New York in modo superlativo e che la scrittura è brillante, ironica. Mentre la storia fa riflettere sulla vita di coppia e sul trantran quotidiano, che rischia di affossare ogni slancio personale. Ma è davvero così? La vita si esaurisce nelle incombenze quotidiane e basta? Ecco che allora un grande amore del passato diventa una scialuppa cui aggrapparsi per non naufragare nelle lacrime. Qual è il rischio? Quello di vivere in un mondo di fantasia, dove verità e menzogna si fondono e si confondono.

Parliamo, per favore

Mentre Annabelle quasi affoga, Grant che fa? Sembra un uomo distaccato, totalmente preso dai suoi progetti. Tanto da non vedere che Annabelle piano piano si sta allontanando. Ma è Annabelle che lo vede in questo modo? O lui ha issato bandiera bianca? In uno dei commenti online ho letto che per capire quello che succede tra i due bisognerebbe avere più di cinquant’anni. Secondo me non è proprio così. Per comprendere il messaggio, tuttavia, serve credere in due elementi di base: il primo, che il dialogo è fondamentale in una coppia. Due, che va ricercato sempre, a tutti i costi. Anche quando siamo stanchi e non vediamo l’ora di spegnere la luce. In tutti i sensi.

Curiosità 

Maddie Dawson ha detto che Annabelle non è ispirato a lei stessa. Ha detto anche di aver scritto il romanzo sulle note di questa canzone  di Rupa  the April Fishes e che le dita volavano sulla tastiera. Visto che tentar non nuoce, ci proverò anch’io! Chissà che tra un po’ non debba ringraziarla! 🙂

Sempre su tradimento e triangoli 

Amami ancora – Tracy Culleton

La metà di niente – Catherine Dunne

Amore e ritorno – Emily Giffin 

Single jungle: uomini, drink e caccia grossa – Sarah Mlynowski

Inauguro con Sarah Mlynowski e questo romanzo super vintage la serie “libri da ombrellone”, quei libri a cui non chiedi nulla se non di farti divertire, appunto, sotto l’ombrellone. Single jungle è il primo romance dell’autrice canadese, che mi ricordo avevo trovato come allegato a Cosmopolitan e pubblicato nella collana Red dress ink di Harlequin Mondadori. E’ uscito nel 2001, sull’onda del grande successo di Sex and the city  e racconta le vicende tragicomiche di ragazze che tentano di farcela da sole. Senza uomini. Ci riusciranno?

Trama

Jackie Norris è stata appena mollata via e-mail da Jeremy, partito per la Thailandia per ritrovare se stesso. Ma la ragazza ha intenzione di reagire. Invece di chiudersi in casa a piangere, decide di dedicarsi alla caccia grossa. La preda? Un nuovo fidanzato. C’è solo un piccolo problema: tutti gli uomini che incontra hanno le mani sudaticcie, sono lunatici, pieni di tic, poco galanti, troppo galanti o morbosamente interessati al suo arredamento! 

Confusione post laurea

Immaginatevi la situazione: ti trasferisci per amore (mai, per carità!) a Boston e lui che fa? Ti molla via e-mail per andare dall’altra parte del mondo a ritrovare se stesso. Neanche puoi confidarti più di tanto con le amiche: una è a New York e non fa altro che lavorare, un’altra è ultra fidanzata e aspetta solo l’anello, la terza ti accompagna nelle scorribande notturne all’Orgasm (!) per accalappiare un buon partito. Per di più, lavori all’agenzia Cupido come editor di romanzi rosa (il mio sogno segreto) e i tipi che incontri sono tutti uno più strano dell’altro. C’è gente che per molto meno si è suicidata.

E ora? 

Chi ha criticato Sarah Mlynowski non è entrato nello spirito della storia. Che secondo me incarna perfettamente la confusione di una ventenne non solo di fronte al fallimento della sua storia d’amore, ma anche al cospetto delle sfide che l’attendono. Chi di noi dopo la laurea non ha pronunciato la fatidica frase: e ora? sentendosi gelare? E chi di noi non ha accettato per il vile denaro un lavoro che definire palloso suona come un complimento? Ecco, se avete vissuto questi due momenti tragici, e anche se riuscite solo a immaginarli beati voi, riuscirete a ridere delle disgrazie di Jackie. Tra cui includerei anche una sorella piccola da consolare, una madre pazza da arginare, un padre lontano da sintonizzare.

Un chick lit che mantiene le promesse

E un uomo nuovo da incontrare. Insomma, Single jungle è un chick lit che fa il suo dovere, mantiene le promesse “da ombrellone”. Soprattutto nel finale, uno dei più riusciti in assoluto. Perché quando una donna impara a navigare nella jungla selvaggia dei single, non c’è uomo che possa arginarla.

La regina della casa – Sophie Kinsella

La regina della casa di Sophie Kinsella dimostra la mia teoria che, per quanto un romanzo non stia appassionando, conviene sempre arrivare fino in fondo. Perché non puoi mai sapere cosa succederà qualche pagina dopo. E, soprattutto, non saprai mai come va a finire. Non metterò La regina della casa tra i miei libri preferiti, però Sophie Kinsella riesce sempre a convincermi per la sua rara dote di coniugare umorismo e ironia a una sana e ogni tanto necessaria riflessione sulla vita…

Trama 

A soli ventinove anni, Samantha Sweeting è la star di un noto studio legale di Londra. Pochi minuti di una sua consulenza valgono una fortuna. Lavora giorno e notte ed è tutta concentrata sulla carriera. Ma proprio mentre aspetta con ansia di essere nominata socio si accorge di aver commesso un errore che le costerà il posto. Sconvolta, fugge dall’ufficio e si ritrova in aperta campagna. Si ferma davanti a una splendida villa e per un malinteso viene scambiata dai proprietari per una delle candidate al posto di governante. E viene assunta, senza che i suoi datori sappiano che Samantha è sì una ragazza dal quoziente intellettivo stratosferico, ma non ha la più pallida idea di cosa significhi tenere in ordine una casa…

Work life balance  

Confessiamolo: il disagio che prova Samantha è lo stesso che ogni donna sperimenta almeno una volta nella vita. Carriera? Amore? Entrambi? E se scelgo uno dei due, o entrambi, che prezzo dovrò pagare? In pratica è quello che chiamano il problema del work life balance. O in italiano, se possibile con un termine ancora più brutto, conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Lei se ne accorge solo per un caso fortuito: un errore nel suo posto di lavoro non è tollerato e lei viene silurata immediatamente. Che si fa in questi casi? La cosa migliore è allontanarsi, prendere le distanze da tutto e da tutti. Anche in questo caso, Samantha sceglie questa via solo per caso, perché sta scappando. Non vi dico come prosegue per non fare spoiler. Anticipo solo che a Samantha servirà un po’ di tempo e qualche prova da superare per capire che la vita è una sola e che non puoi viverla come vorrebbero gli altri. Né che puoi avere tutto se non rinunci a essere miss perfezione.

Promosso? Ni

Mi piace Sophie Kinsella perché nasconde sotto strati di zucchero a velo temi importanti, utilizzando uno stile apparentemente frivolo e ironico che risulta ancora più efficace. Peccato che questo romanzo prenda il volo troppo tardi, nei primi tre quarti l’avrei classificato come uno dei suoi peggiori tra quelli letti. Troppi stereotipi, troppo surreali i guai in cui si caccia Samanta. Andiamo, chi può credere che in due fine settimana di corso di cucina si possa imparare a cucinare manicaretti per 20 persone a tavola? In più, mi è dispiaciuta l’ambientazione. Scarsissima: insomma, Sophie, le Cotswolds sono uno dei posti più belli del mondo! Faccele sognare, no? Per fortuna, sono intervenuti due elementi finali a correggere il tiro: il primo, è stata citata la mia amata Cornovaglia, e già questo mi sarebbe bastato. Il secondo, è il siparietto comico con Dominic e il cameraman che, lo confesso, mi ha fatto morire dal ridere. Alla fine, La regina della casa è quasi promosso.

Curiosità

La traduttrice italiana di Sophie Kinsella è stata in qualche caso, non in questo,  la scrittrice piemontese Stefania Bertola.

Leggi anche: 

Il mio viaggio letterario: sulle tracce delle grandi scrittrici

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"