I gatti di Shinjuku. Ancora Durian Sukegawa, ancora il filone giapponese moderno. Dopo aver amato Le ricette della signora Tokue, nutrivo grandi aspettative su questo romanzo. Venite che vi racconto se sono state soddisfatte o no.
Trama
Nel cuore di Shinjuku, a Tokyo, c’è Goldengai, un piccolo quartiere che resiste a grattacieli e speculazione edilizia. E nel cuore di Goldengai c’è un localino stretto e lungo dove si raccolgono i randagi del posto, siano essi gatti o esseri umani. A cominciare da un aspirante sceneggiatore daltonico e una cameriera strabica, misteriosa conoscitrice dei felini della zona. Tra i bagliori delle notti di Shinjuku, una storia di incontri umani e felini, di vite sghembe e di palpiti di poesia, in un luogo e in un’epoca – i primi anni Novanta – che riportano a galla una Tokyo ammaliante e ormai scomparsa.
Nostalgia
E’ il sentimento che prevale girando ogni pagina di questo libro. Nostalgia per i locali tradizionali e poco fashion, per la gente comune, con la sua storia e i suoi traumi, che puoi trovare seduta ai tavoli di un bar. Nostalgia per i vecchi edifici che tentano di resistere all’edilizia selvaggia e ultramoderna. Mi ha ricordato, per atmosfera, Estranei di Taichi Yamada, anche se poi la storia narrata è completamente diversa.
Tornando alle aspettative
Sono state rispettate? Ni. Forse perché mi era piaciuto molto il precedente, forse perché mi aspettavo qualcosa di più, forse perché probabilmente l’autore sta parlando di qualcosa di molto personale, non sono riuscita a entrare con tutti i sentimenti nella storia. Diciamo che non sono entrata con tutte le scarpe nel racconto, per cui il mio giudizio è sostanzialmente intermedio. Penso che piacerà molto a chi ama i gatti, perché qui c’è una carrellata niente male, e a chi ama le atmosfere agrodolci.
Curiosità
Il quartiere che dà l’ambientazione al libro esiste veramente ed è uno dei pochi esempi ancora estitenti della Tokyo prima del “miracolo economico” giapponese della seconda metà del 1900. E’ ancora oggi punto d’incontro di artisti e intellettuali, un posto dove ascoltare buona musica e rifugiarsi quando la megalopoli rischia di schiacciarti.
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